Al termine di un tempestoso pomeriggio estivo, quando il sole stava finalmente aprendosi un varco tra le nere e rotte nuvole gonfie di pioggia, Castel Janeil venne espugnato e i suoi abitanti annientati. Fino all’ultimo le fazioni presenti nel castello avevano litigato tra di loro sul modo migliore di combattere il Destino, ma i nobiluomini più in vista erano arrivati alla conclusione di ignorare quella circostanza tanto poco decorosa e di continuare le quotidiane occupazioni con la solita attenzione. Alcuni cadetti, disperati, avevano impugnato le armi per resistere, la maggior parte invece si era predisposta per una passiva attesa. Erano pronti, anzi quasi felici, di espiare i peccati dell’intera umanità.
La morte giunse uguale per tutti, soddisfacendo ciascuno. I più orgogliosi se ne stavano seduti sfogliando i loro magnifici libri, parlando dei pregi di un’antica essenza o coccolando la Phane preferita. Costoro morirono senza degnarsi di rendersene conto. I più agitati corsero sul pendio fangoso che, contraddicendo ogni criterio razionale, sovrastava i parapetti delle mura. La maggior parte di questi furono travolti dalle frane di sassi; quelli che riuscirono a raggiungere la cima si batterono furiosamente con le pistole, le asce e altre armi da taglio finché vennero a loro volta colpiti da proiettili, trafitti da pugnali, massacrati dalle asce. I più mortificati si disposero in attesa assumendo la classica posa dei penitenti, in ginocchio a capo basso, e credettero di perdere la vita per un processo nel quale i Mek fungevano da simboli e la realtà umana era il peccato.
Insomma morirono tutti: nobiluomini, dame, Phane nei padiglioni, Contadini nelle stalle. Della popolazione di Janeil sopravvissero solo gli Uccelli, creature goffe, senza voce, maldestre, ignare della fierezza e della fedeltà, più interessate alla propria vita che alla dignità del castello. Non appena i Mek superarono in massa i parapetti, gli Uccelli, strillando striduli oltraggi, fuggirono verso oriente, diretti ad Hagedorn, l’ultimo castello della Terra.