Mentre guidava la tribù verso il torrente nella luce fioca dell’alba, GuardalaLuna si soffermò incerto in un luogo familiare. Qualcosa, lo sapeva, mancava; ma non riuscì a ricordare che cosa fosse. Non sciupò energie mentali per risolvere l’enigma, poiché quel mattino aveva in mente cose più importanti.
Simile al tuono e al fulmine, alle nubi e alle eclissi, il grande blocco cristallino era scomparso misteriosamente com’era venuto. Essendo svanito nel passato inesistente non turbò mai più i pensieri di GuardalaLuna.
GuardalaLuna non avrebbe saputo che cosa gli avesse fatto; e nessuno dei suoi compagni si domandò, mentre gli rimanevano attorno nella bruma mattutina, perché egli si fosse soffermato per un momento proprio lì, andando al torrente.
Sul loro lato del corso d’acqua, nella sicurezza mai violata del loro territorio, gli Altri scorsero per la prima volta GuardalaLuna e una dozzina di maschi della sua tribù come un fregio in movimento contro il cielo dell’alba. Subito cominciarono a lanciare la loro sfida quotidiana; ma, questa volta, non vi fu risposta.
Costantemente, deliberatamente… soprattutto, silenziosamente, GuardalaLuna e la sua banda discesero il basso poggio che dominava il fiumicello; e, mentre si avvicinavano, gli Altri divennero improvvisamente silenziosi. La loro furia rituale defluì, per essere sostituita da un crescente timore. Erano vagamente consci del fatto che qualcosa era accaduto, e che quell’incontro differiva da tutti gli altri precedenti. Le clave e i coltelli d’osso dei quali era munito il gruppo di GuardalaLuna non li allarmarono, poiché non ne capivano lo scopo. Sapevano soltanto che i movimenti dei loro rivali erano adesso impregnati di decisione e di minaccia.
Il gruppo si fermò sull’orlo dell’acqua, e per un momento il coraggio degli Altri tornò a rivivere. Guidati da UnOrecchio, essi ripresero a malincuore il canto di battaglia. Si protrasse soltanto per pochi secondi prima che una visione terrificante li facesse ammutolire.
GuardalaLuna levò alte le braccia, rivelando il carico che fino a quel momento era stato celato dai corpi irsuti dei suoi compagni. Reggeva un ramo robusto, e impalata su di esso si trovava la testa insanguinata del leopardo. Un bastoncello teneva spalancata la bocca, e le lunghe zanne scintillavano di un bianco spettrale, nei primi raggi del sole.
Quasi tutti gli Altri rimasero troppo paralizzati dalla paura per potersi muovere; ma alcuni di essi iniziarono una ritirata lenta e incespicante. A GuardalaLuna non occorreva alcun altro incoraggiamento. Sempre reggendo alto sopra il capo il trofeo mutilato, incominciò ad attraversare il torrente. Dopo un attimo di esitazione, i suoi compagni sguazzarono dietro di lui.
Quando GuardalaLuna giunse sulla riva opposta, UnOrecchio manteneva ancora il terreno. Forse era troppo coraggioso o troppo stupido per fuggire; forse non riusciva a convincersi che quell’oltraggio stesse davvero accadendo. Vile o eroe, nulla mutò, in ultimo, quando il ringhio paralizzato dalla morte gli piombò sul capo incapace di capire.
Urlando di paura, gli Altri si dispersero nella boscaglia; ma di lì a non molto sarebbero tornati, e ben presto avrebbero dimenticato il loro capo perduto.
Per qualche secondo, GuardalaLuna rimase incerto accanto alla sua nuova vittima sforzandosi di capire lo strano e mirabile fatto: il leopardo morto poteva uccidere ancora. Adesso era il padrone del mondo, e non sapeva affatto che cosa fare in seguito.
Ma avrebbe pensato qualcosa.