17

I due scafi-P, uniti per i portelli principali, si erano portati a pochi metri sopra le cupole dei generatori, in modo che Walters potesse rilevare qualsiasi tentativo di riparare il danno causato dai suoi compagni. L’arrivo di una squadra di tecnici era da considerarsi improbabile; comunque, la presenza di Walters in funzione di sentinella confermava che tutti, all’interno dell’Astronave, erano impegnati in quello che McCullough chiamava una ricognizione ad alto livello, e che Drew, più onestamente, chiamava un pattugliamento offensivo.

Il loro vero scopo, comunque lo volessero chiamare, era quello di uccidere i Due. Avrebbero anche dato la caccia e sterminato qualsiasi forma di vita straniera che si fosse rivelata pericolosa per loro o per le forme di vita intelligente a bordo dell’Astronave.

— Grazie al dottore, noi conosciamo i loro punti vitali — disse Drew, mentre si preparavano a uscire dalla camera stagna. — Basta mantenere il sangue freddo e prendere la mira esatta; uccidere gli animali è relativamente facile. Comunque non bisogna affrontarne più di uno alla volta, a meno di non trovarci avvantaggiati da una solida posizione difensiva. Non è molto sportivo, dato che noi siamo in quattro, ma non ci possiamo permettere delle perdite.

McCullough ascoltava Drew, ma pensava a Walters. Non era necessario essere degli psicologi per intuire che il pilota era prossimo al crollo. Anche se si trovava in una posizione meno pericolosa degli altri, Walters, in un certo senso, doveva sopportare la fatica maggiore. Il Controllo Prometeo, il generale Brady, e una combriccola di medici spaziali, lo stavano martellando di continuo, essendo l’unico membro della spedizione con cui poter parlare e dal quale poter ottenere una risposta immediata. E proprio per il semplice fatto che il pilota era l’unica persona con cui potesse parlare, Brady si comportava con Walters in modo molto più duro di quanto la situazione richiedesse. Il generale cercava sempre di mettersi in comunicazione con McCullough e gli altri, ma la sua collera, le recriminazioni e le minacce sembravano sempre dirette a Walters soltanto.

McCullough non comunicava più direttamente con il generale. Di solito era troppo affaccendato sull’Astronave, e Walters era in grado di ritrasmettergli tutte le novità o i suggerimenti costruttivi, se c’erano. Questo, lo sapeva benissimo, non giovava al pilota, che, a volte, doveva aspettare giorni prima di potere comunicare con lui senza neppur sapere, per lunghi periodi, se i suoi compagni fossero ancora vivi. A volte, dopo un contatto con Brady particolarmente burrascoso, qualche cosmonauta della stazione circumvenusiana che fungeva da ponte radio, aggiungeva qualche parola per augurargli buona fortuna. E Walters rispondeva sempre in un modo che, in un adulto, era rivelatore e imprevedibile.

Il pilota aveva bisogno di compagnia. McCullough o Hollis, gli unici due ad avere una tuta intatta, avrebbero dovuto visitarlo più spesso. Ma non avevano mai tempo. Sull’Astronave succedeva sempre qualcosa…

Improvvisamente il dottore si rese conto che la porta della camera stagna era aperta e che Drew stava dicendo: — … e ricordate che questo non è un gioco. Se qualcuno pensa una cosa del genere, si ricordi che il più vicino ospedale si trova a novanta milioni di chilometri.


Sulla strada verso gli alloggiamenti degli animali incontrarono tre stranieri provvisti di tentacoli, e li uccisero. Dato che avevano concordemente stabilito che i Due erano animali da laboratorio non-intelligenti, il lavoro di ucciderli venne compiuto con efficienza e, così parve a McCullough, anche con un certo entusiasmo. Anche Drew se ne era accorto, e continuò a ripetere il suo ammonimento riguardo al gioco, fino a che si trovarono di fronte alle gabbie. Se McCullough non lo avesse interrotto, avrebbe forse continuato a parlare senza interruzione.

— Sono d’accordo con Drew — disse secco il dottore. — Dobbiamo conservare il sangue freddo. Comunque, prima di mettere in atto il nostro piano, io vorrei avere un’idea più chiara delle capacità fisiche di questi esseri. Per cominciare, come hanno fatto a liberarsi?

Era un periodo di intervallo tra i pasti degli extra-T, e quindi ebbero la possibilità di ispezionare accuratamente la sala.

Il quartiere degli animali occupava un’area cilindrica, di circa diciotto metri di lunghezza e venti di diametro. Era diviso in recinti di varia grandezza da pesanti reti metalliche, tese tra i tubi, e tutti gli animali in gabbia potevano essere sempre visti da chi passava lungo i quattro corridoi ai lati della gabbia.

I distributori di cibo e di acqua, che avevano diversa grandezza e complessità, erano montati sulle pareti divisorie tra le gabbie, in modo da servire a due esseri contemporaneamente. Alcune gabbie erano ancora occupate da carcasse che ondeggiavano nell’aria, rinsecchite e prive di tutte le parti che si potevano mangiare.

Dallo stato dei corpi, dagli squarci fatti nella rete, e dalla condizione dei distributori di cibo, i quattro uomini riuscirono a farsi un’idea abbastanza chiara di quanto era successo.

Uno o più distributori erano rotti. Se il guasto si fosse prodotto per un difetto di costruzione oppure per la violenza del modo di mangiare degli animali non riuscirono a capirlo. Comunque, la conseguenza era stata un attacco alle reti: un attacco coronato da un successo quasi totale. Gli animali si erano aperti un varco per raggiungere i distributori delle gabbie vicine, oppure le gabbie che contenevano piccole forme di vita commestibili. Il passaggio degli animali da una gabbia all’altra aveva portato a un sovraccarico degli altri distributori. Alla fine anche questi si erano guastati, e ne erano rimasti in funzione pochi soltanto. Era stato fatto un tentativo di frenare la fuga in massa elettrificando parti della rete. Ma si trattava di un impianto di emergenza, che si era completamente rotto in diversi punti.

A giudicare dalle condizioni dei corpi, la maggior parte degli altri animali era stata incapace di opporre difesa contro i terribili aculei e i tentacoli dei Due. Un certo numero doveva essere fuggito attraverso gli squarci nella rete, altrimenti nell’Astronave ci sarebbe stata una sola specie di animale. In una gabbia, c’era un essere a forma di bruco, che non aveva avuto la fortuna di fuggire. Da ciò che ne restava, McCullough riuscì a capire che l’animale non aveva scheletro. Tutto il suo corpo era circondato da grandi masse di muscoli. La testa, unica parte sostenuta da una struttura ossea, oltre ai normali organi di senso, portava quattro specie di appendici prensili, o antenne. La pelle era color grigio pallido e molto liscia, come quella di un tricheco.

Nella gabbia vicina, invece, i Due avevano evidentemente incontrato qualche creatura che li aveva sopralfatti. McCullough e gli altri rimasero per parecchio tempo a guardare le carcasse ondeggianti dei Due, spogliati di ogni parte che si poteva mangiare, ridotte quasi alla parte ossea, e con tutta la pesante corazza perforata da piccoli buchi.


Fu Berryman a parlare per primo.

— E ora — disse cupo — dobbiamo andare a cercare lo straniero che possiede il fucile mìtragliatore…

Avevano però troppo da fare, prima dell’arrivo dei Due, per mettersi a discutere la nuova ipotesi.

Il primo passo fu quello di staccare la corrente dalla parte elettrificata della rete. Sarebbe stato spiacevole subire accidentalmente una scarica durante la battaglia con i Due. Poi, dai più o meno danneggiati distributori di cibo, i quattro uomini staccarono pezzi di tubo e di metallo e li infilarono nella rete per riparare gli squarci, rinforzare i lati della gabbia, e sbarrare le porte più gravemente danneggiate. Non presero nessun accorgimento per uscire dalla gabbia in caso di fallimento del loro piano. Comunque tutti ci stavano pensando, anche se, lavorando parlavano ad alta voce dei probabili effetti che avrebbe provocato negli animali dell’Astronave l’impedir loro l’ingresso a quella che sembrava essere la loro unica fonte di cibo e di acqua.

A parte un paio, tutti gli altri distributori adesso erano guasti. Alcuni erano stati incidentalmente rovinati dai Due, altri deliberatamente dagli uomini.

— Sarebbe stato più semplice avvelenarli — disse Berryman, quando la gabbia che avevano scelto si dimostrò essere la più sicura possibile. — Basterebbe sapere quale tossico agisce su di loro. E bisognerebbe poterlo avere, naturalmente.

— Troppo lento — obiettò McCullough.

— Venti centimetri di sbarra in lega d’alluminio sono tossici per tutti — affermò Drew.

— Arriva compagnia — annunciò Hollis.

Tre extra-T del Tipo Due e due tappeti volanti dal pelo bianco, erano comparsi nel corridoio e si avvicinavano alle loro gabbie. La guerra civile scoppiò quasi all’istante.

Non appena un peloso Tipo Tre fu alla distanza adatta, un Due fece scattare il tentacolo, la cui estremità ossea aprì una ferita di venti centimetri nella pelliccia bianca. Mentre il Tre si dibatteva senza speranza al centro del corridoio, il Due si appoggiò alla rete e sferrò un secondo e più mortale attacco. Nella pelle si aprirono delle ampie ferite che si tinsero di rosso. Il Tre cominciò a fluttuare senza più controllo e, alla fine, sembrò una grande bandiera, macchiata di sangue, che sventolasse in una bufera. Poi, all’improvviso, si trasformò in uno straccio senza vita e l’attaccante cominciò a divorarlo voracemente.

Nel frattempo, il secondo Due era in difficoltà. In qualche modo, l’animale ricoperto di pelo era riuscito a evitare i tentacoli dell’assalitore e ad afferrarlo poi alla schiena, tenendosi così al riparo dai colpi dei tentacoli. In un primo momento McCullough pensò a una versione extraterrestre del vecchio adagio che consiglia di tenere la tigre per la coda, ma poi vide che il corpo del Tre si allargava, passava tra l’attaccatura dei tentacoli e, raggiunti gli occhi, accecava l’avversario. Poi si allargò ancora e bloccò le aperture respiratorie del Due.

Quando il Due morì, l’animale peloso non si fermò a mangiarlo. Si avviò invece, fluttuando, verso la rete. Doveva essere vegetariano.

Durante la battaglia, il terzo Due si era attaccato alla rete, tastandola preoccupato e colpendola con il corno e i tentacoli. Poi, dopo essersi afferrato alla rete tesa sulla parete opposta, si era scagliato con la corazza contro le sbarre della gabbia. McCullough si era sempre domandato come avessero fatto gli animali a uscire dalle gabbie, dato che la robustezza delle sbarre gli era sembrata sufficiente a resistere agli attacchi di quegli esseri relativamente piccoli. Ma quando vide le sbarre piegarsi verso l’interno, sotto i colpi di quell’unica creatura furiosa, tutto gli fu chiaro. Alla fine, il Due, stanco di colpire la barriera, infilò i tentacoli tra le sbarre e cercò di allargarle.

Immediatamente, Drew afferrò un tentacolo, puntò i piedi contro le sbarre e tirò l’animale a tutta forza, mentre con l’altra mano vibrava un colpo mortale di lancia. I tentacoli della bestia furono scossi da un tremito, poi si immobilizzarono. Un altro Due cominciò a scagliarsi contro le sbarre. Poi un altro ancora.


Il distributore emise un lieve rumore ovattato; poi, da uno spinotto che aveva la parte terminale mordicchiata, uscirono un lento zampillo d’acqua e una serie d’oggetti grigi, della grandezza di un’arancia. Quando uno di questi oggetti gli colpì il casco, Berryman riferì che aveva la consistenza di un budino. Poi, dal momento che gli era schizzato anche sul naso e sulle labbra, soggiunse che aveva sapore e profumo abbastanza gradevoli.

Non ebbero più tempo di parlarne: uccidere i Due non era facile come Drew aveva pensato.

I terrestri erano molto ostacolati dalla mancanza di peso e per colpire con efficienza erano costretti ad afferrarsi ai Due, o a infilare i piedi tra le sbarre. Spesso, però, i Due allungavano tra le sbarre troppi tentacoli, e l’ancorarsi con i piedi era come chiedere di farseli fracassare dalla punta ossea o farseli infilare dagli aculei. Senza un punto d’appoggio, la mira diventava imprecisa e gran parte dei colpi andavano a vuoto, compromettendo la resistenza fisica degli uomini, ai quali rimase solo la forza sufficiente a respingere i Due e a infliggere delle ferite superficiali. Il risultato di questo colpire a vuoto portava gli astronauti a volteggiare nell’aria e a trovarsi così in continuo pericolo di essere colpiti dagli aculei dei Due e anche dalle lance dei compagni.

— È un piano stupido — borbottò McCullough, allontanando la punta di una lancia che gli stava arrivando in faccia.

— Dato che è vostro — disse Berryman dall’altra parte della gabbia — io mi devo astenere dal fare commenti.

— Fermatevi — gridò Drew. — Voglio tentare qualcosa…

Durante i pochi minuti di pausa, in cui illustrò e dimostrò la sua idea, la rete, specialmente nei punti rappezzati e rinforzati, cominciò a cedere. Cavi di rinforzo si spezzarono, pezzi di tubo si piegarono scivolando dalle loro posizioni. Si trattava soltanto di una questione di tempo: di lì a poco i Due si sarebbero trovati in gabbia con loro.

Seguendo le istruzioni di Drew, si lanciarono dal pannello del distributore con le braccia distese in avanti e con le lance strette tra le mani. Saltarono insieme per ridurre il pericolo di infilzarsi l’un l’altro, e con l’idea di colpire il bersaglio infilando la punta delle lance tra le maglie della gabbia. Le creature possedevano un certo peso e l’inerzia sufficiente per non essere spinti indietro senza subire profonde ferite. Inoltre, dato che la lunghezza combinata del braccio e della lancia era di molto superiore a quella dell’aculeo o dei tentacoli, gli uomini non correvano quasi pericolo di venire feriti.

Il sistema funzionò.

Dopo i primi tentativi poco fruttuosi, la lotta divenne un gioco. Ciascun uomo sceglieva il proprio bersaglio; poi tutti e quattro si davano una spinta, puntando i piedi, contro il pannello del distributore e liquidavano ognuno la propria vittima. Ma c’erano sempre altri extra-T che prendevano il posto dei caduti, infilando i tentacoli tra le sbarre, agitando gli spaventosi pungiglioni, e starnazzando come galline spaventate. A McCullough pareva di uccidere sempre lo stesso Due. Aveva perso il conto delle volte che si erano lanciati dal distributore, ormai reso scivoloso dal viscido miscuglio di cibo, acqua e sangue degli extra-T, e si erano lanciati attraverso un’aria che era diventata come una densa zuppa della stessa mistura.

Un certo numero di Tre, dal pelo bianco, si erano mescolati ai Due e si erano afferrati alle sbarre per sorbire i rivoli di cibo e di acqua che schizzavano verso di loro. Ce n’erano anche due dentro la gabbia. Erano scivolati attraverso un piccolo squarcio e ondeggiavano nell’aria, come grandi mante pelose. Tutti gli uomini stavano attenti a non uccidere gli stranieri di tipo Tre. Dopo aver visto cos’aveva fatto uno di loro a un Due, avevano deciso di considerarli alleati, anziché nemici. Inoltre, il fatto di non ucciderli introduceva una certa discriminazione in ciò che stavano facendo, e li aiutava a pensare che non si trattasse più di un massacro brutale.

McCulIough cercò di pensare ad altro. Intanto il massacro continuava.

Al loro ingresso, avevano trovato la gabbia sorprendentemente pulita. Questo significava che il distributore doveva anche servire allo scarico dei rifiuti. Però, mentre l’acqua e il cibo venivano senz’altro rigenerati, tutti i materiali di scarto dovevano venire pompati fino alla carena esterna e dispersi. Le tubature di questo impianto di scarico dovevano essere di metallo e, dal momento che non trasportavano corrente elettrica, tra il distributore e lo scarico esterno non dovevano esserci punti isolati. Al termine della battaglia avrebbe immediatamente appoggiato l’antenna all’apparecchio per mettersi in contatto con Walters.

McCullough si sentì alquanto compiaciuto per essere stato in grado di pensare a cose del genere mentre era impegnato nell’inconsueto lavoro di uccidere i Due. Poi, all’improvviso, non ci furono più bersagli. I Due superstiti si ritirarono lungo i corridoi, trascinandosi dietro, se appena ne erano in grado, i corpi dei loro compagni morti, per mangiarli. E il distributore, che aveva cessato di produrre cibo da circa mezz’ora, cominciò improvvisamente il nuovo lavoro.

Pesanti pannelli scivolarono di lato, scoprendo grandi aperture ricoperte da una griglia protettiva. Il cibo sospeso nell’aria, l’acqua e tutti gli altri rifiuti si mossero verso le aperture aumentando gradatamente velocità. Tale era la forza del risucchio, che l’aria cominciò a fischiare. In pochi minuti la gabbia si pulì. Ma c’era ancora dell’altro. Dagli otto angoli uscì un filo di liquido schiumoso dall’odore pungente, immediatamente seguito da otto spruzzi d’acqua ad alta pressione. Quando l’apparecchio si fermò, gli uomini e le due creature pelose che si trovavano dentro la gabbia erano, come l’aria, puliti, freschi, e leggermente bagnati.

Nei corridoi, i Due morti ondeggiavano e roteavano lentamente, con i tentacoli rigidi, simili a stelle marine fossili. Sopra, sotto, e tutto attorno, la rete era un cumulo di creature, come fosse una specie di carta moschicida che nessuno cambiava da molto tempo.

Berryman appoggiò la sua antenna al distributore e si mise in contatto con Walters. Cercò di parlare, ma riuscì soltanto a dire qualche parola. Guardandolo, McCullough vide che stringeva con forza gli occhi, come se avesse davanti qualcosa che non voleva vedere; qualcosa di molto peggiore del macabro spettacolo che avevano attorno. Alla fine parlò.

— Siamo nei guai — disse cupamente. — Walters è… sconvolto. Brady lo ha tartassato ancora, e poi gli ha parlato la ragazza. Dice che sembra una ragazza comprensiva, ma che lo confonde. Il primo razzo dei rifornimenti è uscito di rotta. La donna non ha detto che siamo dei ragazzacci cattivi e che, se non facciamo quanto ci dicono, finiremo col perderci tutti. Gli ha detto soltanto che l’opinione pubblica è molto suscettibile e che le autorità si trovano in difficoltà a fornire garanzie, dato che quelli sull’Astronave continuano a rovinare tutto. Dice che gli ha parlato di cose strettamente personali, cose che non si sarebbe mai aspettato di sentir nominare; informazioni privilegiate. Walters pensa a tutta la gente che ha sentito ciò che lei gli ha detto… agli uomini della stazione di Venere e a tutti i loro connazionali che si trovano in Russia. Tutti lo verranno a sapere, e questo gli secca molto.

Berryman smise di parlare ed emise un profondo sospiro che fatica e tensione trasformarono in uno spaventoso sbadiglio; ma nessuno rise.

— Così, ha spifferato tutto a Brady — seguitò. — La vostra nuova teoria, i nostri piani, tutto. Dice che non ha potuto farne a meno. Dice che vuol tornare a essere un bravo ragazzo; così gli permetteranno di tornare a casa…

Загрузка...