Tutti hanno questa dote naturale, mi aveva detto Carvajal.
Pochissimi sanno usarla. Aveva parlato di un tempo in cui anch’io sarei stato capace di “vedere”. Non “se” ma “quando”.
L’idea mi terrorizzava ed esaltava. Guardare nel futuro, non dover lottare contro l’imprevisto e il caso, oltrepassare le imprecisioni nebbiose del metodo stocastico per approdare alla certezza assoluta, sì, sì, sì, era fantastico, ma quanto sgomento incuteva! Spalancare quella porta buia, scrutare lungo il corso del tempo le meraviglie e i misteri che ci attendono!
Mi incuteva sgomento, perché sapevo che avrei potuto “vedere” qualcosa che mi avrebbe causato dolore e questo avrebbe potuto svuotarmi e distruggermi come Carvajal apparentemente era stato svuotato e distrutto dalla sicurezza della propria morte. Fantastico, perché “vedere” significava sfuggire al caos dell’ignoto; significava il raggiungimento finale di quella vita completamente strutturata e determinata a cui avevo anelato dal momento in cui, abbandonando il nichilismo adolescente, avevo accettato la filosofia della causalità.
Ma se davvero Carvajal conosceva il modo di donarmi la visione della vita, io volevo usarla in modo diverso, senza permettere che facesse di me un eremita avvizzito, senza inchinarmi passivamente agli ordini di un invisibile drammaturgo, senza accettare di diventare un burattino come Carvajal. No, io avrei usato quel dono in modo attivo, l’avrei adoperato per plasmare e dirigere il flusso della storia, avrei approfittato della mia conoscenza unica per guidare, comandare e modificare, per quanto ne fossi capace, il corso degli eventi umani.
Secondo Carvajal, era impossibile plasmare e guidare gli avvenimenti. Impossibile per lui, forse, ma perché io avrei dovuto essere condizionato dai suoi limiti? Anche se il futuro è fisso e ìmmutabile, la sua conoscenza potrebbe comunque essere usata per attenuare le disgrazie, indirizzare le proprie energie in una direzione nuova, creare nuovi orizzonti sulle macerie di quelli vecchi. Ci avrei provato. Insegnami a “vedere”, Carvajal, e lasciami tentare!