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Non potevano sapere con esattezza quale posto occupassero nel quadro i Tre e gli Uno, ma la posizione dei bruchi intelligenti e dei Due era perfettamente chiara.

L’animale con i tentacoli e il corno era carnivoro ed era il naturale nemico degli extra-T intelligenti. I Due si erano bene adattati alla mancanza di peso, ma sul pianeta di origine il loro normale metodo di locomozione doveva essere quello di usare il lungo corno ricurvo come una specie di pattino e di darsi la spinta con i tentacoli. Quando balzavano addosso alle prede, il pattino serviva anche come arma. Oppure, infilato nel terreno durante i periodi di forte vento serviva ai Due per ancorarsi e afferrare i piccoli animali che venivano trascinati alla portata dei loro tentacoli.

La vita vegetale rimaneva un mistero.

Le piante più piccole erano fatte di lunghi steli flessibili che, a causa del vento, restavano coricati o si sollevavano di poco dal terreno. Gli steli portavano un certo numero di grosse foglie, con la pagina inferiore ricoperta di spine o piccole radici, e sembravano combinare il processo di fotosintesi con la capacità di nutrirsi dei piccoli insetti celati nel terreno. In netto contrasto con queste c’erano le gigantesche piante con tronchi del diametro di quindici metri e tozzi rami in proporzione.

Per la loro tremenda grandezza, i tronchi e i rami si piegavano di poco al vento. Le foglie erano enormi superfici aerodinamiche controllate dal sistema nervoso vegetale della pianta, o da un sistema stabilizzatore automatico della foglia stessa, così da piegarsi alla deriva del vento, e, nello stesso tempo, da rimanere allineate con la superficie rivolta alla luce del sole.

Le foglie erano l’unica parte opaca della pianta. Tronchi e rami erano traslucidi, tranne in alcune zone scure che si presentavano a intervalli regolari. Potevano essere delle crescite di parassiti, o piccoli animali schiacciati contro il tronco dalla furia del vento. Altre macchie più scure erano quelle delle varie forme di vita animale che si svolgeva tra i rami.

Altra forma o struttura che lasciò perplessi gli astronauti fino a quando non trovarono altre foto che diedero l’esatta indicazione della grandezza, fu il cumulo multicolore di spaghetti trasparenti. Era una massa flessibile e data la scarsa superficie permetteva che il vento soffiasse senza esercitare una pressione eccessiva su ogni singolo tubo. Questi si dividevano ripetutamente, a intervalli e per tutta la lunghezza, prima di unirsi di nuovo in un unico ramo, o prima di congiungersi con un ramo nuovo, che conteneva le protuberanze di centinaia di bulbi. In cima a questa massa contorta e affascinante di buffi e sottili steli, sbocciavano centinaia di fiori metallici.

Finalmente si resero conto di avere sotto gli occhi una città straniera: la grande pianta artificiale, con fiori a mulino a vento, era destinata a fornire energia a una struttura che si doveva estendere a una considerevole profondità sotto terra.

Il vento era una tale parte integrante nella vita degli stranieri che, sull’Astronave, il suo rumore veniva impiegato come musica…

“… In origine, gli extra-T intelligenti si devono essere sviluppati da una specie che viveva nel tronco degli alberi. Fisicamente, assomigliano a degli enormi bruchi dalla pelle coriacea; le teste sono ben fornite di denti, che ora mostrano i segni di una avanzata atrofizzazione. Hanno quattro mandibole, che terminano in quattro appendici flessibili all’apparenza forti e molto sensibili…”

Il primo Due avanzò al centro del corridoio, con lo scudo in avanti, simile a una palla di cannone provvista di tentacoli. Le lance degli uomini erano inutili contro la corazza ossea, e così McCullough e i suoi compagni si addossarono alla rete e lo lasciarono passare. L’altro arrivò agitando i tentacoli, tenendosi vicino alla parete occupata da Drew. L’astronauta sollevò la lancia puntandola al centro dei tentacoli. La spinta del Due fece il resto. L’animale morente fu abbandonato nel corridoio.

“… questa agorafobia razziale è profondamente radicata… In fondo, sono abitanti di gallerie, anche se le scavano attraverso alberi quasi trasparenti. Le pitture murali, le illustrazioni, e specialmente le amache tubolari ne danno la conferma.

“Si può dedurre che il graduale processo seguito per vincere questa agorafobia e per raggiungere il livello tecnico evidente, sia stato lentissimo. Questo può significare che sono molto più avanti di noi nelle scienze sociologiche, e che può essere possibile un primo contatto pacifico… se non fosse per quella sospetta alienazione mentale.”

Altri animali si scagliarono contro i terrestri, due o tre alla volta; sembravano riempire il corridoio di tentacoli.

McCullough infilò la sua lancia in un punto vitale, ma nell’allontanare l’animale morente, che si dibatteva con furia, sentì un tentacolo colpirgli violentemente le gambe. Quando girò lo sguardo, vide un Due che gli si arrampicava lungo una gamba; dato che la sua lancia era troppo lunga per poterlo colpire, si piegò disperatamente di fianco, sfilò la gamba libera dalla rete e la sollevò fino all’altezza del mento; poi colpì con forza il Due, alla base del corno. Il movimento gli fece sfuggire l’altro piede dalla rete, ma il calcio doveva aver provocato gravi danni interni, perché il Due ebbe una convulsione violenta e morì.

— Sporca faccenda — disse Drew, non appena ebbe finito, con metodi più convenzionali, un altro Due. — Mi devo ricordare il vostro sistema.

Prima che McCullough avesse avuto il tempo di ritirare le gambe, un altro Due gli afferrò un piede. Questa volta avrebbe potuto farlo fuori con un colpo di lancia, ma prima di riuscire ad ucciderlo si colpì a una gamba. Stranamente, si preoccupò soltanto per la perdita della tuta. Ora ne rimaneva soltanto una in buone condizioni. Ma il dottore non ebbe molto tempo di pensare al problema. Il corridoio era diventato una massa solida di corpi stranieri e umani che vorticavano in un incubo di tentacoli, di gambe, braccia, tappeti pelosi, corni e lance appuntite. E, sopra il grugnire acuto e le furiose grida dei combattenti, si sentiva sempre la voce calma di McCullough che esponeva le sue teorie sulla psicologia straniera.

“… Per quello che possiamo dire, i Due sono una forma di vita nemica di tutto ciò che vive e si muove, ma, in particolar modo, degli extra-T intelligenti che formano l’equipaggio dello scafo. Non c’è quindi da meravigliarsi che l’unico straniero superstite rifiuti di uscire dal suo nascondiglio. Oltre a un altissimo livello di paura, bisogna aggiungere la solitudine e la mancanza di un aiuto da parte di compagni. Si tratta di una sensazione che noi stessi siamo perfettamente in grado di comprendere. Se supponiamo che la razza degli extra-T sia composta di individui di due sessi, cosa che fino a questo momento non abbiamo potuto smentire né appurare, possiamo presumere che l’equipaggio fosse formato da una coppia…”

McCullough allontanò un animale con un Tre sulle spalle e vide che Drew era in serio pericolo.

Aveva perso la lancia, e un Due gli si era avvinghiato ai fianchi. Drew teneva le braccia distese contro il ventre dell’animale e cercava disperatamente di allontanarlo. Morrison era morto in quel modo, pensò McCullough, preparandosi a colpire l’animale con la lancia senza ferire Drew.

Ma, prima che potesse fare qualcosa, un secondo Due piombò sulle spalle di Drew e gli conficcò il corno nella schiena. Drew lasciò ricadere le braccia inerti, e venne a trovarsi schiacciato tra due animali. Per un attimo, lanciò un’occhiata verso McCullough, mentre diveniva sempre più pallido, e cercò di dire qualcosa. Dalla bocca gli uscì soltanto del sangue, e McCullough uccise entrambi i Due, senza più preoccuparsi del pericolo di colpire anche Drew.

Poi, all’improvviso, il corridoio rimase vuoto. I Due erano passati tutti dall’altra parte, La mezza dozzina di superstiti si erano attaccati alle reti, alle spalle dei terrestri, e si preparavano nuovamente ad attaccare.

“… Se il membro dell’equipaggio ha perso il suo compagno, specialmente se il superstite è il più debole, o il meno tecnicamente qualificato dei due, questo può spiegare le alterate condizioni emotive, quanto la mancanza di intervento da parte sua durante la nostra esplorazione.

“C’è anche la possibilità che il superstite sia anche fisicamente menomato, oltre che malato di mente. Comunque, in questo momento è l’aspetto mentale che ci preoccupa…”

— Ecco che arrivano — gridò Berryman, con una voce troppo stanca per rivelare qualsiasi emozione.

McCullough distolse gli occhi dal groviglio di corpi in cui si trovava Drew e cercò disperatamente di pensare che non era successo niente e che presto si sarebbe svegliato in un posto molto lontano.

Ma non si svegliò. I Due gli balzarono addosso, come frammenti di un incubo. I loro tentacoli si agitavano come le gambe di un enorme ragno, e i corni si muovevano vibrando per aumentare l’orrore di ogni assalto.

“… la psicologia è molto lontana dall’essere una scienza esatta, ed è abbastanza difficile curare le aberrazioni di una mente umana…!”

Due volte la lancia di McCullough colpì il bersaglio, e un altro paio di Due scomparvero. Il dottore cominciò a pensare che forse sarebbero riusciti a sterminare gli animali. Era evidente che erano tutti in quel corridoio, attratti dall’odore che gli umani avevano raccolto nel quartiere dell’equipaggio. Senza Due, avrebbero potuto ispezionare lo scafo con tutta comodità, farsi un’immagine della cultura che esisteva sul pianeta di origine, e cercare di comprendere il membro dell’equipaggio prima di tentare il contatto.

Poi, tutto si rovesciò all’improvviso.

Berryman colpì un Due proprio nell’attimo in cui un altro animale si avvicinava lungo la rete dalla parte di McCullough. Il dottore mancò il colpo e fu costretto a liberarsi dell’avversario con un calcio. I due animali urtarono uno contro l’altro proprio nell’attimo in cui ne arrivava un terzo; e dopo un attimo, tutti gli altri Due si trovarono in mezzo al groviglio. McCullough perse la lancia, del resto ormai inservibile, poi qualcuno gridò e si lasciò sfuggire una bestemmia. A McCullough venne voglia di ridere: quel grido dimostrava che la ferita non era stata mortale.

Afferrò con un braccio un Due che stava passando e lo strinse con la corazza contro il petto, in modo da formarsi, con il corno e la corazza, uno scudo difensivo. Poi gridò: — Andatevene! Strisciate lungo la rete. Uscite di qui.

Gli uomini si liberarono dal groviglio di corpi, prima Berryman, poi Hollis, e alla fine McCullough, seguiti dai loro frenetici Tre. I primi Due stavano intanto tornando all’attacco.

— Dobbiamo trovare un riparo — disse Berryman, mentre avanzavano lungo il corridoio. — Una buona porta solida…

Hollis si guardò alle spalle.

— Sono… sono… solo cinque.

— Qua dentro!

Berryman si era fermato, afferrandosi alla rete, e aveva disteso un braccio per fermare Hollis. Insieme spinsero una porta e si fermarono puntando le lance, per difendere l’ingresso fino a quando non fossero entrati gli altri.

Alle loro spalle, i Due divennero improvvisamente furiosi.

— No! — gridò McCullough. — Berryman, uscite di lì!

Ma era troppo tardi.

Un Due passò come una furia accanto a lui e a Hollis, senza preoccuparsi di colpirli. Si infilò sulla lancia di Berryman spingendo l’impugnatura indietro, fino a incastrarla tra la parete e il pannello scorrevole. Berryman gridò di non poter liberare la lancia… e la porta rimase aperta.

Hollis si era afferrato alla rete accanto alla porta e stava per entrare. McCullough fece in tempo ad arrivargli alle spalle e a tirarlo indietro. Berryman lo guardò come se gli avesse visto commettere un omicidio.

— Mettetevi in contatto con Walters — gridò McCullough, mentre Hollis rotolava lungo il corridoio. — Riparate il generatore! E non preoccupatevi dei Due… Adesso non pensano più a voi!

Non avrebbero più seguito Hollis… perché Berryman aveva aperto un’altra via per gli alloggi dell’equipaggio.

Era un ingresso diverso e si apriva in un compartimento che non avevano ancora visto. Una delle pareti era ricoperta con quelle pitture murali che McCullough conosceva ormai molto bene; il resto della piccola stanza era adibito a magazzino. Non si sentiva soffiare il vento attraverso le piante sconosciute. La stanza era vuota.

McCullough indicò la porta interna e disse: — Non devono uccidere l’ultimo superstite. Abbiamo già fatto abbastanza danni allo scafo. Dobbiamo ucciderli tutti, qui e subito.

“… dobbiamo quindi concludere che l’extra-T superstite, date le sue condizioni fisiche e mentali, e la completa mancanza di aiuto…”

La porta era molto grande. La lancia incastrata tra gli stipiti non formava un’efficace barriera.

Il primo attaccante andò a finire contro la lancia di Berryman, il secondo l’allontanò con un tentacolo e cercò di afferrare il pilota con gli altri tre. Senza rete cui potersi afferrare, e dondolante senza peso al centro della stanza, Berryman si trovò esposto al corno dell’avversario; ma un Tre gli si mise davanti e parò il colpo. Poi si agitò come una bandiera al vento e morì, mentre Berryman riusciva ad allontanarsi. Gli altri Due stavano entrando nella stanza.

McCullough subì un colpo che gli paralizzò il braccio; improvvisamente, si trovò un Due con i tentacoli attorno alla testa e alle spalle e con il corno a pochi centimetri dalla faccia. Lasciò andare la lancia e afferrò il corno con tutte e due le mani. Era duro e caldo, e somigliava a una corteccia ruvida. Tutta la superficie del ventre era viscida di sudore, o di saliva, e puzzava in modo spaventoso. Nella lotta, i due avversari cominciarono a roteare su se stessi e tutta la stanza sembrò girare lentamente.

Berryman comparve dietro un Due morente. Era ferito seriamente, e macchie rossastre gli uscivano dal petto. Un Tre lo stava coprendo, come nel tentativo di fermare l’uscita del sangue; Berryman, con un’espressione quasi sublime, gli stava carezzando il pelo della schiena. Dopo un po’, McCullough si accorse che il pilota era morto. Comunque, non cessò mai di stringere il corno, nel tentativo di allontanare il Due.

Ma l’avversario non mollava la sua presa e rimaneva sospeso sopra la testa di McCullough, come uno stranissimo ombrello. Il dottore si sentì le gambe legate, e, in quel momento, si accorse che un altro Due gli si era attaccato al corpo. Cercò di colpirlo con un calcio, ma non vi riuscì. Poi vide che l’avversario aveva un Tre sul dorso, che lo soffocò fino a ucciderlo.

Ma tutti i Tre si aggiravano nervosamente per il compartimento, senza nessuna intenzione di venire in aiuto a McCullough, la cui lancia ondeggiava a pochi metri di distanza, senza che lui avesse il coraggio di mollare il corno per afferrarla. Il Due cambiò la presa, e ogni volta il corno si faceva sempre più vicino. E le braccia di McCullough si stavano stancando…

“… in termini generali, le sue tribolazioni psicologiche derivano dalla solitudine, dal dolore, e dalla paura causata dal fatto di essere circondato da nemici. Deve avere la sensazione che a nessuno importi della sua vita o della sua morte.

“Conosciamo pochissimo di questa creatura, e le terapie curative vanno oltre le nostre possibilità. Ma se le necessità basilari sono quasi identiche alle nostre e se le sue condizioni mentali non hanno raggiunto un grado di irreversibilità, noi, con le nostre semplici azioni, gli possiamo dimostrare…”

McCullough cercò di contare lentamente fino a dieci. Pensò che, se fosse riuscito a tenere lontano quell’orribile corno, ci sarebbe poi riuscito per altri dieci secondi ancora. Aveva i muscoli della schiena completamente indolenziti, e le braccia gli sembravano di fuoco. Chiuse gli occhi con forza perché aveva una paura terribile di guardare in faccia la propria morte.

“… e fargli finalmente capire che non è solo e che qualcuno lo vuole aiutare…”


Nel ristretto spazio si levò un fragore incredibile.

McCullough aprì gli occhi per vedere brandelli di corazza e di tentacoli schizzare dal suo Due. Poi vedendo la strana arma a due impugnature con canna e caricatori normali, e la creatura che la stava stringendo, capì perché i Tre erano eccitati.

Vide anche che, delle quattro appendici attorno alla testa dello straniero, tre erano terribilmente mutilate, ed era un vero miracolo che riuscissero ancora a reggere l’arma. E vide anche le profonde cicatrici sparse su tutto il corpo dell’extra-T. Poi guardò la creatura negli occhi; per parecchio tempo, nessuno dei due si mosse. Alla fine, lo straniero gettò l’arma lontano; McCullough, dal momento che la ritrasmissione del suo rapporto era finita, cercò di mettersi in contatto radio con Hollis e con Walters.

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