XIV

Il giorno successivo i Mek misero a punto l’assedio: baracche, caserme, magazzini circondavano il castello e al loro interno, appena fuori tiro dai cannoni a energia, grandi mucchi di terra venivano accumulati dagli energovagoni.

Nella notte e in quella successiva le montagne di terra si ingrandirono e si allungarono verso il castello. Infine il loro scopo fu chiaro a tutti: non erano altro che una protezione per le gallerie che portavano fino al picco del castello.

E infatti il giorno dopo diversi di quei mucchi di terra raggiunsero la base del colle. Contemporaneamente, iniziarono ad arrivare energovagoni colmi di sassi che uscivano dalle gallerie per scaricare e poi vi si addentravano di nuovo.

Le gallerie scoperte erano otto e da ciascuna di esse fuoriuscivano interminabilmente massi e terra, asportati dalle fondamenta del castello. I nobili compresero finalmente cosa significasse tutto quel movimento.

— Non hanno intenzione di seppellirci — commentò Hagedorn — ma di toglierci la terra sotto i piedi!

Dopo sei giorni dall’inizio dell’assedio una grande porzione del picco iniziò a tremare e a franare e trascinò con sé un pinnacolo di roccia che si innalzava fino alle mura.

— Se va avanti in questo modo — mormorò Beaudry, — cadremo ancora più in fretta di Castel Janeil.

— Forza, allora! — esclamò O.Z. Garr improvvisamente energico. — Proviamo il cannone a energia. Metteremo allo scoperto le loro maledette gallerie e così non potranno fare più niente, quegli sciagurati. — E raggiunta la postazione più vicina urlò ai Contadini di levare il telone.

— Lasciate che vi aiuti — si offrì Xanten che casualmente si trovava nelle vicinanze. Tolse il telone con uno strappo. — Adesso sparate pure, se volete.

O.Z. Garr lo guardò senza capire, quindi balzò in avanti e puntò il grande proiettore su uno dei mucchi di terra. Azionò l’interruttore e l’aria davanti alla bocca del cannone crepitò e si accese di scintille. Il bersaglio eruttò vapore fumante, assunse i toni del nero, poi del rosso scuro, infine si aprì in un cratere incandescente. Ma la terra, sotto, era profonda circa sei metri e forniva un buon riparo. Il cratere si infiammò sempre di più, però non si allargò e non penetrò più a fondo.

Improvvisamente il cannone sfrigolò. Un isolatore corroso aveva ceduto e si era generato un corto circuito. Silenzio. O.Z. Garr lo esaminò rabbiosamente, quindi si allontanò. Evidentemente, l’efficienza dei cannoni era assai scarsa.

Dopo due ore crollò un’immensa falda di roccia dalla parte orientale del picco e poco prima del tramonto uno squarcio delle stesse dimensioni si aprì sul versante occidentale, dove le mura del castello si ergevano a perpendicolo sul precipizio.

A mezzanotte Xanten se ne andò, seguito da tutti coloro che condividevano il suo intento, comprese le mogli e i figli. Sei squadre di Uccelli facevano da navetta tra il terrazzo e un pascolo vicino alla Valle Lontana e l’alba era ancora di là da venire quando finirono le operazioni di trasporto. Nessuno li salutò.

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