Melanie non era in camera.
Bodie si girò e chiuse gli occhi di nuovo. Il letto era troppo caldo e comodo per alzarsi. Si chiese dove fosse andata Melanie.
Poi immaginò Pen nella sua camera, la sera prima, seduta sul letto con le gambe incrociate: i biondi capelli arruffati, gli occhi azzurri, le minuscole efelidi sul naso. Rivide il lucido pigiama blu aperto sul collo, il modo in cui aderiva ai seni e come ricadeva sul grembo. I pantaloni tesi sulle ginocchia. Le caviglie nude e sottili.
Bodie soffriva nel soffermarsi sull’immagine della ragazza. Se soltanto… Se soltanto che cosa?
Chissà, se avesse cominciato a piangere… Ma lei non sembrava sul punto di piangere. Però, se avesse pianto avrebbe potuto consolarla, avvicinarsi al letto e metterle un braccio attorno alle spalle. L’avrebbe stretta dolcemente mentre piangeva e l’avrebbe baciata.
Dio, baciarla. Solo tenerla stretta e baciarla.
Il pensiero gli diede un vuoto allo stomaco.
Non preoccuparti, Melanie, pensò. Non succederà mai.
Se Whit muore…
Bel pensierino, maledizione.
Si ricordò dello choc che aveva provato quando Pen gli aveva chiesto, la sera prima, se avesse freddo. Per un istante aveva temuto, e sperato, che lei lo invitasse nel letto. Niente cose strane, avrebbe stabilito lei. Promesso? Oh, sì.
Non era successo.
Niente era successo.
Non proprio niente. Lei non gli aveva detto di andarsene. Erano rimasti seduti per un bel po’, soli nella camera di Pen, lei in pigiama, lui con l’accappatoio e avevano parlato. Lei gli aveva confidato dei piccoli segreti. Si era stabilita un’intimità fra loro.
Merito della visione di Melanie. Senza quel pretesto… Non era un pretesto, concluse fra sé Bodie. Era il motivo per cui era andato nella camera di Pen.
Le sue intenzioni erano assolutamente onorevoli.
Ma Dio, e se fosse accaduto qualcosa?
Non è successo. Non succederà. Non pensarci neppure.
Supponiamo che lei avesse detto: «Bodie, sono rimasta sveglia pensando a te, desiderando che fossi qui. Ti amo. Non posso fare a meno di amarti».
Con un gemito, Bodie spinse da parte le coperte e si alzò. Quando si fu vestito, andò in corridoio. La porta del bagno era chiusa. Sentì scorrere l’acqua… qualcuno stava facendo il bagno? Si pettinò in camera e infine scese a pianterreno.
Dal silenzio, immaginò che nessuno fosse nei paraggi. Qualcuno era stato in cucina, però. Bodie si versò una tazza di caffè bollente.
Al centro del tavolo c’era un biglietto. Bodie lo prese.
Ciao,
sono andata a messa e ho qualche commissione da fare. Ci vediamo quando torno. Mettetevi comodi. Nel frigorifero ci sono uova e bacon e una torta al caffè. Servitevi. Con affetto,
Brava, pensò Bodie, e mise giù il biglietto.
Andata a messa? Questo vuol dire che è cattolica. Oggi ti confesserai, Joyce? E che genere di peccati bisbiglierai all’orecchio del prete? Adulterio? Tentato omicidio?
Oltre la porta a vetri, il patio era illuminato dal sole. Bodie si avvicinò alla porta, afferrò la maniglia. Vide Pen a sinistra, adagiata su una sdraio, che leggeva un libro. Indossava una camicetta a scacchi gialla e blu, e pantaloncini corti bianchi. Teneva le gambe tese, gambe lunghe e affusolate, con i piedi nudi incrociati alle caviglie. In mano reggeva una tazza di caffè.
Bodie desiderava uscire e sedersi accanto a lei.
Che male c’era?
Lui non sapeva che male c’era, ma forse Pen desiderava restare sola, o forse Melanie avrebbe fatto la sua apparizione carica di sospetti. Meglio non farsi trovare con Pen di prima mattina.
Perciò si tirò indietro dalla porta.
Portò la tazza di caffè in soggiorno. Sul tavolino c’era una copia del Los Angeles Times della domenica. Sfogliò il giornale finché trovò la pagina della critica letteraria e si sedette sul divano a leggere un articolo mentre beveva il caffè e aspettava.
Quando la tazza fu vuota, tornò in cucina a riempirla. Si avvicinò alla porta e guardò fuori di nuovo. Pen era sempre sulla sdraio. Aveva sollevato le ginocchia e teneva il libro aperto sulle cosce. I suoi capelli luccicavano alla luce del sole.
Con un sospiro, Bodie si girò. Riportò la tazza di caffè in soggiorno e sedette. Tutto questo è pazzesco, pensò, e io sono un verme. Lei è la sorella di Melanie, santo cielo.
Non ho fatto niente.
Sarà meglio non fare niente.
Probabilmente mi tirerei la zappa sui piedi. Anche se Pen si interessasse a me, ripeto se, lei è leale nei confronti di Melanie. Guarda com’è andata quando quello Steve le ha fatto delle proposte.
Bodie aprì la pagina del giornale per leggere gli avvisi pubblicitari dei cinema.
Melanie scese le scale. Indossava pantaloni di fustagno color ruggine, una felpa senza maniche grigia e il solito nastrino nero.
«Dove sono gli altri?» domandò Melanie avvicinandosi.
Bodie si alzò. «Non so dove sia tua sorella. Joyce è andata a messa.»
«A messa?» fece lei con un sorrisetto.
«Tutto a posto?» s’informò lui e le accarezzò la nuca. I folti capelli neri di lei erano umidi. Melanie si fece più vicina, si baciarono. Le sue mani scivolarono nelle tasche posteriori dei pantaloni di Bodie. Lui le infilò le mani sotto la felpa. La pelle di Melanie era liscia. Niente spalline. Le mani di Bodie andarono su e giù sulla schiena. Velluto. Caldo. Melanie era meravigliosa al tatto ed era la sua donna, lui era un pazzo a desiderare Pen quando aveva già Melanie. Spinse una mano sotto la cintura dei pantaloni di fustagno.
«Quando mai non sei eccitato?» gli bisbigliò lei all’orecchio.
«Non quando sei nelle vicinanze.»
Lei sorrise leggermente. Lo baciò di nuovo e si scostò. «Chissà se quella puttana ci ha lasciato qualcosa da mangiare.»
«Uova e bacon nel frigorifero, più una torta al caffè.»
Andarono in cucina.
«Certo che è uscita presto», osservò Melanie.
«Credi che voglia evitarci?»
«Io ci eviterei, al suo posto.» Melanie prese il biglietto dal tavolo. «A messa. Commovente. Vuole farci credere che è andata a pregare per papà?»
«Forse è così.»
«Già, a pregare perché lui muoia.»
Bodie andò alla porta. «Oh, c’è Pen. Chissà se ha già mangiato.»
«Domandaglielo.»
Lui aprì la porta. Il rumore fece voltare la ragazza. «Buongiorno», salutò Bodie.
«Ciao, Bodie.»
Lui sentì battere il cuore più forte. «Hai fame?»
Con un cenno affermativo, Pen mise giù le gambe dalla sdraio e si alzò. Bodie si accorse di guardarle le gambe, mentre camminava verso di lui. Allora si voltò.
«È magnifico qui fuori», dichiarò Pen ed entrò in cucina. «A casa mia non mi siedo mai all’aperto.»
«Dovresti cercarti un nuovo appartamento con un patio privato», suggerì Melanie.
«Hai ragione, lo farò. Dormito bene?» le chiese Pen.
«Bene», rispose Melanie.
«Anch’io», intervenne Bodie. «Sono solo un po’ intontito per ieri.»
«Colpa della jacuzzi. E del vino.» Pen incontrò gli occhi di Bodie e aggiunse: «Mi sono addormentata immediatamente».
«Hai visto il biglietto di Joyce?» chiese Bodie.
«Logico che se ne stia per conto suo.»
«Che cosa vuoi dire?» volle sapere Bodie.
«Semplicemente che non può sentirsi a suo agio con la famiglia di papà. È evidente che va a letto con Harrison.»
«Pensavo che non ci credessi», osservò Melanie. «Che cosa ti ha fatto cambiare idea?»
«Il fatto di esserle vicino, credo. Non so come definirlo, ma c’è qualcosa in lei… Forse come si comporta, non lo so, quasi volesse farsi benvolere. È come se avesse la coscienza sporca, perciò si forza di mostrarsi tutta zucchero. Aggiungi il fatto che ieri mattina Harrison era qui… e quello che mi hai detto a proposito del letto.» Pen guardò la sorella con la fronte corrugata. «Mi fa pensare che tu abbia visto giusto. Lei non andrebbe a letto con Harrison, se amasse papà.»
«Lei non ha mai amato papà», ribatté Melanie. «Voleva solo i suoi soldi.»
«Ma questo non significa che abbia cercato di ucciderlo», intervenne Bodie.
Melanie lo fulminò con lo sguardo.
Lui fece una smorfia. «Bocciato.»
«A che cosa alludi?» volle sapere Pen. «Ha cercato di uccidere papà?»
Bodie si sforzò di apparire mortificato per il suo intervento. Con una scrollata di spalle aggiunse: «Sarà meglio che tu glielo dica, Melanie».
«Bel lavoro.»
«Mi è uscito spontaneo.»
«Vorrei che qualcuno mi dicesse che cosa succede», fece Pen. «Credo di avere il diritto di sapere. È anche mio padre.»
Melanie si appoggiò al battente del frigorifero e incrociò le braccia sul petto. Sospirò, lanciò a Bodie un’altra occhiata di fuoco e infine guardò la sorella negli occhi. «Joyce e Harrison hanno ideato un piano per investire papà con un’auto.»
Pen sbarrò gli occhi e spalancò la bocca. Poi scosse la testa. «È pazzesco», mormorò.
«Te l’ho detto che non ci avrebbe ascoltato», borbottò Melanie.
«Va’ avanti», incalzò Bodie. «Raccontale il resto.»
«Qual è il punto?»
Bodie guardò Pen. «Harrison guidava la macchina che ha investito vostro padre. Melanie l’ha visto. Era la visione che ha avuto l’altra sera nella stanza dell’ospedale.»
«L’ho visto dietro il parabrezza», precisò Melanie. «Era come se guardassi con gli occhi di papà.»
«Non puoi lanciare una simile accusa basandoti soltanto sulla… tua immaginazione.»
«Non era la mia immaginazione.»
«Forse era telepatia», suggerì Bodie. «Forse tuo padre ha comunicato con lei.»
«Non dirmi che ci credi anche tu», azzardò Pen.
«Non lo so. Forse sì.»
«Siete matti tutti e due.»
Bodie si chiese se Pen non esagerasse con il suo finto scetticismo.
«Joyce ha prenotato il tavolo per la cena», spiegò Melanie con una certa eccitazione nella voce. «Sapeva che papà parcheggiava sempre dietro la banca, sapeva che avrebbe dovuto attraversare la strada. Harrison ha parcheggiato lì vicino e ha aspettato che papà attraversasse.»
«Può essere andata così», aggiunse Bodie.
«È andata così.»
«Ma ci vogliono le prove», fece notare Pen alla sorella. «Non puoi basare questa faccenda su una specie di esperienza psichica.»
«Cerchiamo le prove», decise Bodie.
«Le conosco già», replicò Melanie.
«Le tue visioni non sono state sempre valide», le ricordò Pen. «Ti ricordi la luna di miele di papà?»
«Quello è stato un caso fuori dalla norma.»
«Forse lo è anche questo.»
«No.»
«Allora cerchiamo delle prove che possiamo portare alla polizia», suggerì Bodie.
Melanie sospirò.
«Bisognerebbe dare un’occhiata all’auto di Harrison», ragionò Pen. «Se ha davvero colpito papà, l’auto potrebbe aver subito qualche danno e in tal caso ci sarebbero delle tracce, anche se lui avrà cercato di cancellarle.»
«Joyce ha dichiarato che era un’auto sportiva», osservò Bodie. «Harrison possiede una Mercedes.»
«Joyce potrebbe aver mentito», ribatté Melanie.
«Harrison possiede anche una Porsche», precisò Pen. «Ha una Mercedes e una Porsche.»
«Tu dovresti saperlo», commentò Melanie e fece un sorrisetto a Bodie. «Erano amanti, sai.»
«Non eravamo affatto amanti», protestò Pen.
«Certo, certo.»
«Siamo usciti qualche volta, ecco tutto.»
«Sai dove abita?» s’informò Bodie.
«Naturale che lo sa», rispose Melanie.
Bodie ci rimase male per aver saputo di Pen e Harrison. Il pensiero di loro due insieme… «Andiamo a casa sua», si affrettò a dire, «e vediamo se possiamo dare un’occhiata alla sua Porsche.»
Melanie si strinse nelle spalle. «Immagino che non ci sia niente di male.»
«Perché non facciamo colazione, prima?» azzardò Bodie. «Io muoio di fame.»
«Tu e il tuo stomaco.»
«La casa di Harrison è a pochi chilometri da qui», disse Pen. «Perché non facciamo colazione più tardi?»
«Due contro uno», borbottò Bodie. «Non è leale.»
Bodie guidava in direzione ovest, verso San Vicente. Melanie sedeva sul sedile dei passeggeri, Pen, rannicchiata dietro, si aggrappava agli schienali, la sua mano sinistra a pochi centimetri dalla spalla di Bodie. La sua faccia si stagliava nello spazio fra i due sedili anteriori e lui la vedeva ogni volta che guardava a destra. Lo shampoo di Pen, o forse il suo profumo, emanava una fragranza di fresco e di pulito.
Bodie aveva una strana sensazione allo stomaco, forse si trattava di semplice appetito, forse il fatto di trovarsi così vicino a Pen, o forse era una reazione al fatto di aver saputo di lei e Harrison. Amanti? Lei aveva negato. Ma aveva ammesso di essere uscita con lui. La cosa non andava giù a Bodie. Quel tipo era bello come un attore del cinema, freddo e cortese.
Guida una maledetta Porsche.
Sbruffone.
Anche se non erano stati amanti, a Pen doveva essere simpatico. Dovevano essersi baciati. Lui doveva averle messo le mani addosso.
Pensieri simili non miglioravano certo le condizioni dello stomaco di Bodie.
Qualunque cosa sia avvenuta fra loro, si disse, è roba vecchia. Pen non sembra entusiasta di lui. Forse Harrison l’ha piantata. Spero che sia stata lei a mollarlo.
«Al semaforo, svolta a sinistra», disse Pen.
Bodie si portò sulla corsia e aspettò la freccia verde.
«Sapete», osservò Melanie. «Probabilmente non ha usato la sua auto.»
«Lui è un tipo arrogante», ribatté Pen. «Forse l’ha usata.»
«Essere arrogante non vuol dire essere stupido.»
«Vale sempre la pena di controllare», tagliò corto Bodie e svoltò.
«Tieniti sulla destra, la terza via», indicò Pen.
Lui annuì.
«O ha noleggiato un’auto o ne ha rubata una», insistè Melanie.
«Non necessariamente», replicò Pen. «Noleggiare un’auto lascia sempre una traccia.»
«Potrebbe aver pagato in contanti.»
«Devi mostrare un documento d’identità. Forse lui ne aveva una falsa, ma questo si può scoprire facilmente. Sulla patente di guida c’è la foto.»
«Non si può scoprire tanto facilmente», obiettò Melanie.
«Inoltre, l’impiegato dell’agenzia di noleggio potrebbe identificarlo.»
«No, se si era travestito.»
«Non credo che sia ricorso a un trucco così elaborato e rischioso. Come hai detto tu stessa, non è uno stupido. Sapeva che se l’operazione si fosse svolta in modo semplice c’erano meno possibilità di sbagliare.»
Bodie svoltò a destra. La via residenziale era ombreggiata dagli alberi. Le case, per lo più a due piani, erano vecchie ma ben tenute. Un quartiere tranquillo, i residenti dovevano essere benestanti, se non addirittura ricchi.
«Due isolati», lo guidò Pen. «Poi a sinistra.»
«Allora deve averla rubata», concluse Melanie.
«Non è così semplice neppure questo. Non è così facile rubare una macchina come si vede fare in TV. Specialmente se si tratta di una macchina sportiva. Non si può saltar su, collegare i fili in cinque secondi e partire. Bisogna stare attenti all’antifurto… e quasi tutti i modelli più nuovi hanno un sistema d’allarme.»
«Le auto sportive si possono rubare senza problemi, in qualsiasi momento», decretò Melanie.
«Per la maggior parte da professionisti con l’equipaggiamento per azionare l’accensione…»
«Parli come se fossi una professionista», notò Bodie.
«Ho scritto qualcosa in proposito e ho svolto qualche ricerca», spiegò Pen.
«Io non posso credere che abbia usato la sua auto», tagliò corto Melanie.
«Ci saranno migliaia di Porsche a Los Angeles. Perlomeno. Lui piazza una targa rubata sulla sua Porsche prima di investire papà, poi se ne torna a casa tranquillo e beato e ce la lascia finché la fa riparare. Ha la Mercedes. Può lasciare la Porsche in garage per qualche settimana, poi, magari, la fa riparare fuori dallo Stato. Svolta qui, Bodie, poi prendi la prima a sinistra.»
Bodie rallentò, svoltò attorno all’angolo, vide l’incrocio a breve distanza e mise la freccia.
«La terza casa sulla destra», annunciò Pen.
«Che cosa facciamo?» volle sapere Bodie. «Entriamo e chiediamo di vedere la Porsche?»
«Passa davanti alla casa, per cominciare. E non rallentare.»
Mentre compiva la curva, Bodie vide la Mercedes di Harrison parcheggiata nel viale della terza casa.
«Maledizione!» masticò Melanie.
«Peccato che non sia andato a messa con Joyce», commentò Bodie.
La casa di Harrison, a differenza di quelle dei vicini, era una costruzione a un piano stile ranch. Sembrava più moderna delle altre. Mattoni rossi, il tetto a tegole pure rosse, davanti alla Mercedes un cancello di ferro battuto.
La testa di Pen bloccò la visuale di Bodie quando lei si sporse fra i sedili per guardar fuori dal finestrino di Melanie. Quando si tirò indietro, avevano già superato la casa.
«La Porsche dev’essere in garage», concluse Pen.
«Allora che facciamo?» domandò Bodie.
«Non possiamo far niente mentre lui è in casa.»
«Perché non andiamo a far colazione?»
«D’accordo.»
Bodie si fermò all’angolo, diede la precedenza a una Mustang, poi mentre attraversava l’incrocio vide ferma vicino al marciapiede una Lincoln Continental. Il cuore diede un balzo.
«Mio Dio!» ansimò Melanie.
Bodie frenò di colpo.
Pen tornò a sporgersi avanti. «È la macchina di papà.»
«Sei sicura?»
«Quel portapipe sul cruscotto. Gliel’ho regalato io qualche anno fa per Natale.»
Bodie scosse la testa. «Dunque qualcuno non è a messa.»
«Miserabile puttana», sibilò Pen. «Gli fa le corna con… Oh, che squallida storia…»
«Io l’ho sempre saputo.» Melanie sembrava orgogliosa di se stessa.
«Dio, se papà lo sapesse, ne morirebbe. Come può fargli una cosa simile?» Pen si tirò indietro. «Voglio andare a casa», decise con un filo di voce.
Bodie ripartì.
«Non a casa di quella puttana», dichiarò Pen tirando su con il naso. «Non voglio rivederla mai più.»
Melanie sogghignò.
«A casa tua?» domandò Bodie.
«Sì, per favore.»
«E quello delle telefonate?»
«Chi se ne importa?»