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SEN vagò alla cieca in mezzo alla gente che affollava i corridoi dei livelli acquisti: una marea di corpi frenetici che si affannavano a rispondere agii stimoli provenienti dagli altoparlanti:

— Solo per oggi: dendriti rosse per soli cinquanta crediti. Comprate subito.

— Il consumatore ha un elemento di vantaggio.

— Vi siete pentiti oggi?

SEN si lasciò trascinare dalla corrente. Non sapeva dove andare. Ogni tanto vedeva l’elmetto bianco di un robopoliziotto affiorare da sopra le teste delle persone. Ma non fu inseguito. SEN capì che in mezzo a quella folla era impossibile per i poliziotti vederlo.


Al Controllo, un altro coordinatore, diverso da quello che seguiva i movimenti di THX e SRT, ricevette sul suo schermo la seguente analisi:

— Oggetto: monaco trovato morto nella Cattedrale zero novanta. L’analisi statistica indica che l’unico criminale conosciuto che sia stato osservato relativamente vicino al luogo intorno all’ora data è cinque due quattro uno, prefisso SEN. Si presume colpevole a meno che non venga provato il contrario.

Il coordinatore annuì e intercettò il bollettino destinato ad aggiungere l’omicidio sul nastro di SEN.

— Quali sono gli ultimi rapporti su cinque due quattro uno, prefisso SEN?

— Contatto visivo in Habot venticinque, Area H DS nove quattro sette. Contatto interrotto a quattordici trentotto.

— Le informazioni non corrispondono al profilo di Harris del soggetto cinque due quattro uno con prefisso SEN. Siete sicuri di star seguendo l’uomo giusto?

— Correlazione computer al punto otto.

— Va bene. Dite a tutti gli osservatori di tenerlo d’occhio. Contrassegnatelo come pericoloso.

Il coordinatore annuì ancora e rimise in funzione la tastiera.

Tra la folla, SEN pensava che se solo avesse avuto tempo… Tempo per pensare, per riposare. Il rumore della gente ormai gli spaccava la testa, e si decise a cercare di uscire dal corridoio pedonale principale. Voleva arrivare a una cabina di preghiera, o a un’area di riposo, da qualsiasi parte, purché ci fosse un po’ di tranquillità.

Trovò l’entrata di un corridoio sulla parete della via principale, e liberandosi a spintoni dell’ingorgo di corpi si avviò barcollando là. Il corridoio portava a un’area scolastica, una piccola zona tranquilla con una panchina dove sedersi, nessun annuncio lanciato dagli altoparlanti e nessun negozio sfavillante.

La scuola si trovava mezzo livello sopra ed era collegata all’area da una scala mobile. Nella piazzetta c’erano alcuni bambini che stavano giocando; erano tranquilli, ordinati e pareva che i loro giochi fossero molto importanti. Non si vedevano né insegnanti, né supervisori, eppure i bambini non alzavano mai la voce, non correvano né si sporcavano.

Ciascun bambino aveva fissata al braccio una fiala di plastica piena di un liquido giallastro. Un tubicino di connessione conduceva il fluido nella vena principale dell’avambraccio.

SEN sedette, esausto, sulla panchina. Con la mente svuotata, osservò i ragazzi giocare. Quando ci sono troppe cose cui pensare, o troppe da ricordare, è una buona norma cancellare tutto, far finta che non esista niente. Almeno per un po’.

Cominciò a rilassarsi. I muscoli si stavano rilassando e il subbuglio nello stomaco si stava placando. SEN sentì quasi voglia di sorridere.

Un bambino gli si avvicinò con aria molto seria.

— Mi è caduto l’induttore.

SEN strinse gli occhi, perplesso. — Cosa?

Il ragazzo tese in avanti il braccio sinistro. La fiala di plastica non c’era più. SEN vide i ‘segni della fascia che l’aveva tenuta fissata al braccio.

— Oh, capisco.

Il ragazzo teneva la fiala nell’altra mano. La fascia adesiva vi era ancora attaccata, ma era tutta stracciata.

— Me l’ha fatta. cadere OPA tre uno uno quattro — disse il ragazzo.

— Davvero?

— Ma non ‘ha fatto apposta.

SEN prese la fiala di mano al, ragazzo. Era contrassegnata «Fondamenti di Economia 5867H — Livello superiore». Dal tubo ciondolante gocciolò fuori un po’ di ‘liquido giallo.

— Attento! — gridò il ragazzo, e allungò la mano per chiudere il tubo.

— Oh, scusa. Su, lascia che te lo rimetta io.

Fissò la fiala al braccio del ragazzino e inserì il tubo di connessione nell’altro tubicino che spuntava fuori dalla pelle dell’avambraccio.

— Ecco, così dovrebbe starci. All’ora d’andare a letto avrai assimilato tutta la lezione. — SEN sorrise al ragazzo con l’indulgenza di uno zio.

Arrivò da loro un altro ragazzo, più grande e più alto del primo.

— Su, vieni che andiamo a giocare a. stocastica… — Squadrò SEN. — Voi che cosa fate qui? Dov’è il vostro distintivo?

SEN sì strinse nelle spalle. — Sono… sono un criminale evaso.

I due ragazzi sgranarono gli occhi.

— No, impossibile! Perché non siete stato arrestata? SEN si strinse di nuovo nelle spalle. — Lo sarò, prima o poi.

Non sapevano se credergli o no, ma erano chiaramente affascinati.

— Che cosa avete fatto? Come siete scappato?

SEN ridacchiò. — Eh, eh, non sono cose per le vostre tenere orecchie di bambini. — Toccò la fiala sul braccio del primo ragazzino. — Quando andavo a scuola io era tutto diverso. Dovevamo stare a letto tutto il tempo. I fondamenti d’economia per il livello superiore erano una bottiglia grande così… — Aprì le mani mostrando un’ampiezza grande quanto l’apertura delle sue spalle. — Ci voleva una settimana per assimilarla!

— Caspita!


Un osservatore che faceva un controllo di routine dell’area scolastica individuò SEN. Nella cuffia stava sentendo le parole di un coordinatore della polizia.

— Persi i contatti con THX uno uno tre otto. Il criminale che è con lui non è stato identificato. Forniremo altre informazioni appena saranno disponibili.

L’osservatore controllò tutti i fuggitivi conosciuti. L’uomo in questione non aveva scheda di riconoscimento. Quando durante il controllo su uno schermo — apparve l’immagine di SEN, l’osservatore scrutò bene da vicino l’uomo che stava nella zona scolastica.

— Contatto visivo cinque due quattro uno, prefisso SEN — disse al microfono. — Habot venticinque Area H, PS nove quattro sette.

Le voci si accavallarono nella sua cuffia:

— PS nove quattro sette? Sta molestando i bambini?

— No, non ancora.

— Richiesta PB otto quattro otto: agente dieci ottantotto procedete alla cattura del criminale cinque due quattro uno SEN. Siate prudente, proteggete i bambini. Posizione attuale Habot venticinque, Area H, PS nove quattro sette.

— Ricerca negativa in Area J, Sezione H.

— Se cinque due quattro uno SEN non è il criminale che accompagna uno uno tre otto THX, questo qua chi diavolo è?

— Sarà meglio fare un’analisi se vogliamo beccarlo.

— D’accordo.

Ormai SEN aveva attirato accanto a sé la maggior parte dei bambini. Gli avevano fatto gruppo intorno. Il primo recitava parte delle sue lezioni, e quello più grande lo correggeva sempre:

— No: «s’imprime in ciascuno di noi».

— Ma non dice così.

— Sì, invece — disse quello più grande, ergendosi in tutta la sua altezza per dominare fisicamente l’altro.

— Su, su — disse SEN. — Non litigate. Dài, continua la lezione.

Il ragazzino cantilenò: — Così non ci sono altre alternative razionali. Eliminiamo la funzione economica generata dal contrasto fra energie separate ma compatibili…

— Elementi! Elementi compatibili — corresse il più vecchio.

— Energie!

— Su, su — cercò di calmarli SEN.

— Io so tutto il testo a memoria — disse orgoglioso il ragazzo più giovane. — Nel mio test ho avuto un voto bellissimo. — Poi, un po’ depresso, aggiunse: — Vorrei solo sapere cosa volevano dire tutte quelle parole…

Dalla scala mobile scese un robopoliziotto. SEN lo vide e si alzò. I bambini, seguendo il suo sguardo, dapprima si voltarono, poi, appena il poliziotto si fu avvicinato, si dispersero in silenzio.

— Cinque due quattro uno — disse il robot.

— Sì.

Con calma, quasi delicatamente, il robot afferrò le braccia di SEN e gliele mise dietro la schiena, gli legò le mani all’altezza dei polsi, poi gli tappò la bocca e gli occhi e lo condusse via. I bambini rimasero per un lungo attimo a guardare SEN che veniva portato via sulla scala mobile.

— Visto? — disse il ragazzino più giovane. — Ve l’avevo detto che era davvero un criminale.

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