THX, seduto nell’olostanza, cambiava canale continuamente. Un manichino di donna nera che ballava nuda, eroticamente, il notiziario, una brutta donna che parlava di medicine, un robopoliziotto che picchiava a sangue un uomo, e poi due uomini, seduti a un tavolo che discutevano.
— … per stimolare i processi aritmetici e logici come estensione del cinque uno quattro uno. Non siamo mai stati così contenti come ora, mai la vita è stata così soddisfacente. Un plebiscito di felicità, una gratificazione che è sorretta dalla benevolenza delle autorità…
«Perché allora non riesco a essere felice? Cosa c’è che non va in me?»
Ascoltò ancora un po’ la discussione, poi tornò sulla ballerina nera. Ma i movimenti del suo corpo non gli dicevano niente. Puntò l’ologramma sul poliziotto, ma l’uomo insanguinato gridava in modo straziante. Disgustato, THX spense lo schermo olovisivo e rimase a sedere nella stanza buia. Gli sembrò di sentire qualcosa. Scattò in piedi e gridò: — LUH?
Nessuna risposta.
Andò nella sala, poi in camera da letto, gridando: — LUH, ci sei?
Lì, solo, nella camera da letto, THX prese una decisione improvvisa. Lasciò l’appartamento e si diresse da SEN.
Nei corridoi, i soliti altoparlanti:
— Chi risparmia tempo risparmia vita.
— Solo per oggi, dendriti azzurre a quarantasette crediti. Comprate subito.
— Il consumatore ha un elemento di vantaggio.
— Vi siete pentiti oggi?
THX cercò di non ascoltare, ma le voci, gentili, suadenti, stridule, si insinuavano nella sua coscienza. Era tutta la vita che le sentiva e non vi si era mai abituato. Forse perché gli annunci cambiavano sempre, tranne uno:
— Vi siete pentiti oggi? Quando raggiunse la zona dove abitava SEN questo annuncio l’aveva sentito almeno venti volte.
Nel corridoio fuori dell’appartamento di SEN una squadra di uomini stava ammucchiando pacchi colorati su un carrello. Altri uomini erano dentro l’appartamento e riempivano delle scatole con gli effetti personali di qualcuno. Il supervisore, una donna tarchiata, controllava che gli oggetti corrispondessero all’elenco.
— … effetti personali sigillati: una sintassi professionale, un magma base rosso vecchio tipo, una scatola di tubi al neon, ventitré cartucciere da cacciatore.
THX passò in mezzo agli uomini, che non lo guardarono, ed entrò nell’appartamento.
— Dove sono i genotipi? Ah, venite a vedere qua. Questi non hanno l’etichetta giusta!
— Sì, invece — disse uno degli altri uomini, eccitato. — Li ho messi io stesso nella categoria giusta.
— Ma questo non è genotipizzato.
La donna agitò la lista che teneva in mano. — Le vostre cifre di riconoscimento sono tutte sbagliate. Mettete ordine in tutta questa roba o vi mando tutti al dragaggio manuale!
I due se la squagliarono.
THX si guardò intorno nell’appartamento e scavalcò scatole d’imballaggio e oggetti personali sparsi sul pavimento. SEN era seduto, curvo, in un angolo della camera da letto e pareva far finta che non ci fosse nessun rumore e scompiglio.
— Sì? — disse SEN. Poi, vedendo chi era, s’illuminò. — Oh, siete voi, venite, venite. Sapete, è strano. Stavo proprio pensando a voi. Come mai da queste parti?
THX non rispose. Era confuso e pensava a cosa dire, a come cominciare. Gli uomini facevano un gran baccano nella stanza accanto.
SEN sorrise, — Sedete. Scusate tutto questo caos. Sono arrivati stamattina. Be’, è una croce che devo sopportare. Il mio compagno di stanza è stato distrutto, sapete.
THX restò zitto.
— No, immagino non lo sappiate. — Allungò la testa e diede, un’occhiata al supervisore. — Non capisco perché debbano imballare tutto. Tanto va distrutto. È una strana vita.
Scosse la testa, come se si sforzasse di capire. — Bisogna guardare le cose in prospettiva, no? Fare il possibile perché tutto sia… appropriato. Dimenticare il resto. Perché non vi sedete?
SEN si alzò e andò a piedi nudi in bagno. THX lo guardò prendere da un flacone una pillola gialla e inghiottirla.
— Non avete risposto alla mia domanda — gridò SEN dal bagno, mentre riempiva un bicchiere d’acqua.
«Quale domanda?» si chiese THX. Sedette sul letto e appoggiò la schiena contro la parete. SEN tornò in camera da letto e andò a sedersi. nell’angolo. Stava curvo come per proteggersi da forze sconosciute.
— Riesco a accettare le cose solo fino a un certo punto — disse. Indicò il letto vuoto vicino a quello dove sedeva THX. — Il mio ex-compagno di stanza, per esempio. Qualcuno si chiederà cosa abbia fatto, per essere distrutto. Tempo sprecato. Ha fatto qualcosa, naturalmente, e ora è scomparso. È così.
THX avrebbe voluto chiedere di LUH, ma le parole non gli uscivano.
SEN parlava con voce sincera. — Ma se si ha la possibilità di… adattarsi, sarebbe sciocco rinunciare al proprio adattamento. La pensate così anche voi, vero? — Guardò attentamente THX. — State sudando. Qui non fa molto caldo. Vi sentite male? — SEN si drizzò e si guardò intorno. — Però fa più caldo qui che fuori. Non sono ancora stato fuori, ma di solito… Non è mai regolato bene.
THX finalmente esplose.
— Dov’è LUH?
— Cosa?
Il supervisore si intromise. — Conto finito — disse.
Guardandola con un certo timore, SEN le allungò la propria scheda. Lei la infilò in una macchinetta e la restituì a SEN insieme con un pezzo di carta rosa.
— Questo dovete tenerlo — disse.
— Sì, certo.
Se ne andò. L’appartamento rimase silenzioso.
— Puzzano — disse SEN. — È disgustoso. L’avete notato?
— Perché avete fatto venire LUH qui?
— Perché siete così preoccupato?
— Cosa bolle in pentola?
— Vi voglio come compagno di stanza.
— Dov’è LUH? — chiese ancora THX.
— Staremo bene entrambi — spiegò SEN. — Ho già sistemato tutto.
Finalmente THX capì cosa stava dicendo. — No. Non potete farlo. La selezione dei compagni è computerizzata. Non potete. Cos’avete fatto a LUH?
SEN sorrise. — Abbiamo fatto una lunga chiacchierata e ha convenuto che per voi sarebbe bene cambiare. Ha capito che voi e lei non eravate adatti come compagni di stanza. Ma siete sconvolto. Volete un sedativo?
— Il vostro è un abuso! — disse THX.
— Non dite così — rispose affabile SEN. — Voi non state bene.
— Lei non ha detto che non siamo adatti!
SEN si strinse nelle spalle. — So cosa pensate. Ma cambiare il programma non è un gran crimine, vero? Io so come sistemare queste cose. LUH vi darebbe solo noie. L’ho vista lavorare e, anche tenendo conto che è nata-naturalmente, si comporta stranamente. Non potete vivere con una così.
THX si alzò in piedi, barcollando. SEN gli fu accanto e gli parlò all’orecchio. — Non posso vivere solo. Voi osservate scrupolosamente le regole sanitarie, ho controllato. Mi stupisce che stiate con LUH. Lei non osserva le regole. Sapete cosa intendo. Saremo felici. Credetemi, vi sto facendo un favore!
THX si diresse verso la porta con passo malfermo. — Non mi sento bene. — Fuggì via, correndo alla cieca.
Si ritrovò in una cabina di preghiera, con lo stomaco sottosopra e madido di sudore.
— Cosa mi succede? Cosa sono io per lei e cos’è lei per me? Niente. È una compagna di stanza. Io…
— Si? — disse la voce di OMM, ansiosa.
— Divido l’appartamento con lei. I nostri rapporti sono normali. Non dividiamo altro che lo spazio. Cosa…
— Si — disse la voce, consapevole.
— Cosa mi sta facendo? Mi sembra di morire. — Rabbrividì. Si sentiva bruciare. Lo stomaco si contorceva.
— Sì — disse la voce, paziente.
D’un tratto THX vomitò un liquido giallo-verdastro, di bile, sulle mattonelle bianche della cabina.
— Voi siete un vero credente — disse OMM, sereno. — Benedizione dello Stato. Benedizione delle masse. Siete una creatura divina. Creata a immagine dell’uomo dalle masse, per le masse. Ringraziamo di avere un’occupazione che ci riempie. Lavorate duro; aumentate la produzione; prevenite gli incidenti; e siate felice.
L’immagine scomparve. Indebolito, THX aprì la porta e quasi cadde, uscendo dalla cabina maleodorante. Un uomo fece per entrarvi, poi tornò indietro e guardò male THX.
THX si fermò a una cabina di Controllo per pulirsi e prendere un eccitante e si senti meglio. «Adesso vado a casa. Lei sarà lì. Sarà lì.»