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Alle spalle c’era il grigio del­l’Anti-spazio e davanti splen­deva l’antico disco del Sole. L’ammiraglia “Shilo” scese verso il piano dell’eclittica e puntò decisamente in direzione del duplice mondo Terra-Luna, verso il pianeta azzurro e verde e il suo pallido satellite.

L’unità ormai era entrata in contatto radio con la Terra, benché le comunicazioni tra la madrepatria e la nave avvenis­sero ancora con un certo ritar­do.

Il Grande Ammiraglio Abli Juliene diede ordine alla squa­dra comunicazioni: “Comuni­care alla Terra tutto ciò che sappiamo”.

Il rapporto, dopo avere pre­cisato le perdite subite dalla Confederazione e aver indicato una valutazione approssimati­va delle forze dei ribelli, dice­va: “Poco dopo essere rientra­ta nello spazio normale, la flotta della Confederazione ha trasmesso l’informazione che le forze ribelli erano a loro volta penetrate nello spazio normale e avanzavano a breve distanza, a pochi minuti-luce dalla Terra. Le navi della Con­federazione non hanno tempo per scendere sulle basi della Luna, per rifornirsi di carburan­te e riparare i danni”. Il rappor­to dell’ammiraglio concludeva chiedendo dove la flotta avreb­be dovuto sbarcare.

Al quartier generale della Confederazione, a Ginevra, scoppiò il pandemonio. Tutto era accaduto troppo presto, troppo rapidamente. Gli esper­ti avevano sottovalutato le for­ze del nemico e la sua aggressi­vità.

Tra i pochissimi che a Gine­vra non persero la testa in quei momenti terribili c’erano gli ufficiali dello Stato Maggiore della Confederazione, che con­tinuarono a trasmettere gli or­dini per la estrema difesa della Terra. I Forti Orbitali furono messi in stato di preallarme. La guarnigione lunare ricevette l’ordine di portarsi nello spa­zio e di ruotare in orbita attor­no alla Terra, in modo da costituire una linea avanzata di difesa, a centomila chilometri dal pianeta, concentrando le proprie forze nel punto in cui si prevedeva l’attacco nemico. Le navi superstiti del corpo di spedizione terrestre ebbero di­sposizione di unirsi alle unità della guarnigione lunare, al co­mando dell’ammiraglio Abli Juliene. Il corpo di difesa terri­toriale doveva essere tenuto di riserva, sotto il comando del capo di Stato Maggiore. Le navi pattuglia della Compa­gnia di Navigazione Solare, che in quel momento si trovavano nel sistema solare, avrebbero costituito, agli ordini dei ri­spettivi comandanti, un corpo speciale alle dirette dipen­denze dell’ammiraglio Juliene. Le altri navi della CNS che attualmente si trovavano fuori del sistema solare, avrebbero agito di loro iniziativa, mante­nendosi in collegamento con il capo di Stato Maggiore. Così la Terra si preparava a sostene­re l’assalto del nemico.

A Ginevra ci fu un altro personaggio che, nonostante le circostanze, non perse la testa, e cioè il cittadino Jonal Constantine Herrera, presidente della Confederazione, il quale per prima cosa si preoccupò di mettere in stato di allarme il proprio incrociatore personale. Quando l’unità fu pronta a salpare e appena il pieno di carburante fu fatto, Herrera diede ordine di partire. Non era certo così stupido da rima­nere a Ginevra, in caso di vittoria dei ribelli, e d’altra parte, la sua morte non avreb­be risolto niente; mentre con una fuga, chissà...

C’era, in un punto dell’uni­verso, un lontano pianeta, po­co conosciuto, a cui Herrera aveva pensato da tempo, nel­l’eventualità di una fuga, ben­ché non avesse mai creduto sul serio di doversi rifugiare lassù. Il pianeta era pronto a riceverlo, ed era un posticino piace­volmente sistemato per acco­gliere, vita natural durante, il presidente Herrera, i suoi fede­li, i suoi amici, il suo harem, e da permettere al presidente quella vita lussuosa a cui era abituato. E quel pianeta era abbastanza lontano da permet­tergli di godere, in tutta tran­quillità, di quella vita.

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