19 Trattative sui draghi

Mat si infilò una robusta giacca bruna con uno strattone. I bottoni erano di ottone, ma a parte quello era priva di abbellimenti. Fatta di lana pesante, aveva qualche buco da frecce che in realtà avrebbero dovuto ucciderlo. Uno dei buchi aveva una macchia di sangue attorno, ma era stata perlopiù lavata via. Era una buona giacca. Avrebbe pagato un bel po’ di monete per una giacca come questa, quando viveva nei Fiumi Gemelli.

Si strofinò la faccia, guardandosi nello specchio della sua nuova tenda. Si era rasato via quella dannata barba, finalmente. Come riusciva Perrin a sopportare quel maledetto prurito? Quell’uomo doveva avere carta vetrata al posto della pelle. Be’, Mat avrebbe trovato un altro modo per camuffarsi, quando necessario.

Si era tagliato alcune volte mentre si radeva. Ma non è che si fosse dimenticato come prendersi cura di sé stesso. Non aveva bisogno che un servitore facesse quello che lui riusciva a fare da solo. Annuendo fra sé, si mise il suo cappello e afferrò l’ashandarei dall’angolo della tenda; i corvi sulla lama parevano appollaiati ed eccitati in previsione delle battaglie a venire. «E fate dannatamente bene a esserlo» disse Mat, posando l’ashandarei sulla spalla mentre usciva dalla tenda. Afferrò il suo zaino e se lo mise sull’altra spalla. A cominciare da quella sera, avrebbe trascorso le notti in città.

Procedette ad ampie falcate per il campo, rivolgendo un cenno col capo a un gruppo di Braccia Rosse di passaggio. Aveva raddoppiato la guardia. Era preoccupato per il gholam, ma anche per i molti campi militari nella zona. Metà erano mercenari, metà erano i seguaci di questo o quel lord minore, venuti a porgere i loro rispetti alla regina... arrivando in modo sospetto dopo che i combattimenti erano terminati.

Senza dubbio tutti, fino all’ultimo, stavano professando la loro più sentita fedeltà a Elayne, spiegando che i loro uomini l’avevano sostenuta fin da principio. Le loro parole risultavano probabilmente inutili, dal momento che Mat aveva sentito dalle fonti autorevoli di tre diversi beoni nelle taverne che Elayne aveva fatto un uso estensivo del Viaggiare per reclutare la sua difesa. Era più facile simulare un arrivo in ritardo quando stavi rispondendo a un messaggio scritto.

«Mat! Mat!»

Mat si fermò sul sentiero fuori dalla sua tenda mentre Olver arrivava di corsa. Il ragazzo aveva preso a portare una fascia rossa attorno al braccio, proprio come facevano le Braccia Rosse, ma indossava ancora i suoi pantaloni e giacca bruni. Stava portando il suo involto arrotolato di Serpenti e Volpi sotto un braccio e uno zaino sopra l’altro.

Setalle era in piedi a poca distanza, assieme a Lussin e Edder, due Braccia Rosse che Mat aveva assegnato a vegliare su di lei e sul ragazzo. Presto sarebbero partiti per la città.

«Mat» disse Olver senza fiato. «Stai andando via?»

«Non ho tempo per giocare con te ora, Olver» disse Mat, abbassando l’ashandarei nell’incavo del suo braccio.— «Devo andare a incontrarmi con una regina.»

«Lo so» disse Olver. «Immaginavo che, dal momento che stiamo andando entrambi in città, potremmo cavalcare assieme e pianificare. Ho alcune idee su come sconfiggere i serpenti e le volpi! Gliela faremo vedere, Mat. Che io sia folgorato, gliela faremo dannatamente vedere!»

«Chi ti ha insegnato quel linguaggio?»

«Mat» disse lui. «È importante! Dobbiamo pianificare! Non abbiamo parlato di quello che stiamo per fare.»

In silenzio, Mat maledisse sé stesso per aver discusso della missione per liberare Moiraine dove Olver poteva sentire. Il ragazzo non avrebbe preso bene il fatto che sarebbe stato lasciato indietro.

«Ho bisogno di pensare a quello che dirò alla regina» disse Mat, sfregandosi il mento. «Ma immagino che tu abbia ragione: pianificare è importante. Perché non vai a parlare a Noal delle tue idee?»

«L’ho già fatto» disse Olver. «E le ho dette anche a Thom. E a Talmanes.»

Talmanes? Lui non sarebbe andato con loro nella Torre! Luce, quanto aveva sparso la notizia Olver?

«Olver,» disse Mat, accovacciandosi per guardare il ragazzo dritto negli occhi «devi essere più riservato. Non vogliamo che troppa gente sappia quello che stiamo facendo.»

«Non l’ho detto a nessuno di cui non ci fidiamo, Mat» replicò Olver. «Non preoccuparti. La maggior parte erano Braccia Rosse.»

Grandioso, pensò Mat. Cosa avrebbero pensato i soldati del loro comandante che progettava di andare a combattere un mucchio di creature uscite da storie per bambini? C’era da sperare che avrebbero considerato i commenti di Olver come le fantasie di un ragazzino.

«Ora sentimi bene» disse Mat. «Passerò dalla tua locanda domani, così potremo fare una partita e parlarne. D’accordo?»

Olver annuì. «D’accordo, Mat. Ma... sangue e maledette ceneri!» Si voltò e si allontanò.

«E smettila di imprecare!» gli gridò dietro Mat, poi scosse il capo. Quei maledetti soldati avrebbero corrotto Olver prima che arrivasse a dodici anni.

Mat continuò per la sua strada, posando di nuovo la lancia sulla spalla. Trovò Thom e Talmanes in sella presso la parte anteriore del campo assieme a una truppa di cinquanta Braccia Rosse. Thom indossava giacca e pantaloni stravaganti color vino, con dei ricami dorati sulle braccia, e una camicia con del merletto bianco ai polsini e un fazzoletto da collo di seta. I bottoni erano d’oro scintillante.

I suoi baffi erano stati spuntati e ben pettinati. Quell’intero completo era nuovo, incluso il mantello nero, con la sua fodera interna dorata.

Mat si fermò di colpo. Come aveva fatto quell’uomo a trasformarsi da vecchio menestrello trasandato in cortigiano reale? Luce!

«Noto dalla tua reazione che la presentazione è efficace» disse Thom.

«Sangue e dannate ceneri!» esclamò Mat. «Cos’è successo? Ti sei preso un malanno da una salsiccia guasta a colazione?»

Thom sferzò il suo mantello all’indietro, rivelando che aveva con sé l’arpa al suo fianco. Sembrava un bardo di corte! «Ho immaginato che, se dopo tutti questi anni dovevo fare un’apparizione a Caemlyn, avrei dovuto essere all’altezza del ruolo.»

«Non c’è da meravigliarsi che tu abbia cantato per denaro ogni giorno» disse Mat. «La gente in quelle taverne ha fin troppi soldi.»

Talmanes sollevò un sopracciglio: valeva come un sogghigno, per quell’uomo. A volte sembrava così arcigno da rendere allegre le nubi temporalesche. Anche lui indossava un completo elegante, il suo di cobalto e argento. Mat si tastò i polsini. Un po’ di merletto gli sarebbe tornato comodo. Se Lopin fosse stato qui, avrebbe potuto preparare il completo adeguato senza che Mat lo chiedesse nemmeno. Un po’ di merletto andava bene per un uomo. Lo faceva sembrare presentabile.

«È questo che stai indossando per far visita alla regina, Mat?» chiese Talmanes.

«Certo che lo è.» Le parole lasciarono la sua bocca prima che avesse una possibilità di pensarci su. «È una buona giacca.» Si diresse a prendere le redini di Pips.

«Buona per esercitarti a combattere, forse» disse Talmanes.

«Elayne è la regina dell’Andor ora, Mat» disse Thom. «E le regine sono una categoria particolare. Dovresti mostrarle rispetto.»

«Io le sto mostrando il suo dannato rispetto» disse Mat, porgendo la sua lancia a uno dei soldati, poi salendo in sella. Riprese la lancia, poi voltò Pips in modo da poter guardare Thom. «Questa giacca è piuttosto buona per un contadino.»

«Non sei più un contadino, Mat» disse Talmanes.

«Sono anche quello» disse Mat con ostinazione.

«Ma Musenge ti ha chiamato...» iniziò Thom.

«Era in errore» disse Mat. «Solo perché un uomo sposa qualcuno, non significa che all’improvviso diventi un dannato nobile.»

Thom e Talmanes si scambiarono un’occhiata.

«Mat» disse Thom. «In realtà è esattamente così che funziona. È più o meno uno dei soli modi per diventare nobili.»

«Questo è il modo in cui lo facciamo qui, forse» disse Mat. «Ma Tuon viene da Seanchan. Chi sa cosa fanno lì? Sappiamo tutti quanto possano essere strani. Non possiamo saperlo finché non parliamo con lei.»

Thom si accigliò. «Sono certo, dalle cose che ha detto, che...»

«Noi non possiamo sapere nulla finché non avremo parlato con Tuon» ripeté Mat, stavolta più forte. «Fino ad allora, io sono Mat. Non questa sciocchezza di Principe di Quel che è.»

Thom pareva confuso, ma le labbra di Talmanes si incresparono appena all’insù da un lato. Che quell’uomo fosse folgorato. Mat era incline a pensare che la sua natura solenne fosse tutta una recita. Dentro di sé stava ridendo in segreto?

«Be’, Mat,» disse Talmanes «tu non hai mai fatto nulla di sensato, perciò perché dovremmo aspettarcelo ora? Avanti, dunque, a incontrare la regina dell’Andor. Sei certo di non volerti rotolare nel fango, prima?»

«Andrà bene così» replicò Mat in tono asciutto, abbassando il suo cappello mentre un soldato legava il suo zaino al retro della sella.

Diede di talloni a Pips per farlo muovere e la processione iniziò l’ormai familiare cavalcata verso Caemlyn. Mat passò buona parte del tempo a ripassare il piano nella sua testa. Aveva le carte di Aludra infilate in una cartellina di cuoio, ed esse includevano le sue richieste. Ogni campanaro a Caemlyn, grandi quantità di bronzo e ferro, e polveri del valore di migliaia di corone. E lei affermava che era il minimo di quello che le serviva.

Per la Luce, come poteva Mat riuscire a convincere Elayne dannata Trakand a dargli tutto quello? Avrebbe dovuto sorridere parecchio. Ma Elayne si era rivelata refrattaria ai suoi sorrisi in precedenza, e le regine non erano come la gente comune. Molte donne avrebbero sorriso a loro volta o avrebbero scoccato occhiatacce, in modo da farti capire come ti consideravano. Elayne sembrava il tipo che ti sorrideva, poi ti faceva sbattere in prigione lo stesso.

Per una volta, sarebbe stato bello se la sua fortuna fosse riuscita a farlo finire da qualche parte a godersi una pipa e una partita a dadi, con una servetta graziosa sul ginocchio e nessuna preoccupazione tranne il suo tiro successivo. Invece era sposato con una Seanchan dell’Alto Sangue e stava andando a implorare la regina dell’Andor per ottenere il suo aiuto. Come si cacciava in queste situazioni? A volte pensava che il Creatore dovesse essere come Talmanes. Col volto impassibile, ma che in segreto si stava facendo delle grasse risate alle spalle di Mat.

La sua processione superò numerosi campi sulle pianure aperte attorno a Caemlyn. A tutti i mercenari era richiesto di stare almeno a una lega di distanza, ma le truppe dei lord potevano accamparsi più vicino. Questo metteva Mat in una posizione scomoda. C’era sempre tensione tra le spade prezzolate e gli armigeri lealisti, e con i mercenari così lontano da Caemlyn gli scontri erano comuni. La Banda si trovava proprio nel mezzo.

Fece qualche rapido calcolo basandosi sui fili di fumo di fuochi da campo che vedeva contorcersi nell’aria. C’erano almeno diecimila mercenari nella zona. Elayne sapeva che pentola gorgogliante stava ribollendo qui? Troppo calore e tutta quella dannata cosa sarebbe potuta esplodere!

La processione di Mat attirava l’attenzione. Uno dei suoi uomini sventolava lo stendardo della Banda della Mano Rossa, e le sue truppe stavano acquisendo una certa reputazione. Secondo i calcoli di Mat, erano il singolo gruppo più numeroso — mercenario o truppe lealiste — fuori dalle mura di Caemlyn. Erano organizzati e disciplinati proprio come un esercito regolare, ed erano sotto il comando di un amico personale del Drago Rinato. I suoi uomini non riuscivano a fare a meno di vantarsi per quello, anche se Mat avrebbe preferito che tenessero la cosa sotto silenzio.

Superarono gruppi di uomini che attendevano al lato della strada, curiosi di dare un’occhiata a 'lord Mat’. Lui tenne gli occhi in avanti. Se si aspettavano un qualche damerino in giacca elegante, sarebbero rimasti delusi! Anche se forse avrebbe potuto scegliere una giacca migliore. Questa era rigida e il colletto gli procurava prurito.

Naturalmente, non pochi parvero pensare che Talmanes fosse 'lord Mat’ dal modo in cui indicavano, probabilmente per via di come era vestito. Dannate ceneri!

Questa conversazione con Elayne sarebbe stata dura. Ma Mat aveva un asso nella manica, uno che sperava sarebbe stato sufficiente a indurla a passare sopra alle spese della proposta di Aludra. Anche se aveva più paura che Elayne avrebbe capito quello che lui stava facendo e avrebbe voluto farne parte. E quando una donna voleva essere 'parte’ di qualcosa, questo voleva dire che voleva essere al comando.

Si avvicinarono al cancello nelle mura bianco-grigie di Caemlyn, superando la città esterna sempre più ampia. I soldati gli fecero cenno di andare avanti. Mat inclinò il suo cappello verso di loro e Thom salutò con un ampio gesto della mano la piccola folla radunata lì. Quelli esultarono. Grandioso. Proprio dannatamente grandioso.

La marcia attraverso la Città Nuova fu tranquilla tranne per altre folle che osservavano. Qualcuno avrebbe riconosciuto la sua faccia da quei disegni?

Mat voleva allontanarsi dalle arterie principali, ma le stradine secondarie di Caemlyn erano un caos tortuoso. Una truppa di cinquanta cavalieri era troppo grossa per percorrere quelle viuzze.

Alla fine passarono attraverso le mura bianco brillante della Città Interna, dove le strade erano più ampie, gli edifici costruiti dagli Ogier meno ammassati e la popolazione più rada. Qui superarono altri gruppi di uomini armati, inclusi membri della Guardia in bianco e rosso. Mat poteva distinguere il loro accampamento più avanti, che ricopriva il selciato grigio del cortile con le loro tende e linee di cavalli.

Il palazzo di Caemlyn era come un’altra piccola città all’interno della città dentro la città. Aveva un basso muro fortificato e, mentre le sue torri e guglie si levavano in aria, aveva l’aspetto di un fortino di guerra ancor più del Palazzo del Sole. Strano come lui non l’avesse mai notato quando era più giovane. Se Caemlyn fosse caduta, questo palazzo avrebbe potuto resistere per conto proprio. Però avevano bisogno di più caserme dentro quelle mura. Questo accampamento fuori nel cortile era ridicolo.

Mat prese Talmanes, Thom e un drappello di dieci Braccia Rosse come scorta. Un uomo alto in una corazza brunita, con tre galloni dorati sulla spalla del suo mantello, attendeva all’ingresso del palazzo. Era un uomo giovane, ma il modo in cui stava in piedi — rilassato eppure pronto, la mano sul pomello della sua spada — indicava che era un soldato esperto. Un vero peccato che avesse un viso tanto grazioso. Una vita nell’esercito probabilmente avrebbe finito per rovinarglielo.

L’uomo annuì a Mat, Thom e Talmanes. «Lord Cauthon?» chiese a Mat.

«Solo Mat.»

L’uomo sollevò un sopracciglio, ma non disse nulla. «Il mio nome è Charlz Guybon. Ti condurrò da Sua Maestà.»

Lei aveva mandato Guybon stesso per scortare Mat. Era di alto rango, secondo in comando degli eserciti. Questo era inatteso. Elayne aveva paura di lui oppure gli stava rendendo omaggio? Forse Guybon aveva voluto vedere Mat con i propri occhi. Lei non avrebbe reso omaggio a Mat, non dopo averlo fatto aspettare così a lungo per ottenere un’udienza! Proprio una bella accoglienza per un vecchio amico. I suoi sospetti furono confermati quando Guybon non lo condusse alla Sala Grande, bensì a una zona tranquilla del Palazzo.

«Ho sentito molto su di te, mastro Cauthon» disse Guybon. Sembrava uno di quei soldati rigidi. Solido, ma forse un po’ troppo solido. Come un arco non abbastanza elastico.

«Da chi?» chiese Mat. «Da Elayne?»

«Perlopiù voci in città. Alla gente piace parlare di te.»

Ah sì?, pensò Mat. «Non ho fatto la metà delle cose che dicono» borbottò «e l’altra metà non è stata dannatamente colpa mia.»

Guybon rise. «E la storia di te che sei rimasto a penzolare da un albero per nove giorni?»

«Non è successo» disse Mat, resistendo all’impulso di dare uno strattone alla sciarpa che aveva al collo. Nove giorni? E questo da dove veniva? Non aveva penzolato nemmeno per nove dannati minuti! Nove secondi sarebbero stati troppo.

«Dicono anche» continuò Guybon «che non perdi mai a dadi o in amore, e che la tua lancia non manca mai il bersaglio.»

«Vorrei che queste ultime due fossero vere. Che io sia folgorato, come lo vorrei.»

«Ma tu vinci sempre ai dadi?»

«Quasi» disse Mat, strattonando all’ingiù la tesa del suo cappello.

«Ma non lasciarlo trapelare, oppure non troverò più una partita.»

«Dicono che hai ucciso uno dei Reietti» osservò Guybon.

«Non è vero» rispose Mat. E quello da dov’era venuto?

«E le storie di te che hai duellato con il re degli invasori aiel in uno scontro d’onore? Hai davvero conquistato al Drago Rinato la lealtà degli Aiel?»

«Dannate ceneri» disse Mat. «Ho ucciso Couladin, ma non è accaduto in nessuna specie di duello! Mi sono imbattuto in lui sul campo di battaglia, e uno di noi due doveva morire. E non sarei stato dannatamente io.»

«Interessante» disse Guybon. «Pensavo che quello potesse essere vero. Almeno, è una delle poche cose che sarebbero potute accadere. A differenza di...» Si interruppe.

«Cosa?» domandò Mat. Superarono un’intersezione di corridoi dove i servitori erano raggruppati, osservando lui e gli altri passare mentre sussurravano tra loro.

Guybon parve esitante. «Sono certo che l’hai sentito.»

«Ne dubito.» Che fosse folgorato! E poi cosa? Erano stati i membri della Banda a diffondere queste dicerie? Perfino loro non sapevano alcune di quelle cose!

«Be’, circola questa voce che dice che sei entrato nel dominio della morte, lo hai sfidato e hai preteso delle risposte alle tue domande» disse Guybon, sembrando più imbarazzato. «E che lui ti ha dato quella lancia che impugni e ti ha predetto la tua stessa morte.»

Mat provò un brivido. Questo andava così vicino alla verità da essere spaventoso.

«Sciocco, lo so» disse Guybon.

«Certo» replicò Mat. «Sciocco.» Cercò di ridere, ma gli uscì come un colpo di tosse. Guybon lo osservò incuriosito.

Luce, si rese conto Mat. Pensa che stia schivando la domanda! «Solo voci, naturalmente» si affrettò a dire. Troppo in fretta, forse. Sangue e dannate ceneri!

Guybon annuì, con aria pensierosa.

Mat voleva cambiare argomento, ma non si fidava ad aprire la sua stessa dannata bocca. Poteva vedere che sempre più servitori di palazzo si erano fermati a guardare la processione. Gli venne voglia di imprecare un po’ di più per quello, ma poi notò che molti di loro parevano concentrati su Thom.

Thom era stato bardo di corte proprio qui a Caemlyn. Lui non ne parlava, ma Mat sapeva che aveva avuto dei disaccordi con la regina. Thom era stato praticamente in esilio da allora, venendo a Caemlyn solo quando costretto.

Morgase era morta ora, perciò questo era Thom che ritornava dal suo esilio, a quanto pareva. Probabilmente era quello il motivo per cui si era vestito in modo così elegante. Mat abbassò di nuovo lo sguardo verso la propria giacca. Che io sia folgorato. Avrei dovuto indossare qualcosa di più elegante.

Guybon li condusse a una porta di legno intagliata, con il Leone ruggente dell’Andor. Bussò piano, ricevette il permesso di entrare, poi fece un gesto a Mat verso la porta. «La regina ti riceverà nel suo soggiorno.»

«Thom, tu sei con me» disse Mat. «Talmanes, tu tieni d’occhio i soldati.» Il nobile parve mortificato, ma Elayne senza dubbio avrebbe imbarazzato Mat e lui non voleva che Talmanes fosse lì a vedere. «Ti presenterò più tardi» promise Mat. Dannati nobili. Pensavano che quasi ogni cosa fosse un affronto al loro onore. Mat sarebbe stato felice di aspettare fuori!

Mat si avvicinò alla porta, prendendo un profondo respiro. Aveva combattuto in dozzine di scaramucce e battaglie senza innervosirsi. Ora gli tremavano le mani. Perché si sentiva come se stesse cadendo dritto in un’imboscata senza nemmeno uno straccio di armatura addosso?

Elayne. Come regina. Che fosse folgorato, questo sì che avrebbe fatto male. Aprì la porta ed entrò.

I suoi occhi trovarono Elayne immediatamente. Era seduta accanto a un focolare, con in mano una tazza di quello che sembrava latte. Sembrava radiosa in un abito rosso intenso e oro. Bellissima, con labbra rosse e piene che a Mat non sarebbe dispiaciuto baciare, se non fosse stato un uomo sposato. I suoi capelli rosso-dorati parevano scintillare alla luce del focolare, e le sue guance erano piene di colore. Pareva aver acquistato un po’ di peso. Meglio non menzionarlo. Oppure avrebbe dovuto? A volte le donne si arrabbiavano quando menzionavi che sembravano diverse, mentre a volte si arrabbiavano se non lo notavi.

Era una donnina graziosa. Non quanto Tuon, certo. Elayne era fin troppo pallida, troppo alta e con troppi capelli. Distraevano. Tuttavia era graziosa. Pareva uno spreco, come regina. Sarebbe stata un’eccellente cameriera. Ah, be’. Qualcuna doveva pur essere regina.

Mat lanciò un’occhiata a Birgitte, l’unica altra persona nella stanza. Lei sembrava uguale. Come sempre, con quella treccia dorata e gli stivali alti, come l’eroina dalle dannate storie. Il che era esattamente quello che era. Era bello rivederla: lei era l’unica donna che lui conosceva che non si sarebbe arrabbiata con lui per aver detto la verità.

Thom gli si accostò e Mat si schiarì la gola. Elayne si sarebbe aspettata da lui un comportamento formale. Be’, lui non aveva intenzione di chinarsi o fare il leccapiedi, e...

Elayne balzò via dalla sua sedia. Attraversò la stanza di corsa mentre Birgitte chiudeva la porta. «Thom, sono così contenta che tu stia bene!» Elayne lo afferrò in un abbraccio.

«Salve, mia cara» disse Thom con affetto. «Ho sentito che anche tu te la sei cavata bene, per te stessa e per l’Andor.»

Elayne stava piangendo! Mat si tolse il cappello, confuso.

Certo, Thom ed Elayne erano stati vicini, ma Elayne era regina ora. Elayne si voltò verso Mat. «È bello vederti, Mat. Non pensare che la Corona abbia dimenticato il servizio che mi hai reso. Riportare Thom nell’Andor rappresenta un ulteriore debito nei tuoi confronti.»

«Be’, ehm» disse Mat. «Non è stato nulla, davvero, sai Elayne. Che io sia folgorato. Sei regina! Come ci si sente?»

Elayne rise, lasciando finalmente andare Thom. «Ci sai proprio fare con le parole, Mat.»

«Non ho intenzione di inchinarmi a te o cose del genere» la avvisò lui. «O di prendermi la briga di usare quella sciocchezza di "Sua Maestà".»

«Non me lo aspetterei» disse Elayne. «A meno che ci troviamo in pubblico, naturalmente. Intendo dire che devo mantenere le apparenze con la gente.»

«Suppongo che questo sia vero» convenne Mat. Aveva davvero senso. Protese una mano verso Birgitte, ma lei ridacchiò e lo strinse in un abbraccio, dandogli pacche sulla schiena come un vecchio amico che si incontrava per un boccale di birra. E, be’, forse era proprio così. Senza la birra. Gli sarebbe piaciuta della birra.

«Venite, sedetevi» disse Elayne, facendo un cenno verso le sedie presso il fuoco. «Mi dispiace averti fatto aspettare così tanto, Mat.»

«Non è nulla» disse lui. «Sei indaffarata.»

«È imbarazzante» disse lei. «Uno dei miei funzionari ti ha accomunato ai gruppi di mercenari. E così difficile tenere il conto di tutti! Se desideri, darò il permesso al tuo campo di spostarsi più vicino alla città. Non c’è spazio dentro le mura per la Banda, temo.»

«Questo non sarà necessario» disse Mat, occupando uno dei posti. «Lasciarci spostare più vicino è già una gentilezza. Grazie.» Thom si sedette, mentre Birgitte preferì restare in piedi, anche se si unì a loro presso il focolare, appoggiandosi all’indietro contro le pietre.

«Hai un bell’aspetto, Elayne» disse Thom. «Va tutto bene col bambino?»

«Bambini» lo corresse Elayne. «Saranno gemelli. E sì, va tutto bene. Tranne il fatto che mi danno colpetti e calcetti a ogni opportunità.»

«Aspetta» disse Mat. «Cosa?» Lanciò di nuovo un’occhiata alla pancia di Elayne.

Thom roteò gli occhi. «Non ascolti mai quando sei in città a giocare d’azzardo?»

«Io ascolto» borbottò Mat. «Di solito.» Fissò Elayne con sguardo accusatorio. «Rand sa di questo?»

Elayne rise. «Spererei che non fosse troppo sorpreso.»

«Che io sia folgorato!» esclamò Mat. «È lui il padre!»

«Il padre dei miei figli è una faccenda che in città è materia di congetture» disse Elayne in tono solenne. «E la Corona preferisce che ci siano congetture, per il momento. Ma ora basta con me! Thom, devi raccontarmi tutto quanto. Come siete scappati da Ebou Dar?»

«Lascia perdere Ebou Dar» sbottò Birgitte. «Come sta Olver? Lo avete trovato?»

«Sì» disse Thom. «E sta bene, anche se temo che il ragazzo sia destinato a una vita come soldato di professione.»

«Non una brutta vita» disse Birgitte. «Eh, Mat?»

«C’è di peggio» disse lui, ancora cercando di riprendersi dallo stupore. Come mai diventare regina aveva reso Elayne meno altezzosa? Si era perso qualcosa? Lei sembrava davvero piacevole ora!

Be’, questo era ingiusto. C’erano state volte in cui era stata piacevole, in precedenza. Semplicemente erano andate a mischiarsi con volte in cui lei aveva comandato a bacchetta Mat. Lui si ritrovò a sorridere mentre Thom riferiva i dettagli della loro fuga e della cattura di Tuon, seguiti dai loro viaggi con il caravanserraglio di mastro Luca. Estratto dalla faretra di un cantastorie, quel racconto suonava molto più impressionante di quanto era stato viverlo. Mat quasi si riteneva un eroe, ascoltando Thom.

Appena prima che Thom arrivasse alla parte sulle parole nuziali di Tuon, però, Mat tossì e lo interruppe. «E abbiamo sconfitto i Seanchan, siamo fuggiti nel Murandy e alla fine abbiamo trovato una Aes Sedai che ci ha portato qui attraverso un passaggio. A proposito, hai visto Verin di recente?»

«No» disse Elayne. Thom fissò Mat con uno sguardo colmo di divertimento.

«Dannazione» disse Mat. Be’, e tanti saluti alla sua opportunità di usare lei per creare un passaggio fino alla Torre di Ghenjei.

Si sarebbe preoccupato di questo più tardi. Prese l’involto di cuoio dalla sua cintura, poi lo apri, tirando fuori le carte di Aludra.

«Elayne,» disse «ho bisogno di parlarti.»

«Sì, hai menzionato dei 'campanari’ nella tua lettera. In che guaio ti sei cacciato, Matrim Cauthon?»

«Questo non è affatto giusto» disse lui, spiegando i fogli.

«Non sono io quello che si caccia nei guai. Se io...»

«Tu non vorrai menzionare di nuovo la mia cattura nella Pietra di Tear, vero?» gli chiese lei roteando gli occhi.

Mat si fermò. «Certo che no. Questo è accaduto epoche fa.

Riesco a malapena a ricordarmelo.»

Lei rise, quel suono grazioso che riecheggiava nella stanza.

Lui si sentì arrossire. «Comunque, non sono nei guai. Mi servono solo delle risorse.»

«Che genere di risorse?» chiese Elayne, sempre più curiosa mentre lui disponeva le carte sul tavolo accanto alla sua sedia.

Birgitte si sporse in basso.

«Bene» disse Mat, sfregandosi il mento. «Ci sono tre campanari nella città; mi serviranno quelli. E avremo bisogno di alcune polveri. Sono elencate su questa pagina. E... ci servirà un po’ di metallo.» Sussultò e le porse una delle liste di Aludra.

Elayne lesse la pagina, poi sbatté le palpebre. «Sei pazzo?»

«A volte penso di poterlo essere» disse lui. «Ma che io sia folgorato, penso che questo varrà il prezzo.»

«Che cos’è?» domandò Elayne mentre Birgitte esaminava uno dei fogli, poi lo porgeva a Elayne.

«Aludra li chiama draghi» disse Mat. «Thom ha detto che tu la conoscevi?»

«Sì, è così» disse Elayne.

«Be’, questi sono tubi di lancio, come quelli per i suoi fuochi artificiali. Solo che sono fatti di metallo, e sono grossi. E invece di lanciare fiori notturni, lanciano questi pezzi di ferro grossi quanto una testa.»

«Perché vorresti lanciare pezzi di ferro in aria?» disse Elayne, sempre più accigliata.

«Non li lanci in aria» disse Birgitte sgranando gli occhi. «Li lanci contro l’esercito di qualcun altro.»

Mat annuì. «Aludra afferma che uno di questi draghi potrebbe lanciare una palla di ferro fino a un miglio di distanza.»

«Per il latte acido di mia madre!» disse Birgitte. «Non dirai sul serio.»

«Lei è seria» disse Mat. «E io le credo. Dovreste vedere quello che ha già creato, e afferma che questi saranno il suo capolavoro. Guardate, qui mostra i draghi che sparano su delle mura cittadine da un miglio di distanza. Con cinquanta draghi e duecentocinquanta soldati, lei potrebbe abbattere un muro come quello attorno a Caemlyn in poche ore.»

Elayne pareva pallida. Gli credeva? Si sarebbe arrabbiata con lui per aver sprecato il suo tempo?

«So che questo non sarà molto utile nell’Ultima Battaglia» si affrettò a dire Mat. «I Trolloc non hanno mura. Ma guarda qui.

Le ho fatto disegnare un colpo più esteso. Sparalo su una linea di Trolloc da quattrocento passi e uno di questi draghi farà il lavoro di cinquanta arcieri. Che io sia folgorato, Elayne, ma noi saremo in svantaggio. L’Ombra può sempre scagliare contro di noi più Trolloc dei nostri soldati, e quelle dannate cose sono due volte più difficili da uccidere di qualunque uomo. Ci serve un vantaggio. Ricordo...»

Si interruppe. Era stato sul punto di dire che si ricordava le Guerre Trolloc, cosa che non sarebbe stata una buona idea. Un uomo poteva dare adito a delle dicerie imbarazzanti a quel modo. «Ascolta» disse. «So che questo suona bizzarro, ma devi dargli una opportunità.»

Elayne alzò lo sguardo su di lui e... stava piangendo ancora?

Cosa aveva fatto?

«Mat, potrei baciarti» dichiarò. «Questo è esattamente quello di cui avevo bisogno!»

Mat sbatté le palpebre. Cosa?

Birgitte ridacchiò. «Prima Norry, ora Mat. Dovrai controllarti, Elayne. Rand sarà geloso.»

Elayne sbuffò, abbassando lo sguardo sui progetti. «Ai campanari questo non piacerà. Molti degli artigiani non vedevano l’ora di tornare al lavoro normale, dopo l’assedio.»

«Oh, questo non lo so, Elayne» disse Birgitte. «Ho conosciuto un artigiano o due in vita mia. Tutti quanti si lamentano dei privilegi reali durante la guerra, ma finché la Corona li compensa, in segreto sono felici. Un lavoro costante è sempre apprezzato. Inoltre, qualcosa del genere li renderà curiosi.»

«Dovremo tenerlo segreto» disse Elayne.

«Allora lo farai?» chiese Mat, sorpreso. Non gli era servito il suo asso nella manica per distrarla!

«Naturalmente prima ci servirà la prova che uno funzioni»

disse Elayne. «Ma se questi congegni, questi draghi, funzionano bene la metà di quanto afferma Aludra... be’, sarei una sciocca a non mettere al lavoro su di essi tutti gli uomini che posso!»

«Questo è proprio generoso da parte tua» disse Mat, grattandosi la testa.

Elayne esitò. «Generoso?»

«Costruire questi per la Banda.»

«Per la Banda... Mat, questi saranno per l’Andor!»

«Ehi» disse Mat. «Questi sono i miei progetti.»

«E le mie risorse!» disse Elayne. Si mise a sedere dritta, diventando all’improvviso più dignitosa. «Di certo capisci che la Corona può offrire un controllo più stabile e utile per lo schieramento di queste armi.»

Da un lato, Thom stava sogghignando.

«Per cosa sei così felice?» domandò Mat.

«Nulla» disse Thom. «Tu rendi orgogliosa tua madre, Elayne.»

«Grazie, Thom» disse lei, concedendogli un sorriso.

«Da che parte stai?» disse Mat.

«Di tutti» rispose Thom.

«Quella non è una dannata parte» disse Mat, poi tornò a guardare Elayne. «Ho messo parecchi sforzi e riflessioni nell’ottenere questi progetti da Aludra. Non ho nulla contro l’Andor, ma non mi fido di nessuno tranne me per queste armi.»

«E se la Banda fosse parte dell’Andor?» chiese Elayne. Tutt’a un tratto suonava davvero come una regina.

«La Banda non deve nulla a nessuno» disse Mat.

«Questo è ammirevole, Mat» disse Elayne «ma vi rende dei mercenari. Io penso che la Banda meriti qualcosa di più, qualcosa di meglio. Con un sostegno ufficiale, avreste accesso a risorse e autorità. Potremmo darvi un mandato nell’Andor, con la vostra stessa struttura di comando.»

In effetti era allettante. Giusto un poco. Ma non aveva importanza. Mat non pensava che Elayne sarebbe stata contenta di averlo nel suo regno una volta saputo della sua relazione con i Seanchan. Lui intendeva tornare da Tuon prima o poi, in qualche modo. Anche solo per stabilire quello che lei provava davvero per lui.

Mat non aveva intenzione di dare ai Seanchan l’accesso a questi draghi, ma non gli piaceva nemmeno darli all’Andor. Purtroppo doveva ammettere che non c’era modo di farli costruire all’Andor senza dover dare a quella nazione le armi.

«Non voglio un mandato per la Banda» disse Mat. «Noi siamo uomini liberi, ed è così che ci piace.»

Elayne parve turbata.

«Ma sarei disposto a dividere i draghi con te» disse Mat. «Alcuni per noi, alcuni per te.»

«E se» disse Elayne «io costruissi tutti i draghi e li possedessi tutti... ma promettessi che solo la Banda potrebbe usarli? Nessun’altra armata vi avrebbe accesso.»

«Questo sarebbe gentile da parte tua» disse Mat. «Sospetto, però. Senza offesa.»

«Sarebbe meglio per me se le Casate nobiliari non avessero queste armi, almeno non al principio. Prima o poi si diffonderanno. Le armi lo fanno sempre. Io le costruirò e prometterò di darle alla Banda. Nessun mandato, solo un contratto di ingaggio a lungo termine. Potrete andare in ogni momento. Ma se lo farete, lascerete indietro i draghi.»

Mat si accigliò. «Mi sento come se mi stessi avvolgendo una catena attorno al collo, Elayne.»

«Sto solo proponendo delle soluzioni ragionevoli.»

«Il giorno in cui diventerai ragionevole sarà il giorno in cui mi mangerò il cappello» disse Mat. «Senza offesa.»

Elayne sollevò un sopracciglio verso di lui. Sì, lei era diventata una regina. Proprio così.

«Voglio il diritto di mantenere alcuni di quei draghi» disse Mat «se ce ne andiamo. Un quarto a noi, tre quarti a te. Ma accetteremo il tuo contratto, e mentre saremo alle tue dipendenze solo noi li useremo. Come hai detto tu.»

La fronte di Elayne si corrucciò ancora di più. Che fosse folgorato, lei aveva capito in fretta il potere di quei draghi. Non poteva permettere che Elayne esitasse ora. Avevano bisogno che i draghi entrassero in produzione immediatamente. E lui non aveva intenzione di lasciare che alla Banda sfuggisse l’opportunità di averli.

Sospirando fra sé, Mat sollevò una mano e slacciò la cordicella alla nuca, poi tirò fuori il familiare medaglione a testa di volpe dalla sua camicia. Nel secondo in cui lo rimosse, si sentì più nudo che se si fosse spogliato. Lo posò sul tavolo.

Elayne lanciò un’occhiata all’oggetto e lui poté vedere un lampo di desiderio nei suoi occhi. «E questo per cosa?»

«È un contentino» disse Mat, sporgendosi in avanti con i gomiti sulle ginocchia. «Lo avrai per un giorno se acconsentirai a cominciare la produzione di un prototipo di drago stasera. Non m’importa cosa farai col medaglione: studiarlo, scriverci un dannato libro, indossarlo in giro. Ma domani lo restituirai. Voglio la tua parola.»

Birgitte fischiò piano. Elayne aveva voluto mettere le mani su quel medaglione fin dal momento in cui aveva scoperto che Mat lo aveva. Naturalmente, era stato lo stesso per ogni Aes Sedai che lui aveva incontrato.

«Assolderò la Banda per un contratto di almeno un anno,»

disse Elayne «rinnovabile. Vi pagheremo qualunque cifra stavate guadagnando nel Murandy.»

Come faceva a saperlo?

«Potrete rescindere il contratto,» continuò «sempre che diate un mese di preavviso... ma io terrò quattro draghi su cinque. E a qualunque uomo che desideri unirsi all’esercito andorano dev’essere data la possibilità.»

«Voglio uno su quattro» disse Mat. «E un nuovo servitore.»

«Un cosa?» disse Elayne.

«Un servitore» disse Mat. «Sai, per prendersi cura dei miei abiti. Tu sceglieresti meglio di quanto farei io.»

Elayne osservò la sua giacca, poi alzò lo sguardo sui suoi capelli. «Quello» disse «te lo darei a prescindere dall’esito degli altri negoziati.»

«Uno su quattro?» disse Mat.

«Terrò il medaglione per tre giorni.»

Lui rabbrividì. Tre giorni, con il gholam in città. Lei lo voleva morto. Era già un azzardo darglielo per un giorno. Ma non riusciva a pensare a nient’altro che potesse offrire. «Cosa pensi di poter fare con quella cosa, comunque?» chiese lui.

«Copiarla,» disse Elayne distrattamente «se sono fortunata.»

«Davvero?»

«Non lo saprò finché non lo studio.»

A Mat all’improvviso venne in mente l’immagine terrificante di ogni Aes Sedai al mondo che indossava uno di quei medaglioni. Scambiò un’occhiata con Thom, che pareva ugualmente sorpreso di sentirlo.

Ma che importanza aveva? Mat non poteva incanalare. Prima si era preoccupato che, se Elayne l’avesse studiato, avrebbe potuto scoprire un modo per toccarlo con l’Unico Potere quando lui lo stava indossando. Ma se lei voleva solo copiarlo... be’, scoprì di essere sollevato. E intrigato.

«C’è qualcosa che avevo intenzione di menzionare, Elayne»

disse. «Il gholam è qui. In città. Sta uccidendo della gente.»

Elayne rimase calma, ma lui poté capire dal modo più formale con cui parlò che quella notizia la preoccupava. «Allora mi assicurerò di restituirti il medaglione per tempo.»

Lui fece una smorfia. «D’accordo» disse. «Tre giorni.»

«Molto bene» disse lei. «Voglio che la Banda parta immediatamente. Presto Viaggerò a Cairhien e ho la sensazione che lì saranno una forza di supporto migliore della Guardia della regina.»

Allora era questo che riguardava! Elayne stava per rivendicare il Trono del Sole. Be’, quello sembrava un buon utilizzo per gli uomini, almeno finché Mat non avesse avuto bisogno di loro. Meglio che lasciarli oziare in giro, diventando pigri e azzuffandosi con le spade prezzolate.

«Sono d’accordo con questo,» disse Mat «ma, Elayne, la Banda dev’essere libera di combattere nell’Ultima Battaglia, comunque voglia Rand. E Aludra deve supervisionare i draghi. Ho la sensazione che insisterà per rimanere con te, se la Banda si allontana dall’Andor.»

«Non ho problemi con questo» disse Elayne con un sorriso.

«Immaginavo che non ne avresti avuti. Ma, giusto per mettere le cose in chiaro, la Banda ha il controllo dei draghi finché non ce ne andiamo. Non puoi vendere la tecnologia ad altri.»

«Qualcuno la replicherà, Mat» disse lei.

«Delle copie non varranno come i draghi di Aludra» disse Mat. «Te lo assicuro.»

Elayne lo squadrò, occhi azzurri che lo soppesavano, giudicandolo. «Preferirei avere la Banda come un’armata andorana totalmente assoldata.»

«Be’, io vorrei avere un cappello tutto d’oro, una tenda che potesse volare e un cavallo che lasciasse diamanti come escrementi. Ma dobbiamo entrambi accontentarci di ciò che è ragionevole, giusto?»

«Non sarebbe irragionevole che...»

«Dovremmo fare quello che diresti tu, Elayne» replicò Mat.

«Non lo permetterò. Alcune battaglie non valgono la pena di essere combattute, e io ho intenzione di decidere quando mettere a rischio i miei uomini. E basta.»

«Non mi piace avere uomini che possono abbandonarmi in qualunque momento.»

«Sai che non li tratterrò semplicemente per farti un dispetto»

disse Mat. «Farò quello che è giusto.»

«Quello che tu reputi essere giusto» lo corresse lei.

«Ogni uomo dovrebbe avere quella opportunità» replicò Mat.

«Pochi uomini la usano con saggezza.»

«Noi la vogliamo comunque» disse lui. «La esigiamo.»

Lei lanciò un’occhiata quasi impercettibile verso i progetti e il medaglione sul tavolo. «L’avrete.»

«D’accordo» disse lui, alzandosi in piedi, sputando sulla propria mano e protendendola.

Lei esitò, si alzò e sputò sulla sua mano, poi gliela porse. Lui sorrise e la strinse.

«Sapevi che potrei chiederti di prendere le armi contro i Fiumi Gemelli?» chiese lei. «È per questo che hai preteso il diritto di andartene, se vorrai?»

Contro i Fiumi Gemelli? Perché mai, per la Luce, lei avrebbe voluto fare una cosa del genere? «Non hai bisogno di combatterli, Elayne.»

«Vedremo cosa mi costringerà a fare Perrin» replicò lei. «Ma non discutiamo di questo ora.» Elayne lanciò un’occhiata a Thom, poi allungò una mano sotto il tavolo e tirò fuori un pezzo di carta arrotolato con un nastro attorno. «Per favore. Voglio sentire altro di quello che è successo durante il vostro viaggio via da Ebou Dar. Cenerete con me stasera?»

«Ne saremmo lieti» disse Thom, alzandosi in piedi. «Non è vero, Mat?»

«Suppongo» disse Mat. «Se può venire anche Talmanes. Mi squarcerà la gola se non gli permetto almeno di incontrarti, Elayne. Cenare con te lo farà danzare per tutta la strada di ritorno fino al campo.»

Elayne ridacchiò. «Come desiderate. Dirò a dei servitori di mostrarvi delle stanze dove potrete riposarvi finché non sarà giunta l’ora.» Porse a Thom il foglio arrotolato. «Questo sarà proclamato domani, se lo desideri.»

«Di che si tratta?» chiese Thom accigliandosi.

«Alla corte dell’Andor manca un bardo vero e proprio» disse. «Pensavo che potessi essere interessato.»

Thom esitò. «Tu mi onori, ma non posso accettare. Ci sono cose che devo fare nei prossimi tempi, e non posso essere legato alla corte.»

«Non c’è bisogno che tu sia legato alla corte» disse Elayne.

«Avrai libertà di andare e venire quando lo desideri. Ma quando sarai a Caemlyn, farei in modo che fossi conosciuto per colui che sei.»

«Io...» Thom prese il rotolo di carta. «Ci penserò su, Elayne.»

«Eccellente.» Lei fece una smorfia. «Temo di avere un appuntamento con la mia levatrice ora, ma vi vedrò a cena. Non ho ancora chiesto cosa intendeva Matrim quando nella sua lettera si è definito un uomo sposato. Mi aspetto un resoconto completo!

Niente espurgazioni!» Fissò Mat, sorridendo con aria scaltra.

«Espurgazioni vuol dire "parti lasciate fuori", Mat. In caso non ne fossi dannatamente a conoscenza.»

Lui si mise il cappello. «Lo sapevo.» Com’era quella parola?

Espirazioni? Luce, perché aveva menzionato il suo matrimonio in quella lettera? Sperava d’incuriosire Elayne abbastanza da volerlo vedere.

Elayne rise, facendo loro cenno verso l’uscita. Thom le riservò un bacio paterno sulla guancia prima di separarsi... ed era un bene che fosse paterno! Mat aveva udito certe cose su quei due a cui non voleva credere. Con Thom abbastanza vecchio da essere suo nonno, nientemeno.

Mat aprì la porta, accingendosi ad andare.

«E, Mat» aggiunse Elayne. «Se hai bisogno di un prestito per comprare una nuova giacca, la Corona può prestarti qualche soldo. Considerando il tuo rango, dovresti davvero vestirti in maniera più elegante.»

«Non sono un dannato nobile!» disse lui voltandosi.

«Non ancora» replicò lei. «Non hai l’audacia di Perrin nell’attribuire a te stesso un titolo. Farò in modo che tu ne abbia uno.»

«Non oseresti» disse lui.

«Ma...»

«Ascolta» disse mentre Thom si univa a lui nel corridoio. «Sono fiero di chi sono. E mi piace questa giacca. È comoda.»

Serrò le mani in pugni, rifiutandosi di grattarsi il colletto.

«Se lo dici tu» disse Elayne. «Vi vedrò a cena. Dovrò portare Dyelin. È molto curiosa di incontrarti.»

Detto questo, fece chiudere la porta a Birgitte. Mat fissò l’uscio con aria vendicativa per un momento, poi si voltò verso Thom. Talmanes e i soldati erano a poca distanza lungo il corridoio, fuori dalla portata d’udito. Dei servi di palazzo stavano dando loro del tè.

«È andata bene» stabilì Mat, le mani sulle anche. «Ero preoccupato che avrebbe morso, ma ritengo di averla tenuta a bada piuttosto bene.» Anche se i maledetti dadi stavano ancora rotolando nella sua testa.

Thom rise, dandogli una pacca sulla spalla.

«Cosa?» domandò Mat.

Thom si limitò a ridacchiare, poi abbassò lo sguardo verso la pergamena che teneva nell’altra mano. «E anche questo era del tutto inaspettato.»

«Be’, l’Andor non ha un bardo di corte» disse Mat.

«Sì» disse Thom, rimirando la pergamena. «Ma qui dentro c’è scritto anche un perdono, per qualunque crimine — noto o ignoto — che io possa aver commesso nell’Andor o a Cairhien. Mi domando chi le abbia detto...»

«Detto cosa?»

«Niente, Mat. Proprio niente. Abbiamo ancora qualche ora prima della cena con Elayne. Che ne diresti se andassimo a comprarti una giacca nuova?»

«D’accordo» disse Mat. «Pensi che potrei ottenere anch’io un perdono come quello, se lo chiedessi?»

«Te ne serve uno?»

Mat scrollò le spalle, procedendo lungo il corridoio con lui.

«Andare sul sicuro non fa mai male. Che genere di giacca hai intenzione di comprarmi, comunque?»

«Non ho detto che avrei pagato io.»

«Non essere così taccagno» disse Mat. «Pagherò io per la cena.» E, dannate ceneri, in qualche modo Mat sapeva che l’avrebbe fatto.

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