15. Proserpina

Proserpina portò giù nel giardino la nave magnetica, sei miglia più a valle dell’habitat continentale di Penultimo. Assicurati i motori, rotolò fuori della cabina e corse a poppa. Un senso d’ordine avrebbe contribuito a far adattare gli alieni, pensò, ma avrebbe imparato di meno se avesse dato loro troppo tempo.

Isolata, privata dei sensi, imprigionata nella Zona d’Isolamento per tutti quei milioni di falan, Proserpina era stata ancora in grado di desumere particolari generici della storia del Ringworld: lotte intestine, giochi di dominio, modificazioni topografiche di zone estese come pianeti, spostamenti di alleanze, cambiamenti di schemi genetici…

C’era un solo Centro Manutenzione, posto a metà strada intorno al Ringworld rispetto alla Zona d’Isolamento. Poteva essere visto come la naturale sala del trono del Ringworld. Attualmente un Ghoul era al potere ed era un bene. Non aveva molta esperienza, era avventato (male), probabilmente maschio. I maschi vagavano più lontano. Dove l’albero-di-vita era raro, un maschio l’avrebbe trovato per primo.

La faccenda si riduceva al controllo. In anni precedenti lei aveva visto complotto dopo complotto e aveva trovato sempre un modo per restare neutrale senza essere distrutta. C’era sempre un signore del creato e, dopo un’orribile prima esperienza, non era mai Proserpina.

Attraversò a salti i puntoni della griglia e scivolò nel modulo di salvataggio.

La donna disse: — Dobbiamo parlare.

Proserpina percepì con divertimento l’impazienza della Prima Detec Gauthier. La donna era giovane, ma non come riproduttrice. La sua postura suggeriva una gravità diversa; il suo linguaggio era un po’ alterato rispetto a quello che lei aveva udito mentre origliava le persone al seguito del Ghoul. Gauthier apparteneva agli invasori. Avrebbe avuto molto da raccontare, quando avesse smesso di rifiutarsi.

Roxanny parve a disagio per il silenzio di Proserpina. — Dobbiamo parlare per far funzionare il traduttore — disse.

Proserpina non sorrise. Non poteva. Avevano parlato, mentre davano la caccia a Wembleth nel villaggio, ma non avevano detto niente. Nomi, verbi, insufficienti per un’imbeccata al congegno parlante. Il detec Gauthier aveva segreti. Al pari di Proserpina. Quando avesse avuto bisogno di parlare, avrebbe parlato.

Il brachiatore la osservò senza fare niente. Lei si era aspettata sottomissione. Il piccolo difensore era di sicuro al servizio di altri, forse del Ghoul.

Uno dei maschi espresse sottovoce una richiesta. Proserpina non conosceva la lingua. L’avrebbe imparata prima o poi. Il maschio pareva un indigeno, un po’ curvo, ma a suo agio con la gravità generata dallo spin del Ringworld. Non avrebbe avuto molto da rivelare. Ciò che voleva era chiaro: sfamarsi. Gli altri maschi erano feriti e immobilizzati, nudi e inermi. Il primo la osservava. Proserpina fu colpita dalla sua pazienza. Non era un difensore, era un anziano, della stessa specie della donna. Doveva trattarsi del riproduttore servo del Ghoul, Louis Wu dei Mondi Globo.

— Siete tutti affamati — disse Proserpina, in interlingua. Gli uomini non rimasero sorpresi, ma Gauthier trasalì. — Avete tutti buona tolleranza alla frutta. Ora studieremo i particolari della vostra dieta. Siamo tutti onnivori, penso, tranne tu. — Guardò il più piccolo. — Come vi chiamate?

La donna ritrovò la padronanza di sé. Indicò a uno a uno gli altri. — Luis Tamasan. Wembleth. Io sono Roxanny Gauthier. Proserpina, come hai imparato la nostra lingua?

— Mi sono inserita in una libreria — rispose Proserpina. Vide la donna rizzare il pelo. “Il computer della Gray Nurse! Rubato!” Ora si rivolse a Luis/Louis: — Ho scelto il mio nome nella vostra letteratura. — Anche Wu e il piccolo difensore, notò, avevano segreti.

Batté le mani. — Sfamatevi. Fuori troverete frutta e un ruscello.

— Dovrò dare da mangiare a Luis — disse Roxanny.

— Dovrete imparare cos’è commestibile. Venite. Luis, torneremo presto. L’apparecchiatura ti darà sostanze nutrienti, ma sarà meglio tenere impegnato anche il sistema digerente.

— Grazie — disse Louis.

Roxanny non parve convinta, ma andò con gli altri.


Roxanny seguì il difensore e Wembleth seguì Roxanny, tenendo per mano Hanuman. La scimmia s’inerpicò con velocità maggiore di quella ottenuta dalle tozze gambe di Wembleth. Da dietro il jolly pareva una donnetta calva e scheletrica. Era alto un metro e mezzo. Aveva le giunture gonfie, la spina dorsale simile a una colonna di ciottoli. Roxanny sapeva che avrebbe dovuto temere quella creatura, ma non riusciva a sentirsi intimidita.

Proserpina parlava a Wembleth in interlingua. Wembleth ciarlava nella propria e Roxanny ascoltava il traduttore senza tanta attenzione.

— Nostra madre ci ha abbandonati. Non ho mai chiesto a mio padre, su quel punto era suscettibile; ma ho ascoltato. Tutt’e due erano soliti andare in esplorazione. Lei un giorno se ne andò, semplicemente. Molte specie lo fanno, diventano maligne e solitarie, come la Gente della Palude. Amichevoli e curiose da giovani, grande rishathra, poi scatta qualcosa e si ammassano, cambiano atteggiamento e vanno via nella palude. Temevo di fare come loro. L’ibridazione è rara e non sai mai cosa salta fuori.

— Hai fatto rishathra con Gente della Palude?

— Con una ragazza, finché non si è accoppiata, e dopo siamo rimasti amici. Poi lei restò incinta e se ne andò da sola per allevare i figli.

Nella foresta c’erano bassi edifici. Mascherati dagli alberi. Alberi crescevano dai tetti o a fianco di un minareto. Un enorme albero cresceva nel nucleo cavo di un anello alto due piani.

Con la coda dell’occhio Roxanny scorse ombre. Ombre d’alberi non si sarebbero mosse in quel bizzarro posto dove era sempre mezzodì. Lei fu sicura che nella foresta c’erano animali che li tenevano d’occhio.

Proserpina era veloce, saettava fra gli alberi, raccoglieva piante di varia forma e colore. — Prova questo — disse all’animale da compagnia di Luis, mettendogli fra le mani un grumo viola. Somigliava a una melanzana, ma schizzò succo rosso, una volta addentato. Hanuman vi cacciò dentro il muso.

— Ecco, ecco — disse Proserpina. Distribuì altri frutti. Il globo giallo che toccò a Roxanny era amaro. Lei lo lasciò cadere. La polpa di una manciata di bacche verdi era commestibile, ma acida intorno ai semi. Wembleth trovò di suo gusto il bordo interno di un anello giallo chiazzato (ci cacciò dentro la testa) e il grumo viola di Hanuman.

— Roxanny, questo posto è molto diverso dai vostri Mondi Globo?

— Molto.

— In cosa?

— Non sono stata qui a lungo, ho molto da vedere — disse Roxanny. Era riluttante a parlare. Prima o poi il difensore le avrebbe fatto domande alle quali non poteva rispondere. Tuttavia… non c’era niente che lei non potesse apprendere da un protettore?

Allora temporeggiò. — Abbiamo appreso un mucchio di cose, prima dell’atterraggio. Qui è sempre mezzodì. Una cosa che potrebbe far impazzire. Non vedere mai un tramonto sarebbe la fine del mondo.

— E un sistema di miniere finirebbe nel vuoto. Non è male del tutto. A volte le industrie possono usare il vuoto.

— Un anno fa abbattevate qualsiasi nave si avvicinasse al Ringworld. Perché lo facevate? Perché avete smesso di farlo?

— C’era un difensore Vampiro nel Centro Manutenzione. Era lui a sparare. Un altro ha preso il suo posto.

— E l’attuale è un periodo più tranquillo?

— No, finché voi giocate con l’antimateria, cara mia! Dovete smetterla! Potreste distruggerci tutti, voi stessi compresi. Penso che siate schizzi. Roxanny, sei trasalita.

— Davvero?

— Sei schizza? Eravate schizzi? Eravate. Come siete stati curati?

— Ho smesso di prendere quella roba! — ringhiò Roxanny.

— Roba?

— La ARM soleva reclutare schizzi per i gradini più bassi. Abbiamo cercato di eliminare quel tratto genetico, perciò è difficile trovare un vero schizzo, ma esistono prodotti biochimici in grado di imitare lo stato schizzo. Vedi cose, pensi cose, senti voci che un cittadino mai si sogna. Ho preso la roba durante l’addestramento. Posso farmi un buco durante una missione, facilita le cose, ma cerco di tenermene alla larga. Non sono schizza, Proserpina. I miei geni sono puliti. — Serrò le labbra. Erano faccende molto più personali di quanto non avesse avuto intenzione di rivelare.

— Gradini più bassi? Quelli dei gradini più alti diventano schizzi? No, lascia perdere. I guerrieri come te hanno figli, Roxanny?

— No. Non posso averne. Ho fatto le iniezioni.

Proserpina la fissò. Poi si girò a raccogliere altra frutta. — Darò da mangiare al ferito — disse. — Mangiate. Esplorate. Divertitevi. — Con un gesto vago indicò la foresta e gli edifici nascosti. — Il torrente è da quella parte. Seguitelo per tornare. Presto parleremo.

Roxanny la guardò allontanarsi. Si chiese se davvero era libera di esplorare senza nessuno che la controllasse. La prospettiva era terrificante e irresistibile. Si trovava nel Giardino dell’Eden. Lì camminava Dio. Per il resto non c’era niente di pericoloso.

L’edificio… Un toroide. Una sola porta, niente finestre. Un albero delle dimensioni di una sequoia, al centro, lo sollevava di due metri dalle fondamenta. Mentre Roxanny esitava, Wembleth spiccò un balzo per raggiungere la soglia, si tirò su ed entrò. Roxanny attese un attimo, poi lo seguì. Rimpianse di non avere armi migliori della pistola ad aghi nascosta all’altezza delle reni. Percorse lentamente il locale, una stanza a tubo, inclinata di qualche grado. Non trovò niente che valesse la pena di guardare o di rubare. Sul pavimento c’era uno spesso strato di terriccio e di foglie marce. Nessuna fonte di luce, a parte il tetto trasparente. Niente servizi. Niente gabinetti.

Roxanny si rivolse a Wembleth. — Conosci questo tipo d’edificio?

— Costruzione Vashneesht. Molto vecchia. I muri non possono essere danneggiati, ma il vento di molte generazioni ha arrotondato gli angoli. Credo fosse abitato dai servi dei Vashneesht. Guarda, questo era un letto.

Lo strato di foglie marce? Lei era abituata alle piastre fluttuanti.

L’edificio seguente pareva una stazione di pompaggio annidata in una foresta di tubi. E quello era, ma conteneva anche gabinetti, una enorme vasca da bagno e mucchietti di polvere che un tempo erano stati asciugamani. Wembleth capì: conosceva mezzi più primitivi per usare rifiuti come fertilizzanti. Acque di scolo e di lavaggio fluivano in un sistema di spruzzatori, alimentato dal soffitto, dalla luce del sole convertita. Roxanny e Wembleth persero un’ora a fare il bagno e poi a esaminare il sistema. La cosa degna di nota era che funzionava ancora.

Roxanny guidò gli altri lungo il torrente, in direzione del flusso dei quadrati delle ombre, contro spin. Giunsero a un’ampia spiaggia di sabbia bianca. Enormi frangenti giungevano di continuo da un oceano infinito. Roxanny provò gli occhiali ingranditori. Sapeva che cosa avrebbe dovuto vedere, ma l’orizzonte era una linea di foschia: gli occhiali si limitavano a ingrandirla o a raccogliere correnti di calore. Aveva già scrutato centinaia di miglia solamente per scorgere subcontinenti che appartenevano alla stessa piccola mappa. Quanto tempo avrebbe impiegato ad abituarsi alla scala del Ringworld?

Avrebbe avuto una visuale migliore dal tetto dell’arcologia, ma non era una distanza da passeggiata.


Proserpina si soffermò al limitare del giardino quanto bastava per dare istruzioni ai servitori. Non dovevano farsi vedere dagli alieni. Non dovevano interferire con gli alieni. Non dovevano impedire agli alieni l’accesso agli edifici di Penultimo da lungo tempo abbandonati.

Hanuman mangiava e la guardava dall’alto di un albero. Con un gesto Proserpina gli disse di scendere.

— Di chi sei al servizio? — gli chiese.

Il brachiatore rispose con una frase musicale, poi la tradusse in interlingua. — Armonista. Deriva da un?, delle varietà di Notturni. Non sono autorizzato a rivelare i suoi segreti.

— Perché nascondi agli ARM la tua natura? Perché dovrei nasconderla anch’io?

— Una nave della ARM è esplosa tre giorni fa. Ha provocato nel pavimento del mondo un foro che ci avrebbe distrutti. — Descrisse la locazione, con frasi rapide e precise. — Armonista l’ha riparato…

— Come?

— Segreto. Ma i suoi mezzi sono limitati. Un altro evento simile porrebbe fine a tutto. Tu e Armonista e io abbiamo questo in comune. Tenere lontano dal mondo le navi della ARM è la nostra unica speranza. Anche gli Kzinti vanno tenuti lontano. I burattinai ci dominerebbero per renderci affidabili. Renderebbero il Ringworld sicuro, fino a un punto al di là dell’abitabilità. Chissà cosa potrebbero fare gli Esterni. Ci sono altre fazioni. Interroga la detec Gauthier o esamina una qualsiasi libreria della ARM. Parlare loro dei difensori potrebbe spaventarli a morte. Ricompensare con dati preziosi gli invasori…

— Basta chiacchiere, ho capito. E Luis Tamasan?

— Quali fonti hai esaminato?

— Esaminare è esagerato. Ho avuto solo il tempo di dare un’occhiata alle librerie della Gray Nurse e della Hot Needle.

— Cerca “Louis Wu”.

— La Gray Nurse ha il suo rapporto alle Nazioni Unite a seguito della spedizione della Lying Bastard. Anch’io dovrei tenere segreta la sua identità?

— Fa’ come credi. Louis gioca un frivolo gioco di dominanza amorosa con la donna della ARM.

Stet, per il momento lasceremo tutto come sta.

— Cos’è questo posto? Il mio gregge è in pericolo?

— No, ma tienilo d’occhio, se vuoi. Questo era il dominio di un ribelle, Penultimo. Sarai al mio servizio?

— No. — Risposta chiara, senza esitazione.

— Voglio parlare con Armonista. Come posso fare?

— Dimmi cosa vuoi dirgli. Dammi un veicolo.

— Ho la storia di questa struttura e dei suoi reggenti. Per fare uno scambio. Il Centro Manutenzione non è l’unico segreto del Ringworld. Osi impedire che Armonista abbia le mie conoscenze?

— No. Armonista è più intelligente di te e di me, ma non può agire se non ha dati.

— Dove si trova?

— Lontano, su nell’arco.

— Sei venuto a indagare l’esplosione di antimateria. Hai abbandonato il tuo veicolo, quando la nave della ARM ti ha preso. — Hanuman non reagì. Proserpina continuò: — Non hai un mezzo di trasporto. Io ho solo questa nave magnetica. Costruirne un’altra ci ritarderebbe di giorni. Abbiamo tempo?

— Devo guidarti da Armonista.

Proserpina rifletté. Poteva trovare il modo di proteggere se stessa? O era tempo di morire, se Armonista così avesse deciso?

— Prima di tutto metterò al sicuro le cose qui — disse. — Aspetta fino a domani sera.


Louis Wu non era infelice. Si godeva un lungo riposo, disteso nella scatola di rianimazione. Nessuno s’aspettava niente da lui. Fossero gli altri a vedersela con la Guerra Periferica, i serbatoi di combustibile ad antimateria, il balletto di difensori. Lui sonnecchiava, rifletteva, sonnecchiava…

E si addormentò. O fu addormentato. Si svegliò sotto alti alberi scuri. Vide che il pesante automed della ARM non era più agganciato alla nave pesce luna. E che il jolly incombeva su di lui. Cercò di non sgomentarsi perché lei era tornata da sola. Di sicuro Hanuman era con gli altri: li avrebbe difesi.

Lei chiese: — Stai bene?

— Controlla i dati — replicò.

Lei lo prese alla lettera. — Sei in via di guarigione. Ricevi nutrimento e calmanti. — Diede un colpetto a uno schermo. — Non avresti simili input se non avessi ferite interne. Non ancora guarite. Questa miscela pare ottenuta da radici dell’albero-di-vita o da un analogo sintetico, ma la macchina non te la somministra.

— Davvero? Albero-di-vita? La roba che…

— Qui, questo tubicino.

Louis cercò di mettersi a sedere. — Non riesco a vederlo.

Lei tracciò un segno nell’aria. Louis riconobbe il simbolo, un marchio vecchio cinquecento anni. — Droga di vita.

— Intesa per rimettere a nuovo un corpo di riproduttore imbellettato dall’età. E tu non ne hai bisogno. Sei un vecchio reso giovane. La droga di vita è uno dei segreti di Armonista?

Louis rimase sorpreso. — No. Potrebbe essere un segreto della ARM. — Da bambino gli era stato detto che la droga di vita era stata creata mediante ingegneria genetica su un’erba infestante. Ora fu colpito dal fatto che il trattamento di longevità era stato introdotto, cambiando per sempre la natura umana, circa duemila anni dopo che una nave aliena era giunta nel sistema di Sol. Poteva quadrare.

— Sei fertile. Lo sento dall’odore. Roxanny parlava di iniezioni per inibire la fertilità delle persone.

Louis sorrise. Come avrebbe potuto capire, un difensore asessuato?

— Correvo dietro a una donna, Paula Cherenkov — disse poi. — Sapevo che voleva avere figli. Avevo l’abitudine di svignarmela dallo spazio umano, di tanto in tanto. Pensavo sempre che avrei contrabbandato qualcosa un giorno o l’altro… e invece no. Stavolta andai su Jinx. Alcuni mondi la pensano come chi non ha mai visto lo spazio, quando si tratta di esplosione demografica. Jinx, no. Se hanno bisogno di altro spazio, espandono le regioni terraformate. Su Jinx ottenni che mi annullassero la vasectomia e mi ricollegassero il vas deferens. Poi Paula lasciò la Terra perché voleva una famiglia numerosa. Qualche anno più tardi portai nello spazio conosciuto una nuova specie intelligente. Le NU volevano darmi un diritto di nascita per avere scoperto i Trinoc e la carica di ambasciatore presso di loro. I medici sì aspettavano di riparare ciò che in realtà era già stato riparato. Nessus mi presentò la sua offerta e andai sul Ringworld.

Proserpina posò le mani sul ventre di Louis e tastò qua e là. Premette sull’anca sinistra. — Vecchio danno all’intestino?

— Già.

— Non ce n’è quasi traccia. Questa costola fluttuante ha subito una frattura di recente…

— Ahia!

Mani nodose come noci palparono le insensibili anche, poi corsero giù lungo le gambe. — Sei fratture, forse di più, tutte a sinistra. Non importa, guariranno tutte insieme. Fra quattro giorni potrai camminare, fra sette potrai correre. Vuoi provare cibi solidi?

— Quello va bene — disse Louis. — Ce l’hanno dato gli Hinsh. — Lei spezzò un frutto giallo grande come un melone, glielo diede da mangiare e ne mangiò qualche pezzo.

— Chi sei? — chiese Louis.

— Il difensore più vecchio, l’ultimo dei ribelli — rispose lei. — Dimmi chi sei tu. La donna non lo sa. Non ha neppure percepito Hanuman. Cosa pensa che lui sia?

— Le abbiamo lasciato credere che sia una scimmia addomesticata. Lei pensa che io sia il figlio di un ARM abbandonato qui. Non potremmo lasciare che continui a crederlo? Roxanny è una detective della ARM. Ci sono cose che dovrebbe ignorare.

— La ARM è una delle fazioni…

— Amalgamated Regional Militia, la polizia delle Nazioni Unite della Terra, da ottocento anni a ora. Ci sono alcune centinaia di navi della ARM nella Guerra Periferica. Quanto ne sai, Proserpina? Ti sei inserita nei sistemi informatici della Hot Needle?

— Già. La civiltà dei burattinai è molto affascinante. Mi ci potrei perdere. Tuttavia Ultimo ha un’estesa documentazione della civiltà umana. Conosci il nome Proserpina?

— La moglie di Plutone, regina dell’Inferno. Mitologia greca. Questo per te è l’Inferno?

— In senso lato. Parlami di Armonista.

— Non ancora. Voglio sapere di te. Chi sei?

Ebbe l’impressione che sogghignasse. — I suggerimenti dei tuoi muscoli non sono facili da leggere, così disteso sulla schiena, anche e gambe inerti e il resto agganciato a pompe e sensori. Eppure percepisco un senso di proprietà. Possiedi Armonista?

Louis rise. — Lui crede di possedere me.

— Tu non condividi, ma non lo odi. Ti libereresti, se potessi. Servirai me? No. Per un periodo, allora? Forse, se mi conoscessi meglio? Non sono incline e scatti di furia o di attività frenetica o di megalomania. Non succhio sangue, anche se hai servito un vampiro. Sono stata passiva per milioni di falan, mentre il resto della mia specie si consumava. Certo, devi prima conoscermi, se abbiamo tempo. La mia storia è complessa. Ho collaborato a costruire il Ringworld.

— Questa l’ho già sentita — replicò Louis.

— Da un riproduttore sbruffone? Ormai ce ne sono di tutti i tipi, no? I miei telescopi non penetrano bene l’atmosfera e non oso viaggiare per vedere di più, ma ho avuto a che fare con le specie delle montagne di drenaggio. Louis o Luis, io sono quella vera. Ho rotto promesse prima del termine dei lavori, terminati perciò senza di me, ma credo di essere l’ultima costruttrice. Ti piacerebbe riavere le gambe?

Chissà cosa intendeva, si chiese Louis. Proserpina si chinò su di lui, protese la mano. Louis sentì un’ondata di dolore.

— Puoi sopportarlo? È meglio, se sei cosciente.

— È micidiale — ansimò Louis.

— Ora dimezzo l’immissione… — (Il dolore diminuì.) — e modifico un poco il tuo equilibrio chimico. — Il dolore si attenuò ancora. — Ecco. Hai voglia di urinare e andare di corpo? L’automed è equipaggiato per prendersene cura.

— In privato, per favore.

Stet. - Gli girò le spalle. — Poi mi parlerai delle popolazioni del Ringworld. Chi hai incontrato? Che aspetto hanno? Ho il diritto. I nostri figli divennero i loro antenati.


Louis prese in considerazione l’idea di mantenere il silenzio. Non era nella sua natura. In ogni caso, non poteva nascondere niente a un difensore. Si domandò se Proserpina non avesse immesso nella flebo le droghe della verità della ARM. Ma il nido dei vampiri non era un segreto che andasse mantenuto. Era una buona storia. I riproduttori, ominidi del Ringworld, si erano evoluti altrove in uno spazio ecologico occupato da pipistrelli vampiri. Louis Wu aveva interferito con le condizioni atmosferiche su un’area vasta come un pianeta. Aveva buone intenzioni (aveva rovinato l’ambiente ad alcune piante pericolose) ma negli anni successivi i vampiri si erano trasferiti sotto il ponte di nubi permanenti stabilito da lui e si erano impadroniti di un parco industriale galleggiante.

Era accaduto molto lontano nell’arco del Ringworld rispetto alla zona dove lui abitava con una specie di Tessitori. Lui aveva osservato mediante l’occhio-rete di Ultimo. Descrisse a Proserpina il congegno e il villaggio di Tessitori e con i ricordi andò ancora più indietro. Edifici galleggianti raccolti a formare una città e la coltivazione nell’ombra sottostante che produceva centinaia di specie di funghi. Il Ringworld scivolato fuori centro, fin quasi a sfiorare il sole. Indietro e indietro, fino a raccontare adesso come era giunto sul Ringworld, attirato in una spedizione per esplorare qualcosa di strano al di là dei mondi che conosceva.

Proserpina sapeva quali domande fare, quando restare in silenzio, quando interromperlo e dargli da mangiare. — Questa macchina produce anche un liquido nutritivo. Ne vuoi?

Louis lo assaggiò. Era la sbobba base per i soldati feriti. — Non male.

— Tu mangi anche carne, vero? Di animali appena uccisi? Domani andrò a caccia e ti porterò un assaggio. Io sono più saprofaga di te, credo. Come sei tornato fra le stelle? Attraverso un occhio di ciclone?

— Una cosa del genere.

Le parlò di Halrloprillalar, la donna dei Costruttori che sosteneva che la sua specie aveva costruito il Ringworld. — Mi prendeva in giro, ma a momenti realizzava il contrario. Lei e la sua specie rischiarono di distruggerlo.

— Come?

— Smontarono i jet di assetto sul bordo del muro e li aggiunsero alla loro nave spaziale. Proserpina, perché non sei intervenuta?

Faccia da poker. — Facemmo in modo che i jet d’assetto fossero facilmente smontabili per poterli sostituire. Ci aspettavamo che si consumassero con il tempo. Accadde durante la Guerra Periferica?

— No, prima.

— Ne parleremo ancora. Quando iniziò la Guerra Periferica?

Tanj, non lo so. Le prime navi potrebbero avere preceduto di un centinaio di falan l’arrivo di Ultimo. Hai rubato la libreria della Gray Nurse, no? L’hai fatta scorrere? Guarda se c’è metraggio sull’arrivo della Hot Needle.

— Vado a guardare.

— Controlla gli altri, ti spiace? — le gridò dietro Louis.

— Qui sono al sicuro, comunque darò un’occhiata. Dormi.

Era notte e lui aveva parlato tanto da avere la voce roca. Si addormentò.

Quando si svegliò, trovò Roxanny e Wembleth addormentati sul rivestimento di plastica. Non li disturbò. Un’ora dopo i due si svegliarono, trovarono la provvista di frutti e mangiarono. Roxanny lo imboccò delicatamente. Forse aveva allevato un figlio, un tempo. Lei e Wembleth avevano trascorso la giornata precedente a esplorare in giro, mentre Louis giaceva nella scatola di rianimazione. — Sugli alberi gomito è facile arrampicarsi. Perfino sicuro, trovata una corda. Abbiamo visto un panorama meraviglioso. Tutto piatto, l’orizzonte non fa una curva per scomparire alla vista e poi avevo questi. — Occhiali ingranditori. — Luis, hai notato una grande montagna centrale, venendo qui?

— Sì, nell’entroterra.

— È tutta finestre da cima a fondo, ma solo alcune sono vere finestre panoramiche. Il resto pare uno spruzzo di lustro dappertutto. Una struttura che chiamerei arcologia, ma molto grande e costruita da militari o da paranoici. Autostrade dritte, con torri alla fine, meravigliosi campi di fuoco. Grosse piattaforme per atterraggio di elicotteri. Non ho visto cannoni, ho visto solo dove dovrebbero essere montati. C’è solo quell’unico, enorme palazzo. Sul resto dell’isola… continuo a chiamarla isola solo perché posso vederne tanto, anche se la maggior parte si rimpicciolisce in quella che pare nebbia. Continente. Gli edifici vicini sono ridotti all’essenziale e più in là non c’è niente di grande. Wembleth pensa che sia tutta edilizia abitativa per riproduttori, Homo habilis. Non ne abbiamo visti, potrebbero essere estinti, ma Luis, se questa era la casa di un difensore, dovrebbero esserci difese e laboratori di ricerca e librerie, no?

— Be’, c’è l’arcologia — rispose Louis.

Roxanny rise. — Sai, almeno, cosa significa arcologia?

— Una grande costruzione.

— Be’… sì. Non credo che lei la usi. Il proprietario precedente l’ha abbandonata. Penso che Proserpina abbia una base, forse nei piccoli continenti, forse in un’altra Mappa. Non ci avrebbe lasciati liberi dove lavora. Questo posto è… ricordi che l’ho definito giardino? Immagina di dover mutare tutta la Terra in un giardino. La Terra è un’ecologia chiusa, ma cambia. Si lascia trasportare dagli eventi. — Lo fissò negli occhi, per vedere se capiva. — I giardinieri non amano le erbacce. Farebbero qualcosa per i deserti, non si preoccuperebbero delle tundre perché non c’è inverno, tuttavia forse dovrebbero controllare le condizioni atmosferiche.

— Le intemperie sono caotiche — disse Louis. — Impossibili da controllare.

— E se avessi a disposizione enormi masse d’aria? Un’area pari a mille terre, senza schemi ciclonici a rovinare tutto, perché non ti trovi su un globo in rotazione. Le masse d’aria non si muoverebbero velocemente…

Louis rise. — Stet. Forse.

— In realtà non vedremo altre mappe — disse Roxanny, a un tratto depressa. — Niente barche per gli ospiti. Cosa ne pensi, Luis? Un intero supercontinente come giardino e i riproduttori sono parte integrante del giardino. Difese sulle isole. Telescopi e impianti di ricerca. Miniere… non avete miniere sul Ringworld, giusto?

— Se si possono raggiungere le montagne di drenaggio — disse Louis. — I materiali potrebbero depositarsi in strati a seconda della densità. Altrimenti, niente diritti d’estrazione. Se scavi per trovare petrolio, raggiungi lo scrith e poi il vuoto.

— Proserpina può raggiungere le montagne di drenaggio.

Louis si strinse nelle spalle. — Non posso aiutarti a esplorare. Sii prudente. Ogni cultura ha favole su qualcuno che trova qualcosa che non avrebbe dovuto trovare.

— Ma anche così, mi piacerebbe entrare in quell’edificio.


Dopo colazione, Wembleth e Roxanny uscirono di nuovo.

Proserpina tornò a mezzodì. — Cosa sono i dischi passatoio?

— Dove li hai trovati?

— Nel tuo rapporto alla ARM, Louis Wu. Non dicevi abbastanza. E se io dovessi fare dischi passatoio? Il difensore Ghoul li fa?

— Prima tu. Come stanno i miei compagni?

— Esplorano. Hanuman è andato via da solo. Wembleth e Roxanny sono insieme. Impareranno poco, qui. Ci viveva l’ultimo ribelle. Mi sono presa cura del suo habitat, ma il palazzo di Penultimo è pieno di trappole. Non ci metto piede.

Sollevò un daino in miniatura che pesava quasi quanto lei. La testa dell’animale ciondolò per il collo rotto. Grossi insetti ronzarono intorno. — Io stessa uso come cibo questo animale. Puoi mangiarlo?

— Forse…

— Trattarlo con il calore?

— Già. Ripulire la cavità corporale. Posso…

— Puoi esercitare la parte superiore del corpo, ma per il resto devi stare a riposo. Le tue ossa sono unite, ma devono saldarsi. Cucinerò io. Posso cercare come si fa.

Profumi di barbecue gli misero fame. Nel giro di un’ora Proserpina tornò con la carcassa arrostita. Staccò per lui pezzi di carne. Louis trovò piacevole avere chi lo serviva a tavola.

— “Ma sempre alle mie spalle odo gli alati passi del Tempo farsi rapidamente più vicini” — disse Proserpina. — No, mangia. Devo sapere quanto è urgente la faccenda della Guerra Periferica. Armonista la tiene sotto controllo?

— Più o meno.

— Mangia. Più oppure meno? — Si accigliò per ciò che gli lesse in viso. — Meno. Hanuman mi ha parlato dell’esplosione che ha provocato un buco nello spazio. L’ho vista da lontano e ho capito di dover intervenire. Antimateria. Avrebbe potuto distruggere ogni forma di vita? Armonista l’ha davvero evitato?

— Sì.

— Tu cos’hai visto?

— Wembleth e Roxanny ne mangerebbero volentieri un poco — disse Louis, evitando di rispondere.

Il difensore incrociò il suo sguardo per qualche istante. — Li porterò qui — disse poi. Gli lasciò a portata di mano una grossa fetta di carne e se ne andò.


Tornarono quando la luce del giorno impallidiva. Proserpina e gli altri cucinarono fuori il pranzo. Louis sentì odore di fumo di legna e di carne arrosto. Roxanny gli portò anche verdure, piantine ricche di foglie verdi e gialle e tuberi arrostiti. Proserpina stava diventando un’abile cuoca. Pranzò con loro, però mangiò carne e tuberi crudi.

Al termine del pranzo disse: — Voglio la vostra fiducia. — Li guardò negli occhi, lasciando perdere Hanuman, come se lo considerasse uno stupido animale. — Wembleth, Roxanny, Luis, sareste pazzi a fidarvi di me sapendo solo ciò che sapete.

— Raccontaci una storia — disse Louis. Notò che Proserpina manteneva i segreti di Hanuman, di lui e forse anche di Roxanny. Non c’era alcuna ragione per fidarsi di lei e tutte le ragioni per ascoltarla.

— Questi eventi si sono verificati vicino al nucleo galattico. Noi che tenevamo il nostro mondo eravamo da dieci a cento milioni di difensori della specie Pak. Il numero variava esageratamente nella interminabile guerra. Qualcosa come più di quattro milioni di falan fa… ho un po’ perduto il conto del tempo… diecimila di noi costruirono una nave trasporto truppe e alcuni ricognitori da combattimento. Ottant’anni dopo, seicento furono lasciati a pilotarli. — Parlava lentamente, richiamando antichi ricordi. L’interlingua era flessibile, ma non ideata per quei concetti.

— Questo territorio è una buona mappa del pianeta Pak — riprese Proserpina. — Avete visto la sagoma? Cerchi ovunque. Crateri d’esplosione, nuovi e antichi, di un’infinita varietà di armi. Le mappe erano identiche, quando le abbiamo costruite, ma da allora sono cambiate. Sul pianeta Pak e qui abbiamo combattuto per qualsiasi vantaggio utile alla nostra linea di sangue. Luis, cosa c’è?

— Be’, è strano — disse Louis Wu. — Un solo pianeta, ripetuto e ripetuto? Il pianeta Pak era nel nucleo galattico, Uno spazio imbottito di stelle. Siete venuti qui, in un solo balzo di trentamila anni luce. Perché non avete usato pianeti più vicini?

— Sì, i nostri pianeti erano più ravvicinati dei vostri. Spazio infinito, bramato infinitamente. Non vedevamo modo di raggiungerli in una nave che trasportasse riproduttori, perché avremmo combattuto per assicurare loro un vantaggio. Se avessimo risolto il problema, ne avremmo dovuto affrontare un altro. Sarebbero occorse migliaia d’anni per dare nuova forma a ogni pianeta. Prima di terminare il lavoro, ogni pianeta sarebbe stato strappato da eserciti di altri difensori. Era già accaduto, potevamo vederlo. I pianeti vicino a Pak erano sagomati secondo l’ideale Pak e poi ridotti a distese desolate e sterili molto prima che io nascessi. Non vedevamo modo di prenderci altri pianeti, a meno di cambiare le circostanze che davano forma a noi.

“Proprio questo abbiamo fatto, noi seicento. Per prima cosa rinunciammo ai pianeti vicini. Se un’altra nave poteva raggiungerci, il pianeta era troppo vicino. Trovammo documenti di un viaggio nei bracci galattici, un percorso già sperimentato da una precedente nave coloniale. La colonia fu un fallimento, ma non era stato un pericolo imprevisto a impedirle di raggiungere il pianeta prefisso.

“Allora ci segregammo dai nostri riproduttori. Ospitammo questi ultimi in un cilindro dalla topografia simile e un territorio avvolgente. Vi sarebbe cresciuto il loro cibo, ci sarebbe stata acqua e aria e riciclaggio di rifiuti, una ecologia bloccata. Feromoni emessi dall’habitat dei riproduttori non avrebbero raggiunto il complesso di controllo di volo. I riproduttori non dovevano amarci; dovevano restare all’oscuro della nostra esistenza. Un difensore che violasse la regola sarebbe stato ucciso.

“Naturalmente era attiva la selezione naturale. Molti riproduttori sarebbero morti, e morirono, senza la compagnia dei difensori. — Li guardò negli occhi. — Perfino ora, dopo un’evoluzione di quattro milioni di falan, voi dei Mondi Globo non avete bisogno a volte della compagnia di qualcuno più grande di voi?”

— No — rispose Roxanny.

— Trovo documenti di decine e decine di religioni.

— Le abbiamo superate — replicò Roxanny.

Proserpina tacque un attimo. — Be’ — disse — molti riproduttori morirono per mancanza della nostra compagnia, ma il numero decrebbe a ogni generazione. D’altra parte molti difensori trovarono che dovevamo odorare o toccare i nostri stessi simili. Molti trovarono il modo di entrare nell’habitat dei riproduttori e, scoperti, morirono. Altri smisero di mangiare. Nel primo migliaio d’anni ci riducemmo alla metà. Sostituire i mancanti con elementi riproduttori era rischioso. La selezione naturale esigeva il suo tributo.

“Ciò che emerse alla fine di 350.000 falan di viaggio fu una razza che può vivere senza avere di continuo nelle narici l’odore della nostra stessa linea di sangue.

“Deviammo dal pianeta bersaglio. Lì una colonia era fallita, ma non potevamo sapere quanto malamente. Avremmo potuto trovare difensori già sul posto e la nostra nave era una fragile bolla. Pensavamo… Sì, Roxanny?”

— La Terra?

— Sì, il tuo pianeta, la Terra. Avremmo potuto avere la Terra. I vostri alberi-di-vita non crescevano giusti. I vostri difensori erano morti. I loro discendenti mutavano in molte direzioni. Non lo sapevamo. Avevo imparato poco della colonia Terra, prima che i vostri riproduttori evoluti cominciassero a lanciare onde radio fra le stelle. A quel punto…

Ammiccò e riprese. — Arrivammo nei dintorni. Trovammo mondi che potevamo prendere, ma avevamo ambizioni maggiori. Scegliemmo un sistema con un pianeta gigante gassoso molto vicino alla sua stella. Pensiamo che si sia formato molto lontano nel disco che diventò i pianeti. Poi fu attirato nel corso di miliardi di anni, mangiandosi pianeti più piccoli mentre si avvicinava. Così trovammo un sistema planetario già ripulito per la nostra comodità e la maggior parte della massa raccolta in un singolo corpo celeste, una massa quasi pari a venti volte Giove. Così costruimmo. Incontrammo difficoltà a lavorare così vicino a un sole, ma potevamo usare i campi magnetici solari per imprigionare le masse con cui lavoravamo, in particolare l’idrogeno occorrente per i motori a fusione che facevano ruotare l’anello.

“Stelle in grado di generare estesi sistemi planetari si formano in gruppi. C’erano stelle con pianeti intorno a noi dove ci fermammo e alcuni erano simili a Pak o ci andavano vicino. Identificammo quelli dove si sarebbero potuti evolvere nemici pericolosi. Raccogliemmo ecologie locali e le sistemammo in mappe dei loro pianeti.

“Non ci avvicinammo mai alla Terra, Roxanny. Eravamo spaventati. Studiammo a fondo il sistema, da molto lontano. La Mappa della Terra divenne la casa per i nostri riproduttori. Impiegammo cinquantamila falan per costruire un’ecologia sulla superficie interna del Ringworld, ma iniziammo qui, con la Mappa della Terra come banco di prova.”

— Balene — disse Louis. — Ci sono balene, nel Grande Oceano. Qualche difensore è stato di sicuro sulla Terra.

— Può essere accaduto dopo che fui isolata — disse Proserpina. — Wembleth, ti tieni alla pari, con questo? — Cambiò lingua e parlò rapidamente. Tornò all’interlingua. — Più tardi mostrerò a Wembleth mappe del cielo e diagrammi. Voi due dovreste spiegargli com’è un Mondo Globo. Roxanny, le mappe del nostro mondo sono prigioni. Sapevamo che alcuni avrebbero infranto l’unica legge. Costruimmo prima la prigione, per metterci in guardia l’un l’altro. Ogni criminale sarebbe stato isolato, con un mondo da governare e una popolazione della sua stessa specie, proprio come se ciascuno avesse conquistato il pianeta patrio Pak, ma tutto fatto ostaggio alla maggioranza. Io fui una di quelli.

— Perché?

— Oh, Roxanny. — Il linguaggio del corpo indicò impazienza e amara ironia. — Pensavamo che avremmo vinto! Undici di noi pensarono che avremmo potuto prendere il Centro Manutenzione. Avremmo selezionato i nostri discendenti su tutte le linee, con potature per mantenere dominanti i nostri tratti. In un migliaio d’anni saremmo stati salvi, anche se l’equilibrio di potere fosse cambiato, anche se una sommossa ci avesse uccisi. Pianificammo tutto in un pomeriggio e radunammo le nostre risorse, con la maggiore rapidità possibile. Anche così, fummo un po’ lenti.

“Fui confinata in una delle Mappe, non in questa. Un centinaio di individui della mia linea fu radunato e sparso in coppie per il territorio. Dovevo costruire un posto dove potessero vivere. Devo guidare di persona i riproduttori affinché a un certo punto si incontrino e si incrocino, altrimenti l’accoppiamento fra consanguinei li distruggerebbe. Mentre facevo tutto questo, il tempo trascorreva. Ero fuori del ciclo. Altri miei discendenti vivevano fra la popolazione del Ringworld e anche i loro geni erano ostaggi.”

Tacque. Louis chiese: — Quanto durò? Cosa bloccò tutto?

— Tre, quattrocentomila falan… tiro a indovinare, Luis. Wembleth, Roxanny, non capite? Nel Ringworld da noi costruito, la popolazione di riproduttori arrivò a un miliardo di miliardi. A un certo punto ci fu un caos di mutazioni. Le mutazioni sono inutili per un difensore, non hanno l’odore giusto. Luis mi chiede quando i difensori smisero di eliminare gli indesiderati dalle loro tribù e perché. Ho visto troppo poco. Non so il perché. Tiro a indovinare anche sul quando.

“Ero una prigioniera. Ho passato lunghi periodi di depressione, senza notare niente. Non mi sono mai ridotta del tutto alla fame. Quando ero me stessa, ho costruito telescopi, ma non sonde. Eravamo banditi da indagini intrusive. Con i telescopi non vedevo niente che fosse vicino, ma potevo studiare che cosa succedeva lontano nell’arco. Le meteore continuavano a essere intercettate. Si formò un occhio di ciclone; calcolai la dinamica; vidi il ciclone dissiparsi. Significava che i difensori facevano ancora riparazioni. Luis, cosa c’è?”

— Depressione. Scusa, non ti volevo interrompere…

— Come mai non noto quando vuoi parlare?

— Quei momenti di depressione, ti facevano perdere le cose? Mi pongo domande sui jet di assetto del bordo e sulla montagna Pugno-di-Dio.

— Dove si trova?

— Nei pressi dell’oceano lontano. Un enorme impatto meteorico, da sotto. Senza grandi perdite, perché il terreno fu spinto su.

— Non sarei intervenuta. È lavoro per il difensore residente.

— Ci fu una lotta per chi sarebbe divenuto difensore residente.

Roxanny e Proserpina fissarono Louis. Poi Proserpina si lamentò: — Sono stata negligente.

— I carcerieri ti hanno dato l’albero-di-vita?

— Sì, ma neutro. Un virus scatena i geni che mutano in difensore. Vive nelle radici dell’albero-di-vita. Il quale, anche neutro, continua a nutrirmi, come per qualsiasi altro difensore, ma non provoca il cambiamento nei riproduttori. Che cosa ti ha spinto a chiedere, Luis?

— Solo un pensiero. — Per quanto ne sapeva, l’albero-di-vita cresceva solo nel Centro Manutenzione. Pareva che nelle altre zone si fosse estinto. — È facile liberarsi del virus difensore?

— Sì.

— Ma tu ne hai avuto ancora?

— Come lo sai? Sì, l’ho filtrato dall’aria, quando divenne abbastanza denso e si fu diffuso abbastanza lontano, quattrocentomila falan dopo la creazione. Ho prodotto una coltura del virus, facendolo sviluppare in mie piante. Creai allora alcuni servitori, non tanti da richiamare l’attenzione, e li mandai in missioni. Ma si rivoltarono e fui costretta a ucciderli, Luis; e quando riprovai, non funzionò. Le mie piante erano di nuovo neutre. Non so in quale modo. E nell’aria non c’era più il virus. Stasera avete mangiato l’albero-di-vita.

Roxanny ansimò. Louis deglutì a vuoto. — Sapeva di patata dolce. Roxanny, probabilmente era davvero patata dolce. Quando avvenne ciò che hai raccontato, Proserpina?

— Più di un milione di falan dopo la creazione. Tu sai cos’è accaduto, vero, Luis? Dimmelo.

Louis scosse la testa. — I difensori sono svaniti. Non so altro.

— Ora capisco — disse Proserpina. — Negli ultimi due milioni di falan le specie si sono differenziate all’estremo. Vedo come la tua specie ha deviato, Roxanny, sotto pressioni che favoriscono intelligenza, pelle glabra, capacità di nuoto e corsa su due gambe. I miei telescopi possono osservare le montagne di drenaggio. Le ho visitate, quando osavo, quando ero sicura di essere l’ultimo protettore in quei territori.

“La loro gente si scinde in specie incompatibili sotto condizioni quasi identiche. Ho messo sotto controllo la rete di comunicazione con eliografi creata dai Notturni. Divorano i cadaveri, no? E hanno intelligenza pari ai riproduttori! Un difensore semi-intelligente ha governato il Centro Manutenzione per moltissimo tempo. Non saprei nemmeno quante altre variazioni ci siano.”

— Migliaia — disse Roxanny.

— Ma nella Mappa della Terra non c’è spazio perché mutazioni si stabiliscano e si modifichino l’un l’altra nell’estraneità. I miei servi hanno sistemato i miei riproduttori fra i Pak della Mappa della Terra. Lì la mia linea di sangue può fiorire. Luis, che cosa nascondi?

— Scusa.

Proserpina si stagliò su di lui, piccola e pericolosa. — Parlami.

Prono nella bara, Louis rispose: — Ho un amico nella Mappa della Terra. Voglio che sia difeso.

— Armonista non lascerà che un altro difensore stia vicino alla Mappa della Terra. Non sono sopravvissuta, io, sfidando il difensore residente. Cosa nascondi?

Intervenne Roxanny. — Nella Mappa della Terra ci sono Kzinti. L’ha detto lui. Il suo amico Accolito proviene da lì.

— Kzinti arcaici — disse Louis. — Diversi dagli eserciti della Guerra Periferica. Hanno attraversato il Grande Oceano e stabilito una colonia nella Mappa della Terra, neanche tanto tempo fa.

— Mentre ero in depressione — intervenne Proserpina. — Ho lasciato troppo al residente. Stet. Indagherò sugli Kzinti, arcaici e moderni. Forse possiamo trattare. Ma devo confrontare il residente. Stanotte devo andare via. Devo occuparmi di Armonista, in un modo o nell’altro. Forse starò via alcuni giorni. Detec Gauthier, devi badare a Luis. Luis, posso restituirti la sensibilità?

— Prova — rispose Louis. Quando giunse il dolore, si domandò se Proserpina volesse vendicarsi del latore di cattive notizie. Ma era solo un dolore sordo, anche se andava dall’anca al tallone.

— Prova a muoverti, se ti senti, ma con cautela. Non staccare niente. — Accarezzò sulla testa l’arboricolo. — Piccolo Hanuman, ti piacerebbe venire con me?

Hanuman ci pensò un attimo, poi le saltò in braccio.

Proserpina guardò gli altri. — Pongo solo un divieto. Potete andare liberamente dove più vi piace, escluso il grande edificio a favore di spin e a tribordo, nonché il continente più vicino contro spin. Sono sicura che in quell’edificio ci sono trappole esplosive. Io stessa non ho osato entrarvi. Il piccolo continente è quello dove Penultimo teneva specie pericolose di Pak. L’analogo di lupi, tigri, pidocchi, zanzare, cactus spinosi e funghi velenosi, piante e creature che non volevamo fra i nostri riproduttori. Per la maggior parte erano estinte, quando lasciammo le stelle del nucleo, ma ne abbiamo salvate alcune. Potremmo averle liberate, sapendo che i nostri riproduttori si sarebbero evoluti nelle proprie nicchie ecologiche.

Si girò e se ne andò, in silenzio e con disinvoltura, e parve un fantasma che si fosse dissolto.

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