4

«È venerdì sera», disse Bodie. «La gente esce, di venerdì.»

«Lo so», mormorò Melanie seduta accanto al posto di guida con le ginocchia sollevate e i piedi contro il cruscotto. Era rimasta in quella posizione da quando avevano lasciato la stazione di servizio. Fissava davanti a sé, ma era troppo in basso per vedere fuori dal parabrezza. «Forse è capitato qualcosa a Pen», osservò.

Forse a nessuno, pensò Bodie. «Preoccuparsi non serve. Perché non ti metti dietro e cerchi di dormire?»

Lei non rispose. Non si mosse. Rimase rannicchiata, la testa sorretta dallo schienale del sedile. Bodie si chiese come facesse a respirare in quella posizione.

«Tua sorella non esce con i ragazzi?» domandò.

«No.»

«No?»

«Be’, qualche volta, credo. Ma non per abitudine.»

«Com’è, grassa e brutta?»

Melanie girò la testa. Nella luce fioca la sua faccia era una macchia. Bodie non riusciva a leggere l’espressione del suo viso, ma capì che lei non era affatto divertita.

«Sto cercando di tenerti su di morale», spiegò lui.

«È bellissima», lo informò Melanie.

«Bella come te?»

«Già, io sembro Bo Derek.»

«Per me sei bellissima.»

«Perché non hai visto Pen.» Nessuna ammirazione nella voce di Melanie. Anzi, risuonò leggermente risentita.

«Certo che ha un nome terribile», osservò Bodie.

«Chi lo dice?»

«Io.»

«Tu non l’hai ancora vista.»

«Che tipo è?»

«La playmate dell’anno.»

«Quale anno?»

«Qualsiasi anno.»

«Non vedo l’ora di conoscerla.»

«Ci scommetto.»

Bodie allungò il braccio e toccò la gamba sollevata di Melanie. Poiché lei non protestava, infilò la mano nei pantaloni e le accarezzò il posteriore. «Non m’interessano le playmate dell’anno.»

«Tu…»

«Lo so, non ho ancora visto Pen. I suoi libri preferiti devono essere Il Profeta e Il gabbiano Jonathan Livingston

Melanie sbuffò.

«Allora perché non esce con i ragazzi?» incalzò Bodie.

«Ha dei problemi con gli uomini.»

«Ah.»

«Ah, un corno. Non è come pensi. È solo che i ragazzi le saltano addosso. Succede da quando aveva dodici o tredici anni. Lei si è stancata, ecco tutto.»

«Questo è un problema.»

«Può darsi. Non saprei.»

Bodie si chinò su di lei. Con la punta delle dita trovò la cucitura centrale dei pantaloni. Prese a sfregare e sentì il calore attraverso la stoffa. Premette più forte e Melanie trattenne il respiro.

«Non adesso», disse lei.

Lui ritrasse la mano.

Melanie tirò giù i piedi e si drizzò sul sedile. «Mi dispiace», mormorò.

«No, ti capisco.»

«Si tratta della mia famiglia. Papà o Pen…»

«Lo so. Sarei sconvolto anch’io. Ma oggi è venerdì. Solo perché nessuno ha risposto al telefono, non devi trarre delle conclusioni. In realtà, ciò che hai, come elemento, è solo la visione che hai avuto.»

«Tu credi che sia soltanto la mia immaginazione.»

«Non ho detto questo.»

«Ma lo pensi.»

«No, ma credo che sia possibile. Ti porti appresso tutto quel risentimento verso tuo padre e anche verso tua sorella. Non sono diffidente, ma…»

«Bravo.»

«Sto solo cercando di aiutarti.»

«Non sono una malata di mente», protestò lei.

«Melanie…»

«Se non mi credevi, dovevi dirlo subito. Potevo partire per conto mio.» La voce di lei divenne più stridula. «Mi ci manca solo questo. E già abbastanza difficile…» Sospirò con un singhiozzo. «Lasciamo perdere.»

«Ehi, andiamo», disse Bodie, sottovoce.

Lei si sollevò, si insinuò fra i due sedili e sparì dietro.

Bel lavoro, concluse Bodie. Sospirò.

Cristo, non puoi aver sempre ragione.

Avevi creduto che lei accettasse la possibilità che la sua visione fosse un falso allarme. Desidera forse che si avveri?

Stiamo parlando di suo padre e di sua sorella, per amor del cielo!

Sì, forse lei desidera che sia vero. Nei recessi della sua mente. È giusto, papà. Tu hai lasciato annegare la mamma e poi hai sposato una baldracca tanto giovane da essere tua figlia. Prendi su, Pen. Così impari che non puoi cavartela, con quell’aspetto da playmate dell’anno.

Devo vedere questa Pen.

Ci scommetto, aveva detto Melanie, con una punta di amarezza nella voce.

Melanie voleva che pagassero.

La vendetta è dolce, molto più dolce se sei presente mentre si verifica; anzi, è bella questa forma di telepatia cosicché puoi sentire la loro agonia mentre i corpi vengono dilaniati.

Corpi dilaniati. Comodo, no? Che cosa aveva detto, lei? Che la cosa correva rumorosamente nella sua direzione e troppo veloce perché lei potesse scansarsi. Come un’auto o un tram. Una specie di veicolo.

Quanto bastava per restare sfigurati. La bella sorella che faceva colpo sugli uomini, magari proprio su quelli che Melanie sognava per sé, viene travolta da un’auto. La playmate dell’anno si trasforma di botto in un mucchietto di sangue coagulato. Ti sta bene, puttana. E adesso chi è la più bella della famiglia?

A Bodie non piacevano i propri pensieri. Accese la radio. Dolly Parton. Singles Bars and Single Women. Tenne basso il volume per non disturbare Melanie.

Forse lei si era addormentata là dietro. Un paio d’ore per dimenticare la sua maledetta visione.

Forse non avremmo dovuto telefonare.

Specialmente a sua sorella.

Le cose peggioravano, dal momento che neppure Pen era in casa.

Dov’era? Forse al cinema o qualcosa di simile. Ma forse Pen era stata avvertita dell’incidente del padre ed era uscita per correre da lui. All’ospedale. All’obitorio.

Oppure il contrario. Pen era la vittima e suo padre era uscito per andare da lei.

Un modo o l’altro. Ecco perché nessuno rispondeva al telefono.

Sono cattivo come lei, pensò Bodie. In parte sto aspettando che la visione si trasformi in realtà.

Se non era telepatia o qualcosa di simile, si trattava di un blocco mentale e quindi Melanie era matta.

Per il suo bene, meglio che sia reale.

Non vuoi neppure questo, concluse Bodie.

Vecchio mio, è una delle tue situazioni senza sbocco.

Testa hai perso tuo padre o tua sorella, croce hai perso il cervello.

Non io, Melanie. Io ti accompagno solo nel viaggio.

Non desiderarlo.

Lei è una parte di me, ti piaccia o no. I suoi problemi sono anche i miei.


Quando aveva visto Melanie la prima volta, lei stava camminando verso di lui con i libri stretti al petto, la testa china, un cipiglio sul viso. Era un assolato tardo pomeriggio di venerdì e le lezioni erano finite. Tutti nel campus sembravano allegri e rilassati. Tutti tranne la ragazza in lutto sul marciapiede.

Bodie aveva provato pena per lei. La ragazza appariva graziosa, fragile, eterea, ed evidentemente giù di morale.

Aveva bisogno di essere consolata.

Lei era ancora a parecchi metri da lui, fissava sempre il marciapiede e Bodie aveva capito che sarebbe passata senza alzare la testa.

Perciò aveva pescato una moneta dalla tasca e l’aveva lanciata. La moneta aveva tintinnato sul cemento ed era rimbalzata prima di rotolare verso la ragazza. Bodie aveva capito, dal movimento della testa di lei, che stava guardando la moneta. A un tratto allungò il passo e con il sandalo la fermò. Non aveva più l’espressione corrucciata di prima, quando aveva alzato la testa per guardare Bodie negli occhi. Sembrava piuttosto soddisfatta per aver bloccato la moneta.

«Grazie», aveva detto lui. «Mi è scappata.»

Lei non aveva detto una parola. Sembrava nervosa. Forse si sentiva intimidita perché era una matricola, si vedeva che lo era e lui appariva abbastanza vecchio per essere un laureando o magari un insegnante. La ragazza era arretrata di un passo.

Bodie si era chinato a raccogliere la moneta.

Lei indossava una gonna lunga al ginocchio. Aveva gambe snelle e pallide, assolutamente prive di abbronzatura. Il loro biancore le faceva apparire nude.

Bodie non riusciva a distogliere gli occhi da quelle gambe.

Dopo aver raccolto la moneta si era rialzato.

La ragazza era arrossita, un sopracciglio sollevato con espressione interrogativa. Bodie aveva capito che lei aveva notato l’ispezione delle sue gambe.

La ragazza si era scostata, pronta a riprendere a camminare.

Anche Bodie si era scostato.

«Scusa», aveva detto lei. Le tremava la voce. «Ho fretta.» E si era spostata dall’altra parte. Bodie l’aveva bloccata di nuovo.

Lei aveva rinunciato a superarlo. Se ne stava immobile e lo guardava negli occhi, il labbro inferiore fra i denti.

«Mi dispiace di averti turbata», aveva detto lui.

«Non sono turbata.»

«E non ti fissavo le gambe», aveva aggiunto Bodie.

«Le mie gambe non hanno niente che non va.»

«Davvero?» Lui non sapeva perché l’aveva detto. Non gli era venuto in mente niente altro.

«Le mie gambe non hanno niente che non va», aveva insistito lei.

«Di prima qualità», aveva convenuto Bodie. «Le gambe più belle che abbia visto da parecchio tempo.»

«Puoi scommetterci.» Lei lo aveva guardato con gli occhi socchiusi.

Forse ha il complesso delle gambe, aveva concluso Bodie.

«Anzi, mi sono chiesto com’era il resto», aveva confessato lui.

«Ho solo queste due.»

«Non era ciò che…» Si era accorto che la ragazza aveva scherzato. Colto di sorpresa era scoppiato a ridere. La ragazza non aveva riso, ma aveva increspato le labbra in un mezzo sorriso.

«Ho ancora qui la moneta», aveva detto Bodie. «Che ne dici di andare allo spaccio degli studenti a bere qualcosa?»

Lei aveva accettato l’invito.

Era cominciato così: una moneta caduta, un’occhiata alle sue gambe, una battuta scherzosa.

Melanie sembrava perplessa che lui la trovasse attraente. Continuava a ripetere di essere magra e ossuta.

La sera dopo il drive-in, quando lui trafficava sotto la blusa per slacciarle il reggiseno, lei aveva detto: «Resterai deluso». «Non essere ridicola», aveva ribattuto Bodie. Era riuscito a slacciare l’indumento e mentre cercava di spostare la mano, lei gli aveva afferrato il polso. «No», aveva detto. Lei piangeva, le lacrime sembravano gocce d’argento sul suo viso al riflesso dello schermo. «È imbottito», aveva singhiozzato. «E allora?» Lei gli aveva lasciato andare la mano. Bodie le aveva stretto un seno. «Visto?» aveva chiesto lei. E Bodie aveva risposto: «Niente male».

Lei aveva riso fra i singhiozzi. Il seno era caldo e liscio, gli riempiva la mano. Bodie aveva accarezzato l’altro. Avrebbe voluto baciarli, ma quando aveva cercato di slacciarle la camicetta, Melanie lo aveva fermato. «Non qui», aveva detto con il respiro ansante. Erano usciti dal drive-in e Bodie aveva proseguito verso il suo appartamento.

Quando aveva aperto la porta, lei era rimasta immobile e aveva guardato nella stanza buia con occhi sbarrati e spaventati. Bodie le aveva preso la mano. Era frédda come il ghiaccio. Tremava. «Non devi aver paura», aveva detto lui e l’aveva preceduta nella stanza. Poi aveva, acceso la luce.

«Non so niente di queste cose», aveva confessato Melanie con voce tesa.

«Nemmeno io», l’aveva rassicurata Bodie per calmarla. «Guardiamo un po’ di televisione.»

Un rapido e brusco cenno del capo.

«Non dobbiamo fare niente», l’aveva rassicurata lui.

«Okay.»

Bodie aveva acceso il televisore. Lasciando Melanie sul divano, era andato in cucina e aveva versato il vino nei bicchieri. Poi era andato a sedersi accanto a lei. Melanie teneva il suo bicchiere con tutte e due le mani. Aveva bevuto un sorso osservando Bodie che alzava il bicchiere. Anche lui tremava leggermente.

«Perché sei così nervoso?» aveva chiesto Melanie.

«Chi, io?»

«Sì, tu.»

Si erano guardati negli occhi per un lungo momento.

«Non dobbiamo fare niente», aveva ripetuto lei. E sorridendo aveva posato il bicchiere sul tavolo.

Si erano baciati. Abbracciati. Lei tremava, ma lo aveva spinto giù sul divano. Giacevano stretti uno all’altra. Melanie tremava ancora, ma gli aveva sbottonato la camicia e accarezzato il petto. Bodie l’aveva assecondata. Dopo un po’ erano nudi fino alla cintola. Bodie le aveva baciato la bocca, gli occhi, il lungo collo con il nastro di velluto. Le aveva stretto i seni mentre lei gli sfiorava con le mani la schiena.

Lei non aveva infilato le mani sotto la cintura di Bodie. E lui aveva fatto lo stesso.

Dopo un po’ aveva capito che lei lo desiderava. Aveva cominciato a toccarle le natiche e le cosce.

Ma aveva capito anche un’altra cosa. .

Melanie era vergine.

Bodie sarebbe stato il primo.

Se fosse riuscito a toglierle i pantaloni… Non doveva essere tanto facile, però.

Meglio non tentare.

Forse domani sera o…

La mano di Melanie si era infilata dentro i suoi pantaloni. Le sue dita fredde si erano strette attorno al pene.

Mio Dio, aveva pensato Bodie.

Mentre le dita di lei scivolavano, lui le aprì la cerniera dei pantaloni.

Che, nel frattempo, finirono sotto di lei. Bodie non lo sapeva. Intontito si era ritrovato sopra la ragazza, dentro di lei ma solo in parte, trattenendosi per non farle male sebbene lei gli avesse conficcato le dita nelle natiche, chiedendogli di penetrare più a fondo. «Più forte… Dentro… Spingi!» E finalmente lui aveva spinto. Irrigidendosi, Melanie si era lasciata sfuggire un suono soffocato. «Oh!» aveva gridato, ma si era inarcata contro di lui. Bodie era entrato completamente e non era riuscito a frenarsi.

Lei lo aveva tenuto stretto, gli aveva accarezzato i capelli. Non lo lasciava andare. Lui aveva borbottato pigramente qualcosa sul fatto che c’era il pericolo che la schiacciasse, ma lei gli aveva sussurrato di non preoccuparsi.

Bodie si era addormentato. Quando si era svegliato, era ancora sopra e dentro Melanie. Si sentiva incollato alla ragazza. «Credo che siamo rimasti attaccati», aveva detto.

«Bene.» Lei aveva sorriso e lo aveva baciato sulla punta del naso.

«Credo che siamo proprio incollati.»

«Qualcosa deve essersi asciugato.»

Si era liberato il più gentilmente possibile, ma le aveva fatto male. Melanie aveva serrato le labbra per il dolore.

Bodie aveva abbassato lo sguardo. «Non è uno spettacolo divertente.»

Melanie si era messa seduta e aveva guardato a sua volta. «Già.»

«Sarà meglio fare una doccia.»

Avevano fatto la doccia insieme, Melanie, Bodie e i pantaloni di velluto. Compiuta l’operazione, soltanto i pantaloni erano ancora macchiati di sangue. «Non saranno più gli stessi», aveva commentato Bodie.

«Neppure io», aveva sorriso Melanie.


Lei fa parte di me, che ti piaccia o no. I suoi problemi sono anche i miei. È andata così e adesso eccomi qui a guidare nel deserto di notte con una malata di mente sul sedile posteriore.

«Mi dispiace», gli sussurrò lei all’orecchio.

Lui provò un impeto di affetto.

«Mi perdoni?» insistè Melanie.

«Avevi il diritto di essere sconvolta.»

Lei si infilò davanti fra i sedili e appoggiò la mano sulla coscia di Bodie. Lui la guardò. Il braccio nudo saliva verso una spalla nuda. Sotto la spalla il rigonfiamento di un seno. Un seno piccolo con il capezzolo largo e scuro. «Perché non cerchiamo un posto dove uscire dall’autostrada?» suggerì lei.

«Ne sei sicura?»

Per tutta risposta Melanie gli fece scivolare la mano sull’inguine.

Bodie cercò un’uscita.

Загрузка...