Con la mano e con il piede Hanuman si aggrappò al bordo del disco passatoio. Rocce simili a denti color ruggine lo aspettavano molto più in basso. Per milioni di falan la sua specie aveva saputo che cosa fare in caso di caduta.
Proserpina attraversò in un lampo. Hanuman le afferrò la cintura, ma lui non serviva: Proserpina aveva il bordo del disco passatoio. — Trappola — disse. Si tirò su una roccia color ocra. — Rozza. Alieni?
— Armonista è accurato — replicò Hanuman. — Dalla casa di Penultimo potrebbe arrivare qualsiasi cosa. Ci ha detto di aspettare, Proserpina. Ci ha mandato una catasta di servizio.
— Seguimi — disse Proserpina. Con una rotazione scavalcò il bordo e atterrò con un colpo sordo sul disco passatoio. Non accadde niente. — Gauthier ha cambiato il collegamento.
— Conosco i protocolli — disse Hanuman. Aprì la tastiera, liberò la mano e batté velocemente sui tasti. — Perderemo il collegamento di Gauthier. T’interessa dove sono andati la detec e l’indigeno?
— Quella cambierà di nuovo la regolazione. Sono perduti nella rete. Andiamo.
Hanuman si buttò giù e fu altrove.
Sotto una semisfera di cielo artificiale ardeva un sole basso, rosso e appiattito. La prateria si estendeva intorno a Hanuman. In lontananza si scorgeva un lago e una bassa foresta.
Proserpina comparve alle spalle di Hanuman. Rimase sorpresa nel vedere il sole basso. — C’era qui un difensore nato su un pianeta?
— Sì — rispose Hanuman. — Non conosco i particolari.
— Sono affamata — disse Proserpina. Si diresse a lunghe falcate verso gli alberi.
— Presumo che i difensori perdano l’appetito, quando hanno ben poco da difendere. Sei stata in ozio per molto tempo?
Correvano fra grano giallo e Hanuman non teneva il passo. Riconobbe gli alberi più avanti. I suoi ricordi da riproduttore erano confusi. Lui era vecchio, meno veloce, cominciava a sentire dolori alle articolazioni. Il branco aveva combattuto un intruso. Hanuman, il più feroce dei maschi, era arrivato tanto vicino da fiutare un odore che spargeva una furia di fame. Aveva mangiato tanto da istupidirsi, poi era andato in letargo, poi… si era svegliato così, in una sacca di foresta trapiantata profondamente sotto terra, con un proprio sole vagante. La sua stessa foresta per non farlo impazzire ed enigmi per addestrargli la mente da poco espansa.
Gli alberi erano da frutto. Piante più basse crescevano al limitare. La vita del Ringworld era la vita di Pak e tutto ciò che cresceva era commestibile. Proserpina affondò le mani nel terriccio scuro. Ne strappò una radice gialla e la mangiò. Ne diede un’altra a Hanuman.
A un certo punto chiese: — Dov’è Armonista?
— Non posso chiamarlo. — La tuta pressurizzata che Proserpina aveva modificato per lui era una soluzione di fortuna. Non si adattava bene e non aveva un collegamento radio con Armonista. — Ci troverà lui — concluse Hanuman.
— Ero intrappolata in una singola mappa per più di un milione di falan — disse Proserpina. — Quando i miei fratelli Pak smisero di sovrintendere alla morfologia territoriale del Ringworld, ho continuato a cercare difensori nel Centro Manutenzione. Il Centro era rimasto in funzione e io ero rimasta inattiva. Rappresento l’ultima difesa. Un giorno sarò indispensabile. Forse il giorno non è ancora giunto, ma staremo a vedere. Dove puoi condurmi?
— Il tuo interesse è nei vascelli alieni concentrati presso il nostro sole, vero?
— Sì.
Hanuman riscrisse le regolazioni. — Andiamo.
Erano in uno spazio ellissoidale, ampio, buio. Stelle brillavano, senza ostacoli, di luce accresciuta, nelle pareti e pavimento e soffitto. La navi spaziali erano più difficili da scorgere. Armonista aveva posto cerchi luminosi intermittenti intorno a quelle che aveva trovato; forse ne aveva mancato altre. Migliaia di navi. Centinaia di migliaia di piccoli puntini intermittenti: sonde.
Solo Proserpina girò la testa. Tre lunghi bracci oscillanti che terminavano in sedioli forniti di tastiera. Tutti vuoti. Hanuman chiese: — Ti piacerebbe…
— Sst — disse Proserpina e continuò a esaminare ogni cosa. Dischi passatoio: uno solo visibile. Non poteva vedere quello su cui si trovava. Armi e telecamere: non vedeva neanche quelle. Le proiezioni di stelle potevano dissimulare qualsiasi cosa.
Armonista, se l’avesse attaccata, l’avrebbe fatto dall’alto; e anche Hanuman l’avrebbe attaccata. Era pronta a difendersi… ma era l’istinto a parlare. All’atto pratico, se Armonista avesse voluto la sua vita, l’avrebbe già avuta. Chiese: — Conosci quelle navi?
— Alcune — rispose Hanuman. Le indicò: burattinai, Trinoc, Esterni, Kzinti, ARM, Sheathclaws.
— Alcune sono semplici vedette — disse Proserpina. — Alcune sono schierate per la guerra. Male. La ARM vincerebbe, se colpisse in quel punto e in quell’altro… — Lasciò morire la frase. — I relitti di questa nave o di quest’altra potrebbero colpire il Ringworld — riprese.
— La parte poppiera è progettata per contenere combustibile ad antimateria, giusto? Armonista ha considerato l’idea di distruggere tutte quelle flotte?
— Armonista considera tutto.
— Ma non conosco i suoi utensili. Di sicuro è al lavoro su qualcosa! Oltre al semplice controllo di difesa meteore. Non saprò niente finché non so con che cosa possiamo combattere. O fuggire.
— Fuggire? — ripeté Hanuman.
— Faccio ipotesi. — Girò intorno alla parete luccicante. Sotto uno sfolgorio di luce c’erano le ossa di un antico difensore, distese con alcuni suoi utensili. Le articolazioni erano gonfie e nodose. Sulla schiena le vertebre erano saldate.
— Avevano già iniziato a mutare — riprese Proserpina. — Sai che uccidiamo i mutanti? Lo fate ancora?
— Certo, se hanno l’odore sbagliato o se si comportano male.
— Questo era molto bravo in ciò che faceva. Guarda lo stato delle ossa, i segni della semplice età. Sarà sopravvissuto per decine di migliaia di falan. Hanuman, avremmo dovuto sguinzagliare i nostri predatori?
— No.
— Ma quelli della nostra stessa forma hanno occupato ogni nicchia ecologica da noi non riempita. — Lo guardò con durezza. Riuscì quasi a non badare al suo odore di mutante. — Capisco il tuo punto. Non semplici saprofagi come questo qua, ma brachiatori come te. Mutazioni ed evoluzione vanno bene, se solo puoi fermarle subito, sempre, in modo che la tua razza non abbia bisogno di cambiamenti.
Hanuman non rispose. Proserpina si limitava a dire l’ovvio.
Ma parlò Armonista. — La tua razza, i Pak originari, non è sopravvissuta. A questo servono mutazioni ed evoluzione, Proserpina. Qualcosa quasi della tua forma si è moltiplicato in decine di miliardi di miliardi. Non ti piacciono alcuni di noi? Quando mai ti sono piaciuti tutti i tuoi vicini?
Era in un sediolo su un braccio mobile sopra la sua testa. Avrebbe potuto inchiodarla in un istante. Troppo astuto, troppo veloce.
Proserpina disse: — Scommessa. Alla pari che saremo morti nel giro di diciannove anni, se leggo correttamente questi disegni. Tu li hai studiati per più tempo. Ciao, Armonista.
Armonista saltò giù. — Ciao, Proserpina, riverita antenata. I tuoi ospiti sono al sicuro?
— Ritengo questa situazione più urgente della loro vita. Ti sei impicciato nel nostro progetto di base!
— Sì, ma senza la necessaria rapidità. Mi serve tutto l’aiuto che riesco a ottenere.
— Quali cambiamenti hai effettuato? Quali cambiamenti progetti?
— Tu come ti muoveresti per trattare la Guerra Periferica?
— Forse avrei provato a… puoi danni un modo per fare disegni?
Armonista spostò il sediolo vicino alla parete ellittica. Lo sfondo di stelle era scomparso e la parete era color blu scuro. Vi comparvero linee bianche. Proserpina saltò su un altro sediolo. Con il gesto portò in vita delle figure. Sole. Quadrati delle ombre. Ringworld. Le linee bianche e le curve divennero reali vedute fotografiche. Proserpina muoveva le mani come un direttore d’orchestra. Il sole mostrò i campi magnetici all’interno. I campi magnetici cambiarono, furono compressi. Il Polo Sud magnetico del sole si coagulò, ribollì, poi spruzzò luce.
— Avrei provato questo — disse Proserpina. — Quando costruimmo il Ringworld, ponemmo una rete di superconduttori nelle fondamenta della struttura. Possiamo manipolare i campi magnetici. — Il Polo Sud del sole proiettò fiamma a raggi x. Lentamente il sole si spostò a nord, lasciando indietro il Ringworld. La sua forza di gravità comparve come deboli linee sulla parete blu e il Ringworld seguì il sole.
— Usiamo il sole come spinta fino ad alcuni metri per secondo quadrato nelle misure standard interplanetarie. Al di là… — Si formarono linee di flusso. Il Ringworld si mosse da solo, perdendo il sole. — Il flusso di materia interstellare attraverso il Ringworld può essere indirizzato sull’asse per subire fusione. Il getto del sole fornisce altro carburante. Uno scarico di fusione, trattenuto da campi magnetici, sostituisce il sole, bagna di luce il Ringworld e serve anche da statoreattore. Il Ringworld continua a vivere. Noi possiamo continuare a fornire accelerazione.
— Aspetti negativi?
— La decelerazione sarebbe difficile, ma non impossibile. I campi potrebbero essere regolati per spingere avanti. Ci sarebbe cambiamento nei flussi.
Armonista aspettò.
— In caso di fermata, non ci sarebbe più sole. — Si strinse nelle spalle e l’immagine si distorse. — Non importa. Non possiamo nemmeno iniziare. Il sole diventa troppo caldo, se cerchiamo di accelerarlo. Potremmo chiudere quasi completamente i quadrati delle ombre per fare schermo, ma se rimanessero indietro o fossero tirati avanti, il terreno resterebbe carbonizzato.
Esitò. — Peggio — riprese. — L’attrazione del sole non basta. Posso manipolare i campi magnetici solari per esercitare maggiore trazione sul Ringworld, ma non basterebbe. Gli intrusi alieni ci seguono ancora. Non trovo nessun modo per distanziarli.
— Principio sbagliato — disse Armonista. — Non sapevi. Ti mancano dati. Louis Wu ti ha parlato del sistema medico di Carlos Wu? O della nave spaziale che abbiamo rubato agli Kzinti?
— No.
— Ti darò i particolari quando ne avrò bisogno. Intanto… quei difensori tanto perversi da occupare il Centro Manutenzione non sono stati sempre diligenti. Hanno permesso impatti meteorici, cicloni, erosione e a volte l’esposizione del fondo marino. Quel pazzo succhiasangue ha lasciato migliaia di punti dove restano esposte le fondamenta del Ringworld. Ho bisogno di te e dei tuoi alleati e servitori per trovare quei punti e metterci una polvere. Ho lavorato con altri della mia razza, con tutte le specie di Ghoul del Ringworld, ma non sono riuscito a trovare un buon numero di quelle brecce. Ci muoviamo con troppa lentezza.
— Cos’è quella polvere? Cosa fa?
— A te basta sapere…
— Devo giudicare da me!
— Non voglio un socio paritario, Proserpina. La polvere si diffonde nello scrith, ma prima deve venire a contatto con esso. Come possiamo metterne una quantità maggiore a contatto con il pavimento del Ringworld?
— I miei servi nelle montagne di drenaggio — disse Proserpina — sono inutili nelle piane. Soffocano. Spargeranno polvere lungo i bordi delle montagne di drenaggio, sul bordo del muro, se puoi fornirla a loro. Viaggeranno su pallone da picco a picco.
— Bene. I miei difensori delle montagne di drenaggio stanno facendo proprio questo. Chi altri?
— Il popolo d’acqua — disse Proserpina. — Useremo gli acquatici. Dobbiamo arrivare al sistema di tubi di drenaggio che smuove i sedimenti del fondo marino…
— Flup.
— Sì, flup. Anche noi usiamo questa parola. Il flup si accumula sul fondo dei mari. Senza le nostre cure, resterebbe lì. In qualche migliaio d’anni tutto il soprassuolo del Ringworld andrebbe perso nei mari. Abbiamo predisposto un sistema di circolazione di tubi di drenaggio che corre sotto il pavimento di scrith e risale l’esterno del muro per riversarsi oltre il bordo. Crea montagne di drenaggio. Alla fine rifornisce il terreno. Se la tua polvere può essere introdotta nel fondo dei mari, da lì si può diffondere nello scrith?
— Sì.
— In quanto tempo?
— Se cominciamo subito, in meno di due falan.