6. Il punto cieco

Un’altra! - gridò Forrestier.

La detective Roxanny Gauthier guardò. Nello schermo a parete quello che si stava alzando oltre il bordo del Ringworld era poco più che un puntino confuso. La Gray Nurse era di pattuglia fra le comete interne, molto lontano da qualsiasi azione nel Ringworld.

Hai visto da dove veniva? - chiese Roxanny.

Come l’altra, da uno dei grandi oceani salati, un gruppo di isole.

L’equipaggio del ricognitore da caccia in realtà non sapeva niente. Guardava un video ritrasmesso dal Comando. Gli ufficiali potevano trasmettere i dati che preferivano e ciò non impediva all’equipaggio di fare ipotesi.

La prima era troppo piccola - disse Roxanny. - Anche questa. Non sono navi, sono semplici sonde.

Veloci, però. Detec Gauthier, cos’è quello?

Quello, che saliva dalla stessa isola nel Grande Oceano, era un puntino più grande, allungato, che si muoveva con la stessa incredibile velocità della sonda.

Quello è davvero una nave - disse Roxanny. Il quartier generale doveva risponderne! La Gray Nurse non avrebbe combattuto. Era una portaerei. Lunga e snella, portava venti ricognitori da caccia. Roxanny apparteneva all’equipaggio del caccia Snail Darter.

L’equipaggio comprendeva circa due uomini ogni donna, tutti fra i quaranta e gli ottant’anni. Se eri più giovane dei quaranta, il Comando non si fidava dei tuoi riflessi. Se avevi più di ottant’anni, perché non eri stato promosso? Nel sistema solare era l’equipaggio migliore. Lì, in quel posto strano, alcuni si erano stupiti d’essere nella media.

Roxanny Gauthier aveva cinquantun anni ed era ancora una delle migliori. Non risentiva della mancanza d’azione. Per due anni aveva apprezzato le modeste strutture ricreative della Gray Nurse, si era tenuta in forma, aveva lottato strenuamente nelle simulazioni di guerra e aveva migliorato la propria cultura. Apprezzava i giochi di dominio. Alcuni a bordo del caccia erano intimiditi da lei.

La Guerra Periferica non poteva durare in eterno. Le forze coinvolte controllavano energie troppo potenti. Se stavano coinvolgendo lo stesso Ringworld, niente sarebbe durato a lungo.

La Gray Nurse entrò in azione. La voce del Comando, placida, non del tutto tranquillizzante, comunicò: - A tutti gli equipaggi dei ricognitori da caccia. In cinquanta o sessanta ore attraverseremo il sistema interno. Fino a quel momento siete in libertà. Mangiate, dormite, lavatevi. Dopo il lancio, rimpiangerete di non averlo fatto.

Due o tre fecero pernacchie. Dal loro arrivo, dieci mesi prima, la Gray Nurse non aveva ancora lanciato un caccia.


Il lancio fu una sofferenza. Louis udì un gemito di generatori di gravità e sentì scendere su di sé un peso pari a un pianeta, che gli strizzò dai polmoni tutta l’aria. In teoria non doveva accadere, pensò. Poi


discontinuità


la visuale sobbalzò, blu

scuro mascherato da colori fiammeggianti intorno a un disco nero. Le fiamme morirono e il sole rimase un disco ancora più nero contro un cielo nero.

Louis poteva respirare di nuovo. La parete della nave proteggeva dalla luce solare non filtrata, sovrapponendo sul sole una macchia nera. Quando abituò gli occhi alla luce, Louis riuscì a scorgere le stelle e, qua e là, una coda di motore a fusione. Una nave, un modello avanzato della ARM, passò come un lampo, troppo vicino.

— Scusatemi — disse Armonista. — Ho rielaborato il generatore di campo di stasi. Impiegava troppo tempo, ci avrebbe lasciati vulnerabili, ma ora si avvia abbastanza in fretta. Lo modificherò. Siete tutti a posto?

— Potevamo rimanere spiaccicati! — si lamentò Ultimo.

— Dov’è Hanuman? — chiese Accolito. Comparve una finestra virtuale e zumò. — Là, davanti a noi.

La Guerra Periferica cominciava a notare la minuscola nave di Hanuman e quella, più grande, che la seguiva a quattro minuti. Armonista procedette a scatti per evitare pericoli invisibili. Davanti a loro, la Sonda Due di Hanuman ondeggiava per tutto il cielo. La chiazza nera sovrapposta al sole si espandeva. Armonista usò i propulsori per un’impennata sostenuta; virò nel bel mezzo dell’accensione. La visuale di prua si oscurò, poi si schiarì.

Sonda Due era scomparsa.

Louis non aveva avuto alcuna possibilità di conoscere il piccolo difensore. — Con questo cosa si è concluso, Armonista? — chiese.

In un fuoco pirotecnico le armi della Guerra Periferica seguirono il percorso ondeggiante della Needle. Armonista non vi badò. — Ciò che hai visto non Ci procura niente per ora…

Sonda Due era ricomparsa! Si era mossa, in avanti, di 250.000 miglia. “Maledizione” pensò Louis “che cos’ha combinato Hanuman?”

— Ci mettiamo costantemente alla prova l’un l’altro, vero, Louis? — disse Armonista. — Lascia che ti mostri cosa ho appreso.

L’urlo orchestrale del burattinaio soffocò l’”Aspetta!” gridato da Louis. Armonista mosse le mani.


C’erano colore e flusso. Non c’erano forme, solo schemi di flusso di luce e alcune piccole sagome a virgola.

Nel Punto Cieco dell’iperspazio Louis non era mai riuscito a vedere niente. Passare nell’iperspazio, così vicino a un sole, era follia, ma la Sonda Due di Hanuman l’aveva fatto. E in qualche modo era riemersa. Armonista stava per fare la stessa cosa! Gli gridarono di non farlo, ma lui non cambiò idea. Passò nell’iperspazio, anche così vicino al sole.

Nato e cresciuto nella Mappa della Terra, Accolito non aveva nemmeno sospettato il pericolo. Il lancio era già stato abbastanza spaventoso per lui. In quell’incubo di luce rimescolata e di guizzanti virgole scure stava solo prendendo fiato per emettere un ruggito, quando furono di nuovo fuori.

Stelle. La singolarità non li aveva inghiottiti, li aveva sputati fuori. Louis si guardò intorno, assaporando la possibilità di vedere. Appena dietro di lui c’era una mezzaluna nera orlata di fuoco: il sole tagliato in due. Un viaggio sbagliato nell’iperspazio poteva in teoria portarli da qualsiasi altra parte. Louis non si aspettava di vedere un nero arco del Ringworld oscurare metà del sole: con tutti i quintilioni di soli nell’universo, non aveva immaginato d’essere ancora vicino a quello, ma era lì.

Armonista disse: — Ultimo… no? Louis, allora. Mi dirai se quello era il Punto Cieco di cui parlano le tue storie?

— Il Punto Cieco è ciò che non vedi nell’iperspazio — rispose Louis. — Se provi a guardare da un oblò, sei cieco. Vedi solo ciò che è dentro la cabina. Per questo la gran parte dei piloti usa vernice e teli per coprire uno scafo della General Products. Ci sono però scherzi di natura e altre EL che almeno usano un rivelatore di massa senza impazzire. Io posso farlo. Ultimo? — Il burattinaio era ripiegato su se stesso come uno sgabello. — Accolito?

— Armonista — disse lo Kzin — se in volo nell’iperspazio non ci vedi, sarà una corsa divertente.

— Ma non è questo il punto! — cercò di spiegare Louis. — Le navi si limitano a sparire, se entrano nell’iperspazio vicino a una grande massa. Lo spazio è troppo distorto. Cos’è accaduto? Dovremmo essere morti o chissà dove in questo o in un altro universo. Invece siamo ancora nel sistema del Ringworld.

— Non ho trovato teorie convincenti nelle registrazioni — disse Armonista. — Devo elaborarne una. Iperspazio è un termine falso, Louis. L’universo cui si accede con il motore iperspaziale corrisponde punto per punto al nostro universo einsteiniano, ma ci sono velocità prefissate, quantizzate. Sai che si può mappare ogni parte di un dominio matematico nell’intero dominio? Per ogni punto in un dominio puoi porre un unico punto nell’altro. Pensavo che qui la relazione fosse punto per punto, a parte il fatto che lo spazio distorto dalla vicinanza di una massa non è rappresentato. Una nave che tentasse ciò che ha fatto Hanuman non andrebbe da nessuna parte. Allora ho pensato a un modello alternativo. Dovremo guardare le registrazioni per sapere se ho ragione, ma in fin dei conti Hanuman è entrato davvero ed è uscito… Scusatemi. — Si girò verso i comandi.

La Needle cominciò a fare schivate. La guerra non li lasciva passare. Fuochi termonucleari fiorirono intorno a loro. La nave ondeggiò e un’oscurità protettiva si riversò sulle pareti.

Louis avrebbe volentieri sbattuto qualcosa di pesante sulla testa di Armonista fino a costringerlo a parlare, ma non era prudente farlo mentre pilotava in una tempesta di fuoco.

— Notare che non abbiamo viaggiato lontano nell’iperspazio — disse Armonista. — Nemmeno Hanuman. Un anno luce in tre giorni è tipico nello spazio libero da masse. Così vicino a una stella, lo spazio non è piatto. Non sono neppure sicuro che abbiamo superato la velocità della luce. Siamo decollati a un decimo di c. Fra qualche ora saremo fra le comete. Allora potremo usare in sicurezza il motore iperspaziale. Ultimo, prendi tu i comandi?

Una testa spuntò sopra la criniera ingemmata. — No.

— Allora entra nella memoria della nave e richiama i dati che abbiamo raccolto.


Un puntatore di massa non può registrare, perché la mente di chi lo usa è un componente essenziale. Armonista aveva costruito un congegno migliore, che scattava fotografie nell’iperspazio. Uno schermo virtuale mostrò i colori filanti che Louis ricordava e un punto viola scuro che si espandeva in una forma a girino.

— Questo spiega perché non siamo andati lontano — disse Armonista. — Troppo vicini alla massa del sole…

— Dentro la singolarità — disse Louis.

— Louis, non penso affatto che qui ci sia una singolarità matematica. Nella libreria di Ultimo ho trovato riferimenti a un puntatore di massa. L’hai mai usato?

— Ce n’è uno davanti a te. Funziona solo nell’iperspazio.

— Questo? — Una sfera di cristallo, al momento inerte. — Cosa credi di vedere, con questa?

— Stelle.

— Luce stellare?

— No. Un puntatore di massa è un congegno psionico. Ti fa percepire, ma non con i sensi normali. Le stelle sembrano più grandi della realtà, come se tu vedessi un intero sistema solare.

— Tu percepivi questo — disse Armonista. Indicò una registrazione video di pittura al neon fluttuante in olio. — Materia invisibile. La massa mancante. Strumenti nello spazio einsteiniano non la trovano, ma si ammucchia vicino ai soli nell’altro dominio che chiami iperspazio. La materia invisibile aumenta la massa delle galassie, cambia il loro spin…

— Ci siamo andati a sbattere?

— Quadro sbagliato, Louis. I miei strumenti non hanno registrato nessuna resistenza. Faremo la prova in seguito. Forse sarebbe stato diverso, se quella ci avesse raggiunto. — Un’ombra a virgola, viola scuro.

— Troviamo vita da tutte le parti, in questo universo. Saremmo sorpresi se un’ecologia si fosse sviluppata all’interno della materia invisibile? E se ci fossero predatori?

Forse Armonista era davvero pazzo, pensò Louis. — Secondo te, navi che usano il motore iperspaziale vicino a una stella vengono divorate?

— Sì — rispose Armonista.

Follia. Ma… Ultimo continuò il lavoro sulle registrazioni e sugli strumenti della Needle. Non era trasalito all’idea di predatori pronti a divorare una nave spaziale.

Il burattinaio già sapeva!

— Siamo rimasti nell’iperspazio solo un momento — disse Armonista — ma quegli ipotetici predatori hanno una sola velocità, Louis, ed è notevole. Singolarità è un termine matematico. Di sicuro la matematica c’entra, ma può essere più complessa di semplici luoghi dove una equazione dà infinito. In questa palude di materia invisibile la velocità tipica può essere drasticamente ridotta. La prova è che siamo vivi.

— Siamo osservati — disse Ultimo. — Percepisco raggi telemetrici dei telescopi della ARM e del Patriarcato e rilevatori di neutrini. Navi cominciano ad accelerare verso l’interno. La nave di Sheathclaws ospita telepati di entrambe le specie, che però non possono ancora raggiungerci. Ho trovato il gruppo di comete che nasconde l’ammiraglia degli Kzinti, la Diplomat. Si trova dall’altra parte del sistema solare, a sette ore luce di distanza, e si allontana dietro di noi. Armonista, hai un piano?

— Ho solo la parte semplice — rispose il difensore Ghoul. — Osserveremo la Guerra Periferica mentre costeggiamo verso l’esterno. Lasciamo che la nostra velocità ci porti al di là della zona pericolosa, la zona della materia invisibile dove sono in agguato i predatori. Poi giriamo intorno al sistema nell’iperspazio. Ci avviciniamo alla Diplomat dall’altro lato. E aspettiamo sviluppi.


Trascorsero ore. La Guerra Periferica non mise ancora alla prova le difese della Needle. Quando il sole fu solo un vivido punto luminoso e il Ringworld poco più di un punto, Armonista chiese: — Ultimo, puoi percepire direttamente l’iperspazio?

— Sì.

— Io, no. Ma se per paura non puoi pilotare, devo pilotare io la Needle.

Il burattinaio si tolse dalla posizione rannicchiata. Prese i comandi della Needle. — Dove devo pilotarla?

— Portaci a dieci minuti luce verso l’esterno, a partire dall’ultima posizione della Diplomat.


Gli esseri umani non possono guardare nel Punto Cieco. La maggior parte impazzirebbe. Alcuni possono usare un puntatore di massa per viaggiare nell’iperspazio e mantenere la sanità mentale. Alcuni Kzinti possono percepire l’iperspazio direttamente: per cinquecento anni le loro femmine si sono accoppiate nella famiglia del Patriarca. Stavolta non c’era niente. Né buio né grigiore privo di forma e neppure il ricordo della vista. Louis armeggiò fino a rendere opaco lo scafo negli alloggi dell’equipaggio.

— Non ne so abbastanza per fare domande intelligenti, Louis — disse Accolito.

— Va tutto bene. Questo lo capisco. È viaggio nell’iperspazio come lo vedevo un tempo. Siamo fuori della… linea di demarcazione. Anche se devo disimparare tutto ciò che so. — Per tutta la vita aveva pensato in termini di singolarità matematica. In un tale sistema, il regno delle masse pesanti, soli e pianeti, era indefinito nell’iperspazio. Le navi non potevano andarci. — Facciamo solo una manovra standard. Abbiamo una velocità, giusto? Ci siamo lanciati dal Ringworld verso il sole e al di là. Ma Ultimo ci porta a fare un mezzo giro intorno al sistema nell’iperspazio. Quando saremo fuori, avremo la stessa velocità iniziale, ma punteremo di nuovo verso il sole e il Ringworld.

— Siamo fuori — disse Ultimo. Si trovavano nel nero dello spazio, con una stella troppo vivida. Erano stati nell’iperspazio per circa cinque minuti. — La Guerra Periferica — riprese Ultimo — di norma non arriva così lontano. Per il momento siamo al sicuro. Il nostro vettore di velocità è diretto verso la Diplomat. Dovremmo agire entro dieci minuti, prima che la Diplomat si accorga della nostra scia di neutrini e della radiazione di Cherenkov.

— Datemi una panoramica — ordinò Armonista.

Dieci minuti luce sono una distanza superiore a quella fra la Terra e il Sole. La finestra virtuale si aprì, zoomò, estrasse dal panorama stellare una rada cometa e zoomò… Una lente d’acciaio e di vetro, la nave degli Kzinti, emergeva dal nascondiglio nella cometa. La sfera più grande, appena comparsa, era la Long Shot in avvicinamento.

Armonista diede appena un’occhiata. — Ci vorranno alcuni minuti per la collimazione. Abbiamo tempo. Ultimo, mostraci cosa abbiamo registrato in quest’ultimo balzo iperspaziale.

La registrazione della videocamera era vuota. Louis ridacchiò. Armonista lo rimproverò. — Louis, non c’è niente da vedere. Siamo fuori dell’involucro di materia invisibile intorno alla nostra stella. Dove non c’è materia invisibile, non c’è nemmeno spazio. Possiamo viaggiare più veloci della luce nel vuoto perché la distanza in questo dominio è drasticamente contratta. Ora devo solo capire perché c’è più di una velocità tipica. Lo scoprirò studiando la Long Shot. Ultimo, portaci a tiro della Diplomat.

— Due caccia sorvegliano il lato più vicino della cometa.

— Li vedo. Usa il motore iperspaziale. Batteremo la nostra stessa luce. — Il Punto Cieco comparve solo per un istante.

Il bersaglio era ancora troppo lontano, fuori vista, ma la finestra virtuale lo tenne inquadrato: una vaporosa cometa scura, attorniata di satelliti di ghiaccio a forma di vescia, e quattro navi, due delle quali collegate. Le nodose mani di Armonista danzarono sui comandi. La Needle scattò avanti, con un gemito di motori gravitazionali. Le navi più grandi, la Diplomat e la Long Shot, collegate mediante le camere d’equilibrio, si avvicinavano rapidamente.

— Prendo i comandi — disse Armonista.

La Diplomat sparò con i laser. Gli alloggi dell’equipaggio divennero neri. La finestra virtuale guardava una cosa diversa dalla luce. Uno stormo di puntini si dirigeva verso di loro. La Needle non aveva razzi, Armonista adoperava solo propulsori. La finestra virtuale scomparve e lo scafo fu spinto lateralmente, poi indietro. Louis ebbe appena il tempo di capire che erano in contatto. Poi la gravità nella cabina della Needle crebbe con il gemito dei generatori. Tre navi, unite insieme, cercarono di girare intorno al comune centro di massa.

La Diplomat si staccò, rotolò, rimpicciolì. La Hot Needle stava usando al massimo la pressione laterale per spingere la Long Shot. I propulsori contro la massa della Long Shot avrebbero prodotto circa dieci g e la Long Shot, quando Louis l’aveva pilotata, non resisteva a quella gravità. Nel ristretto spazio non c’era posto per macchinario in più, così almeno lui aveva immaginato. Dieci g avrebbero appiattito qualsiasi Kzinti a bordo, l’avrebbero stordito o ucciso.

La Diplomat lanciò un nugolo di missili e poi scomparve in una palla di fuoco dal nucleo nero. I missili scintillarono. Armonista stava esercitando la propria abilità nel tiro. Le navi da guerra non aprirono il fuoco, forse per paura di danneggiare la Long Shot. Armonista distrusse la nave di scorta. L’altra rimase indietro.

Una nave che trasporta antimateria è molto vulnerabile, pensò Louis. Un’idea rassicurante o solo terrificante?

La spinta della Needle si esaurì. Armonista aveva abbandonato la poltroncina. — Scomparto navetta! — gridò. Raggiunse un disco passatoio e traslò. Accolito lo seguì prima che Louis potesse accennare a un movimento. La parete era tornata finestra virtuale e la Long Shot era un pianeta incollato allo scafo della Needle, con la cabina incastrata alla nuova camera d’equilibrio, la visuale bloccata dalla “colla” color bronzo. Louis si districò dalla rete di sicurezza, arma in pugno, e corse verso il disco passatoio. Vide Armonista attraversare in fretta l’hangar, tuffarsi nella camera d’equilibrio, chiuderla, aprire il secondo portello, saltare, con Accolito sempre alle calcagna. In un lampo fu nell’hangar.

Correva tre metri dietro Accolito, chino in avanti perché stava per entrare in caduta libera, e impugnava una pistola laser. Un vero pirata, pensò, imbaldanzito. Non s’aspettava di trovare resistenza.

Ma vide uno sfrigolante lampo luminoso nel punto dove Armonista era scomparso. Accolito si bloccò di scatto, poi balzò fuori vista.

Ora in caduta libera, Louis piantò i piedi contro la parete e saltò. Gravità artificiale lo sbatté sul pavimento. Louis sarebbe rimasto perplesso, se avesse avuto il tempo di riflettere. La Long Shot non aveva generatori di gravità. Il sistema supporto vita della Long Shot consisteva solo nella ristretta cabina del pilota e nel sovrastante locale per il riposo, ora occupato da Armonista e da tre Kzinti. Due di questi giacevano in pozze di sangue arancione, morti, per ferite da taglio e ustioni. Il terzo pareva una vaporosa nube di pelo giallo e nero, munita di denti. Louis lo tenne sotto tiro finché non fu sicuro che si trattava di Accolito.

Nel casco gli risuonò la voce di Armonista. — Il tempo passa. Louis, prendi posto come pilota. Accolito, torna alla Needle. Ultimo, va’ con lui. Sapete cosa fare.

Louis si contorse per oltrepassare Accolito e si accomodò nel sedile del pilota. Accolito spinse nella zona di riposo i cadaveri dei due soldati del Patriarcato e scattò verso la camera d’equilibrio. Il burattinaio l’aveva preceduto.

La voce di Armonista li seguì. — Ultimo, cosa significa trovare gravità a bordo della Long Shot?

Silenzio.

— Ultimo!

Il burattinaio era riluttante a rispondere. — Fa pensare che il Patriarcato abbia risolto alcuni dei nostri segreti. Una parte della roba che abbiamo ammassato sulla Long Shot consisteva in strumenti di raccolta dati. Alcuni erano semplice fumo negli occhi. La squadra scientifica del Patriarca avrà scoperto quanto spazio superfluo c’è sulla nave. L’avranno usato per installarvi un generatore di gravità e chissà cos’altro. Cosa avrebbero fatto, soldati umani o kzinti, con una nave così veloce, se avessero saputo che c’era spazio supplementare per propulsori, caccia e armi? Armonista, se non riesci a immaginarlo, chiedi a Louis.

— Louis?

— Accontentatevi che la nave è di nuovo nostra — replicò Louis. Esaminò il quadro comandi della Long Shot. Un secondo quadro, meno elaborato, era posto accanto al primo e tutte le scritte erano in caratteri kzinti. La gravità generava un movimento ondulatorio. Erano in movimento e il generatore aveva difficoltà a vedersela con una configurazione squilibrata.

Armonista era dietro Louis, gli stava addosso. — Puoi pilotarla?

— Sì. Mi basta chiudere gli occhi…

— Sai leggere la Lingua degli Eroi?

— No.

— Io sì. Lasciami il posto. Torna con gli altri sulla Needle.

— Posso pilotare la Long Shot. Ricordo i comandi.

— Sono stati cambiati. Vattene.

— Sai pilotare questa nave?

— Devo fare il tentativo. Vattene.

Quando Louis entrò nell’hangar della Needle, Accolito era già andato via. Louis attese qualche istante per far sbollire l’ira. Era tipico di un difensore, pensò, scommettere la sua vita e quella di tutti gli altri sulle proprie capacità non ancora maturate, su teorie nebulose, su rischi che lui stesso non avrebbe corso neanche quando aveva dieci o vent’anni.

La Needle sobbalzò e si staccò dalla Long Shot.

Louis trovò il disco passatoio nascosto e passò negli alloggi dell’equipaggio. Accolito era lì. Ultimo, sul ponte di volo, dava loro la schiena. Disse: — Dobbiamo procedere separatamente. Louis, Accolito, legate le cinture.

— Dovevo essere il secondo pilota — disse Accolito.

— I piani cambiano — replicò Ultimo, senza girarsi.

Louis non si domandò come Ultimo avesse ottenuto il controllo sulla bronzea “colla” che univa i due scafi. Anche Armonista non esitò. Dalla Long Shot disse: — Come vuoi, Ultimo. I tuoi nemici in questa parte dello spazio comprendono ogni nave della ARM e del Patriarcato e molto probabilmente tutti gli estranei. Ho rivestito di scrith lo scafo della Needle per avere due strati di difesa, ma l’antimateria è ancora un pericolo. Torna meglio che puoi alla Mappa di Marte.

Ultimo non rispose. La Needle virò verso lo spazio interstellare.

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