Un giorno i terrestri furono costretti a cercare rifugio in una sala che era più elegante di ogni altra, sia esteticamente sia strutturalmente. La sala conteneva solo due amache tubolari; gli armadi e gli altri oggetti erano molto meno funzionali di quelli soliti, e alle pareti erano appesi una infinità di quadri. Leggerissimo, in sottofondo, si udiva un ronzio, simile a un lamento. Era un suono che avevano sentito una volta soltanto, ma che non avrebbero mai potuto dimenticare.
In quel compartimento, lo scheletro delle strutture non era visibile, e le parti metalliche e le tubature erano troppo ben nascoste dai pannelli per permettere di appoggiare l’antenna a una parte metallica e mettersi così in contatto con Walters. Di conseguenza, McCullough non riuscì a comunicare al pilota la meravigliosa scoperta che avevano fatta e a farlo partecipare alla discussione che seguì.
— Sono alloggi dell’equipaggio — disse Hollis — non c’è dubbio. Però non credo che questa sala servisse solo per dormire… L’arredamento è troppo diverso, e ci sono troppi quadri. Riempire una camera da letto di quadri è una cosa di dubbio gusto…
— Quindi, si tratta di una camera da letto matrimoniale — concluse Berryman.
— Siate serio, una volta tanto — replicò Hollis. — Io sto cercando di fare il punto su questo. Nell’Astronave c’è spazio a sufficienza per offrire ai membri dell’equipaggio camere separate per dormire, mangiare, soggiornare, e così via… Questo compartimento, sorprendentemente piccolo in uno scafo enorme, sembra combinale tutte e tre le funzioni. Forse traggo una conclusione avventata, comunque io credo che gli extra-T preferiscano alloggi piccoli e graziosi. Questa stanza sembra… sembra l’illustrazione di un nido, oppure… bah, rinuncio.
— Io sono soltanto uno psicologo dilettante — disse Berryman — uno psicologo dotato, naturalmente… ma sono d’accordo su questo punto. Però, la domanda è questa: se l’equipaggio preferisce vivere in piccole e graziose stanze all’interno di una grande Astronave… e con tutti i Due che circolano per i corridoi, chi lo può biasimare… se non c’è nessuno in casa?
Dalla porta, dov’era di guardia davanti al pannello trasparente, Drew disse: — I Due se ne stanno andando. È passato un Tre, uno dei tappeti volanti che non siamo ancora riusciti a conquistare, e i Due si sono lanciati all’inseguimento. Posso chiudere la porta?
— Non ancora — rispose McCullough.
Era stato troppo occupato con la macchina fotografica, per poter seguire la discussione, e tentava invano di emulare l’apparecchio per imprimersi nella mente lutto ciò che vedeva. Ma non era tanto eccitato o curioso, da dimenticare le precauzioni, né la sua teoria, abbastanza fondata, che gli extra-T fossero malati di mente e in possesso di un’arma da offesa.
Potevano essere più pericolose le creature intelligenti che non i Due affamati. McCullough aveva dato ordine di lasciare socchiuse le porte scorrevoli, per favorire una rapida fuga.
McCullough tossicchiò, poi disse: — A costo di somigliare al generale Brady, io direi che prima di fare una mossa per comunicare con l’equipaggio, ci conviene esaminare attentamente i nuovi dati che abbiamo la possibilità di raccogliere.
Tutti, a eccezione di Drew, tornarono indietro per studiare ciò che c’era nella stanza. Si ricordarono diverse volte a vicenda che, con tutta probabilità, stavano esaminando degli oggetti personali, e che quindi li dovevano trattare con grande cura. A volte, scoppiavano a ridere senza una ragione apparente, o gridavano eccitati, o si parlavano a bassa voce, come se qualcuno li potesse ascoltare.
Oltre all’armadio dei medicinali, con il simbolo del Tre, c’era uno scaffale a parete che conteneva delle bobine di nastri magnetici, o di film, sorprendentemente simili a quelli della Terra. Un altro armadietto, con grande disappunto degli uomini, conteneva dei libri non illustrati. Un altro ancora conteneva dei tubi di plastica flessibile, pieni di una sostanza liquida, o semiliquida, dall’odore pungente.
— Probabilmente è un liquore, o una crema di bellezza — disse Berryman, strisciando fuori da uno dei letti. Aveva ispezionato l’interno di tutte e due le amache. Quando ebbe liberato anche le gambe soggiunse: — Sono abbastanza comode. Però puzzano e sono umide. Quando ci si appoggia alle pareti, l’imbottitura secerne qualcosa che puzza come… come… È un puzzo di umidità, per niente gradevole.
McCullough si avvicinò per controllare. Per poterlo fare fu costretto a farsi largo in mezzo a diversi Tre. Ma gli animali continuavano ad agitarsi davanti a una sola delle due amache. Improvvisamente, si ricordò che i cani si eccitavano all’odore del loro padrone, o all’odore di un vestito o di un oggetto di proprietà del loro padrone. Uno di quei letti doveva essere stato occupato di recente, altrimenti i Tre non si sarebbero agitati tanto. Tornò indietro per esaminare gli enigmatici quadri.
Quasi tutti rappresentavano una pallida vegetazione senza foglie, che si stagliava contro uno sfondo scuro macchiettato, o contro qualcosa che somigliava a una corteccia. Nei quadri, malgrado una definita sensazione di profondità, non esisteva né media distanza, né orizzonte. McCullough immaginò che fossero delle specie di nature morte. Però, c’erano due quadri che avevano tutto. C’era ampiezza, prospettiva, e un dettaglio quasi fotografico. Una mostrava la pianta, o l’oggetto, o qualsiasi cosa fosse, che loro in un primo tempo avevano scambiato per un mucchio di spaghetti multicolori. Sullo sfondo si allungava una fila di alberi e di nuvole che davano un senso di grande spaziosità. Un altro rappresentava degli alberi con strane foglie, un folto sottobosco, un Due in corsa, e un cielo incredibilmente luminoso. Quel quadro diede molte risposte circa la forma di vita Due.
“Il cervo extra-T braccato” pensò McCullough.
Ora poteva dire con sicurezza al generale Brady che i Due erano animali, e non creature intelligenti. Questa certezza, che avrebbe tolto un peso dalla mente di chiunque, lasciava sempre a McCullough il problema del mettersi in contatto con gli extraterrestri intelligenti che si trovavano sullo scafo. Improvvisamente, si sentì pieno di paura e di incertezze. Non voleva quella responsabilità, e non voleva prendere quella decisione… Non subito, almeno.
Entro un paio d’ore, forse. O giorni…
In quel momento voleva essere certo di tutto. Voleva del tempo, per esaminare ogni cosa, vecchia o nuova, e per discuterla con calma, in ogni dettaglio possibile. Questa volta non si poteva permettere di premere il bottone psicologico sbagliato, perché era fermamente convinto che, sull’Astronave, doveva esserci un solo extraterrestre intelligente, e che le sue condizioni fisiche e mentali non dovevano essere buone.
Fu costretto a un tremendo sforzo per mantenere la voce sicura e ferma.
— Tutti fuori — ordinò. — Dobbiamo riferire le novità a Brady e decidere la nostra prossima mossa. Questa volta non ci possiamo permettere uno sbaglio. Chiamate i Tre e andiamo. Presto!
Ma i Tre non si volevano muovere. Ci vollero dieci minuti di carezze e incitamenti, per convincerli a staccarsi dall’amaca cilindrica. Nel frattempo, Drew aveva riferito che i Due si stavano nuovamente adunando in fondo al corridoio, e aveva chiesto il permesso di chiudere la porta. Berryman, con i suoi Tre avvolti attorno al corpo come una pelliccia, continuò a curiosare nella stanza.
All’improvviso gridò: — Da questa parte!
Aveva aperto lo sportello di uno dei numerosi armadi a muro e si era trovato davanti a un corto corridoio. In fondo, c’era un’altra porta con il pannello trasparente. Oltre la porta, una stanza buia in cui si vedevano brillare miriadi di lampadine che si accendevano e spegnevano, come stelle addestrate. Mentre guardavano, un’ombra nera si mise tra loro e un certo numero di stelle.
— Fuori! — gridò McCullough. — Presto, e chiudete bene la porta alle spalle!
— Ma ci sono dozzine di Due! — avvertì Drew con rabbia. — Sembrano nervosi. Non li ho mai sentiti grugnire in quel modo.
— Uscite!
Quando la porta del compartimento fu chiusa alle loro spalle, McCullough cercò di spiegare il motivo che lo aveva indotto a farli uscire da una sala relativamente sicura, per affrontare una situazione terribilmente pericolosa. Ma gli altri erano troppo in collera per parlare, e in fondo al corridoio c’erano troppi Due per distogliere gli occhi e guardare McCullough. Probabilmente, lo stavano odiando per la sua stupidità, o per la sua codardia. O per tutte e due. McCullough, però, oltre alla paura di trovarsi faccia a faccia con lo straniero, aveva avuto anche il terrore di un’altra possibilità.
Si era improvvisamente ricordato del presunto membro dell’equipaggio divorato, che avevano scoperto nella gabbia, e aveva avuto la visione di ciò che avrebbero fatto i Due se fossero riusciti a penetrare nell’ultimo compartimento.
Si domandò se lo straniero, sempre supponendo che fosse in grado di ragionare, avesse considerato il suo comportamento come una reazione di codardia. Ma, anche se il dolore per la perdita di quello che doveva essere il suo compagno, la solitudine, la paura di trovarsi in uno scafo infestato dai Due, e le probabili ferite lo avevano portato alla pazzia, o molto vicino, la reazione di un codardo doveva essere comunque rassicurante. Niente può infondere coraggio a un codardo più del trovarsi di fronte a un individuo più codardo di lui. McCullough si rese anche conto, però, che non poteva curare lo straniero, o comunicare con lui, fuggendo.
Sulla Terra il trattamento psichiatrico dei malati di mente molto gravi otteneva soltanto dei successi limitati. Così, quali possibilità poteva avere un dottore, che non era neppure uno psicologo, di curare un paziente le cui immagini archetipe non erano del suo mondo, i cui simboli fallici erano irriconoscibili, e la cui cultura conteneva, con tutta probabilità, un cumulo di teorie psicologiche molto più complesse e contraddittorie di quelle correnti sulla Terra? Naturalmente, doveva esistere una forma di terapia relativamente semplice. L’equivalente extra-T, della fossa dei serpenti, dove i pazienti si curavano da soli con il solo aiuto di gente inesperta, ma dotata di una carica di simpatia.
Ma quello era chiedere troppo. In quel momento, McCullough aveva bisogno di consigli e dell’assistenza di uno specialista della Terra.
— Torniamo alla camera stagna — disse. — Dobbiamo metterci in contatto con Walters e con Brady. Presto!
I Due attaccarono mentre stava ancora parlando. Riempirono il corridoio di corpi che si urtavano, e di tentacoli sferzanti.
Nella confusione generale, prima di uscire dal corpo a corpo, Drew e Hollis ne uccisero tre, e Berryman uno. McCullough ne ferì gravemente due e perse il contatto con il suo Tre, dopo che la creatura pelosa si era avventata contro un Due che aveva tentato di attaccarlo alle spalle. All’improvviso, se la rivide accanto durante la ritirata lungo il corridoio. Allungò un braccio e se la tirò sulle spalle, come un grande mantello peloso.
A un tratto, si trovarono in trappola. Un gruppo di Due sbucò da un incrocio di corridoi e avanzò verso di loro: gli animali saltavano sulle reti mulinando i tentacoli.
— Qui dentro! — gridò Berryman.
Teneva aperta una porta scorrevole di un grande compartimento dormitorio. Entrarono camminando all’indietro e tennero le lance distese, per allontanare i Due. Dopo qualche secondo, riuscirono a chiudere la porta, che si piegò paurosamente sotto la carica furiosa dei Due. Comunque, non uscì dalle guide. Drew e Berryman infilarono le lance nelle fessure ai lati della porta e continuarono a colpire, stando al riparo. Uccisero quattro animali, senza per altro scoraggiare gli altri. Hollis e McCullough fecero una rapida ispezione del compartimento. Le due più importanti scoperte furono una seconda uscita e, in un angolo, una rivista illustrata.
Le riproduzioni a colori e i significati erano strani. I caratteri erano più strani ancora, per non parlare del motivo in rilievo agli angoli inferiori esterni delle pagine, destinati evidentemente a stranieri forniti di dita ossee. In qualche modo la rivista somigliava però a una qualsiasi rivista illustrata della Terra. McCullough la esaminò attentamente e discusse con gli altri. Voleva fotografarla, pagina per pagina, e incaricare Walters di trasmettere le foto sulla Terra per ottenere il parere di qualche esperto.
Ma, alle loro spalle, i Due si stavano ormai aprendo un varco nella porta scorrevole. McCullough piegò con cura la rivista e l’infilò tra la schiena e le bombole dell’aria; poi fece strada fino all’altra uscita.
Continuarono a entrare e uscire dai compartimenti. Alcuni erano grandi dormitori comunicanti con diverse uscite; per diversi minuti i quattro uomini fecero perdere le loro tracce ai Due: ma in quel momento si erano completamente persi anche loro.
— Berryman — disse McCullough, afferrandosi a un’amaca per riprendere fiato — cercate una tubatura che ci permetta il contatto radio con Walters. Hollis, aiutatelo. Intanto pensate a un sistema rapido per riparare il generatore. Mentre cercate di mettervi in comunicazione con il P-Uno, io incido il rapporto per il generale.
Ma dopo qualche minuto, i Due cominciarono a percuotere la porta, costringendo gli uomini a spostarsi.
Drew lanciò una tremenda imprecazione, e disse di non capire cosa poteva aver eccitato i Due in quel modo. Di solito erano feroci e combattivi, ma ora, per raggiungere gli esseri umani, si stavano letteralmente uccidendo, fracassando i loro stessi gusci contro le porte metalliche e infilandosi l’un l’altro con gli aculei. Era come se fossero in preda a uno spaventoso isterismo, che aumentava di minuto in minuto.
Doveva essersi risvegliato in loro una specie d’istinto omicida, pensò McCullough, mentre correva verso un altro compartimento. Un istinto che doveva essere profondamente radicato, dal momento che quei Due rappresentavano quasi di certo la seconda o terza generazione, rispetto a quella salita a bordo dell’Astronave all’inizio del viaggio.
Il rapporto venne finalmente completato in un momento in cui i Due, i quali non riuscivano a liberarsi dal condizionamento che li spingeva a raggiungere i distributori all’ora dei pasti, se ne erano andati. Berryman trovò una tubatura del sistema idraulico del portello da carico, e disse che sarebbe stato possibile un ottimo collegamento con lo scafo. Il pilota collegò l’antenna. Dall’altra parte, qualcuno stava già parlando. Alzò il volume.
La voce di Brady, lontana e distorta, gracchiò furiosamente: — Ciò che avete detto è abbastanza grave. Siete un incosciente, irresponsabile e criminale, se si considera la nostra posizione politica attuale… E non mi riferisco al tono, che potrebbe essere definito da insubordinato, da ammutinato! Ma queste foto, quella carneficina a sangue freddo di creature che sono senza dubbio intelligenti… Voi avete taciuto, McCullough non ha neppure il coraggio di parlarmi, e non mi meraviglio! L’uccidere i Due è diventata un’arte, e a giudicare da queste foto…
— Walters! — chiamò McCullough.
— … il praticare questa nuova arte è fonte di gioia! Voi agite come dei barbari, e non come degli esseri civili. Non potete nemmeno invocare la scusa della insanità mentale, perché le vostre azioni sono compiute con troppo sangue freddo, e sono studiate con troppa cura. Viltà morale, che non può essere una scusa, e megalomania! Ecco cosa ci affligge. Voi avete fatto uno sbaglio, McCullough, mi sentite? Avete fatto uno sbaglio con i Due, fin dall’inizio, e piuttosto di ammetterlo siete pronto a trucidarli tutti! Vi voglio parlare, dottore. So che avete paura di ascoltare, ma…
— Interrompete il contatto, Walters. Vi voglio parlare! — gridò McCullough.
— … la spiegazione esatta è sempre la più semplice, non la più complicata. Pensate a questa teoria, dottore. L’ha sviluppata della gente che conosce il suo mestiere, e si adatta anche ai fatti. I grandi dormitori sono stati costruiti per un gran numero di Due. Forse si trattava di un progetto di colonizzazione, o di un trasporto di truppe, o semplicemente di un’Astronave che aveva bisogno di un numeroso equipaggio. Quelle amache possono servire a una coppia di Due… Non lo avete mai considerato? Poi, durante la prima parte del loro viaggio, quando erano ormai diretti verso questo sistema solare, è successo qualcosa.
“Qualsiasi catastrofe sia successa, non è stata di certo fisica. Il risultato finale è stato un processo di involuzione culturale che ha portato l’equipaggio al livello degli animali. Sono entrati, non usciti, nelle gabbie degli animali in cerca di cibo; e possono anche essere scesi alla pratica del cannibalismo. Ma non hanno dimenticato i loro primi insegnamenti… o gli insegnamenti dei loro antenati… perché reagiscono con violenza contro gli individui che minacciano l’Astronave.
“Vi posso anche fare una predizione basata su questa teoria, McCullough. È questa. Più vi avvicinerete al centro di controllo dell’Astronave… che adesso i Due devono considerare come una zona sacra e tabù, anche se non sanno il perché… più la loro ostilità verso di voi diventerà feroce.”
Berryman, Hollis e Drew stavano guardando McCullough. Avevano le facce ceree e riflettevano le stesse tenibili paure, colpe e incertezze che tormentavano McCullough. Non poteva essersi sbagliato in quel modo, pensò con disperazione il dottore. Non doveva ascoltare!
— … oltre gli appelli alla ragione. Attraverso il vostro comportamento, il mondo giudica noi, la nostra nazione, e tutti quelli che la abitano. Però a voi questo non interessa, vero? Bene, a noi non interessa niente di voi! Credetemi, se dirigessimo fuori rotta i due razzi di rifornimento, nessuno ci verrebbe a criticare. Abbiamo vergogna di voi, McCullough, e del vostro branco di assassini. Non siete altro che dei cani rabbiosi! Ci disgustate!
Walters ridusse il volume, e la voce di Brady scomparve.
Comunque fecero in tempo a sentire: — … qui nessuno vi vuole. Chiaro? Non vogliamo vedervi tornare!