Per 142 giorni il Padre Capitano de Soya attende che la bambina entri nel sistema solare di Rinascimento e ogni notte la sogna. La vede con chiarezza così com’era quando l’ha incontrata per la prima volta davanti alla Sfinge: sottile come un giunco, occhi attenti ma non impauriti malgrado la tempesta di sabbia e le figure minacciose, le manine alzate come per coprirsi il viso o per correre ad abbracciarlo. Spesso, nei sogni, la bambina è sua figlia e insieme passeggiano nelle affollate vie-canale di Vettore Rinascimento, parlando della sorella maggiore di de Soya, Maria, che è stata ricoverata nel Centro Medico di S. Giuda a Da Vinci. Nei sogni, de Soya e la bambina camminano mano nella mano nei pressi dell’enorme complesso medico e lui spiega come conta di salvare stavolta la vita di sua sorella: non lascerà che Maria muoia nel modo in cui è morta la prima volta.
In realtà Federico de Soya aveva sei anni standard, quando con la famiglia era giunto su Vettore Rinascimento da Llano Estacado, isolata regione del mondo provinciale di MadredeDios. Quasi tutti, su quel pianeta scarsamente popolato, desertico e sassoso, erano cattolici, ma non cattolici rinati nella Pax. La famiglia de Soya faceva parte del movimento scissionistico marianista e aveva lasciato Nuevo Madrid più di un secolo prima, quando quel mondo aveva votato di unirsi alla Pax e di sottomettere al Vaticano tutte le sue chiese cristiane. I Marianisti veneravano la Santa Madre di Cristo più di quanto non consentisse l’ortodossia vaticana: perciò il giovane Federico era cresciuto su di un mondo desertico marginale con la sua devota colonia di sessantamila cattolici eretici che per protesta avevano rifiutato il crucimorfo.
Maria, a quel tempo dodicenne, si era ammalata durante l’epidemia provocata da un retrovirus di provenienza esterna che come una falce aveva mietuto vittime nella regione degli allevatori di bestiame. Chi era contagiato dalla Morte Rossa, moriva nel giro di trentadue ore o si riprendeva; Maria non si era ripresa e i suoi lineamenti, un tempo assai belli, erano quasi cancellati dalle orribili stigmate cremisi.
I familiari l’avevano portata all’ospedale di Ciudad de la Madre, nel Llano Estacado, la regione meridionale, spazzata dal vento, ma i medici marianisti non potevano far altro che pregare. A Ciudad de la Madre c’era una nuova missione di cristiani rinati, tollerata dai locali pur con qualche restrizione, e il prete che la dirigeva, un uomo di buon cuore, tal padre Maher, aveva supplicato il padre di Federico di consentire che la bambina moribonda ricevesse il crucimorfo. Federico era troppo giovane per ricordare i particolari della discussione dei disperati genitori, ma ricordava tutta la famiglia… sua madre, suo padre, le altre due sorelle e il fratello più giovane… in ginocchio nella locale chiesa marianista a supplicare la guida e l’intercessione della Santa Madre.
Furono gli altri allevatori della Cooperativa Marianista del Llano Estacado a raccogliere il denaro necessario per mandare tutta la famiglia de Soya in uno dei famosi centri medici di Vettore Rinascimento.
Il fratello e le altre sorelle di Federico rimasero presso un vicino, ma per qualche motivo lui, che a quel tempo aveva sei anni, fu scelto per accompagnare nel lungo viaggio i genitori e la sorella moribonda. Per tutti fu la prima esperienza del crio-sonno, più pericoloso ma meno costoso della crio-fuga… e in seguito de Soya ricordò che il gelo nelle ossa gli pareva fosse durato per tutte le settimane trascorse su Vettore Rinascimento.
Nella clinica a Da Vinci i medici della Pax riuscirono sulle prime ad arrestare la diffusione della Morte Rossa nel corpo di Maria, addirittura eliminando alcune stigmate sanguinanti; ma dopo tre settimane locali il retrovirus riprese il sopravvento. Ancora una volta un prete della Pax (in questo caso, diversi preti che facevano parte del personale della clinica) sollecitò i genitori di de Soya perché rinunciassero ai principi marianisti e consentissero alla bambina moribonda di accettare il crucimorfo prima che fosse troppo tardi. In seguito, diventato adulto, de Soya poté meglio immaginare quanto fosse stata sofferta la decisione dei suoi genitori: la morte delle proprie convinzioni più profonde oppure la morte della propria figlia.
Nel sogno, dove Aenea è sua figlia e insieme percorrono le vie-canale nei pressi della clinica medica, de Soya descrive come Maria gli avesse affidato, solo qualche ora prima di cadere in coma, la sua cosa più preziosa, una minuscola statuetta di porcellana raffigurante un unicorno. Nel sogno, de Soya cammina tenendo per mano la bambina venuta da Hyperion e le racconta come suo padre, uomo forte tanto nel fisico quanto nelle convinzioni, si fosse infine arreso e avesse chiesto ai preti della Pax di somministrare alla propria figlia il sacramento della croce. I preti della clinica erano stati d’accordo, ma avevano insistito perché i genitori e Federico si convenissero ufficialmente al cattolicesimo universale, prima che Maria ricevesse il crucimorfo.
De Soya spiega a sua figlia, Aenea, come ricorda la breve cerimonia del neobattesimo nella cattedrale locale, S. Giovanni Teologo, dove lui e i genitori sconfessarono l’autorità della Santa Madre e accettarono tanto l’unico dominio di Gesù Cristo quanto il potere del Vaticano sulla loro vita religiosa. Ricorda d’avere ricevuto, quella sera stessa, la prima comunione e il crucimorfo.
Per Maria, il Sacramento della Croce era in programma per le dieci pomeridiane. Maria morì all’improvviso alle 8 e 45 della sera. Secondo le regole della Chiesa e le leggi della Pax, chi pativa la morte cerebrale non poteva essere risuscitato artificialmente per ricevere la croce.
Anziché infuriarsi o sentirsi tradito dalla sua nuova Chiesa, il padre di Federico ritenne la tragedia un segno che Dio (non il Dio che aveva pregato fin da bambino, il gentile Figlio infuso degli universali principi femminili della Santa Madre, ma il più severo Dio del Nuovo e del Vecchio Testamento della Chiesa Universale) aveva punito lui, la sua famiglia e l’intero mondo marianista del Llano Estacado. Al ritorno sul loro mondo, con il cadavere della figlia vestito di bianco per la sepoltura, l’anziano de Soya diventò indefesso apostolo del cattolicesimo secondo la Pax. I tempi erano fertili, perché le comunità d’allevatori erano mietute dalla Morte Rossa. A sette anni, Federico fu mandato alla scuola della Pax a Ciudad de la Madre e le sue sorelle in convento nel Llano settentrionale. Prima della morte del padre (in realtà, prima che Federico fosse mandato con padre Maher a Nuevo Madrid per entrare nel Seminario di S. Tommaso) i marianisti superstiti su MadredeDios si erano convertiti tutti al cattolicesimo della Pax. L’orribile morte di Maria aveva portato un intero mondo a nascere di nuovo.
Nei sogni il Padre Capitano de Soya non dà molte spiegazioni alla bambina che cammina con lui per le vie, familiari come un incubo, di Da Vinci su Vettore Rinascimento. La bambina, Aenea, pare conoscere già tutto.
Nei sogni, ripetuti per quasi ognuna delle 142 notti in attesa dell’arrivo della nave della bambina, de Soya dice a Aenea d’avere scoperto il modo per debellare la Morte Rossa e salvare la sorella. La prima volta, quando al mattino si sveglia, col cuore che gli batte forte e le lenzuola inzuppate di sudore, presume che il segreto per la salvezza di Maria sia il crucimorfo, ma il sogno della notte seguente gli dimostra che si sbaglia.
Il segreto, pare, è la restituzione della statuetta, l’unicorno. Lui deve solo, spiega a sua figlia, Aenea, trovare la clinica nel labirinto di vie: sa che, riportando a Maria l’unicorno, salverà la sorella. Ma non riesce a trovare la clinica. Il labirinto di vie lo sconfigge.
Quasi cinque mesi più tardi, alla vigilia dell’arrivo della nave dal sistema di Parvati, in una variante dello stesso sogno, de Soya trova davvero il Centro Medico S. Giuda, dove sua sorella in quel momento dorme, ma si accorge con orrore d’avere perduto la statuetta.
In questo sogno Aenea parla per la prima volta. Toglie dal taschino della camicia la statuetta e dice: «Vedi, l’abbiamo sempre avuta con noi».
La realtà dei mesi trascorsi da de Soya nel sistema di Rinascimento è, in senso letterale e figurato, distante anni luce dall’esperienza su Parvati.
All’insaputa di de Soya, di Gregorius, di Kee e di Rettig (ciascuno ridotto a cadavere maciullato nel cuore delle culle di risurrezione della Raffaele) nella prima ora dalla traslazione nel sistema la nave riceve l’alt. Due astrovedette e una nave torcia della Pax si affiancano alla Raffaele, dopo avere scambiato col computer della stessa codici di radarfaro e dati. Viene presa la decisione di trasferire i quattro cadaveri in un centro di risurrezione della Pax su Vettore Rinascimento.
A differenza del risveglio in solitudine nel sistema di Parvati, de Soya e le tre Guardie Svizzere riprendono coscienza secondo le dovute cerimonie e cure. La risurrezione risulta in verità difficile, per il Padre Capitano e per il caporale Kee, che vengono rimessi in culla per altri tre giorni. In seguito de Soya può solo domandarsi se il sistema automatico di risurrezione della Raffaele sarebbe stato all’altezza del compito.
Comunque, dopo una settimana di permanenza nel sistema di Vettore Rinascimento, i quattro si ritrovano, ciascuno in compagnia del proprio cappellano/consigliere. Il sergente Gregorius ritiene superflua la riunione; è impaziente di tornare ai suoi compiti, ma de Soya e gli altri due accolgono con piacere i giorni in più di riposo e di recupero fisico dalla morte.
La Sant’Antonio trasla solo alcune ore dopo la Raffaele e alla fine de Soya si ritrova con il capitano Sati della nave torcia e con il capitano Lempriere del trasporto truppe San Tommaso Akira, che è tornato alla base della Pax portando più di 1800 cadaveri in criomagazzinaggio e 2300 feriti nel massacro su Hyperion. Gli ospedali e le cattedrali su Vettore Rinascimento e nelle basi orbitali della Pax iniziano subito gli interventi chirurgici e le risurrezioni.
Quando il comandante Barnes-Avne riprende vita e conoscenza, de Soya è presente al suo capezzale. La donna, minuta e rossa di capelli, pare un’altra persona, smagrita al punto da impietosire de Soya; ha i capelli tagliati a zero, la pelle arrossata e viscida per la risurrezione, indossa solo un camice da ospedale. Ma non ha perduto l’aggressività e il modo di fare. Quasi subito domanda: — Che diavolo è accaduto?
De Soya le parla del massacro compiuto dallo Shrike. La informa dei sette mesi da lui trascorsi a inseguire la bambina nei quattro mesi in cui Barnes-Avne è stata in criomagazzinaggio per il transito da Hyperion.
— Ha proprio fottuto il cane, eh? — dice la donna.
De Soya sorride. Finora il comandante delle forze a terra è l’unica persona a parlargli onestamente. De Soya capisce fin troppo bene d’avere avuto metaforiche relazioni carnali con il proverbiale cane: due volte è stato al comando di un’importante operazione della Pax, con un singolo obiettivo, prendere in custodia una bambina, e due volte ha miseramente fallito. S’aspetta d’essere come minimo esautorato; addirittura deferito alla corte marziale, probabilmente. Per questo, quando un corriere classe Arcangelo giunge nel sistema, due mesi prima del previsto arrivo della bambina, de Soya ordina ai corrieri di fare immediato ritorno su Pacem per riferire il suo fallimento e per riportargli ordini dal comando della Pax. Nel frattempo, conclude nel suo messaggio il Padre Capitano de Soya, continuerà a occuparsi dei preparativi per la cattura della bambina nel sistema di Rinascimento, finché non sarà sostituito.
Stavolta dispone di notevoli risorse. Oltre a più di duecentomila soldati a terra, comprese alcune migliaia di speciali marines della Pax e le brigate di Guardie Svizzere sopravvissute alla battaglia su Hyperion, può contare su numerosi contingenti di forze navali e spaziali. Di stanza nel sistema di Rinascimento e soggette al diskey papale ci sono 27 navi torcia (8 di classe Omega) nonché 108 astrovedette telescopiche per sondare lo spazio davanti alle navi torcia, 6 navi Tre-C con la loro nube scorta di 36 cacciatorpediniere, la portaerei San Mah con più di 200 caccia spazio/aria classe Scorpione e settemila uomini d’equipaggio, l’antiquato incrociatore Orgoglio di Bressia ora ribattezzato Giacobbe, due trasporti truppe in aggiunta al San Tommaso Akira, un pari numero di cacciatorpediniere classe Benedizione, 58 vedette per la difesa perimetrale (tre dei quali basterebbero a difendere un intero pianeta o una task force mobile) e più di cento navi di stazza inferiore, incluse fregate interplanetarie armate di micidiali perforatori per combattimento a breve distanza, dragamine, corrieri interplanetari, spaziomobili senza pilota e la Raffaele.
Tre giorni dopo l’invio della seconda nave Arcangelo su Pacem e sei settimane prima dell’arrivo di Aenea, giunge la Task Force MAGI: la Melchiorre, la San Tommaso Akira e la vecchia nave del Padre Capitano de Soya, la Baldassarre. Sulle prime de Soya è entusiasta di rivedere i vecchi commilitoni, ma poi si rende conto che assisteranno alla sua umiliazione. Tuttavia, quando le navi si trovano ancora a 6 UA da Vettore Rinascimento, fa uscire la Raffaele per accoglierli; e la Madre Comandante Stone, appena lo vede entrare nella Baldassarre, per prima cosa gli porge la sacca di oggetti personali che de Soya non ha potuto portare con sé. Sopra gli abiti ben piegati, accuratamente avvolto in flussoschiuma, c’è il regalo di sua sorella Maria, il piccolo unicorno di porcellana.
De Soya si comporta onestamente con il capitano Hearn, con la Madre Capitano Boulez e con la Madre Comandante Stone: spiega a grandi linee i preparativi effettuati, ma dice che quasi certamente arriverà un nuovo comandante, prima che giunga la nave della bambina. Il corriere Arcangelo trasla nel sistema e ha a bordo due persone: il capitano Marget Wu, aiutante di campo dell’ammiraglio Marusyn, e il padre gesuita Brown, consigliere particolare di monsignor Luca Oddi, sottosegretario di stato del Vaticano e confidente del segretario di stato cardinale Simon Augustino Lourdusamy.
Il capitano Wu ha un plico sigillato contenente ordini per de Soya e l’istruzione di aprirlo prima che Wu stessa sia riportata in vita. De Soya apre immediatamente il plico. Gli ordini sono semplici: deve continuare la missione e catturare la bambina; non sarà sollevato dall’incarico; il capitano Wu e padre Brown e qualsiasi altro dignitario che dovesse giungere in quel sistema sono semplici osservatori con il compito di sottolineare, se sarà necessario, l’assoluta autorità del Padre Capitano de Soya su tutti gli agenti della Pax nell’espletamento dell’incarico.
Negli ultimi mesi l’autorità di de Soya non è stata ben vista: nel sistema di Vettore Rinascimento ci sono tre ammiragli della flotta e undici comandanti delle forze a terra, nessuno dei quali è avvezzo a prendere ordini da un semplice Padre Capitano. Ma tutti hanno ascoltato il diskey papale e hanno ubbidito. Ora, nelle settimane conclusive, de Soya riesamina i propri piani e tiene riunioni con autorità militari e civili di ogni livello, giù fino ai sindaci di Da Vinci e di Benedetto, di Toscanelli e di Fioravante, di Botticelli e di Masaccio.
Nelle settimane conclusive, fatti tutti i piani e assegnate le posizioni, il Padre Capitano de Soya trova il tempo per riflettere e per occuparsi dei propri affari. Da solo, lontano dal caos controllato delle riunioni del personale e delle simulazioni tattiche (lontano perfino da Gregorius, Kee e Rettig, che hanno accettato l’incarico di sue guardie del corpo) de Soya cammina per le vie di Da Vinci, visita il Centro Medico S. Giuda e ricorda la propria sorella, Maria. Scopre che, chissà come, i suoi sogni sono più convincenti dei luoghi reali.
De Soya ha saputo che il suo vecchio patrocinatore, padre Maher, ricopre da molti anni la carica di rettore del monastero benedettino dell’Ascensione, nella città-regione di Firenze, nella parte opposta di Vettore Rinascimento rispetto a Da Vinci, e vola fin là per trascorrere un pomeriggio a discutere con lui. Padre Maher, ormai vicino ai novanta e "in attesa della mia prima nuova vita in Cristo", è ottimista, paziente e gentile come de Soya lo ricorda da quasi tre decenni. Maher, a quanto pare, è tornato su MadredeDios più recentemente di de Soya. — Il Llano Estacado è stato abbandonato — dice Maher. — Ora gli allevamenti sono deserti. Ciudad de la Madre ha qualche decina d’abitanti, ma si tratta di ricercatori della Pax, con il compito di stabilire se è davvero possibile terraformare il pianeta.
— Sì — dice de Soya — più di vent’anni standard fa la mia famiglia è tornata su Nuevo Madrid. Le mie sorelle servono la Chiesa, Loretta come monaca su Nevermore, Melinda come prete su Nuevo Madrid.
— E tuo fratello Esteban? — domanda Maher, con un caloroso sorriso.
De Soya sospira. — Ucciso dagli Ouster in uno scontro spaziale l’anno scorso. La sua nave fu vaporizzata. Non fu recuperato alcun cadavere.
Padre Maher sobbalza, come schiaffeggiato. — Non ne sapevo niente.
— No, non poteva saperlo — dice de Soya. — La zona dello scontro dista molto da qui, si trova al di là della vecchia Periferia. Anche la mia famiglia non ha ancora ricevuto la notizia ufficiale. Ne sono al corrente solo perché il dovere mi ha portato nelle vicinanze di quella zona: ho incontrato un capitano che tornava da lì, me ne ha parlato lui.
Padre Maher scuote la testa, calva e macchiettata per l’età. — Esteban ha trovato l’unica risurrezione promessa da Nostro Signore — dice sottovoce, con le lacrime agli occhi. — La vita eterna in Gesù Cristo Nostro Salvatore.
— Sì — dice de Soya. Un attimo dopo, soggiunge: — Padre Maher, beve sempre scotch?
L’altro alza gli occhi cisposi e incrocia il suo sguardo. — Sì, ma solo a scopo medicinale, Padre Capitano de Soya.
De Soya inarca il sopracciglio. — Sono ancora in convalescenza per l’ultima risurrezione, padre Maher.
L’anziano prete annuisce gravemente. — E io mi preparo alla prima, Padre Capitano de Soya. Vado a cercare la polverosa bottiglia.
La domenica seguente, de Soya celebra messa nella cattedrale di S. Giovanni Teologo, dove tanto tempo prima ha accettato la croce. Sono presenti più di ottocento fedeli, compresi padre Maher e padre Brown, l’intelligente e perspicace aiutante di monsignor Oddi. Anche il sergente Gregorius, il caporale Kee e il lanciere Rettig assistono alla messa e ricevono dalle mani di de Soya la comunione.
Quella notte de Soya sogna di nuovo Aenea. «Come mai sei mia figlia?» domanda anche quella notte. «Ho sempre rispettato il voto di celibato.»
La bambina sorride e gli prende la mano.
Cento ore prima della prevista traslazione della nave della bambina, de Soya ordina alla flotta di schierarsi. Il punto di traslazione è pericolosamente vicino al pozzo gravitazionale di Vettore Rinascimento e molti esperti esprimono il timore che la vecchia nave si spezzi, o sotto il momento torcente della forza di gravità per una così poco saggia uscita dalla velocità C-più, oppure per la terrificante decelerazione necessaria se la nave vuole davvero atterrare sul pianeta. Quel timore rimane in massima parte inespresso, al pari della loro frustrazione per essere trattenuti nel sistema di Vettore Rinascimento: molte unità della flotta hanno incarichi lungo la frontiera o più in là nello spazio degli Ouster. Quella perdita di tempo innervosisce gran parte degli ufficiali.
Proprio a causa di questa tensione segreta, dieci ore prima della traslazione il Padre Capitano de Soya stabilisce un incontro con tutti gli ufficiali in servizio. Di solito simili conferenze si tengono mediante collegamento su banda a raggio compatto, ma de Soya ordina che tutti si trasferiscano di persona sul trasporto truppe San Malo. La principale sala conferenze della nave è abbastanza ampia da contenere comodamente le varie decine di ufficiali convocati.
De Soya inizia con un richiamo dalle varie possibilità per cui si sono allenati ormai da mesi. Se la bambina minaccia di nuovo di autodistruggersi, tre navi torcia (la vecchia task force MAGI di de Soya) si accosteranno velocemente al bersaglio, l’avvolgeranno in campi di classe dieci, stordiranno chiunque si trovi a bordo e terranno in stasi la nave, finché la Giacobbe non l’avrà presa a rimorchio utilizzando i suoi potenti generatori di campo.
Se la nave tenta di lasciare il sistema sfruttando la superiore velocità, come è accaduto nella zona di Parvati, astrovedette e cacciatorpediniere la impegneranno con ripetuti attacchi, mentre le navi torcia manovreranno per bloccarla.
De Soya fa una pausa. — Domande? — dice poi. Fra le file e file di poltrone vede facce note, i capitani Lempriere, Sati, Wu e Hearn, padre Brown, la Madre Capitano Boulez, la Madre Comandante Stone, il comandante Barnes-Avne. Il sergente Gregorius, Kee e Rettig stanno in posizione di riposo in fondo alla sala, ammessi in così augusta compagnia solo per la loro condizione di guardie del corpo.
Il capitano Marget Wu dice: — E se la nave tenta l’atterraggio su Vettore Rinascimento o Rinascimento Minore o una delle lune?
De Soya si scosta dal basso podio. — Come discusso nell’ultima riunione, se la nave tenta l’atterraggio, decidiamo sul momento.
— Basandoci su quali fattori, Padre Capitano? — domanda l’ammiraglio Serra, della nave Tre-C San Tommaso d’Aquino.
De Soya esita solo un secondo. — Parecchi fattori, ammiraglio — risponde. — Il punto dove la nave si dirige… se sarebbe meno rischioso, per la vita della bambina, permettere l’atterraggio o tentare di bloccare la nave durante la manovra… se c’è qualche possibilità che la nave ci sfugga.
— Se c’è qualche possibilità? — domanda il comandante Barnes-Avne. La donna, di nuovo in perfetta salute, incute quasi paura, nell’uniforme spaziale nera.
— Non dirò che non c’è nessuna possibilità — risponde de Soya. — Non mi sento di dirlo, dopo Hyperion. Ma ridurremo al minimo le possibilità.
— Se compare la creatura Shrike… — comincia il capitano Lempriere.
— Abbiamo già simulato questa possibilità — lo interrompe de Soya — e non vedo ragione di modificare i nostri piani. Stavolta useremo fuoco a controllo computerizzato su grande scala. Su Hyperion quella creatura rimaneva nello stesso posto per meno di due secondi. Un periodo troppo breve per le reazioni umane, che confondeva la programmazione dei sistemi automatici di controllo del fuoco. Abbiamo riprogrammato i sistemi… compresi quelli delle tute individuali.
— Così i marines abborderanno la nave? — domanda un capitano di astrovedetta, seduto nell’ultima fila.
— Solo se ogni altra manovra fallisce — risponde de Soya. — O dopo che la bambina e i suoi compagni saranno stati bloccati nei campi di stasi e resi incoscienti dagli storditori.
— E contro la creatura useremo le neuroverghe? — domanda un capitano di cacciatorpediniere.
— Sì — conferma de Soya. — Purché l’uso delle neuroverghe non metta a repentaglio la bambina. Altre domande?
Tutti tacciono.
— Padre Maher concluderà con la benedizione — dice il Padre Capitano de Soya. — Buona fortuna a tutti.