23. DIAGNOSI

«Vuoi dire», esclamò Frank Poole, non tanto irritato quanto stupito, «che ho fatto tutto quel lavoro per niente?»

«Così sembra», rispose Bowman. «L’elemento funziona perfettamente. Anche con un sovraccarico del duecento per cento, non risulta alcuna previsione di guasto.»

I due uomini erano in piedi nella minuscola officinalaboratorio del tamburo ruotante, più comoda della rimessa delle capsule per le piccole riparazioni e i controlli. Lì non si correva alcun pericolo di essere ustionati da gocce di stagno fuso galleggianti in assenza di gravità, o di perdere completamente piccoli attrezzi che avessero deciso di andare in orbita. Queste cose potevano invece accadere e accadevano, nell’ambiente Zerog della rimessa delle capsule.

La piastra sottile, formato cartolina, dell’elemento AE-35 si trovava sul banco da lavoro sotto una lente a forte ingrandimento. Era inserita in una presa standardizzata che, mediante un fascio di cavetti multicolori, la collegava a un apparecchio automatico per la taratura, non più grande di una normale calcolatrice da scrivania. Per controllare ogni elemento, bastava collegarlo, inserire l’apposita scheda di «individuazione guasti», e premere un pulsante. Di solito il punto esatto del guasto veniva indicato su un piccolo schermo, insieme alle istruzioni per ripararlo.

«Prova tu stesso», disse Bowman, in un tono di voce piuttosto deluso.

Poole portò sull’indicazione X-2 il selettore di sovraccarico e premette il pulsante COLLAUDO. Subito sullo schermo balenò l’avvertimento: ELEMENTO OK.

«Presumo che potremmo continuare a immettervi corrente fino a bruciare tutto», disse, «ma questo non proverebbe assolutamente niente. Che cosa ne pensi?»

«Il previsore interno di guasti di Hal potrebbe aver commesso un errore.»

«È più probabile che l’errore lo abbia commesso la nostra attrezzatura di controllo. In ogni modo è meglio esagerare in fatto di prudenza anziché doversi pentire. Preferisco aver sostituito l’elemento se sussiste il benché minimo dubbio.»

Bowman staccò la piastra del circuito elettronico e la alzò alla luce, il materiale in parte traslucido era venato da una rete intricata di fili e maculato da microcomponenti appena visibili, per cui sembrava un esempio di arte astratta.

«Non possiamo correre alcun rischio… in fin dei conti, questo è il nostro legame con la Terra. Lo segnerò tra il materiale difettoso e lo metterò nel magazzino degli scarti. Potrà crucciarsene qualcun altro, quando torneremo.»

Ma le preoccupazioni dovevano ricominciare di lì a non molto, alla successiva trasmissione dalla Terra.

«RaggiXDeltaUno, qui il Controllo Missione, con riferimento al nostro dueunocinquecinque, sembra che ci troviamo di fronte a una piccola difficoltà.

«Il vostro rapporto secondo il quale non v’è alcun difetto nell’elemento AlfaEcotrecinque concorda con la nostra diagnosi. Il guasto potrebbe trovarsi nei circuiti collegati dell’antenna, ma in tal caso altre prove dovrebbero individuarlo.

«V’è una terza possibilità che potrebbe essere più grave. Il vostro calcolatore può aver commesso un errore nel prevedere il guasto. Entrambi i nostri novetriplozero concordano nell’indicare ciò, sulla base delle loro informazioni. Ciò non deve essere necessariamente motivo di allarme, tenuto conto delle altre apparecchiature di cui disponiamo, ma vorremmo che teneste d’occhio ogni altra deviazione dalle prestazioni previste. Abbiamo sospettato alcune piccole irregolarità in questi ultimi giorni, ma nessuna di esse è stata così importante da giustificare un intervento, né le irregolarità hanno avuto caratteristiche ovvie dalle quali si potesse dedurre una conclusione qualsiasi. Stiamo eseguendo altre prove con entrambi i nostri calcolatori e vi riferiremo non appena i risultati saranno disponibili. Ripetiamo che non v’è alcun motivo di allarme; il peggio che possa accadere è la necessità di disinserire temporaneamente il vostro novetriplozero per un’analisi del programma, e di affidare il controllo a uno dei nostri calcolatori. Il ritardo nelle trasmissioni presenterà difficoltà, ma i nostri studi sull’attuazione pratica della cosa indicano che il controllo dalla Terra è del tutto soddisfacente in questa fase della missione.

«RaggiXDeltaUno qui il Controllo Missione, dueunocinquesei, fine della trasmissione.»

Frank Poole, che era di guardia quando arrivò il messaggio, vi rifletté in silenzio. Aspettò di sentire se vi sarebbe stato qualche commento da parte di Hal, ma il calcolatore non tentò di contestare l’implicita accusa.

Bene, se Hal non affrontava l’argomento, anche lui si proponeva di fare altrettanto.

Era quasi il momento del cambio mattutino, e normalmente egli avrebbe aspettato che Bowman lo raggiungesse sul ponte di controllo. Ma quel giorno non rispettò tale prassi e si diresse verso il tamburo ruotante.

Bowman era già alzato e si stava versando un po’’ di caffè quando Poole lo salutò con un: «Buongiorno» piuttosto preoccupato. Dopo tutti quei mesi trascorsi nello spazio, pensavano ancora nei termini del normale ciclo di ventiquattr’ore… sebbene già da molto tempo avessero dimenticato i giorni della settimana.

«Buongiorno», rispose Bowman. «Come va?»

Poole riempì una tazza di caffè. «Benissimo. Sei ragionevolmente sveglio?»

«Sono in ottima forma. Che cosa c’è?»

Ormai, se qualcosa andava male, lo capivano subito tutti e due. La minima variante nella routine normale era un indizio di cui tener conto.

«Be’», rispose adagio Poole «il Controllo Missione ci ha appena lasciato cadere addosso una piccola bomba.» Abbassò la voce, come il medico che parla di una malattia alla presenza del paziente. «Potrebbe esservi a bordo un caso non grave di ipocondria.»

Forse Bowman non era proprio ben desto, tutto sommato; gli occorsero parecchi secondi per arrivare al punto. Poi disse: «Oh… capisco. Che altro ti hanno detto?»

«Che non v’è alcuna ragione di allarmarsi. Lo hanno ripetuto due volte, e questo ha rovinato alquanto l’effetto per quanto mi riguarda. E hanno detto inoltre che stanno prendendo in considerazione un passaggio temporaneo al controllo da Terra per procedere a un’analisi del programma.»

Sapevano entrambi, naturalmente, che Hal stava udendo ogni parola, ma non potevano fare a meno di ricorrere a queste cortesi circonlocuzioni. Hal era un loro collega e non volevano metterlo in imbarazzo. Eppure, arrivati a quel punto, non sembrava necessario parlare della cosa in privato.

Bowman terminò di far colazione in silenzio, mentre Poole si trastullava con la caffettiera vuota. Stavano pensando entrambi furiosamente, ma non rimaneva altro da dire.

Potevano soltanto aspettare il rapporto successivo del Controllo Missione… e domandarsi se Hal avrebbe affrontato egli stesso l’argomento. Qualunque cosa fosse accaduta, l’atmosfera a bordo della nave spaziale si era sottilmente modificata. V’era un senso di tensione nell’aria… la sensazione, per la prima volta, che qualcosa potesse andar male.

La Discovery non era più un’astronave dall’equipaggio sereno.

Загрузка...