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Nei sogni a occhi aperti immagino un tempo in cui riuscirò veramente a vedere. La mia visione perfora l’invisibile sfera che ci circonda tutti e io penetro nel regno della luce. Sono stato cieco e ora che la trasformazione mi ha raggiunto, è come un risveglio. Le mie catene sono scomparse; i miei occhi sono aperti. Intorno a me si muovono figure opache, incerte, cieche, con i visi pieni di sbigottimento e incertezza. Siete voi. E tra voi io danzo, gli occhi luminosi e pieni della gioia della nuova percezione. È stato come vivere sotto il mare, sotto la pressione di una membrana che mi separava dal cielo; e ora l’ho squarciata e mi trovo in un luogo dove tutto riluce e scintilla. Alla fine “vedo”.

Che cosa “vedo”?

“Vedo” la dolce terra su cui recitiamo i nostri drammi.

“Vedo” le lotte impari dei ciechi e sordi che vengono presi in giro da un fatto incomprensibile. “Vedo” gli anni che si srotolano da me verso l’infinito. “Vedo” i decenni diventare secoli e i secoli epoche. “Vedo” la lenta processione delle stagioni, il ritmo del caldo e del freddo, della siccità e della pioggia, del sole e della nebbia.

Non ci sono limiti alla mia visione. Ecco i labirinti delle città di domani, la folle estensione di New York, torri costruite su torri, strato su strato, come la Troia di Schliemann. Da strade tortuose emergono strane persone con abiti assurdi e parlano una lingua sconosciuta. Le macchine camminano sulle zampe, mentre uccelli meccanici volano in cielo. Gli oceani si ritirano e scoprono enormi animali viscidi. Il cielo è verde, la pioggia è nera! “Vedo” i capricci del tempo.

Anche l’uomo cambia. Il suo corpo si è trasformato molte volte, sviluppa strani organi che tremolano come antenne dalle nodosità della sua pelle simile a cuoio, non ha occhi ed è liscio dalla bocca al cranio, poi ha molti occhi, è coperto di occhi, non è più né maschio né femmina ma di un sesso intermedio, è piccolo, è immenso, è liquido, è metallico, abolisce la morte, ride con un suono di tamburi, giace con i draghi, scrive poesie di erbe, costruisce vascelli di aria, diventa un dio, diventa un demonio, è tutto, è niente.

I continenti girano su se stessi come ippopotami che ballano una polka. La luna si abbassa nel cielo fino a frantumarsi con un meraviglioso “pingo” di vetro infranto che riecheggia per anni. Anche il sole si allontana dai suoi armeggii e io lo “vedo” scivolare via nella notte e aspetto che ritorni, ma non ritorna e un manto di ghiaccio scivola sulla pelle nera del pianeta e gli uomini diventano cose della notte.

Cosa “vedo”?

Ecco i capi del genere umano, i nuovi re e imperatori, gli dei non previsti, gli sciamani, gli stregoni. E questi sono i cantanti, questi i poeti e questi i creatori di immagini.

Questi sono i continenti sconosciuti da scoprire.

Vedo gli errori, vedo le miracolose conquiste che mi riempiono gli occhi di lacrime. Queste sono nazioni ancora sconosciute; queste sono nazioni rinate. Com’è questo linguaggio, tutto fischi e scatti? Com’è questa musica, tutta ringhi e colpi di martello? Meravigliosi sono i tempi futuri! Tutto ciò che potete immaginare accadrà e più, molto di più. Mi sono aperte tutte le porte?

Guardo il principe assassinato e il neonato salvatore?

Contemplo i milioni di domani della razza e li bevo tutti per fare della carne del futuro la mia stessa carne?

Cosa sono quelle strane costellazioni? Chi sono quei visi mascherati? Che cosa rappresenta questo idolo di pietra, alto come tre montagne?

Che cosa “vedo”, cosa “vedo”?

Tutto il tempo, tutto lo spazio.

No. Naturalmente non sarà così. Tutto ciò che “vedo” è quel tanto che rientra nei pochi striminziti anni che mi rimangono. Brevi messaggi insignificanti, come le confuse trasmissioni dei telefoni ricavati dalle lattine che costruivamo da ragazzi; niente splendori epici, niente apocalissi barocche. Pure, anche quei suoni indistinti e soffocati sono più di quanto avrei potuto sperare di avere quando dormivo come voi, quando ero una di quelle figure cieche e barcollanti che si muovevano goffamente attraverso quel regno delle tenebre che è il mondo.

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