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I due razzi da rifornimento con l’acqua, il cibo e le tute di ricambio uscirono di rotta.

Nel comunicare la notizia, la voce di Walters era dominata dalla tensione. McCullough poteva capire ciò che stava provando il pilota. Intuiva la sua paura di come il dottore avrebbe potuto reagire, qualora avesse chiesto un aiuto che il pilota non gli poteva dare; senza contare le paure personali di Walters per il viaggio verso casa, con Hollis, in un veicolo che aveva ormai superato il tempo limite di sicurezza operativa. Nel parlare, il pilota usava un’allegria evidentemente forzata.

Disse: — Brady si sente mortificato. Dice che avete agito nel modo migliore, nonostante l’opposizione sua e quella di tutti gli altri. Gli spiace di avervi detto certe cose, e sente di meritarsi tutto ciò che avete detto a lui… Lui… be’ parla del debito che l’intera umanità ha verso di voi, delle incalcolabili conquiste sociali e scientifiche che possono derivare da questo primo contatto, e così via. Vorrebbe soltanto che ci fosse un solo mezzo per farci tornare tutti quanti a casa.

Il pilota s’interruppe un attimo, poi aggiunse, a disagio: — Voi una volta avete parlato di quanto meraviglioso sarebbe un viaggio verso un altro Sistema solare…

McCullough e Hollis si guardarono, e lo straniero guardò loro due. Erano nell’anticamera della cupola dei generatori, dove il fisico aveva appena terminato le riparazioni. L’extra-T li aveva seguiti fin lì, come li aveva sempre seguiti in ogni posto. A volte indirizzava loro dei suoni, o agitava le mandibole, o tracciava degli schizzi. Ma, per la maggior parte del tempo, rimaneva a guardarli in silenzio.

Era anche possibile che la creatura temesse da parte loro nuovi atti di sabotaggio. Però, McCullough non lo pensava. Secondo lui, l’extra-T era felice di avere una compagnia. Una compagnia qualsiasi.

— Allora mi sembrava una buona idea — disse a Walters — ma in quel momento non dovevo essere in possesso delle mie piene facoltà mentali. Senza dubbio, qualcuno sarebbe pronto a dare qualsiasi cosa per poterci andare e subito. A questo punto io sono convinto che potremo duplicare i generatori di questa Astronave. Quindi, preferisco tornare a casa.

— Ma, signore…

— La tuta di Hollis è ancora intatta, e a me è venuta una idea. La scorsa settimana non sarebbe stata attuabile.

Infatti la settimana prima Berryman e Drew erano ancora vivi; e, per tornare a casa, avrebbero dovuto usare tutti e due gli scafi-P.

Quando finì di spiegare, Walters dimostrò la sua gioia.

— Per fare il lavoro, possono bastare due giorni — disse allegramente. — A ogni modo, mi metto immediatamente in contatto con Brady e chiedo una rotta basata su un conto alla rovescia di quattro giorni. In questo modo avremo la possibilità di controllare anche il nostro scafo. E… dirò loro di preparare i biglietti di ritorno per tre persone.

Quando McCullough si accinse a spiegare la sua idea allo straniero, non incontrò molte difficoltà. Un vecchio proverbio dice che un buon disegno vale duemila parole, e questo proverbio si dimostrò valido anche nei confronti di un extra-T. Il risultato fu che, da quel momento, lo straniero rimase ancor più incollato a loro, specialmente quando Hollis lavorava sul P-Uno. Li costrinse persino a prendere degli oggetti: vecchi pezzi di macchinario, quadri, sculture, libri e bobine di pellicola, oltre al cibo e all’acqua. McCullough gli spiegò graficamente cos’era la riserva di carburante e il carico possibile, e si convinse che lo straniero lo aveva capito; ma l’altro continuò a portargli nuovi oggetti.

All’inizio del secondo giorno, Hollis portò a termine il suo lavoro sul P-Uno. Sull’Astronave si aprì un grande portello e Walters, avanzando con la massima lentezza e precisione, diresse verso l’apertura i due scafi-P, attaccati l’uno all’altro. Hollis aveva staccato al P-Uno tutte le antenne sporgenti e gli apparecchi scientifici di rilevamento, e aveva completamente tolto il serbatoio di riserva con i suoi reattori. In questo modo, lo scafo poteva perfettamente entrare nel grande portello da carico.

Walters spinse il P-Uno nella camera stagna, staccò il P-Due, e si allontanò. Il grande portello esterno venne richiuso, e venne ristabilita la pressione. Hollis, McCullough e lo straniero cominciarono a trasferire sullo scafo terrestre cibo, acqua, manufatti, fotografie e appunti che avevano accumulato vicino alla porta del corridoio. Poi legarono saldamente il modulo alle travature della camera stagna. Era un regalo della Terra a una cultura lontana un numero di anni luce incalcolabile.

Poi, venne improvvisamente il momento di andare.


Era stato relativamente facile scambiarsi dei semplici concetti per mezzo dei disegni; ma McCullough non riuscì a trasmettere allo straniero ciò che stava pensando negli ultimi minuti trascorsi nella camera stagna. L’extra-T era soltanto un grosso bruco, un mostro da incubo, con troppi occhi e troppe bocche, tutte nel posto sbagliato; non si riusciva a distinguere un’espressione in quei lineamenti… Il problema, comunque, doveva essere reciproco. McCullough riuscì soltanto a guardare lo straniero in silenzio per qualche minuto, mentre l’altro guardava lui. Poi, seguì Hollis nel P-Uno.

Il portello da carico si aprì, l’aria uscì sibilando nello spazio, e Walters si avvicinò col P-Due. Walters unì gli scafi, e gli uomini si trasferirono con tutte le loro cose sul P-Due; poi gli scafi tornarono a staccarsi. Il grosso portello si chiuse. Walters usò per qualche istante i razzi di correzione, e la grande Astronave si allontanò.

McCullough rimase a lungo in silenzio. Pensò allo straniero che avevano appena lasciato sull’Astronave e alle creature che l’avevano lanciata nello spazio, e si domandò cosa avrebbero pensato della sua razza… della gente che aveva sacrificato tre sue creature per liberare l’Astronave da una forma animale tanto pericolosa. Dietro uno dei portelli da carico, c’era anche un manufatto dell’uomo. Un piccolo, ridicolo, fragile scafo che aveva portato per oltre settantacinque milioni di chilometri tre esseri umani fino all’Astronave. Non riuscì a immaginare cosa avrebbero pensato della sua gente; ma quello scafo-P avrebbe potuto dire molte cose agli stranieri.

Walters ultimò i controlli e si mise in ascolto radio. Negli ultimi secondi del conto alla rovescia, le cupole dell’Astronave si accesero all’improvviso. In un attimo l’enorme scafo scomparve.

Hollis si lasciò sfuggire un gran sospiro di sollievo.

— Avevo paura di avere sbagliato le riparazioni — confessò. Poi guardò McCullough e soggiunse: — Non abbiate paura, dottore, il nostro amico è a posto. Toma a casa.

Walters mosse silenziosamente le labbra. Poi premette di scatto un pulsante.

— Anche noi! — disse.


FINE
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