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Dopo colazione sgomberai la mia scrivania e andai a casa, cioè a quello che chiamavo casa, e per tutto il pomeriggio non feci altro che andare avanti e indietro per le squallide stanze semivuote, tentando di capire cosa mi era successo. Licenziato? Sì, licenziato.

Mi ero tolto la maschera e a loro non era piaciuto quello che avevano visto. Avevo cessato di far finta di usare la scienza e ammesso di essere uno stregone; avevo rivelato a Mardikian la verità e adesso non sarei più entrato a City Hall per sedere tra i potenti, né avrei più modellato e guidato il destino del carismatico Paul Quinn, e quando, tra cinque anni, avrebbe prestato giuramento a Washington, avrei assistito alla scena in televisione, io, l’uomo dimenticato da tutti, l’uomo sfuggito, il lebbroso dell’amministrazione municipale. Mi sentivo così miserabile da non riuscire neanche a piangere. Senza moglie, senza lavoro, senza scopo. Vagai per ore nell’appartamento cupo, e, stanco anche di questo, rimasi, immobile e indolente, davanti a una finestra per più di un’ora, a osservare il cielo farsi di piombo, a vedere i fiocchi inaspettati della prima neve, e la notte stendersi su Manhattan.

Poi alla disperazione subentrò la rabbia e, infuriato telefonai a Carvajal.

— Quinn sa delle dimissioni di Sudakis. Ho dato l’informazione a Mardikian che l’ha passata al sindaco.

— Ebbene?

— Mi hanno buttato fuori. Pensano che sia pazzo. Mardikian ha parlato con Sudakis che ha negato di volersene andare, e poi ha affermato che lui e il sindaco erano preoccupati per le mie assurde predizioni da indovino e che dovevo tornare al normale lavoro di congetture e previsioni; così gli ho detto tutto. Non ho fatto il vostro nome, ho detto che io “vedo” nel futuro, che proprio dal futuro avevo tratto informazioni come quelle riguardanti la faccenda di Thibodaux e le dimissioni di Sudakis e Mardikian ha voluto che ripetessi tutto in presenza di Quinn e Quinn ha detto che era troppo pericoloso continuare a tenere un matto come me nel suo staff. Oh, ha usato delle parole più gentili! Risulto in congedo fino al 30 giugno, poi sarò cancellato dal libro paga municipale.

— Capisco.

Nient’altro. Non sembrava irritato né mostrava di provare commiserazione.

— Voi sapevate che sarebbe successo.

— Davvero?

— Per forza. Non cercate di prendermi in giro, Carvajal. Sapevate che sarei stato cacciato via se avessi riferito al sindaco che Sudakis si sarebbe dimesso?

Carvajal non disse niente.

— Lo sapevate o no?

Stavo urlando.

— Lo sapevo.

— Lo sapevate, naturalmente, lo sapevate! Voi sapete tutto. Però non me l’avete detto.

— Non me lo avete chiesto — ribatté con aria innocente.

— Non mi è venuto in mente. Chissà perché, non mi è venuto in mente. Non potevate avvertirmi? Non potevate dirmi: “Tenete la bocca chiusa, siete in guai peggiori di quanto pensiate, sarete buttato fuori a calci nel sedere se non state attento”?

— Come potete farmi una domanda di questo genere?

— Ve ne siete stato lì senza dirmi niente, lasciando che la mia carriera venisse distrutta?

— Pensateci un momento con calma. Sapevo che sareste stato licenziato, d’accordo. Proprio come so che Sudakis darà le dimissioni. Ma cosa ci posso fare? Per me il rostro allontanamento è già accaduto, non dimenticatelo. Non poteva essere prevenuto.

— Cristo! Di nuovo la conservazione della realtà?

— Certo. Sinceramente, Lew, pensate che vi metterei in guardia contro qualcosa che voi potreste pensare di cambiare? Sarebbe inutile e sciocco. Noi non possiamo cambiare le cose, vero?

— È vero — dissi con amarezza. — Ci scostiamo e da persone educate lasciamo che succedano. Anzi, se è il caso, contribuiamo a farle succedere. Anche se questo significa la distruzione di una carriera, anche se significa il fallimento del tentativo di ristabilire le sorti politiche di questo povero paese malgovernato cercando di fare eleggere un uomo che… oh, Dio. Carvajal, voi mi avete appositamente portato a questo, non è vero? E non ve ne frega niente. Non è così, forse? Non ve ne frega niente di niente!

— Ci sono cose ben peggiori che perdere un lavoro, Lew.

— Ma tutto quello che stavo cercando di costruire, tutto quello che stavo tentando di plasmare… come faccio adesso, in nome di Dio, ad aiutare Quinn? Cosa farò? Voi mi avete rovinato!

— Quello che è successo è quello che doveva succedere.

— Maledizione a voi e alla vostra rassegnazione!

— Pensavo che anche voi foste giunto a condividere questa accettazione.

— Non condivido niente. Dovevo essere fuori di me quando vi ho dato retta, Carvajal. Per causa vostra ho perso Sundara, ho perso il mio posto a fianco di Quinn, ho perso la salute e la ragione, insomma ho perso tutto quello che contava qualcosa nella mia vita, e per cosa? Per cosa? Per una schifosa sbirciata nel futuro che può essere stata niente altro che un capogiro provocato dalla fatica? Per una testa piena di morbose filosofie fatalistiche e strambe teorie sul flusso del tempo? Cristo! Cristo! Vorrei non avere mai sentito il vostro nome! Sapete cosa siete, Carvajal? Una specie di vampiro, una sanguisuga, mi succhiate energia e vitalità, usandomi per puntellarvi mentre scivolate verso la fine della vostra vita inutile, sterile, immotivata, senza scopo.

Carvajal non sembrò affatto scosso. — Mi dispiace vedervi così turbato, Lew — fu il suo unico commento.

— Cos’altro mi nascondete? Avanti, datemele tutte in una volta le cattive notizie. Scivolerò sul ghiaccio a Natale e mi romperò la schiena? Farò fuori tutti i miei risparmi e sarò crivellato da colpi di pistola mentre rapino una banca? E poi? Diventerò tossicomane? Avanti, su, ditemi tutto quello che mi aspetta!

— Vi prego, Lew.

— Ditemelo!

— Adesso dovreste cercare di calmarvi.

— Ditemelo!

— Non vi sto nascondendo nulla. Avrete un inverno tranquillo. Sarà un periodo di transizione, di meditazione e di rinnovamento spirituale, privo di qualsiasi avvenimento esterno di una certa importanza. Poi… poi non posso dirvi altro, Lew. Sapete bene che non posso “vedere” oltre la prossima primavera.

Queste ultime parole mi colpirono come un pugno nello stomaco. Certo. Ma certo! Carvajal sarebbe morto.

Un uomo che non fa niente per impedire la propria morte non si dà certo pensiero di intervenire mentre qualcun altro, anche se è suo amico, va tranquillamente incontro alla catastrofe. Potrebbe persino dargli una spinta giù per la discesa se pensasse che è necessario. Ero stato troppo ingenuo a pensare che Carvajal volesse fare qualcosa per proteggermi dal pericolo, dopo averlo “visto” arrivare. Quell’uomo mi era dannoso. E mi stava portando alla rovina.

— Qualsiasi patto sia stato stabilito tra noi due non ha più valore. Ho paura di voi. Non voglio più aver niente a che fare con voi, Carvajal. Non mi vedrete più.

Non aprì bocca. Forse, dentro di sé, stava ridendo. Anzi, stava sicuramente ridendo.

Il suo silenzio piegò la forza melodrammatica del mio sermone finale.

— Addio — dissi, sentendomi ridicolo e teatrale.

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