IL GIOCO DEL DIO

I nativi che adoravano il Paradiso si ritrovarono sulla testa due torri. Come la prima volta, la piazza dell’altare brulicava di facce simili a dorate bocche di leone.

— Siamo capitati in un giorno di festa — disse Louis. Cercava di individuare il direttore del coro.

Nessus osservava con aria intenta il Castello. La stanza-ponte dell’Improbable si trovava al medesimo livello della sala delle mappe. — Prima non ho avuto occasione di esplorare questo posto, e adesso non posso arrivarci — si lamentò il burattinaio.

— Possiamo entrarci a forza col disintegratore — suggerì Speaker, — e a calarti con una fune.

— Sarà per un’altra volta.

— Hai fatto cose altrettanto pericolose, qui.

— Sì, ma sapevo di correre dei rischi. Ora conosco il Mondo ad Anello quanto la mia gente desiderava. Se rischio la vita adesso, lo farò per ritornare a casa con tutto quello che so.

Sistemarono il palazzo della polizia a Spinward nella piazza. Nessus non spense i motori che lo sollevavano, ma si limitò a farlo atterrare. Quella che una volta era la piattaforma di guardia alle celle, si trasformò in una rampa di atterraggio dell’Improbable.

— Dobbiamo trovare il modo di maneggiare il filo — disse Louis. — Magari usando un guanto. Oppure arrotolandolo a un rocchetto fatto col metallo dell’Anello.

— Non abbiano né l’uno né l’altro — osservò Speaker. — Chissà che gli indigeni non conservino vecchi utensili. Dobbiamo parlare con loro.

— Allora vengo con voi — disse Nessus. E rabbrividì di paura. — Voi non conoscete la lingua. E Prill dobbiamo lasciarla nel palazzo, ai comandi. A meno che Louis non possa convincere l’innamorato di Teela.

Al termine innamorato, Louis fu leggermente urtato. Ma reagì: — Nemmeno Teela lo ritiene un genio. Come possiamo fidarci della sua traduzione?

— Louis, ci serve veramente il cavo delle zone d’ombra?

— Non lo so. Se non sto sognando come un drogato, ci serve. Ma non fidarti troppo del mio giudizio.

Nessus agitò le due teste da pitone: — Ora capisco. Come mai quel filo è caduto sulla nostra rotta? Tutto ci riporta a Teela Brown. Se il cavo non ci servisse, noi non saremmo qui.

— Nessus, sei più idiota del solito. E hai equivocato sulle mie conclusioni.

Scesero in fila indiana lungo la rampa. Louis portava con sé un laser. Speaker l’arma Slaver. Nessus era disarmato: preferiva il tasp e, soprattutto, gli piaceva starsene in coda agli altri.

Seeker marciava di fianco a loro con la spada a portata di mano. Era nudo, salvo la pelle di animale selvatico che gli cingeva i fianchi. E Teela, affettuosa come una sposina, gli trotterellava al fianco. Aveva insistito per partecipare alla spedizione. Seeker era il suo uomo.

Era già avvenuto lo scambio. Louis aveva venduto Teela a Seeker in cambio di una capsula di droga della giovinezza che valeva cinquant’anni di vita.

Il cielo, così vicino all’Occhio, sarebbe sempre rimasto coperto di nubi. Nella luce biancastra di mezzogiorno si diressero verso una scura colonna nebbiosa, alta come una casa di dieci piani.

— Non toccatelo — raccomandò Louis.

Anche visto da vicino sembrava fumo scuro, attraverso il quale s’intravedeva la città distrutta e le capanne del suburbio ad alveare e, più in là, le snelle torri di vetro. Erano soffocati dalla nuvola come se un incendio li stesse divorando.

A pochi centimetri di distanza si vedeva che il filo era nero. Ma gli occhi si riempivano di lacrime e il filo spariva. Era sottilissimo, quasi invisibile.

— Prova con lo Slaver — disse Louis a Speaker, — e vedi se riesci a tagliarlo.

Una striscia di luce abbagliante colpì la nube. Chissà, forse era un gesto blasfemo. Combattete con la luce? Quando le fiammelle da albero di Natale si accesero, dentro la nube si levarono grida pazzesche da tutte le direzioni. Uomini avvolti in coperte multicolori si riversarono fuori dalle case, armati di spade e clave.

Poveracci, pensò Louis, e fece scattare il laser alzando e abbassando il raggio.

Le spade di luce, i fucili laser, erano armi usate in tutti i mondi. Louis aveva un’esperienza di un secolo. La guerra per la quale si era esercitato non era mai scoppiata. Ma ricordava perfettamente le semplici regole che gli erano state insegnate.

Più basso è il colpo, più profonda la ferita.

Louis, invece, puntò i raggi larghi e veloci. Gli indigeni indietreggiarono vacillando, con le armi strette al petto e i visi dorati privi di espressione. Quando i nemici sono tanti, scattare velocemente. Tagliare in profondità, stenderli!

Louis provò un senso di pietà.

Tuttavia, uno colpì violentemente con la sua spada il fucile di Speaker spezzandolo. Speaker si lasciò sfuggire l’arma. Un altro uomo l’afferrò e lo gettò lontano. Morì in un attimo, sotto la mazzata della mano di Speaker che gli spezzò la spina dorsale. Un terzo raccolse l’arma e si voltò mettendosi a correre. Non tentò neanche di usarla.

Colpisci sempre il torace.

Prima di allora non aveva mai ucciso nessuno. Approfittando di un attimo di indecisione del nemico ci mise un secondo a stendere i due uomini più vicini. Non lasciare che il nemico si avvicini.

Che cosa stavano facendo gli altri?

Speaker stava uccidendo a più non posso dando mazzate con la mano bendata e squarciando corpi con gli artigli della mano sana. Riuscì a scansare la stoccata di un nativo. Era circondato ma non lo avrebbero sopraffatto: era la morte alien, arancione, alta due metri e mezzo, con i denti aguzzi.

Seeker aveva la spada sguainata. Di fronte a lui c’erano tre uomini stesi a terra e gli altri stavano indietreggiando. Seeker era uno spadaccino abilissimo e quella gente ne sapeva qualcosa di spade. Teela, al riparo dietro le sue spalle, lanciava occhiate preoccupate, da brava eroina.

Nessus correva verso l’Improbable, con una testa dritta e l’altra protesa in avanti, per vedere lontano e negli angoli.

Louis, illeso, bersagliava i nemici che si scoprivano, aiutando gli altri come poteva. Manovrava agilmente il laser a flash, una bacchetta di luce verde e micidiale.

Un uomo, avvolto in una coperta verde, caricò urlando Louis Wu, armato di un martello e facendo del suo meglio per sembrare pericoloso. Una bocca di leone con gli occhi… Louis lo colpì col raggio verde del laser e l’uomo continuò ad avanzare.

Terrificato, Louis si tenne saldo sulle gambe e fece ancora centro col raggio. L’uomo stava brandendo l’arma sulla testa di Louis quando un pezzo del suo mantello si annerì, carbonizzandosi, e fu avviluppato da una fiammata verde. Il nativo scivolò a terra, colpito al cuore.

Gli abiti dello stesso colore del raggio possono essere pericolosi come il riflesso di una corazza.

Grazie Finaglo che non ce n’erano altri! Louis colpì ancora un uomo alla nuca…

Intanto un nativo aveva sbarrato la strada a Nessus. Doveva avere un bel coraggio per attaccare un mostro favoloso come il burattinaio. Louis non era nella giusta posizione per mirare, ma l’uomo morì egualmente: Nessus si era girato scalciando, e poi si era girato ancora per proseguire la sua corsa. Poi…

Louis vide ogni particolare della scena. Il burattinaio correva con una testa diritta e l’altra abbassata in avanti. Di colpo la testa diritta si staccò e rotolò rimbalzando al suolo. Nessus si fermò, fece una giravolta ma rimase in piedi.

Il collo terminava in un moncone piatto dal quale sgorgava il sangue, rosso come quello di Louis.

Il burattinaio emise un gemito alto e lugubre. I nativi lo avevano accalappiato col filo delle zone d’ombra.

Louis continuò a battersi, e il suo raggio seguiva i suoi occhi quasi per riflesso. Povero Nessus. Ma potrei essere io, il prossimo.

Teela fissava il burattinaio morente con gli occhi spalancati a dismisura, e le nocche delle mani premute sui denti. Speaker e Seeker indietreggiavano verso l’Improbable…

Un momento. Avrà un pezzo di ricambio.

Louis si mise a correre verso il burattinaio. Lo kzin gli tolse dalle mani il laser. Louis si abbassò velocemente per evitare l’insidia del filo e tenendosi sempre col corpo piegato diede una spallata a Nessus per sospingerlo da un lato. Il burattinaio era sull’orlo del panico.

Louis lo immobilizzò, e gli cercò affannosamente la cintura.

Non ne aveva. Ma doveva averne una!

Teela gli porse la sua sciarpa.

Louis l’afferrò e l’annodò sul collo tagliato del burattinaio. Nessus fissava con terrore il moncone e il sangue che zampillava dalla carotide. Alzò l’occhio verso il viso di Louis e svenne.

Louis strinse forte il nodo, bloccando l’arteria con la sciarpa di Teela, e pressando le altre vene, la laringe, l’esofago.

Gli hai messo una pinza emostatica intorno al collo, dottore? Ma il sangue si era arrestato.

Louis sollevò il burattinaio per sistemarlo in una macchina dei pompieri. Poi si diresse di corsa verso l’ex stazione di polizia. Seeker lo precedeva coprendolo, mentre roteava la spada ogni volta che scovava un nativo. Ormai tutti si limitavano a osservarli.

Teela seguiva Louis. Speaker arrivò per ultimo, martellando di linee verdi gli angoli dietro ai quali potevano nascondersi gli uomini. Vicino alla rampa, Speaker si fermò per aspettare che Teela salisse sana e salva. Louis vide che lo kzin si stava di nuovo allontanando.

Perché?

Non c’era il tempo per scoprirlo. Louis salì per le scale e prima di raggiungere il ponte gli sembrò che il burattinaio diventasse incredibilmente pesante. Distese Nessus a fianco del volociclo immerso nella plastica, e prese dalla cassetta di pronto soccorso un cerotto diagnostico che appiccicò al collo del burattinaio, sotto la fasciatura.

I quadranti cominciarono a spostarsi da soli. Un filo serpeggiò fuori del cruscotto e sfiorò il collo del burattinaio, cercando sotto la pelle un punto nel quale si conficcò.

Louis rabbridivì… alimentazione per endovena: Nessus era ancora vivo.


Non si era neanche accorto del decollo dell’Improbable. Speaker stava seduto sull’ultimo gradino della rampa e guardava in basso, verso la torre Paradiso. Teneva qualcosa fra le mani, con grande precauzione.

— È morto? — domandò.

— No. Ha perso un mucchio di sangue. — Louis crollò accanto alo kzin, stanco e depresso. — I burattinai entrano in stato di shock?

— Cosa ne so? Lo shock in se stesso è uno strano meccanismo. Ci sono voluti secoli di studi per sapere come mai gli umani muoiono facilmente sotto la tortura. — Era chiaro che lo kzin stava pensando ad altro: — È stata ancora la fortuna di Teela Brown?

— Credo.

— Come è possibile che la ferita di Nessus le sia utile?

— Devi vederla attraverso i miei occhi, Speaker. Quando l’ho conosciuta, era unilaterale. Era… era una ragazza in una storia. L’eroe, di mezz’età e molto cinico, se ne interessò per il mito che la circondava. Fu sicuro che il mito era autentico quando lei gli volse le spalle.

— Louis, non ci capisco niente.

— Allora l’eroe si accorse che era la maschera di una donna, un simulacro che sostituiva non soltanto un viso, ma un corpo intero. Non poteva soffrire. Era proprio quello che l’uomo voleva: vederla soffrire.

— E Nessus che c’entra?

— Quando è arrivata qui, Teela non era del tutto umana. Però aveva un corpo umano, prima che i burattinai la manipolassero. Capisci che cosa le hanno fatto? Hanno creato una leggenda a sua immagine, e hanno ottenuto Teela Brown.

— Per questo è venuta sull’Anello?

— Certo. Questo, per lei, è il mondo adatto. Le darà la possibilità di diventare completamente umana.

— E la testa del mangia-erba?

— Lei è incapace di partecipare al dolore altrui — disse Louis. — Forse ha bisogno di veder soffrire un vero amico. La fortuna di Teela non si preoccupa del prezzo pagato da Nessus. Sai che cosa ho adoperato per pinza emostatica? Teela si è accorta che mi trovavo in difficoltà, e ha trovato subito quello che ci voleva. Probabilmente è la prima volta che si è comportata nella giusta maniera in un caso di emergenza.

— Perché doveva farlo? La fortuna la protegge da tutte le difficoltà.

— Lei stessa non conosceva questa sua capacità di decidere.

— Deve essere una faccenda strettamente umana — fece Speaker.

Louis interpretò quel commento come un’ammissione di completa confusione di idee. Non si sforzò di dargli una risposta.

Non aveva ancora notato l’oggetto che lo kzin teneva con tanta precauzione. — Eri tornato indietro per recuperare la testa? Hai perso il tuo tempo. Bisognerebbe ibernarla, e noi non possiamo.

— No. — Speaker tirò fuori un oggetto grande quanto la testa di un bambino. — Non toccarlo. Puoi rimetterci le dita.

Le dita? Oh! L’oggetto aveva la forma di una boccia che si assottigliava fino a diventare il filo nero delle ombre.

— Sapevo che quella gente lo sapeva maneggiare — disse Speaker. — Per forza, altrimenti non avrebbero teso il laccio a Nessus. Sono ritornato indietro per vedere come diavolo avevano fatto. Hanno trovato una delle estremità. Credo che questa boccia si trovi ad una sola estremità e che il resto sia solo filo.

— Sì. Possiamo trascinarci dietro il filo fissandolo in un punto dell’Improbable dove non dobbiamo passare.

— Dove andiamo adesso?

— Verso la Liar.

— D’accordo, Louis. Bisogna trasportare Nessus sulla nave per poterlo medicare meglio… E poi?

— Vedremo.


Louis lasciò Speaker a guardia dell’impugnatura per sistemare la plastica elettroselettiva che avevano accantonato. Due manciate di quel materiale bastavano a fissare quella specie di presa alla parete. Ma non c’era modo di farci passare la corrente. Ci voleva l’arma Slaver, ma era andata perduta. La situazione era frustrante. Louis, alla fine, scoprì che avrebbe potuto far passare la corrente attraverso la plastica per mezzo della bobina del suo accenditore.

Sistemò la presa a goccia con la punta fuori della plastica e rivolta verso Port.

— Mi sembra che il ponte guardi a Starboard — disse Speaker. — Altrimenti è tutto da rifare. Il filo deve strisciare dietro di noi.

— Forse funziona — disse Louis. Non ne era troppo sicuro, ma non era possibile imbarcare il filo a bordo. Dovevano trascinarlo dietro, sperando che non tagliasse niente e nessuno.

Trovarono Teela e Seeker nella sala macchina in compagnia di Prill.

— Dobbiamo separarci — disse Teela in tono secco. — Questa donna dice che ci si può accostare al castello. Potremmo passare dalla finestra ed entrare direttamente nella sala dei banchetti.

— Per fare che? Se non riuscite a tenere sotto controllo i motori del castello andrete a perdervi in qualche zona sperduta.

— Seeker dice di conoscere un po’ di magia. Sono sicura che ci riuscirà.

Louis non aveva nessuna voglia di intavolare una discussione. Convincere Teela era come voler fermare a mani nude uno bandersnatch lanciato alla carica. — Se hai qualche dubbio sui calcoli per i controlli, prova a alzare e abbassare le leve a casaccio.

— Me ne ricordo — rispose lei sorridendo. Poi ritornò seria e disse: — Ti raccomando Nessus.

Venti minuti dopo Seeker e Teela sbarcarono dall’Improbable. Non ci furono addii. Louis aveva rimuginato tra sé tante cose, ma che cosa poteva dirle? Avrebbe dovuto imparare da sé con i tentativi ed errori, mentre la fortuna pensava a conservarla in vita.


Il corpo del burattinaio diventò freddo come un cadavere. Le spie luminose della cassetta di pronto soccorso rimanevano accese, anche se non se ne capiva la ragione. Forse Nessus era in animazione sospesa.

L’Improbable partì trascinandosi dietro il filo. Antichi edifici crollarono, tagliati più volte dal suo passaggio, ma la presa resisteva, fissata nella plastica.

Prill sedeva accanto a Nessus. Era evidente che soffriva.

— Dobbiamo fare qualcosa per lei — disse Louis. — È legata al tasp, e adesso che l’effetto è finito può crollare. Se non si uccide, finirà per uccidere Nessus o me!

— Louis, non vorrai un consiglio proprio da me.

— No, credo proprio di no!

Per aiutare un essere umano bisognava saper ascoltare, e Louis ci provò. A poco a poco cominciò a imparare la lingua, e Prill a parlare. Cercò di raccontarle le avventure di Teela e di Nessus, e del Gioco del Dio…

— Pensavo di essere una dea — disse Prill. — Sul serio.

— È ciò che ti hanno raccontato — disse Louis.

— Ma lo sapevo.

— Ognuno di noi vuole essere un dio. Vuole il potere ma senza le responsabilità. — Louis non riusciva a tradurre bene quelle parole.

— Poi è arrivato lui. Due-Teste. Aveva macchina?

— Aveva il tasp.

— Tasp — ripeté lei con attenzione. — Dovevo immaginare. Tasp faceva lui dio. Perduto tasp niente più dio. È morto Due-Teste?

Era difficile a dirsi. — Lui penserebbe che è stupido essere morto — fece Louis.

— Stupido tagliata testa — disse Prill. Era una battuta: cominciava a scherzare.

Prill cominciò a interessarsi ad altre cose: al sesso, alle lezioni di lingua, al panorama del Mondo ad Anello. Quando la provvista di cibo si esaurì, perse ogni interesse per il burattinaio. Louis dichiarò che era guarita.

Scesero nel primo villaggio che incontrarono. Prill e Speaker recitarono la parte degli dèi. Louis li attendeva con ansia, sospeso in aria. Aveva una gran voglia di raparsi e di unirsi a loro. Ma come accolito valeva poco: dopo tanti giorni di esercizio, masticava la lingua molto male.

Ritornarono con le offerte: cibo.

Rifecero il Gioco molte volte e con grande abilità. Il pelo di Speaker era ricresciuto. Lo kzin aveva riacquistato il suo aspetto di orso-gatto arancione, una specie di dio guerresco. Su consiglio di Louis, teneva gli orecchi piatti sulla testa.

— Non mi secca recitare la parte del dio — disse Speaker. — Solo mi dispiace recitarla male.

— Come sarebbe a dire?

— Ci rivolgono delle domande, Louis. Le donne sono curiose nei riguardi di Prill. Anche gli uomini si interessano a Prill, perché lei è umana e io no. Ma le domande le fanno a me. A me! Vorrei sapere perché chiedono a un alien di aiutarli a sbrogliare i loro affari.

— Tu sei un maschio. Un dio è un simbolo — rispose Louis, — anche se è in carne e ossa. Tu sei un simbolo maschio.

— E ridicolo. Non ho neanche i genitali esterni.

— Sei grosso e imponente, e hai un aspetto terrificante. È questo che ti fa diventare automaticamente un simbolo di virilità.

— Quello che ci vuole è un riproduttore acustico che mi levi dagli impicci. Così tu potrai rispondere al mio posto alle domande più imbarazzanti.

Prill procurò loro una sorpresa. L’Improbable era un’ex-stazione di polizia: nel magazzino pescò un apparato di interfoni multiplo con le batterie che si ricaricavano sull’impianto elettrico dell’edificio. Finito il lavoro, due apparecchi funzionavano di nuovo.

— Sei più in gamba di quanto credessi — le disse Louis quella notte. Esitò un attimo, ma per la scarsa conoscenza della lingua le disse una frase priva di tatto. — Più intelligente di quanto in genere sia una prostituta di bordo.

Prill non si offese. Sembrò colta alla sprovvista. Poi sorrise: — Le nostre navi non viaggiano ultra-luce.

Louis non capì: — E con questo?

— La noia può essere pericolosa, per i nostri equipaggi, quando ci si mettono anni e anni per passare da una stella all’altra.

— Già. Ci sono diversi modi per vincere la noia.

— E non è facile diventare prostituta di bordo. È necessaria una buona conoscenza dell’organismo e della mente. Poi ci vuole una certa versatilità nella conversazione, conoscenza della medicina, cultura generale, e qualche nozione sul funzionamento della nave per evitare incidenti.

— E magari dovete sapere suonare uno strumento.

— Proprio così. È una regola imposta dal nostro sindacato.

Louis era a bocca aperta. Prill si aprì in una risata squillante. Poi lo abbracciò, e cominciò ad accarezzarlo.

L’interfono funzionava. Louis comunicava a Speaker le risposte. E lo kzin le ripeteva, parola per parola, agli attoniti indigeni. Raccoglieva frutta, carne e bevande che portava a bordo.

L’Improbable viaggiava lentamente. Passarono le settimane. Il paesaggio si fece sempre più arido. La montagna Pugno-di-Dio ingigantiva ogni giorno di più. Louis aveva tempo per le fantasticherie.

— Sei pratica di corrente indotta? — chiese un giorno a Prill.

— Non fa parte dell’educazione per prostitute di bordo.

— Si mandano leggerissime scosse elettriche al cervello. Producono piacere o dolore. È come un tasp.

— Sapevo che aveva un apparecchio — disse Prill. — Perché ti sei deciso a descrivermelo adesso?

— Stiamo per lasciare la civiltà. Non troveremo più molti villaggi e nemmeno cibo. Voglio che tu sappia tutto sul tasp, prima che tu prenda delle decisioni.

— Quali decisioni?

— Vuoi che ti lasciamo al prossimo villaggio o preferisci venire con noi fino alla Liar? Possiamo fornirti di cibo.

— Sulla Liar c’è posto anche per me? — domandò.

— Certo.

— Sono stufa di selvaggi.

— Ti troverai in difficoltà, con le nostre usanze. Prima di tutto hanno tutti i capelli, come me. — I suoi capelli erano diventati lunghi e folti. Si era tagliato il codino. — Ti ci vorrà una parrucca.

Prill fece una smorfia. — Mi arrangerò — rispose, e si mise a ridere all’improvviso. — Vuoi tornare a casa solo, senza di me? Quel gatto arancione non può sostituire una donna. E posso essere utile al tuo mondo, Louis. La tua gente sa ben poco di sesso.

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