La volontà di acciaio e la personalità prepotente furono di grande aiuto, in quel momento, al presidente della Confederazione. Herrera non era mai stato un tipo da versare lacrime sul latte, o sul sangue, versato: ormai quel che era fatto era fatto, e non restava che cercare, in tutti i modi, di salvare il salvabile.
Il presidente rilesse lentamente, con estrema attenzione, le note che gli aveva inviato il comandante della flotta sconfitta.
Juliene non aveva mai creduto nella vittoria, pensò Herrera tra sé, ma allora lui non aveva di meglio sottomano. Rilesse ancora una volta i rapporti, poi premette un pulsante e ordinò al segretario accorso di inviare copia delle note al presidente del Parlamento, al Capo di Stato maggiore, al comandante della Base Lunare e al presidente della Compagnia di Navigazione Solare.
Herrera rimase per qualche secondo immerso nei propri pensieri, chiedendosi fino a che punto si potesse fidare di Altho Franken. Franken, certo, aveva dato la sua parola, ma sarebbe stato fedele alla parola data più di quanto lo fosse lui, Herrera? E quel Janas? Herrera si chiese se era stato saggio affidare la faccenda a Franken. Forse avrebbe fatto meglio a tentare di arrivare a Janas, tramite gli agenti della Confederazione. D’altra parte, la spia che agiva per lui in seno al gruppo Janas e che faceva il doppio gioco con Franken, convinto a sua volta che l’uomo lavorasse esclusivamente per lui, lo aveva avvertito che, se non voleva guai, era opportuno lasciare la cosa in mano a Franken. Quell’agente lo aveva assicurato che Franken non avrebbe mai mandato un contrordine nonostante le pressioni di Janas, e che, comunque, in caso contrario, si sarebbe provveduto con un buon raggio a energia.
“Si” concluse Herrera “lasciamo per il momento la cosa in mano a Franken. La CNS è un covo di bastardi orgogliosi, ma, prima o poi, penseremo anche a loro.”
Nel frattempo, tanto per rimanere con i piedi sulla terra, avrebbe spedito un po’ di agenti della Confederazione a dare una mano, per così dire, al presidente della CNS. Anzi, avrebbe inviato una nave su Central, in modo da ispirare una salutare paura un po’ a tutti, compreso al cittadino Altho Franken. “Ricordiamogli che Herrera si aspetta che lui mantenga la parola” pensò.
Herrera si chinò sul tavolo: ormai aveva preso la sua decisione.
Dopo una rapida chiamata in 3D, il presidente stese una breve nota dà unire alle copie del rapporto di Juliene. Gli uomini a cui mandava copia del rapporto dovevano conoscere la gravità della situazione. Era perfettamente inutile nascondere la verità alla gente da cui dipendevano la sua vita e il suo potere.
“La Confederazione ha subito” scrisse Herrera “una sconfitta grave ma non fatale. Il nemico ha vinto, subendo però gravissime perdite. Ora, per sfruttare la vittoria ottenuta, i ribelli puntano sulla Terra, ma la Terra non è una conquista facile, perché il pianeta è validamente protetto dai Forti Orbitali, dalla Base Lunare, dalle Forze di Terra e dai resti dell’Armada che stanno accorrendo in aiuto della madre patria. Inoltre, le navi della CNS fanno rotta verso il pianeta per collaborare a loro volta alla difesa della Terra. La Confederazione ha perso una battaglia, ma non la guerra. Il nemico, se vuole sfruttare la propria vittoria, deve conquistare la Terra, e questo è matematicamente impossibile. Le flotte dei ribelli si schianteranno contro le rocce della Confederazione e così si concluderà la sfida che essi hanno portato all’ordine e alla legge della Terra.”
Il presidente Herrera infilò il testo nel copiatore e si abbandonò in poltrona. Aveva l’aria stanca, ma i suoi occhi erano carichi di odio. I ribelli non avevano ancora in pugno la Terra e non l’avrebbero mai avuta, finché lui, Jonal Herrera, era in vita, perché la Terra e tutta la Confederazione appartenevano a lui.