CAPITOLO 15 LA SPADA DI ALDONES

Credo di avere dormito.

Alla fine aprii gli occhi nella mia spoglia stanzetta dell'infermeria e vidi Callina seduta accanto a me. I suoi occhi erano pieni di lacrime; mi prese la mano, ma non parlò. Avrei voluto tenerla tra le braccia e strmgerla a me, ma le parole di Kadarin mi trattennero, inorridito. Per il suo bene, non osavo toccarla.

Ma sarebbe stato sempre più difficile; sentii, senza sapere come ne fossi a conoscenza, che qualche riserva interiore di Callina era finita. Non sentivo più il gelo, la superiorità e il consapevole distacco di prima.

«Tutti i nostri sforzi non sono serviti a niente, Callina», le dissi. «Marjus e Linnell sono morti, abbiamo lasciato che i Comyn si servissero della nostra vita come volevano, e adesso che cosa abbiamo ottenuto?»

«Ci sarà ancora il modo di salvare Darkover…» «Al diavolo Darkover! Che i terrestri se lo prendano, e che buon pro gli faccia!»

Callina mi passò la mano sugli occhi; io vidi, confusamente, lo stesso viso demoniaco che mi era apparso altre volte. Poi svanì; vidi Dyan e Kadarin.

«La Spada di Aldones cancellerà Sharra», disse. «Kadarin aiutava i terrestri a fare dei piani, quando… è svanito. Un momento c'era, il momento dopo non c'era più! Come Thyra.»

Questo significava che Sharra era libera. Guardai Callina, con disperazione.

«Ho provato», le dissi, «ma non posso neppure toccare la Spada di Aldones. Regis può toccarla, ma non può usarla da solo. Nessuno potrebbe farlo.»

Le sue dita si strinsero sulle mie. «Ashara ha detto che potresti usare me come fuoco.»

Scossi la testa. Non potevo far soffrire Callina in quel modo. Avrei dovuto letteralmente fare a pezzi le nostre due menti e ricostruirle in modo da averne una sola. Io avevo già fatto quell'esperienza, potevo sopportarla, ma Callina!

Con voce decisa, mi disse: «Sono disposta… se lo sei tu».

Davanti a tanto coraggio, mi dissi che non potevo rifiutarmi. Teneramente, le strinsi il braccio.

«Va bene», le dissi. «Proveremo. Ma pensaci ancora. Voglio che tu sia sicura di quello che fai.»

«Ne sono già sicura adesso», rispose lei.

Era strano vederla in quell'ambiente: la bellissima Callina, con tutto il fascino e il mistero dei comynari, astrale e lontana, in quella nuda stanzetta. L'ambiente privo di eleganza, la brandina su cui avevo dormito, rendevano la sua presenza ancor più fuori del normale.

Rise nervosamente. La sua mano era gelida e fragile. Il contatto fisico può servire ad aprire la mente. Avrei voluto tenerla tra le braccia per quello che dovevo fare, ma non osavo. Con Diana, avevo scoperto che con un abbraccio si potevano far cadere le barriere, ma provavo una strana timidezza. Non volevo entrare nella mente di Callina con un'altra donna nei miei pensieri.

Entrai in contatto.

Per un momento incontrai la resistenza che mi aspettavo, spaventosa e familiare. Come era successo con Diana, ogni difesa della sua mente si innalzò per impedirmi di entrare. Questa volta la colpii con un'onda d'urto; Callina si staccò da me e si portò le mani alla testa, come se con quel gesto potesse fermare il contatto mentale che le apriva la mente, strato dopo strato. Non si opponeva in modo attivo, ma il suo terrore passivo era ancor peggiore. Anche per me, era peggio di quanto avessi mai fatto in precedenza.

Dopo un momento di shock, Callina, pallida e tremante, interruppe il contatto e prese a singhiozzare. Io lasciai che piangesse, la presi tra le braccia, e e a poco a poco il pianto cessò.

«Ho cercato con tutte le mie forze…» mormorò.

«Lo so», risposi.

Callina aveva cercato in tutti i modi di sopportare l'insopportabile. Forse, nessuna donna avrebbe potuto sopportare quel tipo di rapporto assoluto con un uomo. Se io avessi continuato, fino a spezzare la sua resistenza — dopotutto, Marjus l'aveva sopportato e non era morto, e Callina era una Guardiana — sarei riuscito a imporglielo, ma non ero capace di torturare una donna così. Era peggio di uno stupro.

C'era però un'alternativa. Era drastica, ma io ero disperato.

«Puoi creare tu il rapporto?» le chiesi.

Era facile dirlo, ma interiormente tremavo. Mi metteva totalmente nelle sue mani. Lei era una Guardiana, ma non era abituata a creare un fuoco di concentrazione.

Sarei riuscito a sopportare l'abbattimento di tutte le mie barriere? Alcune le avevo innalzate, anni prima, per proteggermi dalla pazzia. Tuttavia, non potevo avere quel genere di esitazioni. Dovevo lasciarglielo fare, semplicemente perché ero più forte di lei.

Il suo contatto era incerto, approssimativo: un tormento. Era difficile resistere alla tentazione di allontanarla dalla mia mente, ma, facendo appello a tutto il mio autocontrollo, abbassai le barriere a mano a mano che lei le toccava.

Come ha fatto a diventare Guardiana, mi chiesi, se è una telepatica così maldestra?

Il collegamento mentale era più forte, adesso, ma Callina non faceva le mosse decisive che avrebbero fuso le nostre identità, e io non osavo muovermi.

Eravamo così vicini alla conclusione che io cominciai a fremere per l'insopportabile necessità di finire, anche a rischio di morire entrambi. La forza scorre verso il polo più debole, e io, che avevo scelto la parte passiva, ero sovraccaricato al limite della sopportazione. A quel punto non riuscivo né a vedere né a udire. Se avessi cercato di interrompere quella tortura, tutt'e due avremmo rischiato la morte. Ma sentivo che presto avrei dovuto correre quel rischio, e anche la morte sarebbe stata un sollievo.

Poi, con mio grande stupore, un nuovo contatto.

Regis!

Incredibilmente, per un singolo, insopportabile momento, si fuse con noi in un impossibile contatto a tre. La forza della fusione fu terribile, e abbatté ogni barriera in ciascuno di noi. Le nostre tre menti si unirono in un'immensa fiammata di forza, troppo vasta perché potessimo comprenderla.

Per non impazzire, interruppi il contatto. Eravamo tornati a essere tre persone distinte. Poi, quando riuscii di nuovo a vedere, Regis era con noi nella stanza, e tendeva le braccia verso di me, che stavo cadendo in avanti, privo di sensi.


«Maledizione, finirò per prendere il vizio», dissi io.

Ero di nuovo disteso sul lettino, e Regis e Callina mi guardavano con ansia. Mi rizzai a sedere, e Regis mi toccò la mano.

«Sei stato tu», mi disse, «a fare la parte più difficile.»

«Che cosa è successo?» domandai.

«Proprio tu non lo sai?» mi chiese Regis. «E, poi, come sono arrivato qui?»

Inghiottendo a vuoto, si voltò verso Callina. Anche se eravamo in rapporto, i nostri pensieri coscienti si erano separati, e io non potevo leggere nella loro mente. Ma un collegamento a tre! Gli Alton potevano fare solo un collegamento a due, e con grave rischio! Tre!

Regis chiese: «Che cosa è successo? Io ho sentito solo una grande esplosione di forza. Poi è cessata, Lew, e ho temuto che tu fossi morto. Il mio solo pensiero è stato quello di raggiungere te e Diana. Non sapevo dove eravate, ero come impazzito, e l'istante successivo mi sono trovato qui, e ti ho visto cadere, e ho teso le mani per prenderti», terminò.

«Io e Callina abbiamo cercato di unire le nostre menti…»

«Callina?» chiese lui. Ci fissò, sgranando gli occhi.

La ragazza si alzò in punta di piedi e gli baciò la guancia.

«Regis», disse piano, «non siamo affatto gelosi. Possiamo fare posto anche a te.»

Regis appoggiò le mani sulle sue spalle.

«Non lo sa?» le chiese. «Neppure adesso?»

«La mia mente è sempre stata chiusa», rispose lei.

Regis si girò verso di me.

«Adesso che siamo tutt'e tre coscienti, e protetti, rimettiamoci in contatto e cerchiamo di scoprire che cosa sia, questa unione di tre menti, e che tipo di potere abbia. A quanto so, è qualcosa di nuovo e unico.»

Fu Callina a metterci in contatto, e questa volta non ci furono esitazioni da parte sua, e io la guardai con una sorta di orgoglio, con aria possessiva. Regis arrossì e distolse lo sguardo.

Se voi due continuerete a trasmettervi questo tipo di pensieri, ci giunse il suo commento divertito, è meglio che mi stacchi!

Poi il cerchio fu completo. Eppure, curiosamente, le nostre barriere erano intatte. Potevamo lavorare insieme, come una singola entità, ai livelli profondi, ma la nostra identità rimaneva inviolata. Eravamo tre persone diverse: solo per la fusione iniziale era stato necessario abbattere le barriere.

Eppure, tra noi c'era un accordo, un'unità che era quanto mai gradevole. Era come se per tutta la vita, fino a quel momento, fossi vissuto con solo un terzo del cervello.

Tre lettori del pensiero, anche se non in rapporto, erano necessari per usare la matrice di Sharra. Il nostro legame, fatto attraverso la Spada di Aldones, era adesso la nostra arma. Regis era la lama, io ero la forza che la impugnava, perché la Dote degli Alton, la mia capacità di imporre il rapporto mentale, era la mano che guidava il colpo. E Callina, posta tra lama e impugnatura, era l'elsa della spada, l'isolamento occorrente.

Era anche evidente il motivo che aveva portato a servirsi del simbolismo della spada. Io e Ridenow, Alton e Hastur, mano e lama, non potevamo congiungere i nostri poteri senza esaurirci nella lotta tra noi, a meno che tra le nostre Doti inconciliabili non ci fosse Callina.

Tutte queste spiegazioni si presentarono in modo spontaneo nella nostra mente. Forse era una sorta di memoria razziale dei Comyn, forse era una conoscenza che ci veniva trasmessa dalla Spada; in ogni caso, non erano ricordi consci. Regis era il fuoco, la sorgente di energia — la matrice, se vogliamo — che, unita alla Spada stessa, ci permetteva di attingere al potere di Aldones, figlio di Hastur che a sua volta era il figlio della Luce… quello che la mia razza chiamava un dio.

Una parte di me, quella che aveva studiato sulla Terra, mi diceva che si trattava di qualcosa di razionale, di forze naturali e di leggi scientifiche, ma c'era anche una piccola componente che non riuscivo a spiegare. Sentivo la presenza di un'entità vivente, nella Spada, e questa presenza era come un'ossessione.

Avevo sentito il tocco demoniaco di Sharra. Quello di Aldones non era malvagio, ma in qualche modo mi inquietava ancor di più. L'infinito bene è terrificante come il male infinito.

Ero ancora debole, però, e Regis (Risparmia le forze, Lew; presto ne avremo bisogno!) sciolse il collegamento. In un certo senso, la cosa mi dispiacque; la mente di un uomo è un luogo spaventosamente solitario. Eppure, non sarei riuscito a sopportare ancora a lungo il contatto.

Regis sfiorò il braccio di Callina.

«Non aspettare troppo tempo», le disse, e si ritirò.

Temevo che anche Callina si ritirasse, ma lei rimase in contatto con me, e questo mi fu di grande conforto. Mi tenne per mano, e mi accarezzò con i suoi pensieri. Io sentii di nuovo una dolcezza che mi parve stranamente familiare, e, nei miei pensieri, Diana e Callina cominciarono a confondersi, come le sfaccettature di una sola gemma.

Non so quanto sia durato quel periodo di riposo, ma all'improvviso, con un forte urto, sentimmo Regis nella nostra mente, e comprendemmo che aveva estratto la Spada dal fodero.

Un istante dopo, lo spazio parve allungarsi e restringersi bruscamente, e ci trovammo nel grande cortile del Castello dei Comyn. Davanti a noi c'era Regis che impugnava la Spada di Aldones, azzurra e scintillante di luce dalla punta all'elsa. Io trattenni il respiro e Callina emise un grido, prese la mia mano e la appoggiò su quella di Regis. Quando le nostre mani si toccarono, tornammo a essere un'unità.

Con i miei sensi resi molto più acuti dalla Spada, vidi in fondo al cortile una nebbia scura che pulsava come una fiamma. Il fuoco di Sharra! E sentii, più che vederla, la seconda triade.

Kadarin, Thyra e Dyan Ardais.

Nel vederli, impazzii per la collera. Per un attimo tornai a essere una sola persona e balzai contro Dyan, spezzando il collegamento. Ma, quando lo toccai, un'esplosione di fiamma azzurra ci separò, e Regis si trovò ad affrontare Kadarin, il quale impugnava la spada di Sharra.

Questa volta, le due spade non caddero a terra. Dalla Spada di Aldones uscì una nebbia luminosa che avvolse Regis in un alone color dell'arcobaleno, Callina in una luce dorata, e me in una luce bianca. Il chiarore sfiorò l'alone scuro di Sharra. E al centro di quell'alone nero, le sagome di Kadarin, Dyan e Thyra presero a pulsare come se fossero il cuore dell'entità che avevano evocato.

Poi, nell'oscurità presero a guizzare lampi di luce, e l'alone di luce venne attraversato da lampi neri, quando le spade si incrociarono. Non erano Regis e Kadarin a lottare con due spade simili, e non era neppure la lotta di una matrice contro l'altra, o di tre menti contro altre tre menti. No, dietro quelle spade c'erano due entità vive e tangibili, senzienti, che si affrontavano. Regis e Kadarin erano soltanto i poli del loro potere. Le forze reali non si affrontavano in questo mondo, perché erano così grandi da non poter essere contenute sul pianeta.

Ma anche la loro proiezione nella nostra realtà era pericolosa. Kadarin portò la mano alla cintura e, con un gesto troppo rapido perché il giovane Hastur potesse pararlo, piantò il coltello nel petto di Regis. Io, che in quel momento ero in lui, non capii se avesse colpito l'Hastur o me. Sentii solo il mortale dolore nel petto, sentii che la Spada gli cadeva di mano. Regis scivolò a terra, ma era ancora collegato con noi: mentre Kadarin si raddrizzava, io afferrai la Spada di Aldones e, usandola come una semplice lama, gliela piantai nel cuore. Kadarin cadde senza un grido. La spada di Sharra cadde a terra. Io estrassi dal suo corpo la Spada di Aldones. La lotta era finita.

La nebbia luminosa tornò a raccogliersi attorno a noi, la nebbia nera cominciò a svanire, adesso che il collegamento era interrotto. Poi, all'improvviso, io trasalii, perché Regis si stava rialzando. Mi tolse di mano la Spada di Aldones. Aveva una macchia rossa sul petto, ma non sembrava ferito. Il nostro collegamento si formò di nuovo. Accanto a me, Callina fissava Thyra con strana, terribile concentrazione, e anche Thyra era immobile, attenta. Nessuno di noi aveva pronunciato una sola parola da quando eravamo arrivati.

Poi, da una porta, uscì all'improvviso una giovane donna, che corse follemente, come se fosse sotto il dominio di un'altra volontà, verso Dyan.

Kathie!

Si fermò accanto a Dyan, terrorizzata, ma lui la prese per la vita e raccolse la spada di Sharra. Kathie urlò. In precedenza era protetta, ma da quando avevo tolto il mio blocco, nella Caverna Sacra, era stata sottoposta alle interferenze mentali darkovane. Era il duplicato di Linnell, e aveva i suoi stessi poteri mentali.

Dyan la costrinse a entrare nella triade di Sharra. Kathie, Dyan e Thyra parvero quasi fondersi tra loro.

La Spada di Aldones prese a vibrare come se fosse viva. Poi Callina, con tutta la sua forza, cercò di staccare Thyra dalla triade di Sharra. Era solo un contatto telepatico, non la nostra fusione delle menti, ma vidi quella specie di fulmine colpire Dyan, e nello stesso tempo sentii il grido mentale di Callina.

Adesso, Lew!

C'era solo una minima possibilità di riuscita, ma proiettai la mia mente verso Thyra, in modo da separarla da Dyan. Kadarin era stato per così tanto tempo sotto l'influsso di Sharra che non poteva più staccarsi da essa. Per quanto avesse odiato Dyan, era stato costretto ad aiutarlo. Ma Thyra, forse, poteva essere ancora raggiunta. Freneticamente, le trasmisi un solo pensiero.

Marja! Marja è morta! Dyan l'ha uccisa!

Thyra si mosse con la rapidità di un serpente. Strappò la spada di Sharra dalla mano di Dyan, e con tutta la forza della sua mente si rivoltò contro di lui. E anch'io, che un tempo ero stato collegato con Sharra, approfittai di quel ponte mentale per colpire Dyan con la Dote degli Alton.

In un attimo, Dyan scivolò a terra e la sua mente si spense. Era morto.

La nebbia scura continuò a pulsare come un cuore. E mi accorsi che cercava di attirarmi dentro di sé! Per un momento, Regis e Kathie vennero esclusi dal contatto e si formò una nuova triade: Thyra con la matrice di Sharra, Callina con quella di Aldones e io come polo di potere, preso tra loro in quel terribile scontro.

Ma il legame mentale tra me, Callina e Regis era più forte del potere di Sharra; il mio collegamento con Sharra si spezzò, e io mi liberai di essa. Mi avvicinai a Callina e formammo di nuovo la triade pura, quella che avevo spezzato quando ero corso verso Dyan: la mano di Callina come isolante tra quella di Regis, che teneva la spada, e la mia, e la sua mente come protezione reciproca. Se Regis e io fossimo entrati in contatto mentale diretto, o se ci fossimo toccati fisicamente, il potere della Spada ci avrebbe inceneriti.

La nebbia nera si raccolse su se stessa per un nuovo attacco, e indugiò sulle forme dei due uomini stesi a terra e su Thyra.

E Kadarin si alzò!

Era morto. Eppure, con i movimenti scattanti di una marionetta comandata dai fili, si alzò in piedi. Spinte dalla nebbia scura, tre mani si strinsero sull'impugnatura della spada di Sharra. La nebbia si illuminò e nel suo interno comparve una faccia. La faccia che avevo visto la notte della Festa, quando i Comyn erano stati colpiti dal terrore e Linnell era morta.

Ma adesso sapevo chi fosse.

Molto prima di Ashara, un'altra Guardiana — una Hastur, con la sua Dote nel corpo e nel cervello: la matrice vivente — aveva usato i suoi poteri per costituire una matrice che duplicasse il potere della Spada di Aldones. Ma due matrici identiche non possono esistere nello stesso universo, e Sharra, Guardiana degli Hastur, era finita all'esterno del nostro mondo.

Però, la matrice — non la matrice vivente del suo cervello, ma quella della spada di Sharra — era rimasta nel nostro mondo e le permetteva di entrare in contatto con esso, quando veniva evocata da telepatici dotati degli opportuni talismani. Benché nell'altro universo avesse cambiato la sua natura, possedeva ancora i suoi poteri, e venne chiamata dea, o demonio.

Ma Sharra era stata incatenata dal Figlio di Hastur, diceva la leggenda che Ashara mi aveva ricordato. E adesso un altro Figlio di Hastur, rafforzato dall'unione di tre menti dei Comyn, impugnava la matrice di Aldones e la ricacciava indietro.

Sotto un potere così forte, lo spazio si lacerò e si contorse. Per prima, Kathie venne riportata nel punto da cui l'avevamo prelevata, e, almeno per quanto riguardava lei, l'equilibrio venne ristabilito.

Adesso, il fuoco del potere di Sharra era tenuto aperto soltanto da Thyra e da Kadarin. E Sharra continuava a chiamarmi a sé! Io, che per tanto tempo ero stato in fase con Sharra, tremavo e venivo attirato verso la mostruosa entità che, anni prima, avevo contribuito a evocare. Mi afferrai disperatamente a Callina per non essere trascinato via.

Ma Callina non riusciva a resistere. Sentii che la forza di Aldones si affievoliva, e nel cuore della nuvola nera il volto di Sharra divenne più grande e luminoso.

Non sentivo più la presenza di Gallina!

Al posto suo, la presenza glaciale di Ashara, il suo vuoto punteggiato di stelle. La triade di Aldones si dissolveva, e io stavo per lanciarmi tra le fauci di Sharra…

Poi, dopo un istante impercettibile, sentii uno schianto secco, come se si fosse spaccato un cristallo, e Callina ritornò accanto a me. La sua forza mi legò nuovamente a Regis e non vacillò più. La nebbia luminosa ci circondò e le nostre tre menti divennero un contenitore, la Coppa in cui si riversò il Potere del Dio.

Regis parve aumentare di statura, e la luce azzurra della Spada lo avvolse come un mantello.

E, avvolto nel suo mantello di luce vivente, Aldones scese in lui!

Come una scintilla incandescente, vidi la matrice di Sharra brillare attraverso il metallo della spada. E la sua luce puntò contro la testa di Regis-Aldones, che brillava come un diadema.

Un tempo, credo, Kadarin sarebbe riuscito a evocare l'intero potere di Sharra e a vincere. Facendo appello a tutto il suo essere: volontà, nervi, corpo e cervello. A quel punto, non si poteva più distinguere quale fosse l'uomo e quale la matrice.

Ma Kadarin era umano, e in quel momento decisivo, quando ormai non provava più odio per me, la sua volontà si rivolse contro di lui, e gli fece cercare la propria distruzione. Questo rese vulnerabile Sharra.

Due matrici identiche non possono esistere nello stesso universo. Ma, se sono controllate da due cervelli diversi, la leggera differenza che si instaura tra loro permette che coesistano per qualche tempo, a spese di una distorsione che isola dallo spazio-tempo normale le matrici e lo spazio circostante. Capii che Sharra stava per perdere perché sentii di nuovo la forte attrazione a ricongiungermi con Kadarin e con Thyra, come quando eravamo felici insieme, ai bei vecchi tempi. Per catturarmi, Sharra faceva appello alla forza e al coraggio di Kadarin, alla bellezza e alla generosità di Thyra, com'erano prima che lei stessa le soffocasse.

Ma, dopo un momento in cui resistetti con tutte le mie forze, la faccia di Sharra si ridusse a uno spettro. Kadarin e Thyra si abbracciarono; per un momento vidi che rimanevano uniti, mentre la nebbia spariva. Poi anche il volto di Sharra scomparve per ritornare nell'inferno da cui era uscito, e anche le figure di Thyra e di Kadarin sparirono bruscamente, per finire… dove?

Aldones, Signore della Luce che Canta! Hai avuto un po' di pietà anche per loro?

Ma anche la luce di Aldones era sparita. Io, Lew Alton, ero inginocchiato sulle pietre ancora umide per la pioggia notturna, nel cortile del Castello, e a est si levava il chiarore dell'alba. Abbracciavo Callina e guardavo un giovane che, ancora tremante per lo sforzo, impugnava una spada da cui, ormai, era sparita ogni luce.

Non c'era segno di Kadarin e di Thyra, e nemmeno di Kathie. Dyan era morto, e il suo corpo carbonizzato era steso sulle lastre di pietra del cortile, che, attorno a lui, erano tutte bruciacchiate. Accanto a lui c'erano i frammenti delle spada di Sharra: semplici pezzi di metallo. Nell'impugnatura non c'era alcuna matrice, il metallo era annerito dal fuoco e le gemme erano sparse sulla pietra. Quando i primi raggi del sole le illuminarono, parvero fremere come se fossero vive.

Poi, in pochi istanti, si trasformarono in vapore, come gocce di rugiada. La spada di Sharra era spezzata e anche il potere di Sharra era stato spezzato, sul nostro mondo.

Regis continuava a fissare la Spada di Aldones. Era pallido e tremava come se avesse i brividi. Poi, lentamente, la infilò nel fodero. Da lui pareva irradiarsi una grande pace, che ci avvolse tutti. Nell'ultimo scontro, la matrice di Sharra aveva trasformato Kadarin — che non era né un debole né un malvagio — in un amico. E la Spada di Aldones, quando il Dio era entrato in lui, aveva trasformato Regis in… che cosa?

«Regis», gli domandai, con le labbra rigide. «Che cosa sei?»

«Un Hastur», rispose con grande serietà. E la leggenda diceva che Sharra era stata incatenata dal figlio di Hastur, che era figlio di Aldones, che era figlio della Luce.

Si allontanò da noi per entrare nel castello. In quel momento aveva l'espressione di un dio… ma anche di qualcosa di meno… e di più. Una suprema soddisfazione, e una terribile solitudine. Poi anche quella svanì, e tornò a essere un giovane, condannato a ricordare per sempre l'istante in cui era stato un dio, e a non poterne mai più avere un altro uguale.

Il sole gli illuminò i capelli, che adesso erano bianchi come la neve, prima che sparisse dietro una porta.

Vidi Diana uscire dalla Torre e venire verso di me. Camminava lentamente, come in un sogno. Arriva adesso, pensai. Quando tutto è finito… Ma non pensai più a Diana, perché Callina si era alzata.

E io, per la prima volta, la potevo abbracciare senza paura.

Ma ogni desiderio sparì bruscamente da me, perché vidi gli occhi gelidi di Ashara.

Avrei dovuto capirlo fin dal primo momento.

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