22

Era così bello rivederlo, essere fra le sue braccia. Lei lo strinse forte. Non voleva sapere perché era tornato, che cosa era successo. Voleva solo continuare a tenerlo stretto.

Bodie aveva il fiatone, Pen sentiva il battito del suo cuore contro il proprio petto.

«Stai bene?» gli domandò dopo un momento.

«Ora sì. Tranne un mal di testa atroce.»

«Ti prendo un’aspirina.»

«Vengo con te.»

Bodie la seguì. «Che cosa è successo?» volle sapere Pen.

«Non ne sono sicuro, ma credo che Melanie mi abbia colpito in testa.»

Pen lo guardò corrugando la fronte. «Ti ha colpito?»

«Mi sono svegliato in un campo giochi di una scuola vicino all’autostrada. Il mio furgone era sparito. Avevo paura che lei venisse qui.»

«Io non l’ho vista.»

In bagno, Pen aprì l’armadietto dei medicinali, prese la boccetta dell’aspirina e chiuse il battente con lo specchio.

Bodie, dietro di lei, le cinse la vita con le braccia. Pen lo guardava allo specchio. La faccia di lui, sopra la sua spalla destra, appariva pallida e tesa.

«Avevo paura che ti facesse del male», spiegò lui.

«Oh, Bodie.»

Lui infilò una mano nella vestaglia. La sua mano era fredda sulla pelle. Si mosse lentamente su e giù accarezzando un seno. Con un sospiro, Pen si appoggiò contro di lui. Infilò il pollice sotto il cordone della vestaglia e tirò. Il cordone si slacciò. Bodie aprì la vestaglia. Lei notò che la guardava allo specchio. La faccia di Bodie, ancora pallida, non era più tesa per il dolore. Le sue mani erano strette sui seni, i pollici sfregavano i capezzoli turgidi. Lui le tenne i seni, li strinse e Pen si lasciò sfuggire un gemito.

Le mani di lui si abbassarono ad accarezzarle il ventre, scivolarono sui fianchi e sulle cosce. Poi ricominciarono a salire. Dolcemente. Pen chiuse gli occhi. Le mani si allontanarono, tornarono sui fianchi.

La boccetta dell’aspirina cadde dalle dita di Pen. Lei prese la mano di Bodie e la guidò fra le gambe. Lui gemette quando la toccò. Pen sentì le gambe che le si piegavano. La mano di lui premette e lei si contorse.

Mi dispiace, Melanie, pensò. Mi dispiace. Non m’importa, ci abbiamo provato.

Scostò la mano di Bodie e si girò. La vestaglia le scivolò dalle spalle. Le mani di Bodie le accarezzarono la schiena e le natiche.

Con le dita tremanti lei cominciò a sbottonargli la camicia.

«E Melanie?» bisbigliò lui.

«Non m’importa più. Ti ha colpito. Non ti merita.»

«Dev’essere andata da Harrison.»

«No.» Pen non voleva pensare a Melanie.

«Non mi va l’idea di darle la caccia, ma non posso lasciarla…»

«Che cosa?»

«Non lo so. So solo che devo andare a cercarla.»

Pen si appoggiò al petto di Bodie. Lui la tenne stretta gentilmente. «Vengo con te», decise Pen.

Le mani di lui le salirono lungo la schiena mentre lei si chinava per raccogliere la vestaglia. Le accarezzarono le spalle. Pen si drizzò, si voltò e prese la boccetta di plastica che era caduta nel lavabo. «Prendi un po’ d’aspirina», suggerì. Gli diede la boccetta, poi aspettò accanto a lui che inghiottiva delle pastiglie con un po’ d’acqua dal rubinetto.

Pen lo precedette in camera da letto. Bodie rimase sulla porta osservandola mentre appendeva la vestaglia sull’anta dell’armadio.

«Dormivi?» domandò Bodie.

«Prima sì. Poi ho ricevuto una telefonata. Da lui

«Oh, no!»

Pen aprì un cassetto e tirò fuori un paio di mutandine azzurre. «Abbiamo parlato», riprese, infilando l’indumento. Poi tenendosi in equilibrio su un piede infilò un calzino, poi l’altro. Finalmente guardò Bodie. Lui la fissava, la bocca socchiusa. «È saltato fuori che quel tale non verrà qui. Non sa dove abito; non sa neppure chi sono. Mi farò cambiare numero di telefono e così sarà finita.»

«Come ha avuto il tuo numero?»

«L’ha composto a caso.»

«Dio.»

«Tanto trambusto per niente. Non c’è mai stato il pericolo che mi facesse visita.»

«Fantastico.»

«Già», mormorò Pen. Si accucciò e aprì l’ultimo cassetto in fondo. Prese un paio di pantaloni e li indossò. Gettò la segreteria telefonica sul letto. Nuda dalla vita in su, e sentendo lo sguardo di Bodie, si avvicinò all’armadio. Tirò fuori un paio di scarpe da ginnastica e le portò verso il letto. Sedette, le calzò e legò i lacci. Poi andò verso Bodie reggendo la maglia della tuta.

«Insisti nell’impresa?»

«È tua l’idea di andare a cercarla, no?»

Lui sorrise leggermente, la fissò negli occhi mentre le toccava i seni. «Succedono strane cose.»

«Strane davvero», convenne Pen inarcando la schiena mentre lui l’accarezzava.

«Se lei non mi avesse dato una randellata in testa, saremmo in viaggio per Phoenix.»

«E sarebbe al sicuro», concluse Pen.

«E io… non sarei qui con te.»

Il respiro di Pen si fece rauco quando lui le premette i capezzoli. «Oh Dio, Bodie!»

«Vale la pena di avere un bernoccolo in testa.»

«Sarà meglio… andare.»

Lui abbassò le mani e le tenne sui fianchi di Pen. Lei infilò la felpa dalla testa.

«Vorrei tanto che ci scordassimo di lei», osservò Bodie.

«Non possiamo.»

«Lo so.»

«Credi davvero che sia andata da Harrison?»

Bodie rispose con un cenno affermativo.

«Che cosa facciamo, torniamo laggiù?» volle sapere Pen.

«Penso di sì.»

Percorsero il corridoio fino al soggiorno. Pen prese la borsa e se la mise a tracolla. All’estremità del divano scostò la tenda e sollevò il fucile.

«Stai scherzando?» fece Bodie.

«Solo in caso…»

«Se abbiamo bisogno di quello, vuol dire che siamo nel fango fino al collo.»

«So che Harrison ha una pistola calibro 38.»

«Qua, lo prendo io.»

«So maneggiarlo», protestò Pen.

«Se ci sarà da sparare, meglio che lo faccia io.»

«Chi sei tu, un esperto?»

«Giusto, piccola.» Bodie tese le mani per prendere il fucile.

Pen scosse la testa. «Non possiamo andare in giro con questo giocattolo in vista.» Fece scivolare la canna nei pantaloni. Era fredda contro la gamba. Lei sollevò la felpa e l’abbassò per nascondere il calcio.

«Puoi camminare a quel modo?»

«Posso provare.» Tenendo l’arma contro il fianco, Pen uscì sulla balconata. Bodie chiuse la porta. Precedette la ragazza guardandosi alle spalle mentre lei scendeva lentamente le scale. Pen teneva la gamba destra rigida.

Lui le prese il braccio sinistro.

Bodie aprì il cancello.

Pen passò accanto a lui.

Quando raggiunsero la macchina, Pen abbassò il fucile lungo la gamba finché la bocca poggiò sul marciapiede. Stringendo con il braccio il calcio del fucile, tirò fuori le chiavi dalla borsetta e aprì la portiera. Poi si guardò attorno. Non vide nessuno. Allora sfilò il fucile dai pantaloni e si affrettò a metterlo nell’auto.

«Io vengo con la Cadillac», disse Bodie e indicò un punto nella via.

Pen vide la grossa auto parcheggiata sull’altro lato. «Dove hai preso…»

«Te lo dico più tardi. Seguimi. Solo un paio d’isolati e poi la mollo; dopo proseguiamo insieme.»

Pen salì in macchina. Quando i fari della Cadillac si accesero, ingranò la retromarcia. Seguì l’auto per tutto l’isolato, lontano da Pico.

Dove diavolo aveva preso quella macchina? Si chiese Pen. Deve averla rubata. Non c’era altra spiegazione. Lui era teso, preoccupato per me. Ha rubato un’auto per arrivare a casa mia.

Poteva finire in galera.

Sebbene spaventata per lui, Pen gli era grata. Bodie aveva messo a repentaglio la propria libertà, il suo futuro. Per lei.

«Scendi da quella macchina», sussurrò.

Bodie continuò a guidare.

«Avanti, scendi.» Pen guardò nel retrovisore, quasi aspettandosi di vedere un’auto di pattuglia della polizia, ma la strada dietro era sgombra. «Maledizione, Bodie! Scendi!»

Lui svoltò a destra.

Pen lo seguì. Ed emise un lungo sospiro quando lo vide accostare al marciapiede. Però non scese.

«Che cosa fai?» borbottò lei. Superò lentamente l’altra auto e vide Bodie sporgersi sui sedili. Una luce brillava dallo scomparto aperto del cruscotto.

Lei si fermò oltre la Cadillac. Spense i fari per oscurare la targa, nel caso qualcuno notasse Bodie abbandonare l’auto rubata e salire nella sua macchina.

«Sbrigati», mormorò.

Finalmente lui scese. Pen si chinò verso la portiera del passeggero e l’aprì. Afferrò in tempo il fucile per la canna prima che cadesse mentre lui apriva lo sportello. Attirò a sé l’arma. Si accese la luce interna, ma solo per un momento. Poi la portiera si chiuse e tornò l’oscurità.

Pen si allontanò a fari spenti. «Credevo che saresti rimasto là dentro per tutta la notte», borbottò.

«Dovevo trovare il libretto di circolazione. Cercherò di chiamare il proprietario appena ne avrò l’occasione per dirgli dove può ritrovare la sua auto», spiegò Bodie. Poi le raccontò come aveva rubato la Cadillac.

Pen ascoltò sbalordita.

«Non ci ho nemmeno pensato», confessò lui. «All’improvviso l’ho rubata. Il buffo è che non mi sento colpevole. Sono solo contento che non mi abbiano preso.»

Pen svoltò l’angolo e accese i fari. «Sono contenta anch’io.»

«Non avevo mai fatto una cosa simile.» Sembrava quasi che Bodie volesse scusarsi.

Pen allungò il braccio e gli strinse la mano. «Tranquillo, non testimonierò contro di te. Mi dispiace che tu abbia picchiato quel tale, ma… come fa un cavaliere a correre in aiuto della sua dama se non ha un mezzo?»

«Con la differenza che la dama non era in pericolo», ribatté Bodie.

«Tu non lo sapevi.»

«È il pensiero che conta, giusto?»

Lei gli scoccò un’occhiata. Aveva un nodo alla gola. «Il pensiero conta molto, credimi.»

Bodie allacciò le dita attorno alla mano di lei.

Pen superò l’incrocio e guardando la strada più avanti, vide l’ospedale in lontananza. Pensò a suo padre che giaceva nel letto, tenuto in vita da tubi e fili. «Oggi non sono neppure andata a trovarlo», mormorò.

«Ci andremo domani.»

Andremo. La parola le diede calore. «Non torni a Phoenix, stanotte?»

«È un po’ tardi. E poi, le cose sono cambiate. Sono cambiate, non è vero?»

«Eccome», lo rassicurò Pen.

«Non permetterai che Melanie…»

«Lei ti ha fracassato la testa. Avrebbe potuto ucciderti. Ha perso qualsiasi diritto.»

«Non credo che la penserà allo stesso modo.»

«Difficile.» Pen svoltò a sinistra sulla Olimpic e accelerò.

«Perché tanta fretta?» chiese Bodie.

«Hai ragione», convenne Pen, ma non rallentò.

«Melanie ha avuto circa un’ora per fare ciò che aveva deciso di fare.»

«E adesso che cosa starà combinando?»

«Chi lo sa? Io ero assolutamente sicuro che avesse in mente di assassinarti. Sbagliavo, grazie a Dio. Chi lo sa? Spero solo che sia tutto finito prima che arriviamo.»

«Non voglio che le capiti qualcosa», osservò Pen.

«Neppure io, ma…»

«Sarà colpa nostra. L’abbiamo esasperata, Bodie. Qualsiasi cosa accada, siamo responsabili. Tu e io.»

«Non dimenticare che ha passato il pomeriggio nell’armadio di Harrison. È successo prima che ci sorprendesse.»

«Hai visto la sua faccia quando ci ha trovato sul divano?»

«Non dico che non fosse sconvolta», convenne Bodie. «Ma il fatto che non abbia preso le pillole dimostra che aveva deciso di scappare.»

«Lei ha pensato che volessi metterla fuori combattimento perché noi due potessimo rimanere soli.» Pen accelerò vedendo il semaforo giallo. «Forse aveva ragione. Non l’ho fatto per questo scopo, ma… probabilmente era il mio subcosciente a farmi agire così.»

«Qualunque sia stata la nostra colpa, stiamo pagando», decretò Bodie. «Potremmo essere a casa tua e invece stiamo correndo a salvarla.»

«O a raccogliere i pezzi.»


La Mercedes di Harrison era nel viale della casa. La Continental di Joyce non era più parcheggiata di fronte.

«Sono furbi», osservò Pen, proseguendo davanti alla casa. «Sanno che noi siamo andati alla polizia. Non farebbe buona impressione se Joyce trascorresse la notte con lui.»

«Perciò è andata a casa», concluse Bodie.

«E dov’è Melanie?»

Bodie si strinse nelle spalle. Aveva controllato la strada per vedere se c’era il suo furgone, ma finora non l’aveva visto. «Continua ad andare. Forse l’ha lasciato sul retro.»

Pen svoltò, tornò a svoltare. Passò davanti all’isolato di Harrison, poi svoltò di nuovo a destra e tornò sulla strada per fermarsi all’angolo. «Che ne pensi?»

«Non chiedermelo», rispose Bodie. «Ho già sbagliato due volte.»

«Dev’essere andata da papà.»

«A casa di tuo padre, vuoi dire? Ci ho pensato anch’io. Sempre meglio. Naturalmente Harrison potrebbe essere andato con Joyce. Con la sua auto.»

«Ne dubito», replicò Pen. «Probabilmente si sono divisi.»

«Dobbiamo controllare la casa?»

Pen scosse la testa e svoltò a sinistra nella via di Harrison, allontanandosi. «Stiamo cercando Melanie», gli ricordò.

Aspettò un momento prima di immettersi nel traffico sulla Ventiseiesima Strada, e infine svoltò a sinistra.

«Spero solo…» masticò Bodie.

«Che cosa?» incalzò Pen.

«Può darsi che Melanie sia già stata nella casa di Harrison. Potrebbero averla catturata. Ecco perché non c’era il mio furgone. Forse Harrison l’ha portata via con quello. Joyce può averlo seguito con la sua macchina per farlo salire dopo… essersi liberato di lei.»

Pen lo sbirciò. Alla luce grigiastra dei lampioni, aveva gli occhi sbarrati e le labbra serrate.

«È solo una possibilità», aggiunse lui, pentito di non aver tenuto per sé l’ipotesi.

«Se ha fatto del male a Melanie…»

«Probabilmente la troveremo a casa di tuo padre», tagliò corto Bodie.

Pen si fermò a un semaforo rosso in San Vicente. Si chinò avanti e premette la fronte sul volante.

Bodie allungò la mano, le accarezzò dolcemente la schiena sotto la soffice felpa. «Andrà tutto bene», disse.

«Sì? Papà è in coma, Melanie… Dio solo lo sa.» Pen girò la testa. La sua faccia aveva un’espressione angosciata. «È tutta colpa mia.»

«Colpa di Harrison», puntualizzò Bodie.

Un clacson suonò dietro di loro.

Era scattato il verde e l’auto davanti stava passando l’incrocio. Pen svoltò a destra in San Vicente.

«Avrei potuto fermare tutto», riprese. «Se non avessi tenuto la bocca chiusa… Non volevo dare un dispiacere a papà. Sarebbe stato un colpo per lui. Lui credeva che Harrison fosse un ragazzo meraviglioso. Ma se gli avessi detto… Forse il bastardo sarebbe in galera, in questo momento. Anche se ne dubito. Sarebbe stato difficile convincere una giuria che io non ero consenziente. Però poteva cambiare tutto. Avrei dovuto parlare, maledizione.»

Bodie la fissò senza fiato. Aveva l’impressione d’esser stato preso a calci nello stomaco. «Consenziente per che cosa?»

«Harrison mi ha violentata.»

«No.»

«Avrei dovuto dirlo prima.»

«Ti ha… malmenata?»

Lei lo guardò in faccia e annuì. Negli occhi le brillavano le lacrime. Sembravano argento alla luce dei lampioni. «Mi ha picchiata», mormorò.

«Tu hai lottato?»

«Quanto ho potuto», rispose lei con voce tremante. «Lui mi aveva ammanettata.»

Bodie si lasciò sfuggire un gemito.

«Mi ha stuprata per… lungo tempo.» La ragazza si asciugò le lacrime sulle guance con il dorso della mano. «Da allora non sono più stata con un uomo.» Tirò su con il naso e guardò Bodie. «Tu sarai il primo… se mi vorrai ancora, ora che sai…»

«Oh, Pen.» Bodie le mise una mano sulla coscia e strinse gentilmente. Il calore gli serpeggiava lungo il braccio. «Non ho mai desiderato nessuna come desidero te.»

«Non t’importa che…»

«Vorrei uccidere quel bastardo», mormorò Bodie.

«Non l’ho mai detto a nessuno», riprese Pen. «Ho solo finto che non fosse mai successo e Harrison s’è comportato come se realmente non fosse accaduto. Dopo un po’ è stato come se…»

«Un modo di convivere con il ricordo», la interruppe Bodie.

«Avrei dovuto parlare. Forse niente di tutto ciò sarebbe accaduto.» Pen si sfregò la manica sulla faccia.

Bodie le accarezzò la gamba mentre l’auto rallentava per svoltare a sinistra nella stretta via che conduceva alla casa del vecchio Conway. Avrebbe voluto prenderla fra le braccia e tenerla stretta per dissolvere il dolore, quello di lei e il suo.

Harrison l’aveva violentata. Ammanettata e picchiata. E poi aveva fatto i suoi comodi.

Farabutto.

Miserabile.

«Bodie, mi fai male.»

«Scusa.» Sollevò le dita dalla coscia di Pen e le strinse sulla canna del fucile.

Poi guardò nella via cercando la sua auto. Passarono lentamente davanti a una Ferrari, una Porsche, una Jaguar.

Pen fermò l’auto davanti al garage. «Qui non c’è. Dev’essere come hai detto tu, l’hanno portata via con il tuo furgone.»

«Prosegui ancora un po’.»

Pen seguì una curva nella strada ed ecco il veicolo di Bodie, parcheggiato contro una siepe. Bodie s’irrigidì.

Pen ingranò la retromarcia, mise un braccio sullo schienale e guardò dal finestrino posteriore. Poi indietreggiò lentamente.

Bodie la fissava.

Sembrava importante vedere che faccia aveva in quel momento.

La pallida macchia del suo viso. Il bianco degli occhi e la scia argentea di una lacrima che scendeva. I capelli soffici. Il modo in cui teneva il labbro fra i denti. La curva della sua guancia. La sua gola, i seni provocanti sotto la felpa, il destro più alto perché il braccio stava appoggiato sullo schienale.

Lo sguardo di Bodie seguì il braccio sinistro di Pen sul volante. La manica era sollevata sul polso sottile. La sua mano, che manovrava il volante, appariva piccola e fragile. Guardò i pantaloni della tuta che si arricciavano sul grembo. Poi tornò a guardare il suo viso.

Così bello. Tutto di lei era bello. E adesso è mia.

Non permetterò che qualcosa di male le capiti di nuovo, pensò Bodie, e provò un dolore improvviso perché sapeva che era una promessa inutile. Il futuro li avrebbe feriti entrambi, prima o poi li avrebbe uccisi.

Pen fermò la macchina davanti alla porta del garage. Tirò il freno, spense i fari e si rivolse a Bodie.

Lui scostò il fucile. Abbracciò la ragazza, l’attirò dolcemente a sé. Si baciarono. Lui infilò le mani sotto la felpa, accarezzò la pelle vellutata della schiena.

«Vorrei che non dovessimo entrare», bisbigliò Pen.

«Non è obbligatorio.»

Lei lo baciò leggermente e si scostò. Prese la chiave dell’accensione e aprì la portiera.

Bodie scese prendendo con sé il fucile.

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