La nave pattuglia 438 della Compagnia di Navigazione Solare era salpata da Loki, uno dei mondi della Cintura, dopo avere caricato a bordo l’intera guarnigione delle guardie della CNS. Loki viveva in un incerto regime d’armistizio, sotto il controllo dei ribelli. Il comandante ribelle che aveva in mano il pianeta, si era astenuto dal prendere misure contro la CNS, in attesa di sapere quale decisione avrebbe preso Altho Franken in quelle fasi estreme della Grande Rivolta. Fortunatamente per la guarnigione della CNS nessuno, tranne i funzionari CNS, conosceva ancora, su quei mondi situati ai margini della Galassia, le decisioni di Franken.
Lasciandosi alle spalle le tenebre della Cintura e puntando verso il mondo luminoso della Spirale, la NP 438 passò nell’Anti-spazio e fece rotta verso la Terra, mentre il suo comandante si aspettava, da un momento all’altro, di avere alle calcagna una squadra inferocita di navi da guerra ribelli.
Nel punto prestabilito, la NP 438 rientrò nello spazio normale, ritrovandosi in mezzo a un oceano luminoso di stelle. Un segnale analogo rispose al suo segnale di richiamo e, poco dopo, alla NP 438 si unirono altre tre navi pattuglia della CNS e le quattro unità rientrarono insieme nell’Anti-spazio.
Ad una a una, nei vari punti prestabiliti, le altre navi pattuglia accorrevano all’appuntamento, cercando con ogni cura di evitare i contatti con le forze della Lega. La NP 438 aveva ormai superato metà della distanza che la separava dalla Terra, quando la flottiglia, che ammontava a dodici unità, mosse compatta verso la Terra.
“Se almeno fossimo più numerosi!” pensava il comandante della NP 438. Aveva letto e riletto gli ordini trasmessi dalla CNS Sede Centrale e sapeva che cosa lo aspettava. La Compagnia di Navigazione Solare stava per abbandonare la sua millenaria tradizione di neutralità per allearsi con la Confederazione. Di conseguenza, tutte le navi pattuglia della CNS dovevano riunirsi nei pressi di Saturno, nel sistema solare, e attendere gli ordini del presidente Herrera.
Il comandante della NP 438, sia pure con una certa riluttanza, aveva obbedito agli ordini ricevuti. Era un terrestre di nascita, ma aveva passato più di venticinque anni nella Cintura. Anzi, ormai si considerava uno della Cintura; sua moglie era di Loki e i suoi figli non avevano mai visto la Terra. Ma era arrivato quell’ordine.
Il comandante si era ricordato di essere un terrestre: la Terra era la sua patria, oltre che la patria di tutta l’umanità, ed era suo dovere difenderla contro i ribelli. Lo aveva detto e ridetto a se stesso, perché, in fondo, neppure lui ne era convinto.
Aveva aspettato fino all’ultimo momento prima di trasmettere l’ordine agli uomini e, nonostante quella precauzione, non era riuscito a impedire che qualche membro dell’equipaggio scomparisse prima del decollo. D’altra parte, come era possibile pensare che quegli abitanti della Cintura, quegli uomini che non avevano mai visto in vita loro la Terra, decidessero di loro volontà di mettere a repentaglio la loro vita per la Terra e per la Confederazione, combattendo contro la loro stessa gente?
Perciò la NP 438 aveva lasciato Loki e iniziato la traversata verso la Terra avendo a bordo un equipaggio inferiore al normale; anche le guardie della CNS imbarcatesi a Loki erano in numero ridotto. Il comandante, comunque, capiva benissimo le ragioni di quegli uomini.
E giustificava anche il fatto che non tutte le navi pattuglia si fossero trovate all’appuntamento nei punti prestabiliti. I comandanti e gli equipaggi di alcune unità si erano rifiutati di prendere parte al conflitto. Era una brutta cosa, quella guerra, e lui non se la sentiva di condannare chi cercava di tenersene fuori.
“Oh Dio!” pensò il comandante “Se solo avessi il coraggio di fuggire.”
Mentre scrutava le tenebre dello spazio normale, si chiedeva se la NP 296 sarebbe arrivata all’appuntamento, e, in un certo senso, sperava che non venisse.