6

«Sbrigati!»

«Sto provando.»

«Lascia fare a me.»

«Quasi fatto.»

«Andiamo!»

Con la mano sinistra sulla maniglia esterna, Bodie spinse la porta con il braccio destro. La sedia all’interno scivolò di poco. Lui la tirò. Era sicuro di poterla scostare, ma si chiedeva che cosa Melanie gli avrebbe chiesto di fare con la catena di sicurezza. Aprire la porta con un calcio e staccare il supporto dal muro?

Poi sentì un rumore di passi pesanti. Qualcuno caricava dall’altra parte dell’uscio.

«Bastardo!»

Bodie si ritrasse contro Melanie, abbassò il braccio. Dalla fessura spuntò fuori una lunga lama. Lui indietreggiò barcollando il più rapidamente possibile mentre la lama si avvicinava. La punta gli scalfì quasi un fianco.

I suoi piedi incontrarono quelli di Melanie. Bodie cadde contro la ragazza. Le sbarre della balconata mandarono un tintinnio quando Melanie le colpì.

Un braccio coperto da una felpa blu agitò un coltello tagliando l’aria.

«Pen!» farfugliò Melanie.

Il braccio si fermò. La lama si inclinò verso l’alto. Il braccio si ritrasse dall’apertura. Dopo un momento una mezza faccia apparye nella fessura, un occhio sbirciò fuori attraverso alcune ciocche di capelli biondi. E più basso, un seno nascosto dalla stessa felpa.

«Melanie?»

La mezza faccia e il seno si ritirarono. La porta si chiuse. Bodie sentì la catena contro la porta, poi l’uscio si spalancò.

Questa sarebbe la playmate dell’anno? Si chiese Bodie. La sorella bellissima?

Meno male che aveva posato il coltello. Con le dita tremanti lei scostò i capelli dalla faccia. «Mio Dio, avrei potuto ucciderti!» mormorò.

«È solo una ferita di striscio», brontolò Bodie, e reggendosi il fianco si rialzò.

Pen si sporse e guardò attorno per vedere se qualcuno aveva assistito all’aggressione. «Entrate», bisbigliò.

Bodie lasciò entrare prima Melanie. Pen chiuse la porta alle sue spalle. E si appoggiò all’uscio. Sembrava confusa, mortificata. «Io non… Mi dispiace tanto… Non so che cosa dire.»

«Che succede?» volle sapere Melanie.

Pen si strinse nelle spalle. Aveva i jeans sbottonati, si vedeva la pelle sopra le mutandine bianche. Parve accorgersene nello stesso momento in cui se ne accorse Bodie. Tirò su la lampo e allacciò il bottone alla cintura. «Ho avuto dei guai», mormorò, sfregandosi la nuca. «Venite, prendiamo una benda.»

Bodie e Melanie la seguirono in un breve corridoio. Passando davanti alla camera da letto, Bodie vide un cordone teso sul fondo della porta.

Che accidenti succede? Si domandò.

Pen lo pregò di sedersi in bagno e di levarsi la camicia. Lui abbassò il coperchio del water e sedette. Mentre si sfilava la camicia, Pen prese un disinfettante e una scatola dall’armadietto dei medicinali. Inumidì una garza nel lavabo.

«Faccio io», intervenne Melanie.

La ragazza si accucciò accanto a Bodie, gli ripulì il sangue e premette la garza bagnata sul taglio. Con il braccio alzato, Bodie osservava. Lei mise via il batuffolo. Sotto l’ultima costola c’era un bel graffio. Il sangue sgorgava. Melanie tornò a coprire la ferita.

Pen svolse una benda. «Non capisco», disse con voce smarrita. «Come mai siete qui?»

«Ho avuto una visione», spiegò Melanie.

«Di me?» fece Pen corrugando la fronte.

«Non ne sono sicura.» Melanie sollevò il batuffolo di garza e spruzzò il disinfettante sulla ferita. Bodie non poté fare a meno di ritrarsi. Mentre il sangue riprendeva a spillare, Melanie prese la benda dalla mano di sua sorella e la premette sul taglio. «Fatto», annunciò.

«Grazie.»

«Siete venuti da Phoenix… a causa di una visione?»

«Esatto.» Melanie si rialzò. «Ah, questo è Bodie, fra l’altro.»

«Mi dispiace di averti ferito, Bodie», disse Pen. Appariva così mortificata che lui credette stesse per piangere.

«Non preoccuparti.»

«Credevo che fosse… qualcun altro.»

«Chi?» volle sapere Melanie.

«Non lo so. Ieri sera ho ricevuto delle telefonate oscene.» Pen si voltò, infilò la mano nell’armadietto dei medicinali e prese una boccetta di pillole. Poi si accorse di aver sbagliato prodotto e strinse con le dita il ripiano. Aspirina. Dopo aver riempito un bicchiere d’acqua, inghiottì quattro pastiglie. «Sono a pezzi», mormorò. «Ho sbattuto la testa.»

Melanie e Bodie si scambiarono un’occhiata. «Vedi, te l’avevo detto.» Melanie si rivolse alla sorella. «Sapevo che eri in un guaio terribile. La mia visione… Era come quella che ho avuto quando la mamma è annegata.»

«Be’, io non sono morta, comunque. Sebbene sarebbe stato preferibile, da come mi sento ora.» Pen fece un sorriso che somigliava a una smorfia. Si sfregò la faccia e chiese: «Avete mangiato?»

«Siamo venuti qui direttamente», rispose Bodie. Tranne per un’ora fermi su una strada desolata, una fermata che, sospettava, aveva a che fare con il fatto che Melanie lo voleva completamente soddisfatto prima dell’incontro con la sua bellissima sorella.

«Volete che vi prepari la colazione?» offrì Pen.

Mentre si dirigevano verso la cucina, Melanie notò il cordone attraverso la porta della camera da letto. «Che cos’è quello?» chiese.

«Una precauzione. Ero… Mi ero convinta che sarebbe entrato in casa. Stanotte.»

«Quello che telefona?»

«Sì.»

«Era qualcuno che conosci?»

«Non mi pare.»

Entrarono in cucina.

«Solo un anonimo maniaco che fa telefonate oscene?»

«Già.»

«Di solito sono innocui», commentò Melanie.

«Così ho sentito dire.»

«Come ti sei ferita?» s’informò Bodie.

«Ho inciampato nel cordone. Sono caduta nella mia stessa trappola», aggiunse Pen con un secco sorriso. «Uova e bacon?»

«Fantastico. Muoio di fame.»

Melanie annuì, si accovacciò per tirar fuori un tegame dalla credenza.

Pen prese una caffettiera.

«Faccio io il caffè», si offrì Bodie. «Perché non ti siedi e ti rilassi?»

«Sedermi non serve, temo. Quello che mi ci vuole sono dodici ore di sonno.» Con la mano tremante Pen versò del caffè sul banco, mentre riempiva il filtro. «Sono così stanca.» La ragazza corrugò la fronte. «Anche voi due dovete essere esausti. Avete viaggiato tutta la notte e…» La sua voce svanì come se il resto della frase non valesse la pena di essere pronunciato.

«Prima mangiamo qualcosa», suggerì Melanie. Cominciò a preparare alcune fettine di bacon sistemandole nella padella. «Perché non ci racconti che cosa è successo?»

Pen versò un contenitore d’acqua nella macchinetta del caffè. Poi si appoggiò al banco e si sfregò la nuca. «Come ho detto, ho ricevuto queste telefonate oscene.»

«Che cosa ha detto l’individuo?» volle sapere Melanie.

Pen sbirciò Bodie e abbassò gli occhi. «Non importa che cosa ha detto. Erano parole indecenti.»

«E tu che cosa hai risposto?»

«Niente. Lui parlava alla segreteria telefonica.»

Melanie si rasserenò. «Sono sul nastro?»

«Sì.»

«Favoloso. Sentiamo che cosa aveva da dire.»

Pen scosse la testa.

Bodie corrugò la fronte. «Ieri sera ti abbiamo chiamato, Mel ha chiamato. Non era inserita la segreteria telefonica, vero?»

«No.»

«Che ora era?» volle sapere Pen dopo un momento.

«Verso le dieci.»

«Le dieci?» gemette Pen. «Avevo già staccato la segreteria telefonica, a quell’ora. Stavo facendo il bagno. Credevo che fosse lui. Perciò ho staccato il…» Pen sembrava perplessa. «Avete chiamato due volte?»

«Una sola», rispose Melanie.

Pen increspò le labbra.

Melanie accese il fornello sotto il tegame. «Che cosa è successo dopo che hai staccato i telefoni?»

«È stato allora che ho pensato che lui sarebbe potuto venire di persona.»

«Che cosa te l’ha fatto credere?»

«Perché non avrei dovuto crederlo? Lui ha fatto capire chiaramente che vuole… divertirsi con me.»

«Ma individui del genere quasi mai…»

«Quasi. Lo so. Ma può darsi che lui sia un’eccezione. Voglio dire, aveva il mio numero di telefono, perciò doveva avere anche l’indirizzo. A ogni modo, ho deciso di tenermi pronta a riceverlo. Ecco perché ho bloccato la porta e ho teso quel maledetto cordone. Per esser pronta, capisci? Giusto nel caso si presentasse. Ecco perché avevo il coltello. Poi nel bel mezzo della notte mi sono scordata del cordone e sono andata a sbattere contro il muro.»

Diede un’occhiata alla macchinetta del caffè. La caffettiera di vetro era piena. Pen prese le tazze dalla credenza. Le sue mani tremavano visibilmente mentre le riempiva. Allungò una tazza a Bodie.

«Credi ancora che quel tale possa venire?» domandò lui.

Pen si strinse nelle spalle. «Che cosa glielo impedisce?»

«Adesso ci siamo noi. Immagino che la visione di Mel sia conclusa.»

«Già», convenne Pen. «Era proprio a segno, stavolta.»

«Staremo in guardia», la rassicurò Melanie. «Puoi dormire tutto il giorno, se vuoi.»

«Forse sì.»


Quando la colazione fu pronta, Melanie e il suo ragazzo insisterono perché Pen andasse a dormire. Lei andò in bagno e bevve un bicchiere di Alka Seltzer. Quando uscì, Bodie stava in ginocchio sulla porta della camera da letto per staccare il cordone.

«Non preoccuparti di niente», disse Bodie.

Pen lo ringraziò. Poi si girò verso Melanie e l’abbracciò stretta. «È fantastico rivederti, bambina», sussurrò arruffando i capelli della sorella.

Sola nella sua camera, con la porta chiusa, Pen ripiegò le coperte del letto. Le lenzuola avevano un aspetto invitante. Non c’era più bisogno di proteggersi con i vestiti. Se li levò. Ma c’era Bodie in casa, così indossò un pigiama prima di mettersi a letto.

Coprì gli occhi con il cuscino perché la luce del mattino la infastidiva. Aveva il collo rigido, ma finalmente non le faceva più male la testa. La colazione e l’aspirina le avevano fatto bene. Tirò un respiro profondo. Tutto sommato si sentiva abbastanza bene.

Finito l’incubo, almeno per il momento. Forse per sempre.

Aveva reagito eccessivamente, questo era certo.

Per poco non si fracassava il cranio. E si rompeva il collo. E per poco non accoltellava Bodie.

L’ho accoltellato.

Lui l’ha presa bene.

Simpatico ragazzo.

Fortunata Mel.

E fortunata io, che li ho qui tutti e due.

Ma quanto tempo resteranno? Non gliel’aveva chiesto. Fra poco sarebbero tornati a scuola, magari domani.

Non preoccuparti di questo, ora.

Non c’è niente da preoccuparsi, adesso.

Si girò sul fianco, il pigiama scivolò sulla pelle, le coperte attorno al collo. Si addormentò.


«Credi che ci stiamo tutti e due sul divano?» domandò Bodie.

«E chi pensa a dormire?» replicò Melanie.

«Io. Sono distrutto. Non sono mai sceso dall’auto per l’ultimo tratto del viaggio, ricordi?»

«Non so tu, ma io voglio sentire il nastro.»

«Non credo che Pen approverebbe.»

«Non c’è bisogno che lo sappia.»

Bodie era seduto sul divano. Batté il cuscino accanto a sé. «Ti dirò io le parolacce.»

«Non sei divertente. Qualsiasi cosa quell’individuo abbia detto, l’ha spaventata a morte. Non ho mai visto mia sorella in queste condizioni.»

«Credevo che fosse un po’ maniacale.»

«Vieni.»

Bodie si alzò. Il cuore gli batteva forte; aspettò che quella sensazione di capogiro passasse.

«Stai bene?»

«Preferirei restarne fuori.»

«Allora restane fuori», ribatté Melanie, piuttosto seccata. «Ascolterò il nastro da sola.»

«Va bene, vengo.»

Lui la seguì. Melanie gironzolò nell’appartamento alla ricerca della segreteria telefonica. Chiaro che Pen non l’aveva, quando abitavano insieme. Finalmente si diresse verso lo studio vicino alla camera da letto di Pen. La segreteria telefonica era sulla scrivania. Vuota.

Melanie guardò accigliata l’apparecchio. «La cassetta deve essere qui, da qualche parte», sussurrò.

Cercò nel cestino della carta straccia.

Bodie trovò la cassetta sul tappeto in fondo alla stanza. La rigirò nella mano. Non sembrava danneggiata.

«Chiudi la porta», bisbigliò Melanie.

Lui chiuse la porta senza far rumore e tornò alla scrivania. Melanie inserì la cassetta, la fermò con un colpo secco. Poi riavvolse il nastro e ascoltò.

«Ciao, bellezza. Mi dispiace che non sei in casa…»

Melanie abbassò il volume.

Era una voce sgradevole. Sarebbe stata sgradevole anche se avesse letto un menu da McDonald’s, pensò Bodie. Ma le cose che diceva… Immaginò Pen che ascoltava, immaginò che cosa doveva aver provato. Sola in casa. Esposta alla mente malata di un estraneo, violata e impaurita.

Il nastro trasmise solo un breve messaggio. Ma il bastardo ebbe il tempo di dirle che cosa avrebbe voluto fare prima che un bip lo interrompesse a metà frase.

«Non capisco perché sia tanto sconvolta», mormorò Melanie. «Sono solo oscenità standard…»

«Ti piacerebbe se ti cacciassi il mio…»

«È semplicemente disgustoso», sussurrò Bodie sulla voce che continuava a parlare.

«Non è poi così terribile», decretò Melanie. «Pen dev’essere pazza a lasciarsi sconvolgere a questo modo. Anch’io ho ricevuto telefonate del genere, ma non mi sono mai spaventata così.»

Il tempo era scaduto, ma l’uomo aveva chiamato di nuovo. «Succhia, tesoro. Apriti. Voglio godere in bocca, inondarti fino in gola. Andiamo, apriti. Su, puttana. Sì, sì. Prendilo in bocca e… Bip

Tre chiamate, una non ascoltata.

Bodie tirò un profondo respiro.

Cominciò il quarto messaggio.

«Pen, sono Joyce. Tuo padre ha avuto un incidente terribile. Sono al Pronto Soccorso del Beverlywood Medical Center in Pico Boulevard. Vieni più presto che puoi.»

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