13

THX aprì gli occhi e vide PTO in piedi vicino al suo letto.

— Sei spaventato, vero? — disse il vecchio, calmo. — Spaventato come il ragazzo che ha portato il poliziotto.

THX non disse niente.

PTO si sedette sull’orlo del letto e continuò: — Hai paura che da un momento all’altro ti portino via, che ti consumino, che i tuoi organi vengano usati per il corpo. di altri. Lo so, anch’io ci sono passato. Non riuscivo a mangiare. Anche adesso a volte… A volte è difficile mantenere l’equilibrio. Persino alla mia età.

Diede un’occhiata al gruppetto dei compagni e disse: — Ma in fondo, in che cosa è diverso dagli altri, questo posto? Prima o poi moriamo tutti. Nessuno sa quando e come. Almeno qui la nostra morte è utile alle masse. Il tuo cuore aiuterà a vivere qualcun altro. I tuoi occhi daranno la vista a un cieco.

«Gli occhi di LUH nella testa di un altro. Le sue mani, la sua voce, il nostro bambino… Che cosa le stanno facendo? Cosa stanno facendo a tutti e due?»

— So cosa senti — disse PTO. — Sai, quando venni qui, oh, secoli fa, ero deciso a scappare. Ma scappare dove? Ecco il problema. Capisci, non c’è nessun altro posto.

THX lo guardò. «Non c’è nessun altro posto!» Cominciò a riflettere sull’enormità della cosa. Non c’è nessun altro posto. Tutti i posti della città sotterranea sono prigioni. Tutti.

— Nessuno — continuò PTO. — La città è più o meno tutta così, no? E dove si potrebbe andare allora? In superficie, su? È tutto radioattivo lì. Ci sono solo dei mostri. Sì, veri mostri. Mutanti, creature orribili, rese folli dalle radiazioni.

Il vecchio fece un gesto privo di speranza. — Tutto è velenoso, all’esterno. Aria inquinata e irrespirabile, pioggia solforosa, germi e sporcizia. L’acqua non è potabile e tutto sa di marcio. Sai la leggenda?

— La so, sì — disse DWY, ansioso di unirsi alla conversazione, anzi al monologo. — Gli uomini una volta vivevano all’aria aperta, su quella che è adesso la superficie, e lì c’era ora caldo ora freddo e qualcosa che si chiamava neve: come polvere che cadeva dall’alto sulle loro teste.

PTO annuì. — Sì. Una volta gli uomini vivevano all’aperto, in paradiso. Oh sì, era caldo e freddo, ma OMM provvedeva a tutto quello che occorreva per vivere. Gli uomini vivevano nel benessere e non dovevano lavorare. Tutti erano felici e non c’era bisogno di medicine o di sedativi, perché nessuno era mai malato o stanco.

— Ma qualcuno rovinò tutto — disse DWY, con gli occhi scintillanti.

— Sì — disse PTO. — Alcuni non erano contenti del paradiso di OMM. Volevano di più, volevano generare i loro figli, popolare il mondo al di fuori del controllo e della pianificazione.

DWY disse: — La legge di OMM era: Crescete e moltiplicatevi, ma entro i limiti della programmazione sociale. Ma alcuni volevano ignorare la programmazione e generare a caso.

THX sentì pulsare la testa. «Basta» chiedeva in silenzio. «Piantatela!»

— Be’, vedete cos’è successo? A forza di generare in modo incontrollato, il mondo diventò sovraffollato e inquinato. Inquinamento, malattie e fame dappertutto. Grazie ad alcuni uomini lungimiranti e santi furono costruite le città sotterranee.

— E da allora gli uomini sono vissuti lì, al sicuro.

— E quelli in superficie da allora sono morti nel sudiciume da loro stessi creato — disse PTO, solenne.

— Una bella liberazione! — disse DWY.

— Così — concluse PTO — questo è il posto migliore dove stare. Siamo al sicuro, al caldo, e con tutte le comodità. Non bisogna aver paura. Non ci sono altri posti.

Il rumore della sbarra di un robopoliziotto sul pavimento li fece trasalire. THX non si era accorto del suo arrivo.

— OUE sei sei sei due — annunciò il robot. OUE era un uomo di mezza età con la faccia inespressiva, come in trance.

Il robot si diresse verso l’ometto nerboruto che una volta aveva attaccato IMM. Questi colpì la mano che il robot gli tendeva, poi lo colpì nel petto. Il robot si rovesciò indietro e cadde con suono metallico. Ridendo istericamente, l’uomo si mise a saltare sulla faccia del robot. Questo, che pareva così solido, assomigliava ora a un parafango accartocciato. Con un urlo di trionfo, l’ometto corse via.

Lo guardarono farsi sempre più piccolo sull’informe sfondo bianco. Poi, con un urlo orribile, scomparve. THX si girò e guardò PTO, che scuoteva la testa.

— Violenza — disse, come un. medico che diagnosticasse una malattia mortale. — Violenza.

Dopo che ebbero mangiato, arrivarono due robot a prendere il loro collega accartocciato.


«È assurdo, è folle» pensava THX. «Ci stanno uccidendo la mente perché vogliono conservare per loro i nostri organi.»

«Non permettere che ti facciano questo» gli parve di sentire la voce di LUH. «Sii forte. Puoi vincerli.»

Gli venne male pensando a lei. «LUH. Dov’è? Come posso trovarla?»

PTO camminava piano intorno ai letti con il giovane, CAM 5254.

— Sì, le tue argomentazioni sono interessanti, ragazzo mio — stava dicendo il vecchio — ma mancano di quel senso dell’equilibrio che solo una maggiore esperienza può dare. Quando arrivai qui forse vedevo le cose come te adesso. La mia situazione mi lasciava confuso…

THX scosse la testa. Non cambiava mai niente, lì. Chi arrivava e chi se ne andava, ma mai nessun vero cambiamento.

PTO continuò: — Ascolta i consigli di un vecchio e controlla gli impulsi violenti attraverso l’indagine sincera e l’osservazione onesta.

SEN, dal suo letto, intervenne: — Balle!

PTO si fermò a metà frase. SEN si rivolse a CAM.

— Lo sai — gridò — quante volte abbiamo dovuto sentirlo ‘sto discorso?

Il ragazzo era confuso. Ora guardava SEN, ora PTO.

SEN si alzò dal letto. — Hai idea — disse — di quante volte, sempre lo stesso discorso? Pensa che siano tutti stupidi come lui!

PTO cercò di sorridere, ma si vedeva che era contrariato. — Sai cosa sei? — gli gridò SEN. — Mi fai venir male. Se la pensassimo tutti come te…

IMM urlò. Un grido di terrore, acuto e terribile. Tutti si girarono. Era sola.

SEN fece un gesto come a dire di lasciarla perdere. — Sapete cosa vorrei io? — disse, rivolto al gruppo. — Idee. «Una» idea. Un’idea, un’idea buona, potrebbe farci uscire di qui. Vi rendete conto?

SEN era esaltato. — Non un mucchio di fatti! Non sappiamo nemmeno se siano veramente fatti! Probabilmente se li inventa di notte. È venuto il momento di «agire!».

THX, seduto sull’orlo del letto, sentì lo stomaco torcersi.

— Dobbiamo solo sapere qual è l’idea giusta — continuò SEN. — Ma lo sapremo. Lo capiremo. «Io» lo capirò. Sarà un’idea chiara, limpida. Diritta come il vostro naso.

Il nuovo arrivato, OUE, si precipitò all’improvviso verso SEN e gli diede un pugno sul naso. SEN barcollò, dolorante, tenendosi il naso. OUE si allontanò ridendo.

PTO si rivolse a CAM come se non fosse successo niente. — In futuro sarai orgoglioso di aver fatto sacrifici che ora ti sembrano insensati. Con una passione come la tua…

SEN agitò minacciosamente il pugno sotto il naso di PTO. — Prima o poi ti porteranno via e sarai distrutto come gli altri.

— Non distrutto — corresse, calmo, PTO. — Consumato. Come te.

THX si alzò in piedi. Aveva le ginocchia malferme. Si mise a camminare piano, piano, pianissimo.

Sentì PTO dire: — Certo, è anche vero che nessuno sa cosa accada in realtà quando ti portano via, ma sarebbe ozioso farci sopra dei discorsi. SEN è stato divorato dall’ansia già varie volte. LOO tre uno due due, che fu portato via molto prima che arrivassi tu, credeva di andare in un posto meraviglioso dove sarebbe stato enormemente felice.

THX continuò a camminare, allontanandosi dai letti. Sempre di più.

Un robopoliziotto gli passò vicino, diretto verso i letti. Non sembrò nemmeno notare THX. Dopo un po’, in lontananza, sentì uno dei compagni che urlava:

— No! Non me! Prendete, lei! No, no!

THX continuò a camminare.

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