Palazzo di Penultimo. Louis vi comparve e rotolò giù dalla catasta bruciata di piastre levitanti. Niente gli sparò.
La cintura di volo lo portò fuori e giù. Louis sfiorò il prato giallo, chiedendosi il motivo dei segni neri. Un disegno doveva essere il nome o il ritratto di Penultimo… ecco, tracce di un fumetto, molto semplificato, uno stile che ricordava stranamente William Rotsler. L’altro era probabilmente una serie di parole.
Louis ipotizzò una pietra di Rosetta. Che cosa direbbe un difensore a un intruso? Poteva essere una freddura pittografica: una parola che si poteva leggere come “Entra” o come “Estinto”; “Benvenuto” o “Epitaffio”. Era possibile estrapolare da quello un linguaggio? No.
Louis volò a bassa quota, godendosi l’abilità che occorreva per procedere a zigzag fra gli alberi. Forse l’avrebbero nascosto, se Proserpina fosse venuta a cercarlo sul suo stesso terreno. (No. Lei conosceva il suo odore.) Curve a gomito e alte accelerazioni e una breve libertà dai problemi intellettuali.
La nave pesce luna di Proserpina riposava fra gli alberi vicino alla sua base. Alberelli erano cresciuti attraverso la griglia. Louis mise la cintura di volo dietro uno spesso tronco, si tolse il giubbotto e lo abbandonò. Andò avanti a piedi. “Guarda il riproduttore nudo e zoppo” pensò.
Lì c’era l’automed della ARM tolto dalla Gray Nurse. Louis si domandò quale sarebbe stata la diagnosi su di lui. Mutazione? Creatura non umana? Moribonda? Passò oltre senza esitare. Non c’era tempo!
Si fermò presso la libreria della Snail Darter. Non c’era tempo, ma i difensori non sempre potevano scegliere.
Aveva guardato Claus e Roxanny usare quell’apparecchiatura. Non gli fu difficile convincerla a mostrare un ruolino per la Guerra Periferica. C’erano decine di Wu e sei Harmony: la sua prima figlia aveva maritato un Harmony. Una sequenza di numeri avrebbe identificato la sua discendenza…
Decenni prima, un nipote e sua figlia si erano arruolati nella Marina. Wes Carlton Wu era capitano di volo a bordo della Koala, una nave da imboscate, con Tanya Wu come commissario di bordo. Un’altra rapida scorsa non mostrò altri parenti di sangue e intanto il tempo si riduceva.
Louis si avvicinò alla nave pesce luna.
Doveva pensare come un Pak. Un difensore avrebbe potuto uccidere qualsiasi riproduttore con l’odore sbagliato, per lasciare più spazio ai propri consanguinei. Ma lui doveva mettersi nei panni di Proserpina. L’adattamento era stato il modo di sopravvivenza per un milione di anni. Non avrebbe fatto del male a un riproduttore. Poteva essere il D-figlio di un potente nemico!
Non c’erano scalini per arrivare alla cabina. Louis s’arrampicò come un Sospeso.
L’interno era spazioso. C’erano appigli da ogni parte, per le mani e per i piedi. Chissà fino a che punto erano prensili i piedi di Proserpina. E sensori e tavolette sensibili alla pressione e leve e interruttori, disposti a caso. C’era un divano a ferro di cavallo, ma solo un sediolo di comando, che non gli si adattava. Louis avrebbe dovuto cambiarlo… ma avrebbe fatto meglio a escogitare un modo per convincere la nave che lui era Proserpina.
Era deluso di Ultimo. Aveva pilotato il destino di una specie i cui strumenti e cognizioni impoverivano quelli della razza umana. Perché non poteva muovere alcune migliaia di tonnellate di equipaggiamento medico? Avrebbe risparmiato a Louis considerevoli fastidi e due o tre ore di tempo.
Forse la fazione Sperimentalista nella Flotta di Mondi era più simile al Re Carnevale di New Orleans. Mettili in moto, ma tienili d’occhio. Fermali quando fanno qualcosa di eccessivamente costoso o pericoloso. A volte faranno qualcosa di buono…
Si stava distraendo. “Non avrai altra Proserpina fuori di me.” Di sicuro Proserpina aveva stabilito difese per evitare che un difensore manipolasse la sua nave. A meno che… Proserpina avrebbe davvero messo una trappola mortale per uno come Armonista, riconosciuto più brillante e pericoloso di lei stessa? La ritorsione a volte è finale.
E i protettori schiavi? Quel sediolo pareva modificato per adattarsi a un individuo dei Sospesi e poi riaggiustato per Proserpina. Di sicuro lei aveva lasciato pilotare la nave a Hanuman.
Futz! La nave non era difesa. Era essa stessa la difesa. Chi avrebbe osato rubare la nave di Proserpina? E questo era il punto: rischioso per Louis Wu era non fare niente. Regolò il sediolo e si sedette, si allacciò le cinture e decollò.
Alberi erano cresciuti nel merletto metallico della nave. Furono strappati. Louis portò la nave sopra l’atmosfera, poi la girò verso il muro del bordo. Il sole stava per ribollire? Si sarebbe bruciato gli occhi, se avesse guardato intensamente. Doveva esserci un modo per oscurare il vetro, no? E Armonista avrebbe messo in funzione la difesa meteore. Louis andò un po’ a zigzag e studiò i comandi. Questo? Non si limitava a oscurare la visuale, amplificava anche la luce. Louis lo scurì al massimo e alzò gli occhi.
Nel cielo si allungava sempre più la fiamma di una eruzione solare. Louis accelerò. Il terreno in basso divampò. Louis vide il raggio inseguitore e lo evitò, riuscì perfino a indirizzarlo un poco, in modo che mancasse una popolata montagna di drenaggio, e poi fu fuori del Ringworld, in caduta, in rallentamento, e sotto il pavimento del Ringworld. Doveva percorrere metà arco, trecento milioni di miglia. Ora il pericolo era costituito dalle navi aliene. Louis serpeggiò lungo la griglia magnetica, accelerò forte, udì il toc-toc di telecamere macromolecolari colpire il guscio della nave. La Guerra Periferica si sarebbe preso avventata sulle sue tracce.
Qualcosa lampeggiò nella parte inferiore del Ringworld. Louis zigzagò quasi in un altro lampo. Forse aveva iniziato di persona una guerra. Il sistema di riparazione meteore di Armonista aveva chiuso il Pugno-di-Dio. Louis invece salì intorno al bordo. Si diresse alla Mappa di Marte, distante poco più di mezzo milione di miglia. Il sole ribolliva di nuovo.
Una scintilla si avventò verso l’alto: un lancio da Olympus Mons. Louis fece scivolare la nave pesce luna sotto il sentiero del pacchetto meteorico, solo per un momento. Pensò che Armonista non avrebbe certo puntato da quella parte la difesa meteore. Rallentò, scese nel cratere e tenne librata la nave.
Strisciò per metà fuori della cabina e gridò: — Ultimo! Chiudilo!
Il coperchio del cratere cominciò a chiudersi. Louis si impegnò sui comandi della nave pesce luna. Il modulo di rianimazione dell’automed si alzò, ruotò a mezz’aria e si accomodò, un po’ a sbalzi, nello scomparto della Long Shot, Poi la Parete di Servizio, con la coda di cavi staccati. Poi altri componenti più piccoli. Poi la lancia di salvataggio. Poi un serbatoio che Louis aveva identificato in precedenza.
Il burattinaio stava gridando qualcosa. — … legato?
Louis sistemò il serbatoio insieme con il resto dell’automed. Portò giù la nave e uscì.
Ultimo giunse di corsa. — Come legherai quei componenti per evitare l’urto del decollo?
— Armonista usava un serbatoio di schiuma plastica. Mettiamolo in funzione e chiudiamo la nave, poi saliamo a bordo.
Il serbatoio spruzzava schiuma plastica, quando Louis chiuse il coperchio. Aveva preso senza commenti il sediolo di pilotaggio. Che diavolo, era costruito per esseri umani. Ultimo chiese: — Non dovremmo riaprire il cratere?
— Ultimo, proviamo qualcos’altro. — Mise in funzione il motore iperspaziale. La caverna scomparve. La nave QII si lanciò dritto in una bolla di colori.
Mappa della Terra. Poco dopo il crepuscolo, Accolito chiese udienza a Chmeee. Una guardia gli disse: — Va’ a giocare da un’altra parte, piccolo. Tuo padre è occupato. — E sogghignò.
— Ho un messaggio di Armonista.
— Nome bizzarro.
— Chmeee lo riconoscerà. Armonista che vive sotto la Mappa di Marte.
La guardia era annoiata e scherzò con Accolito ancora un poco. Poi entrò nella tenda. Quando tornò fuori, chiese: — Come ti è arrivato, il messaggio?
— C’erano lampi nelle montagne a tribordo.
Ebbe il permesso di entrare. Si mise bocconi davanti al padre, che chiese: — È lo stesso Armonista che vuole darmi la Mappa della Terra? Non ho avuto notizie, da quando hai trasmesso il suo messaggio.
— Dice che puoi prenderti la Mappa da solo, dopo che gli altri branchi saranno pazzi.
C’era silenzio: i cortigiani stavano attenti.
Chmeee chiese: — Pazzi? — e scrutò il figlio, la cui arrendevolezza pareva coprire un’acuta impazienza. — Spiegami, allora.
— Armonista ci consiglia di nasconderci dal cielo per due giorni interi. Dobbiamo stare sotto un tetto o una tenda, tutti noi, anche femmine e cuccioli. Dovremmo dormire, se possibile. Dobbiamo essere tutti al riparo, o bendati, prima che l’ombra riveli il sole.
— Così presto? Come faccio a provvedere?
Accolito rischiò un sogghigno. — Cosa direbbe Louis Wu?
— “Per questo ho la fetta più grossa.” Cosa accadrà al cielo?
— Non è precisato. Hai visto navi lasciare striature di luce nel cielo. Hai sentito parlare della Guerra Periferica. L’ho guardata nella Sala Difesa Meteore di Armonista. È precisato che Armonista porrà fine alla guerra.
Chmeee annuì. — Sei pronto a correre? Bene. — Alzò la voce. — A tutti i presenti. Ciascuno di voi è un emissario delle mie province lontane! Dividete il contenuto della mia cucina per nutrirvi. Andate dove vi mando. Tenete una benda pronta all’uso. Gli sciocchi diverranno ciechi o pazzi. Ciascuno di voi è più prezioso di coloro ai quali parlerete e sarà al coperto prima che passi il quadrato delle ombre. Stia nascosto due giorni o ne risponderà a me. Possiamo conquistare la Mappa della Terra, se vogliamo.
Il piccolo Kazarp guardava a bocca aperta il cielo. L’ombra aveva coperto il sole, ma i quadrati delle ombre brillavano come non aveva mai visto. A un certo punto alzò lo strumento e cominciò a suonare.
Sopra la musica udì un furtivo cambiamento di postura, troppo vicino per un estraneo, e disse: — Sapevo che eri qui.
— Non girarti. Sono diventato Vashneesht.
Suo padre, pensò Kazarp, era scomparso da diversi falan… e adesso era una creatura delle favole, terrificante e orribile. Non si girò. — Papà? Mamma lo sa?
— Devi dirglielo. Gentilmente. Poi dille che deve nascondersi dal cielo per due giorni. Anche tu. Per non impazzire. Diffondete la voce. Un cunicolo sarebbe meglio di un tetto. Dopo, bisognerà prendersi cura di un mucchio di gente impazzita e ci sarà un banchetto molto superiore di quanto la tua gente non desideri.
— Ti fermi?
— Non ora. Vi verrò a trovare appena possibile.
La cabina della Long Shot era in fondo alla sfera, fra quattro scarichi di motori a fusione. Spinta dal motore iperspaziale, la Long Shot volò a ritroso nell’ignoto. Louis la lanciò dritto giù, ad attraversare il pavimento del Ringworld, con un tocco di resistenza dovuto al denso scrith, e fuori nello spazio.
Si allontanava dal sole e puntava dritto nell’ammasso di navi della Guerra Periferica. Non che importasse. Quelle navi erano nello spazio einsteiniano, così vicino a una grande massa. Louis volava alla cieca, naturalmente, nell’iperspazio. Si augurava che quella nave più veloce superasse in velocità i divoratori.
Il burattinaio era rannicchiato in uno stretto nodo. Lui non sarebbe stato di nessun aiuto.
Louis si chiese a quale velocità la Long Shot si sarebbe mossa nelle vicinanze di una massa così grande. Forse avrebbe superato la velocità della luce. Forse Armonista aveva già elaborato il comportamento del sistema QII, ma lui non aveva indizi sufficienti. L’avrebbe scoperto presto. Quando la sfera di cristallo, ossia il rilevatore di massa, iniziò a funzionare, lui sarebbe stato fuori della “singolarità”.
Undici ore più tardi Louis capì che perfino i difensori potevano sentirsi stanchi. Avrebbe potuto non fare caso alla stanchezza e alla fame e alla sete e al dolore al ventre e alle giunture e al mal di testa e sinusite, tipici solo di un selvaggio in età avanzata. Non importava. Si era allontanato dal Ringworld. Dei trenta miliardi di miliardi di ominidi sul Ringworld, una grossa percentuale sarebbe sopravvissuta. Wembleth e Roxanny e il loro figlio erano perduti nel rumore di fondo. Se Armonista avesse capito che cos’erano veramente, non li avrebbe nemmeno cercati. Con un po’ di fortuna, però, avrebbe pensato che Louis avesse portato Wembleth fra le stelle.
La vittoria poteva compensare un mucchio di sofferenza.
La finestra era il pavimento e si oscurava, amplificava la luce, registrava e mostrava registrazioni o zoomava. Louis guardò scorrere disegni di luce colorata e una nera virgola sfrecciare. La scena cambiò. La finestra non c’era: i suoi occhi scivolarono intorno a essa.
Louis guardò il rilevatore di massa. Avrebbe dovuto vedere linee di luce che strisciavano verso di lui. Non vide niente: la sfera era solo cristallo laccato. Premette l’interruttore. Vide un nugolo di stelle. Sotto i suoi piedi, l’universo era vasto e magnifico. Di nuovo nello spazio einsteiniano.
Gli sarebbe piaciuto vendere la Long Shot a una banda di pirati nello spazio umano. O formare una banda tutta sua! Cosa ora poco probabile. Mise la finestra su zoom e l’oscurò un poco per attutire il bagliore zodiacale. Il Ringworld eclissava il sole, lasciava solo una minuscola scheggia di luce.
A sei ore luce dal sistema del Ringworld (misurò Louis) il sole non avrebbe illuminato molto la Long Shot, ma se la nave si fosse mantenuta nell’ombra dell’Anello sarebbe stata nera come lo spazio. Lui non aveva usato motori a fusione: nessuno lo avrebbe trovato rilevando il flusso di neutrini. Il resto dello spettro elettromagnetico poteva essere rilevato dalla Guerra Periferica, se per caso le navi controllavano. Louis pensò che sarebbero state troppo impegnate per controllare. Avrebbero inseguito la nave pesce luna di Proserpina finché non si fosse verificato un evento importante… molto presto, adesso.
La sala di registrazione, in alto, era minuscola come la cabina, ma c’erano una parete giochi, un distributore di cibo e un sacco doccia. Louis notò anche il portello nel soffitto. Quella era una novità. Portava a un labirinto di tubi d’accesso che si scorgeva dalla parete. I tubi erano difficili da seguire, un bel rompicapo, ma uno portava al magazzino dove lui aveva stivato la lancia di salvataggio e l’automed. Bene.
Si prese un po’ di tempo per una doccia. Se avesse mancato l’evento, la Long Shot avrebbe raggiunto più avanti l’onda luminosa.
Quando si asciugò, niente era cambiato. Affondò le dita nella chioma di Ultimo e scansò un calcio della gamba posteriore… non del tutto. — Sveglia! — disse.
— Ti ho fatto male?
— Non importa.
— Perché siamo in riposo?
— Voglio osservare una cosa. Inoltre non posso usare il rilevatore di massa.
— Iii! - fischiò Ultimo.
— È un congegno psionico. Dovrai pilotare tu stesso la nave. Ma siamo liberi, quelli che amo sono al sicuro, la Guerra Periferica non ci cerca e la strada per Canyon è sgombra.
— Per Canyon?
— Be’, per la Flotta di Mondi, se preferisci. Ho solo presunto che avevi portato con te la compagna e i figli, quando hai lasciato la Flotta.
— Naturalmente.
— Se possiamo elaborare i particolari, c’è una cosa che mi serve.
— Tu bluffi, Louis, come già facesti una volta. Stai per morire, vero?
— Sì. Ero troppo distorto quando l’albero-di-vita ha iniziato a cambiarmi. Sto morendo, stet, ma non bluffando. Tutto ha funzionato bene. Ma mi piacerebbe rimettere in funzione l’automed di Carlos Wu.
— Richiederebbe… mmm.
— Considerevoli fastidi. Duro lavoro fisico. Cosa posso offrirti?
— La Long Shot si muove troppo velocemente. La collisione con una stella è quasi sicura. Non ho il coraggio per pilotare fino a Home.
— Non Canyon?
— Home — confermò il burattinaio. — Non potevo nascondere su Canyon. Troppo piccolo. Home è molto simile alla Terra, Louis, e ha una storia magnifica.
— E Home sia — accondiscese Louis. — Ehi! — Il sole ingrandito brillava e gettava nette ombre nella sala di comando.
Il burattinaio girò una testa, poi anche l’altra. Chiuse quasi le pupille. Parlò con voce monotona: era sconvolto. — Dov’è il Ringworld?
— Sì.
— Sì?
— Sì. Armonista ha usato la nanotecnologia per cambiare l’intera griglia di superconduttore nella configurazione trovata nella Long Shot. È partito come una lepre sotto motore iperspaziale Quantum II e ha portato con sé il Ringworld.
— Quanto lontana?
— Cosa? — Quella era l’unica nave che avrebbe potuto raggiungerlo. Poco più di due giorni di trenta ore alla velocità del Quantum II… un anno luce in 5/4 di minuto… — Tremila anni luce prima che Armonista sia a corto di energia. Ossia molto lontano dalla spazio umano. I telescopi non vedranno niente per un centinaio di generazioni. Si potrebbe rilevare tutta quella massa che si sposta, con un rilevatore di onde gravitazionali. Cosa farai, lo inseguirai?
— La ricchezza — gemette Ultimo. — Svanita. Ho perduto il mio posto come Ultimo, inseguendo la ricchezza di conoscenza del Ringworld. E quelli di cui hai parlato, quelli che ami, Louis, che ne sarà di loro?
— Non li troverò mai. Ultimo, è questo il punto. Ora ripariamo l’automed, prima che qualcosa si scateni in me.
— Penso che possiamo trascurare l’effetto marea — disse Armonista. — Non credi?
Proserpina mosse rapidamente le dita. Lo schermo a parete, che non mostrava niente, una sorta di grigio rappreso da ogni parte, divenne nero. Bianchi geroglifici danzarono sul nero, in un sistema matematico Pak vecchio di milioni di falan. — La gravità solare tirava in su e in dentro un poco, lungo un angolo molto stretto, quando il Ringworld aveva un sole. In mancanza del sole, tutti i mari tenderanno a fluire verso le mura del bordo. Siamo in volo per due giorni? Stet, questo è trascurabile. Quello che mi preoccupa… — geroglifici danzarono di nuovo — è l’approssimazione.
Il cielo era impazzito. Roxanny e Wembleth strisciarono fuori della tenda, Roxanny un po’ goffa, e fissarono uno spettacolo luminoso degno dei massimi premi. Wembleth chiese: — Cosa succede?
— Non ne ho idea, lo giuro. Qualche arma supersegreta. Futz, mi auguro che non sia degli Kzinti. Non vedo nessuna nave, a meno che… cos’era, quello? — Una piccola virgola nera attraversò rapidamente il cielo da tribordo a babordo. Lasciò una cicatrice vicino alla sommità del muro del bordo, visibile con gli occhiali ingranditori.
— Non so — rispose Wembleth.
— Una nave più grande della Long Shot? Nessuna specie a me nota ne ha una.
— Cambia di nuovo, Roxanny.
Per un istante i colori sbiadirono e poi l’intero cielo scomparve e loro furono ciechi. Era difficile ricordare che un tempo c’era stata la vista.
— È il Punto Cieco — disse Roxanny. Era stata addestrata. Si guardò i piedi. Sì, vide che c’erano. — Futz, non posso crederci. Siamo nel futzuto iperspazio! Guarda giù. Abbassa la… — Wembleth si allontanava, ancora cieco. Roxanny lo seguì e, sempre senza alzare lo sguardo, trovò a tastoni la testa di Wembleth e l’abbassò. — Entriamo nella tenda — disse.
Per due giorni vissero nella tenda pressurizzata. Quando ebbero di nuovo un cielo, era un fondo nero con stelle luccicanti. — Questa storia spingerà alla follia un mucchio dei tuoi — disse Roxanny. — Il Ringworld non è mai stato così buio. I fari dell’aviobici diventeranno senza prezzo.
— Non ho mai visto stelle così brillanti — disse Wembleth. — È un’epoca del tutto nuova, Roxanny. Hai detto che ci sono Mondi Globo intorno a gran parte delle stelle? Potrebbero essere l’eredità dei nostri figli.
Sopra il muro, a babordo, una stella diventava sempre più luminosa.
Il cielo era tornato nello schermo a parete della Difesa Meteore.
— Dovremo trovarci un sole, stet? — disse Proserpina. — E spostare lateralmente tutto il Ringworld per prenderlo. I campi magnetici sono inutili senza qualcosa contro cui spingere, perciò useremo solo i jet di assetto. Allinearci al sole, cadere su di esso, usare i campi per fermarci. I mari si sposteranno, Armonista.
— Lo so. Ho trovato una stella giallo bianca con velocità quasi pari alla nostra. Là, quella più luminosa, la vedi?
— Sì. Zooma.
La stella si allargò e si scurì. — Accresciuta emissione di raggi x in questa regione — disse Proserpina. — Dovremo gonfiare lo strato di ozono finché non potremo costruire un sistema di quadrati delle ombre.
— Sì.
— Sono più preoccupata per le maree.
— Sì, nei mari e negli oceani ci saranno ancora tensioni.
— Avevo pensato di farli congelare, tuttavia non è possibile.
— No, certo, ma possiamo usare effetti magnetici sul sole stesso. Guarda, ho trovato un modo per deflettere il nostro movimento in modo che la stella scenda dritta lungo l’asse. Circonderemo il sole. Ballonzoleremo un paio di volte e ci stabilizzeremo; il movimento manderà i mari avanti e indietro, ma non tutti in una sola direzione, sarebbe disastroso.
Geroglifici bianchi danzarono sullo sfondo di stelle. — Funzionerà — disse Proserpina. — Perderemo un mucchio di popolazione, perfino alcune specie.
— Lo so.
— Ho una domanda. Dimmi se si può fare.
— Descrivilo.
— Lasciamo il sole ballonzolare avanti e indietro lungo l’asse del Ringworld. Avremo maree. Avremo stagioni, cambiamenti del tempo.
— Come un Mondo Globo? — rise Armonista. — Come il tuo mondo, il pianeta Pak. E i riproduttori? Non diventeranno ancora più pazzi?
— Chi ha conservato la sanità mentale in questi ultimi due giorni si abituerà a tutto — disse Proserpina.