II

I Mek erano comparsi davanti a Janeil quattro mesi prima, appena finito il massacro di Isola del Mare. I nobiluomini e le dame del castello avevano osservato quei guerrièri d’oro brunito dalle torrette o dalle balconate, o percorrendo la Promenade del Tramonto, oppure dai bastioni o dai parapetti. Avvertivano dentro di loro un miscuglio di differenti sensazioni: indifferenza, disprezzo, dubbi e tristi presentimenti. La civiltà squisitamente sottile in cui vivevano, la protezione delle mura, l’incapacità a concepire un modo per cambiare le cose determinavano in loro questo stato di cose.

I Mek di Janeil già da tempo erano andati a unirsi ai rivoltosi. Erano rimasti solo le Phane, i Contadini e gli Uccelli, la caricatura di una forza punitiva. Ma per il momento non ve n’era bisogno. Janeil era inespugnabile. Le mura, sessanta metri d’altezza, erano composte di roccia fusa, trattenuta e rafforzata da reti d’acciaio azzurrino. Le esigenze del castello erano soddisfatte dalle celle solari e in casi estremi si poteva ricavare il cibo dall’anidride carbonica e dal vapore, così come si poteva produrre lo sciroppo per le Phane, per i Contadini e per gli Uccelli. Ma una simile necessità non venne neppure considerata. Janeil era autosufficiente e sicura, anche se, data l’assenza dei Mek, avrebbero potuto sorgere dei problemi per le eventuali riparazioni dei macchinari. La situazione, pertanto, era incerta ma non disperata e durante la giornata alcuni nobiluomini presero le pistole a energia e i fucili da caccia e ammazzarono tutti i Mek che si portavano a tiro.

Col buio, gli invasori avvicinarono gli energovagoni e i muoviterra e iniziarono a spingere terra contro le mura del castello. Gli abitanti di Janeil non riuscirono a capire cosa stesse succedendo finché la terra arrivò ai quindici metri d’altezza e il terriccio iniziò a riversarsi all’interno delle mura. A quel punto l’intenzione dei Mek fu chiara a tutti e il disinteresse lasciò il posto a tristissime premonizioni. Tutti i nobili di Janeil eccellevano in un campo del sapere: alcuni erano matematici, altri avevano approfondito le scienze fisiche. Un gruppo di questi ultimi cercò, con l’aiuto dei Contadini, di riportare in funzione il cannone a energia, ma disgraziatamente il suo stato di conservazione era tutt’altro che buono. Alcune parti erano corrose, altre danneggiate. Sicuramente si sarebbero potute sostituire con pezzi di ricambio fabbricati nelle officine dei Mek al secondo sottolivello, ma nessuno conosceva la terminologia dei Mek né tantomeno il criterio usato nel magazzino. Warrick Madency Arban suggerì di far perlustrare il magazzino da un gruppo di Contadini. Ma viste le scarse capacità intellettive di costoro la proposta cadde nel vuoto e anche il progetto di riparare il cannone a energia venne accantonato.

I nobili del castello, uomini e donne, restarono a guardare, affascinati, il mucchio di terra che diventava sempre più alto intorno a loro creando una barriera simile al bordo di un cratere. Un giorno temporalesco di fine estate la terra e il pietrisco superarono il livello delle mura e iniziarono a penetrare all’interno, riversandosi nei cortili e nelle piazze. Presto Janeil sarebbe rimasta sepolta e i suoi abitanti sarebbero morti soffocati. Fu allora che alcuni tra i cadetti più giovani, più spinti dallo slancio che guidati dalla dignità, si armarono e si inoltrarono sul pendio. Vennero ricoperti da terriccio e pietre, ma non tutti perirono. I sopravvissuti raggiunsero la vetta e lottarono in preda a una tremenda esaltazione.

La violenta battaglia durò una quindicina di minuti. La terra era bagnata di pioggia e di sangue. Per un istante i cadetti riuscirono a scacciare i Mek dalla cima e se la maggior parte dei loro compagni non fosse stata sepolta dal pietrisco sarebbe potuto accadere l’impossibile. Invece i Mek si ricomposero e ripresero ad avanzare. I cadetti restarono in dieci, poi in quattro, poi uno solo, infine nessuno. Gli avversari scesero in marcia dal pendio, scavalcarono i parapetti e uccisero ferocemente tutti quelli che erano nel castello.

Janeil, casa di valorosi e di graziose dame per più di settecento anni, era ridotta a un mucchio di rovine senza vita.

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