PUGNO-DI-DIO

Pugno-di-Dio sembrava fuggire davanti a loro. Avevano raggiunto il declivio desertico che terminava nell’immensa montagna. Secondo i calcoli di Louis, doveva essere più grande della Terra.

Il vento fischiava ai lati dell’Improbable. Si stavano dirigendo a Spinward della montagna. L’iridescenza dell’Arco risplendeva nei suoi nitidi profili.

Speaker sollevò lo sguardo alla finestra: — Louis, sei in grado di localizzare il centro della Galassia?

— Il nucleo? Dovrebbe essere là, nel punto di congiungimento dell’Arco.

— Ti ricordi che il materiale di base dell’Anello arresta i neutrini? Forse arresta anche altre particelle subatomiche.

— Speaker, a che pensi?

— Il mondo ad Anello è immune alle esplosioni del nucleo. Quando arriveranno le onde dell’esplosione galattica, Teela Brown sarà lontana dalla parete, in virtù della sua fortuna.

— L’esplosione della Galassia? Speaker, avverrà tra ventimila anni!

Eppure, si lasciò prendere dallo sgomento. Fra ventimila anni… ma la Galassia sta per esplodere. Tornò alla coscienza del momento: — Come fai a pensare in questi termini? — disse allo kzin.

— La morte è uguale dappertutto, Louis. Ma secondo la tua ipotesi, Teela è immortale.

Lei la pensa così. È la sua fortuna che la domina come un Mastro Burattinaio…

Osservavano il corpo di Nessus, mantenuto a temperatura ambiente. Era ormai un cadavere, eppure non dava segni di decomposizione. Le spie luminose continuavano a restare accese, senza variare mai. Era poco, ma era un segno di vita.

— Burattinaio — disse Louis sottovoce.

— Cosa? — domandò Speaker. — A che pensi?

— Forse, il nome burattinai deriva dalla loro abitudine di recitare la parte degli dèi con le altre razze. Hanno trattato gli Umani e gli Kzin come burattini, è innegabile.

— E adesso è lui la marionetta.

— Tutti noi abbiamo recitato la parte di dèi. — Louis accennò col capo a Prill che ascoltava afferrando una parola su dieci. — Prill, tu e io. Speaker, sei stato un dio buono o cattivo?

— Non lo so. Non avevo a che fare con la mia razza, anche se ho studiato a lungo gli umani.

— Era solo una domanda. Ora ti tocca di nuovo la parte di dio. Con gli Kzin.

— Non ti capisco.

— Nessus e gli altri burattinai si sono divertiti con le procreazioni pianificate. Hanno volontariamente creato una situazione in cui la selezione naturale avrebbe favorito uno kzin pacifico. Giusto?

— Sì.

— Che cosa accadrebbe se il Patriarca lo venisse a sapere?

— Guerra — disse lo kzin. — Una flotta pesante attaccherebbe i mondi burattinai. Forse l’umanità si alleerebbe con noi. Hanno insultato anche voi, e gravemente.

— Hai ragione. Poi?

— Poi i mangia-erba sterminerebbero la mia specie fino all’ultimo gattino. Non voglio parlare delle esche per i semi di stella e dei piani di pianificazione. Posso convincere anche te a mantenere il segreto?

— D’accordo.

— Era questo che intendevi dire quando hai accennato al fatto di fare la parte di dio?

— Questo e altre cose — rispose Louis. — Per esempio la Long Shot. Hai ancora l’intenzione di rubarla?

— Forse — fece lo kzin.

— Non puoi farlo — disse Louis. — Ma ammettiamo pure che tu ci riesca. Allora?

— Allora il Pariarca avrebbe l’iperpropulsione al secondo quantum.

— Solo?

Prill doveva essersi accorta che stava succedendo qualcosa di decisivo. Aveva l’atteggiamento di chi è pronto a fuggire.

— Costruiremo delle navi da guerra in grado di fare un anno-luce in un minuto e un quarto. Domineremo lo spazio, ridurremo in schiavitù ogni specie vivente entro il nostro raggio d’azione.

— E dopo?

— Poi basta. È il massimo delle nostre ambizioni, Louis.

— No. Continuerete le vostre conquiste. Con una propulsione così potente, vi sposterete in tutte le direzioni occupando ogni mondo. Conquisterete più mondi di quanti possiate governarne… e in tutta quella estensione di spazio finirete con l’incappare in qualcosa di veramente pericoloso. La flotta dei burattinai, o un altro Mondo ad Anello, ma all’apice della sua potenza. Un’altra razza Slaver all’inizio della sua espansione. Bandersnatch dotati di mani e grogs con i piedi, e kdatlyno con i fucili.

— Che immagini spaventose.

— Hai visto l’Anello e hai visto i mondi burattinai. Ci deve essere altro nello spazio che raggiungerete con l’iperpropulsione.

Lo kzin rimase silenzioso.

— Prenditi un po’ di tempo per pensarci su — disse Louis. — Non puoi impossessarti della Long Shot. Se ci provi ci ucciderai tutti.

Il giorno dopo l’Improbable passò sopra un solco diritto e profondo. Virarono verso Antispinward.


La montagna era enorme, ingigantita dall’incubo. L’incubo continuava, e Pugno-di-Dio si gonfiava sempre di più.

— Io non capisco — disse Prill. Appariva sconcertata. — Non ho mai saputo niente di questa formazione. A che scopo è stata costruita? Sul bordo ci sono montagne altissime e anche decorative, ma sono utili perché trattengono l’aria.

— È quello che pensavo — disse Louis.

Quel giorno videro una bottiglietta di vetro buttata nel solco meteorico che stavano seguendo.

La Liar era come l’avevano lasciata, con la parte posteriore sulla superficie scivolosa.

Prill fermò l’Improbable e lo tenne sospeso affinché Louis potesse passare dalla rampa di atterraggio. Trovò i comandi per aprire a tempo le porte della camera di equilibrio, ma l’aria gorgogliò intorno a loro per tutto il tempo in cui trasferirono il corpo di Nessus. Senza di lui non erano capaci di diminuire la pressione della cabina. E Nessus, almeno apparentemente, era morto.

Tuttavia lo portarono nell’autodoc, una basa a misura di burattinaio. I chirurghi e i meccanici l’avevano creata in modo da poterla usare in ogni circostanza. Ma avevano pensato anche alla decapitazione?

Prill salì a bordo della Liar. Louis non aveva mai visto qualcuno tanto sbigottito. Non aveva pensato a spiegarle qualcosa della gravità indotta. Quando lei si rialzò in piedi, era intimorita dal silenzio.

In quel ritorno al focolare, in un clima da fantasmi, Louis Wu si mise improvvisamente a strillare come uno spirito maligno.

— Caffè! — strepitò. — Acqua bollente. — Infilò la testa nella cabina che aveva diviso con Teela e dopo un attimo rispuntò fuori: — Prill!

E Prill corse da lui.


Lei non poteva soffrire il caffè. Louis doveva essere matto a trangugiare quella roba amara. E glielo disse chiaro e tondo.

Louis le spiegò il funzionamento della doccia, un lusso da tempo perduto e ardentemente desiderato. Prill impazzì per i campi di sonno.

Speaker stava celebrando il ritorno all’ovile secondo l’usanza kzinti.

— Carne! — Speaker era esultante. — Non mi entusiasmava mangiare carne troppo frollata.

— Quella che stai mangiando è ricostituita.

— Sì, ma ha il sapore della bestia ammazzata di fresco!

Quella notte, Prill andò a dormire in un divano del soggiorno. Le piaceva il campo di sonno ma non per dormirci. Louis, per la prima volta in un mese, si addormentò di colpo.

Dormì dieci ore e si svegliò forte come un leone.

Un mezzo disco di sole splendeva sui suoi piedi.

Tornò a bordo dell’Improbable, e usò il laser a flash per liberare l’estremità del filo della zona d’ombra. Quando ebbe terminato, c’era ancora attaccata della plastica elettroselettiva fusa.

Non si provò neanche a trasportarlo sulla Liar. Il filo nero era troppo pericoloso e il basamento dell’Anello troppo scivoloso. Camminò carponi sulla superficie priva di attrito trascinandosi la boccia.

Vide Speaker che lo osservava in silenzio dalla camera di equilibrio.

Louis vi penetrò salendo sulla scala di Prill, diede una spinta allo kzin per farsi strada e si diresse verso poppa. Speaker continuava a osservarlo.

A poppa, il punto più lontano era quello in cui si trovava il condotto dei cavi collegati all’ala della Liar, ormai distrutta. Louis aprì il portello a chiusura stagna agitando con la mano la presa del filo.

Cominciò ad avanzare piano. Ad intervalli controllava la posizione del filo. Poi contrassegnava il punto in cui il filo si trovava. Usò una vivace vernice gialla. Quando ebbe finito, una serie di macchioline gialle indicava il cammino del cavo virtualmente invisibile.

Ogni volta che il filo si fosse teso avrebbe certamente tagliato qualche compartimento interno della nave; la pittura gialla permetteva a Louis di assicurarsi che non danneggiasse il sistema di sopravvivenza.

Louis uscì dalla camera di equilibrio e aspettò che Speaker lo seguisse. Chiuse la porta esterna.

A questo punto Speaker gli domandò: — È per questo che siamo venuti?

— Te lo spiego in un minuto — rispose Louis. Attraversò tutto lo scafo della nave per ritornare a poppa, poi afferrò la presa del cavo con tutte e due le mani e diede qualche leggero strattone. Il filo resisteva.

Si girò con le spalle al filo e tirò con tutte le sue forze. Il filo non si spostò. La porta della camera di equilibrio lo teneva saldamente.

— Non si può fare di meglio. Non ero sicuro che la porta fosse la soluzione adatta, e che il filo non rovinasse lo scafo della Liar. Non ne sono sicuro neanche adesso. Ma sì, siamo venuti per questo.

— Che si fa, ora?

— Apriamo la porta e lasciamo scivolare il filo lungo la Liar. Poi riportiamo la presa sull’Improbable e la fissiamo col cemento — disse Louis. Si mise al lavoro.

Forse il groviglio che si erano trascinati per migliaia di miglia arrivava ancora alla città sotto il Paradiso, continuando a formare la nuvola fumosa. Era legato alla Liar, partendo dal condotto e fissato alla porta della camera di equilibrio fino ad arrivare al palazzo volante dove era stato fissato con la plastica.

— Sin qui ci siamo — disse Louis. — Ora mi serve Prill. No, accidenti! Me ne scordavo. Prill non ha una tuta pressurizzata.

— Per che cosa?

— Portiamo l’Improbable sul Pugno-di-Dio. L’edificio non è a tenuta d’aria. Avremo bisogno delle tute pressurizzate, e Prill non ce l’ha. Bisogna lasciarla qui.

— Su quella montagna — ripeté Speaker. — Un solo volociclo non ha la forza di trascinare la Liar su una parete ripida come quella. Tu vuoi forzare il motore con la massa supplementare del palazzo fluttuante.

— Ma no. Non voglio trainare la Liar. Voglio solo tirare il filo dietro di noi. Scivolerà lungo lo scafo della Liar finché non dirò a Prill di chiudere la porta della camera di equilibrio.

Speaker si mise a riflettere. — Può darsi che funzioni. Se il volociclo non ha l’energia che ci serve, possiamo demolire pezzi dell’edificio per alleggerirlo. Ma cosa ti aspetti di trovare sulla cima della montagna?

— Potrei spiegartelo in due parole, e mi rideresti in faccia. Speaker, se mi sbaglio, ti giuro che non lo saprai mai.

E pensò: Devo dire a Prill di otturare il condotto della Liar con la plastica. Non voglio che il filo si arresti, ma potrebbe rendere la Liar quasi a prova d’aria.

Certo l’Improbable non era una nave spaziale. Si sollevava, per mezzo di una spinta elettromagnetica, contro il basamento dell’Anello che saliva ripido a formare Pugno-di-Dio. Pugno-di-Dio era vuoto. L’Improbable aveva la tendenza a inclinarsi e a scivolare in basso contro la spinta del volociclo.

Speaker aveva trovato la soluzione.

Louis si era nutrito succhiando una specie di pappetta da un tubicino, sognando bistecche arrostite al raggio del laser. E Speaker aspirava sangue ricostruito, rimuginando a sua volta.

La cucina non serviva più. Tagliarono via quella parte di edificio diminuendone l’inclinazione e per mantenerlo in equilibrio.

Eliminarono il condizionatore d’aria e l’equipaggiamento della polizia; eliminarono anche i generatori che avevano distrutto i loro volocicli, dopo essersi accertati che erano separati dai motori per il sollevamento. Le pareti fecero la stessa fine, escluse quelle che servivano a creare un po’ d’ombra perché la luce del giorno poneva problemi di surriscaldamento.

Giorno dopo giorno, si avvicinarono al cratere sulla vetta di Pugno-di-Dio. Louis non aveva mai visto bocche così ampie, con frammenti aguzzi come lance ossidiane che formavano un anello frastagliato e che avevano le dimensioni di altrettante montagne. Tra due picchi c’era una gola.

— Ho capito — disse Speaker. — Vuoi entrare dentro il cratere.

— Proprio così.

— Allora è una fortuna che tu abbia notato il valico. Il pendio soprastante è troppo ripido per il volociclo. Ormai dovremmo raggiungere la gola molto presto.

Speaker manovrava l’Improbable modificando la propulsione del volociclo. La modifica si era resa necessaria quando avevano eliminato anche il sistema stabilizzatore per ridurre il peso della prigione. Louis, ormai, si era abituato all’aspetto bizzarro dello kzin con quei cinque palloni concentrici per tuta, il casco a boccia per pesci, e il labirinto di controlli della lingua che gli nascondeva mezza faccia.

— Chiamo Prill — disse Louis nell’interfono. — Pronto Halrloprillalar. Mi senti?

— Pronto.

— Rimani in ascolto. Finiremo tra venti minuti.

— Bene. Ci avete messo abbastanza.

L’Arco fiammeggiava sopra le loro teste. A mille miglia di altitudine l’Arco sprofondava nella parete del bordo: come il primo uomo dello spazio quando, mille anni prima, aveva guardato la Terra e, per Geova e il suo possente martello, aveva scoperto che era proprio rotonda.

La gola tra i picchi aguzzi era vicina. Louis sentì un improvviso impulso a chiacchierare. — Gli Ingegneri non avrebbero costruito una montagna così alta qui. Avevano più di un bilione di miglia in catene di montagne, su tutte e due le pareti del bordo.

— Ma Pugno-di-Dio è reale, Louis.

— Ti dico di no. È solo un guscio. Guarda giù. Cosa vedi?

— Le fondamenta dell’Anello.

— Quando l’abbiamo visto la prima volta, credevamo che fosse ghiaccio sporco. Ghiaccio sporco nel vacuum assoluto! Ti ricordi quella notte che hai studiato la carta gigante dell’Anello? Non riuscivi a trovare Pugno-di-Dio. Lo sai perché?

Lo Kzin non rispose.

— Non c’era, ecco perché. Non esisteva quando è stata fatta la mappa. Prill, ci sei?

— Pronto. Perché dovrei lasciarti?

— Bene. Chiudi la porta della camera di equilibrio adesso. Stai attenta a non tagliarti col filo.

— L’ha inventato la mia gente, Louis. — La voce di Prill era alterata da disturbi atmosferici. Non la sentirono per un minuto. Poi disse: — Ho chiuso tutte e due le porte.

L’Improbable stava passando fra i frammenti aguzzi che si ergevano sulla montagna. Louis sperava di trovare un canyon o un valico.

— Cosa pensi di scoprire nel cratere di Pugno-di-Dio?

— Stelle — rispose Louis Wu.

Anche lo kzin era nervoso. — Non prendermi in giro! Parola mia… — Erano passati. Non c’era nessun valico. Si vedeva solo il guscio rotto del basamento dell’Anello, uno sprofondamento provocato da impatti spaventosi, sotto il cratere della montagna.

Stavano precipitando su un cratere pieno di stelle.


Louis Wu aveva immaginazione. Nella sua mente, ciò che era accaduto era perfettamente chiaro.

Vide il sistema del Mondo ad Anello ordinatamente ripulito, sterile e sgombo di navi-sperone, con un’unica stella K9 e una catena di zone d’ombra intorno come una ghirlanda di margherite. E l’Anello.

Un corpo estraneo era passato troppo vicino, in una caduta iperbolica, allo spazio interstellare. La sua corsa era stata spezzata dal lato inferiore dell’Anello.

Nella visione di Louis, il bolide aveva le dimensioni della Luna.

Doveva essere plasma che in pochi secondi, dopo l’impatto, si era ionizzato.

Una meteorite si può raffreddare per erosione, per l’evaporazione del suo guscio. Ma qui i gas evaporati non potevano espandersi, e si erano fatti strada a forza, formando una sacca nel pavimento dell’Anello. Dall’altra parte il paesaggio si era deformato e con lui l’ecologia accuratamente pianificata. Gli acquazzoni-modello si erano scatenati con violenza infernale su una regione più vasta di tutta la superficie della Terra. Il deserto e lo stesso Pugno-di-Dio si erano sollevati di mille miglia senza che il materiale dell’Anello, incredibilmente resistente, si lacerasse: lasciando penetrare la palla di fuoco.

Pugno-di-Dio? Sì, maledizione! Lo aveva capito rimuginando alla finestra di una cella carceraria. Doveva essere visibile da tutti e due i bordi dell’Anello: una infernale palla di fuoco aveva sfondato l’Anello come un pugno poderoso su una scatola di cartone.

I nativi potevano ringraziare che il pavimento si fosse deformato. Il buco avrebbe fatto disperdere tutta l’aria dell’Anello ma a mille miglia di altezza… troppo alto.


Il cratere era pieno di stelle. Non c’era gravità e ciò annullava la spinta dei motori di sollevamento. Il pensiero di Louis non era arrivato tanto lontano.

— Attaccati a qualcosa! — urlò. — Se cadi dalla finestra sei finito!

— Lo so bene — rispose Speaker. Si era avvinghiato a una trave di ferro rimasta allo scoperto. Louis ne aveva trovata un’altra.

— Non avevo ragione? Stelle!

— D’accordo, ma come diavolo lo sapevi?

Lo scheletro dell’Improbable si era rivoltato di lato, con la finestra rivolta in su, per la gravità interna che spingeva con forza.

— Tiene — disse tutto fiero Louis, dimenandosi per mettersi dritto sulla trave. — Tutto va per il meglio! Spero che Prill si assicuri bene. La Liar salterà come una palla. Il filo la tirerà su per il fianco di Pugno-di-Dio fino alla bocca del cratere, e poi…

Guardarono in alto verso la superficie del Mondo ad Anello, un’enorme estensione scolpita con una spaventosa perforazione meteorica al centro, dal fondo scintillante. L’Improbable oscillò come un pendolo, e il sole fiammeggiò improvvisamente in fondo al cratere.

— … scenderà come noi. La Liar si troverà nello spazio assolutamente sgombro a settecentosettanta miglia al secondo. C’è tutto il tempo per il filo di spingerci l’un l’altro. Se non funziona, c’è sempre il motore a propulsione del volociclo di Nessus. Come lo sapevo? Te l’avevo detto. Non continuavo a insistere sul paesaggio?

— No.

— Era l’argomento decisivo. Tutte quelle sporgenze di basamento che spuntavano tra le rocce, e la civiltà crollata solo millecinquecento anni fa! Era perché le perforazioni dei due asteroidi avevano perturbato i venti-modello. Capisci che abbiamo viaggiato solo tra le due perforazioni?

— È un ragionamento alla rovescia, Louis!

— Però ha funzionato.

— Sì. A quanto pare vivrò ancora tanto da vedere un altro tramonto — sussurrò lo kzin.

Louis sentì una scossa elettrica. — Anche tu?

— Sissignore, anch’io ammiro il tramonto, quando mi capita. Parliamo della Long Shot.

— Che cosa ti ho detto?

— Che se riuscivo a rubartela, la mia specie avrebbe dominato lo spazio conosciuto finché un’altra più potente non fosse venuta in urto con la nostra. Avremmo dimenticato tutto ciò che abbiamo imparato con tanto dolore sulla collaborazione con le altre razze.

— È vero — disse Louis nell’oscurità. Ora la spinta del filo era forte. La Liar doveva trovarsi già sulla montagna, su una pendenza di dieci gradi.

— Forse non arriveremo così lontano, se la fortuna di Teela protegge la Terra. Però sono costretto a fare un tentativo, per una questione d’onore — disse Speaker-agli-Animali. — Come posso distogliere la mia specie da un grande sentiero di guerra? Gli dèi mi sputerebbero in faccia.

— Io ti avevo messo in guardia dal recitare la parte del dio. Fa male.

— Per fortuna il problema non è così grave. Hai detto che rubando la Long Shot, la distruggerei. Il rischio è troppo grosso. Abbiamo bisogno dell’iperpropulsione per sfuggire all’urto d’onda dell’esplosione del Nucleo.

— Sì — disse Louis. Se lo kzin si fosse impossessato della Long Shot durante l’iperpropulsione, sarebbe ricaduto in un’altra gravità. Louis, che lo sapeva, gli domandò: — E se io mentissi?

— Non m’illudo di mettere nel sacco un essere della tua intelligenza.

Le fiamme solari risplendettero nuovamente nel cratere del Pugno-di-Dio.

— Pensa con che velocità siamo venuti — disse Louis. — Millecinquecento miglia in cinque giorni. Copriremo la stessa distanza in due mesi, nel ritorno. Un settimo della via più breve attraverso il Mondo ad Anello. E Teela e Seeker credono di aver tanta strada da fare.

— Sono due poveri ragazzi.

— Non abbiamo mai visto la parete, mentre loro ci riusciranno. Che cosa ci sarà sfuggito? Se le navi-sperone arrivavano alle coste dei mari forse hanno raccolto balene blu e capodogli, prima che si estinguessero. Non siamo mai arrivati al di là dell’oceano.

— Che popoli incontreranno? Le vie della civiltà sono infinite. Con quello spazio… l’Anello è così grande…

— Non possiamo ritornare indietro, Louis.

— No, non possiamo.

— No, finché non avremo rivelato il segreto ai nostri due mondi. Dopo avremo una nave nuova.

FINE
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