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La fronte aggrottata nella concentrazione, la faccia imperlata di sudore, THX manipolava attentamente le valdo.

«Questa è la parte più pericolosa. Se la radioattività…»

Era in piedi davanti alla finestra piombata della Sezione Montaggio 17, con le mani coperte dai manipolatori di metallo che adesso erano viscidi e scivolosi. Alla sua destra e alla sua sinistra dozzine di altri uomini facevano il suo stesso lavoro, vestiti di bianco e con le cuffie in testa. Si fermò un attimo e i duplicati meccanici delle sue mani, le valdo, si bloccarono a mezz’aria. Stringevano una piccola capsula radioattiva destinata ad attivare il robot d’acciaio che giaceva inerte sotto i bracci scheletrici.

— Cos’è che non va?

— Sezione Montaggio diciassette, tutto bene?

— Rispondete, uno uno tre otto.

— Tutto bene — disse THX.

Nella sua cuffia ronzavano migliaia di voci, ordini, domande, conversazioni provenienti da tutto il centro di montaggio. La testa gli pulsava.

— Per favore evitate che i circuiti portanti tocchino terra. Non presentate i circuiti solidi alla convalida.

— Se vi sono state distribuite schede di circuito che rispondono al nuovo codice D, assicuratevi che la serie di forature sia compatibile con i modelli precedenti.

— Riciclate l’elaboratore di sequenze, due quattro tre quattro. Ripeto, riciclatelo.

— Analisi multifase, prego.

— Siete indietro stazione sei. Forza!

«Altre tre ore» pensò THX. «Ancora tre ore e poi a casa. Con LUE.» aggiunse. Immaginò la sua faccia e gli sembrò di sentire il sussurro del suo respiro.

— Montaggio diciassette, perché siete fermo?

— Scusate — mormorò. «Concentratevi sul lavoro!»

— Controllo griglia, qui è la centrale montaggio. Sezione diciassette sta iniziando trasferimento termico. Allarme giallo.

— Vi sento, centrale. Allarme giallo, trasferimento termico. Procedura anti-radiazioni e anti-esplosione. Forza, sezione diciassette!

In un’altra parte del vasto centro sotterraneo, LUH sedeva alla console di osservatore e guardava i cinquanta schermi, mentre le sue dita componevano una serie di risposte elettroniche ai bisogni e alle paure della gente. Ma in qualche modo sentiva che gli schermi osservavano lei.

La sala d’osservazione era oscura, illuminata soprattutto dall’azzurro degli schermi. Centinaia di osservatori sedevano ai loro posti, mentre i supervisori passeggiavano tra loro. LUE ascoltava l’insensato ronzio di milioni di voci.

— Devo andare in vacanza. Dovrò continuare a prendere il pinural o passare a qualcos’altro?

— Ci rallegriamo con voi per la vostra vacanza. I centri vacanza sono attrezzati per garantirvi il mantenimento di un buon equilibrio. Non c’è bisogno che prendiate precauzioni speciali.

— Qui settore analisi. Abbiamo scoperto per caso attività sessuali illecite. Dovrebbero risultare sul vostro schermo DTO. Trasferire al Controllore, canale sette.

— Grazie per il vostro aiuto nella prevenzione dei crimini. Quanto vi spetta sarà trasferito sul vostro conto.

— JDC, collegatevi sul tre… VPT, riferite prego alla Interstazione Intrinseca cinque… verificare l’errore.

Su uno degli schermi centrali le apparve un vecchio dall’aria stanca che stava in una cabina di reclamo di una zona commerciale. Dietro di lui c’era un via-vai continuo di clienti. L’immagine era confusa.

— Cos’è che non va? — chiese.

Il vecchio mostrò una borsa.

— Ho comprato questo nuovo modello ieri… — Frugò nella borsa e tirò fuori un consumo-esagono di plastica giallo. — Ma non si adatta al mio consumatutto, e il magazzino non ha più i modelli vecchi.

LUE scelse sulla tastiera un codice di risposta standard. La registrazione di una suadente voce femminile disse: — Per maggior gratificazione ed efficienza il consumo è stato standardizzato. Scusate se avete dovuto affrontare qualche temporaneo inconveniente. Mettete la vostra scheda di riconoscimento nella lettrice. Trasferiremo le unità sul vostro conto appena possibile.

Un po’ stupito, l’uomo ubbidì e fece scivolare la scheda nella lettrice. Aspettò pazientemente il ronzio della macchina, poi ritirò la scheda.

— Grazie. E, possiamo raccomandarle una dose extra di sedativo? Etracen, enervol e pinural sono compatibili col gruppo A tre.

Il vecchio annuì e scomparve tra la folla. LUH rivolse la sua attenzione a due bambini che fecero capolino sullo schermo ridendo per poi nascondersi subito dietro un banco di plastacciaio nell’area della loro scuola. Sorrise e premette una serie di tasti sul pannello. Una voce baritonale, cortese ma sostenuta, disse: — Questo monitor va usato solo per emergenze o per richieste speciali. Tutte le informazioni di routine si possono avere attraverso i pannelli-notiziario installati in tutte le intersezioni.

Uno dei bambini si alzò da dietro il banco e fece le boccacce, poi si mise a ridere. LUH lo guardò finché scomparve dietro l’angolo di un edificio.

Fu attratta da una scena in uno schermo in alto a sinistra. Trasferì l’immagine ai quattro schermi principali davanti a lei.

— Che cosa c’è?

Un uomo urlava istericamente nella sua stanza da bagno. Ma non c’era modo di avere l’audio. LUH manovrò freneticamente per ricevere la voce.

— Aiutatemi… — stava gridando.

— Cos’è che non va? L’uomo cacciò le mani nell’armadietto dei medicinali e rovesciò tutte le boccette, che caddero in terra. Si mise in ginocchio, tirò fuori le pillole a manciate e le ingoiò come un pazzo.

LUH premette un bottone rosso. La voce registrata disse: — Prendete quattro capsule rosse, e dopo dieci minuti prendetene altre due. Arriveremo subito. Non abbiate paura. Prendete quattro capsule rosse…

Chiamò il Controllo. — Bene, ricevuto — disse una voce aspra di uomo. — Ce ne occuperemo noi.

Sospirò stancamente e fece tornare l’immagine dell’uomo che urlava sullo schermo in alto a sinistra. Ora gli schermi centrali mostravano quattro sezioni di montaggio robot. A una di esse sedeva THX. LUH lo guardò. I quattro schermi erano muti. LUH non badò più alla cacofonia di voci nella cuffia. Guardò THX al lavoro, tutto concentrato, i nervi saldi e tesi, i muscoli pure in tensione: manipolava le mani di metallo che avevano il delicato compito di infondere vita radioattiva in un nuovo robot d’acciaio. «Come partorire» pensò.

— Area cinque, sul monitor tre.

— Area cinque, tre quattro uno sette LUH. LUH… — Mi sentite? Collegatevi. Collegatevi.

LUH si rese conto all’improvviso che parlavano con lei. Rivolse l’attenzione all’immagine di un uomo su uno degli schermi principali, in basso a destra.

— LUH tre quattro uno sette — disse. — Dite.

— Si tratta di un controllo — disse l’uomo. — Rispondete. Avete preso la vostra razione di enervol? Seicentoquarantatré grammi?

— Sì — mentì lei.

— Avete preso la razione di etracene durante l’ultimo turno di lavoro?

Lei annuì.

— Dovete fare un controllo medico. Tutti i rilevamenti dei monitor indicano un raggio normale-basso. È stato individuato uno scarto di tre unità, ma non è considerato pericoloso. Grazie.

L’immagine fu sostituita da quella di una zona commerciale.


LUH si chiese quanto avrebbe potuto durare. Quanto sarebbe passato prima che facessero un controllo medico e scoprissero che era colpevole di evasione?

I suoi pensieri furono interrotti dalla voce del supervisore SEN 5241: — Stanno arrivando gli ispettori. State pronta.

— Sissignore.

THX era ancora sullo schermo di sinistra, intento al lavoro. LUH non notò nemmeno l’esplosione nella sezione montaggio, vicino all’immagine di THX. Non vide la sezione esplodere con una pioggia di scintille, la spuma bianca del fumo, gli uomini che correvano, i segnali luminosi di pericolo lampeggiare sinistri.

— Monitor area cinque, sul tre. Tre quattro uno sette, emergenza!

Ritornò improvvisamente alla realtà e spalancò gli occhi davanti all’incidente. Toccò subito la tastiera e i quattro schermi principali mostrarono la scena. LUH premette freneticamente i tasti di risposta. Una voce d’uomo suadente disse: — Voi siete un vero credente. Benedizione dello Stato, benedizione delle masse. Voi siete una creatura…

Allarmata, premette altri tasti. Gli schermi mostravano uomini che strisciavano tra il fumo, altri che giacevano inerti, fatti a pezzi. Le fiamme erano dappertutto. Nessun suono. Poi: — Fuori. Evacuate tutto il personale.

— Ci sono trentotto uomini intrappolati là…

— Sigillate tutti i portelli! Attenzione!

— Mantenete la calma. È essenziale procedere correttamente. Prima dell’evacuazione rimuovete i circuiti di comando ausiliari. Le valvole termoioniche…

— Spegnete quel dannato nastro e portate quegli uomini al sicuro prima che l’intera area salti in aria!

— Controllo! Emergenza!

LUH sintonizzò le immagini e il suono sul Controllo. Involontariamente guardò lo schermo dove si era trasferita l’immagine di THX. Lui continuava a lavorare. LUH sentì nella cuffia quel che lui stava ricevendo nella sua:

— C’è stato un incidente nel settore Azzurro, uno quattordici. Non abbandonate i vostri posti. Non c’è nessun pericolo di radiazioni. Ripeto…

LUH premette un altro tasto. Apparvero sullo schermo i dati del livello di radioattività nella sezione di THX. Già quattro punti sopra il normale, in aumento.

— L’incidente nel settore Azzurro ha distrutto sessantatré uomini. Raggiungendo così un totale di duecentoquarantacinque contro i nostri centonovantacinque. Continuate a lavorare e prevenite gli incidenti.

— Tutto bene?

LUH si voltò e vide SEN 5241: mezza età, guance cadenti, borse sotto gli occhi.

— Dovreste essere al vostro posto — sussurrò lei. La console di SEN era accanto alla sua.

— Sembravate sconvolta, fuori di voi. — Tirò fuori dalla tasca del pigiama una bustina di plastica contenente due pillole gialle.

— Ecco. Provate queste. Vi aiuteranno. — Le sorrise.

— Grazie.

Lui rimase a guardarla. LUH prese le pillole e le portò alla bocca.

— Ecco. Vi sentirete subito meglio. Io le uso sempre. Sono speciali. Non si trovano nei negozi e nei dispensari normali. — Sorrise ancora, e LUH rabbrividì.

— Oh, grazie.

— Figuratevi. È un piacere aiutarvi.

SEN socchiuse gli occhi, poi tornò alla sua console. Mise la cuffia e si mise a guardare gli schermi. LUH diede un’occhiata alle pillole, rimaste in realtà nelle sue mani. Le lasciò cadere in terra.

THX camminava lungo il corridoio pedonale, circondato dal rumore insensato della folla che spingeva.

— Così si è buttato sotto al tram — stava gridando qualcuno all’orecchio di un altro, poco avanti a THX.

— Proprio così. Distrutto.

— Vuoi dire che non hai ancora provato l’ekterol?! — stava dicendo una donna alla sua amica. — Sono capsule blu, ed è un vero paradiso.

Dagli altoparlanti sul soffitto, i soliti annunci.

— Tenete i marciapiedi puliti, prego.

— Lavorare bene è bello.

— Lo stadio intermurale del livello sei quattro due uno sarà aperto sulla serie seicentoventuno T.

— Zona Centrale a destra. Area sei a sinistra.

THX si fece strada tra la folla, fino allo scivolo. Almeno lì stava fermo e veniva trasportato. E gli annunci, ancora:

— Tenetevi al corrimano, prego. State sulla destra; se volete passare, passate sulla sinistra. Tenetevi al corrimano…

Davanti a sé vide la sotterranea che l’avrebbe portato al suo livello. Uscì dallo scivolo. Un robopoliziotto si fece da parte gentilmente per lasciarlo passare.

Vicino all’entrata della sotterranea c’era una cabina di preghiera. THX si guardò intorno, sentendosi quasi colpevole, poi vi entrò e chiuse la porta di plastica. Non si chiuse bene e la luce non si accese. Tirò più forte e alla fine la cabina si illuminò, mostrando la faccia affabile di OMM.

— Il mio tempo è il vostro. Vi ascolto — disse una voce calda.

THX cercò di ricordare la preghiera giusta. Era da tanti anni che…

— Bene, dite pure — disse la voce di OMM.

— Ecco, stamattina stavo per fare un errore in un trasferimento radioattivo. Non era mai successo. Non mi concentravo abbastanza. È da un po’ che…

— Sì — disse la voce ansiosa.

— Le cose si accumulano — disse THX. — Non capisco cosa mi succede. Sembra che le medicine non mi facciano più effetto.

— Sì — disse la voce, consapevole.

— E la mia compagna di stanza si comporta stranamente. Non posso spiegare, non so, forse sono io. Da un po’ non mi sento bene. Sono sempre nervoso, come se dovesse succedere qualcosa.

— Sì — disse la voce, paziente.

— Non capisco. I sedativi… Prendo etracen ma non fa effetto. Fatico a concentrarmi. Perdonatemi, non posso…

— Voi siete un vero credente. Benedizione dello Stato. Benedizione delle masse. Voi siete una creatura divina, creata a immagine dell’uomo dalle masse e per le masse. Ringraziamo di avere un’occupazione che ci riempie. Lavorate duro; aumentate la produzione; prevenite gli incendi; e siate felice.

THX uscì dalla cabina. «Siate felice.»


Era quasi a casa. La folla si era diradata e adesso c’era calma, si poteva camminare tranquillamente e rilassarsi dopo il rumore e la tensione.

THX si avvicinò all’angolo dei due corridoi principali, prese la propria scheda dal risvolto della giacca e si preparò a forarla nell’apposita macchina. Ma non riuscì a inserirla. «Avranno cambiato di nuovo il meccanismo» pensò. «Niente funziona come dovrebbe. Continuano a cambiare le cose, ma non c’è niente che funzioni bene.»

Finalmente la scheda entrò nella fessura. Il meccanismo ronzò. Le sue ore di lavoro erano state ricevute dal computer.

Mentre ritirava la scheda, vide LUH in piedi accanto a lui, con una scheda in mano.

— Cos’è? — chiese.

Lei scosse la testa senza rispondere. Sembrava preoccupata. Sentì che gli dispiaceva. — Cosa devi fare? — le chiese.

— Devo vedere SEN. Mi hanno appena ordinato uno spostamento di turno.

— Per quando?

— Adesso. SEN vuole che vada da lui per parlarne. THX corrugò la fronte. — SEN non ti può far spostare. Questi cambiamenti devono passare prima dall’ufficio pianificazione.

Lei restò zitta.

— Perché vuole vederti?

— Non so.

— Non andare.

Lei lo guardò. — Devo. Lui è un G trentaquattro.

— Non «devi» andare — disse THX, sempre più preoccupato. — Non ho fiducia in lui. Non voglio che tu vada.

Lei sorrise. — No, non preoccuparti. Non è niente. — Farò rapporto contro di lui. Non può farti. spostare.

— No, ti prego. Ti procureresti solo delle noie. Vedrò cosa vuole. Tornerò presto. Non ci vorrà molto.

Se ne andò, lasciandolo stanco e confuso.

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