L’ESCA PER I SEMI DELLE STELLE

— Avrebbero dovuto mettersi in ginocchio — si lamentò Louis. — È questo che mi ha confuso le idee. Il traduttore continuava a dire "costruttore" quando invece avrebbe dovuto tradurre "dio".

— Dio?

— Hanno divinizzato i costruttori dell’Anello. Avrei dovuto notare il silenzio. Che siano stramaledetti, nessuno pronunciava un sillaba, salvo il sacerdote. Si comportavano come se ascoltassero un’antica litania. E io continuavo a dare le risposte sbagliate.

— Tu però non dovevi ridere. — Teela, sul video dell’interfono, appariva seria. — Nessuno ride in chiesa, nemmeno i turisti.

Stavano volando sotto gli ultimi raggi del sole di mezzogiorno che si andava spegnendo. Il Mondo ad Anello si striava di un azzurro sempre più brillante.

— Sembrava buffo — disse Louis, — e sembra ancora buffo. Hanno dimenticato di vivere su di un anello. Credono che sia un arco.

Zignamuclickclick rimpiccioliva sotto di loro. La città non si sarebbe vendicata dei demoni. Probabilmente non li avrebbe rivisti mai più.

Sembra un arco — disse Teela.

— È vero. Non dovevo ridere. Comunque siamo fortunati. Abbiamo la possibilità di abbandonare i nostri errori dietro di noi. Tutto quello che dobbiamo fare, ogni volta, è di svignarcela in volo. Niente ci può acchiappare.

— Alcuni errori ci seguono — disse misteriosamente Speaker.

Louis si grattò il naso, ormai insensibile come un pezzo di legno. Chiamò Nessus: — Poco fa ho capito una cosa nei tuoi riguardi.

— Davvero?

— Tu ti sei dichiarato pazzo perché hai dato prove di coraggio. Giusto? Dimmi: un burattinaio si raggomitola per sfuggire al pericolo, vero?

— Certo.

— Sbagliato. Voi vi raggomitolate lontano dal pericolo. Lo scopo è quello di dare libertà alla gamba posteriore. Quello zoccolo è un’arma mortale.

Con una sola mossa, davanti all’umanoide con la spranga, Nessus aveva ruotato su se stesso e aveva sferrato il calcio. Aveva colpito l’indigeno al cuore.

— Un burattinaio sano di mente — disse Louis, — volta le spalle per combattere, non per fuggire. Tu non sei pazzo.

— Ti sbagli, Louis. La maggior parte dei burattinai si mette a correre per scappare. La maggioranza è sempre sana di mente.


Lo zenit pullulava di rettangoli neri disposti a cerchio. Quello che aveva oscurato il sole era bordato da una corona luminosa. L’Anello azzurro formava un arco parabolico e si stagliava contro il cielo.

Sembrava una costruzione meccanica, sul genere di Costruite-una-Città, eseguita da un bambino troppo piccolo per sapere che cosa stava combinando.

Nessus aveva pilotato sin dal momento della fuga da Zignamuclickclick. Poi aveva affidato la flottiglia a Speaker. Avevano volato tutta la notte. Adesso, sopra di loro, lo splendore incandescente che coronava il rettangolo d’ombra annunciava l’approssimarsi dell’alba.

Louis era quasi riuscito a vedere con chiarezza la scala delle dimensioni dell’Anello. Era una visione che implicava una proiezione di Mercatore del pianeta Terra — una comune mappa rettangolare, di quelle che si vedono attaccate alle pareti delle aule scolastiche — però con un equatore tracciato su scala uno a uno. Solo che sull’enorme estensione del Mondo ad Anello si potevano tracciare quaranta di quelle mappe, unendo un confine all’altro.

Non dovevo ridere, disse Louis tra sé. Mi ci è voluto un bel po’ per imprimermi bene nella mente la scala di questo… artefatto. Perché ho la pretesa che i nativi siano più evoluti di me?

Nessus c’era riuscito prima di lui. Quando avevano visto l’arco per la prima volta, Nessus aveva lanciato un grido e aveva tentato di nascondersi.

— Oh, al diavolo… — Non aveva nessuna importanza, visto che gli errori si potevano lasciare alle spalle a milleduecento miglia all’ora.

Ben presto Speaker lo chiamò per affidargli il controllo della flottiglia. Louis pilotò mentre Speaker dormiva.

E spuntò l’alba a sette miglia al secondo.

Il rettangolo d’ombra che si stava ritirando lasciava scoperta una parte del disco solare. Louis rimase in contemplazione della notte, alla sua sinistra, poi del giorno alla destra mentre l’ombra-limite si ritirava verso una pianura. Un’alba strana, una specie di messa in scena per il turista Louis.

In lontananza, verso Starboard, dove la terra s’incurvava per dissolversi nella foschia, si materializzarono nella luce del giorno i contorni di una vetta montuosa.

— Pugno-di-Dio — disse Louis assaporando con la bocca il suono enfatico di quella parola. Che razza di nome da dare a una montagna!

Louis Wu, uomo, si sentiva indolenzito. Se non avesse cambiato subito posizione gli si sarebbero irrigidite le giunture. Il naso era ancora insensibile, almeno in parte. E non c’era ancora un rubinetto per il caffè.

Ma Louis Wu, il turista, si stava divertendo.

E il riflesso di fuga del burattinaio? Nessuno avrebbe mai sospettato che si trattasse di un riflesso aggressivo. Nessuno, a eccezione di Louis Wu.

Anche l’esca per i semi delle stelle. Che trama poetica per poterci ricamare sopra un sacco di bugie. Un semplice congegno, inventato migliaia di anni prima, a quanto aveva raccontato Nessus. A nessun burattinaio era mai saltato in mente di nominarlo.

Ma già, i burattinai erano così prosaici.

Sapevano per quale motivo le navi Outsider rincorrevano i semi stellari? Erano veramente avidi di sapere? O avevano semplicemente scoperto il segreto accantonandolo poi come una questione priva d’importanza per gli affari della vita?

Nessus era escluso dall’interfono, probabilmente assopito. Louis gli lanciò un segnale di richiamo affinché il burattinaio vedesse la spia accesa sul suo cruscotto e lo chiamasse non appena si fosse destato.

I semi di stella: esseri non senzienti che sciamavano nel nucleo galattico. Il loro metabolismo era la fenice solare, il loro cibo l’idrogeno rarefatto dello spazio. Lo spostamento dei fotoni rappresentava la loro forza motrice. Un seme, che conteneva l’ovulo, partiva dall’asse della galassia per arrivare ai confini dello spazio interstellare. Poi il seme ritornava indietro senza l’ovulo; dischiuso doveva ritrovare la strada di casa lasciandosi trasportare dalla corrente dei fotoni verso un caldo nucleo ricco di idrogeno.

Perché gli Outsiders seguivano i germi stellari?

Era una domanda fantastica. Durante la prima guerra tra l’Uomo e lo Kzin, un seme stellare aveva percorso una rotta sbagliata. La nave Outsider che lo stava inseguendo si era ritrovata nei pressi di Procione. Vi si era fermata abbastanza a lungo da vendere a We Made It il sistema dell’iperpropulsione.

Era facile che la nave si perdesse nello spazio degli Kzin invece che in quello umano.

E i burattinai non avevano fatto degli studi sugli Kzin relativi a quell’epoca?

— Accidenti a me! Ecco dove sono arrivato a furia di fantasticare. Disciplina, ecco che cosa mi ci vuole.

Però li avevano studiati sì o no? Certamente sì, lo aveva detto anche Nessus. I burattinai avevano indagato sugli Kzin per trovare la possibilità di sterminarli senza correre rischi.

La guerra Uomo-Kzin aveva risolto il loro problema. Una nave Outsider, vagando per lo spazio umano, aveva finito col vendere l’iperpropulsione a We Made It, mentre l’armata kzin stava scorazzando dalla parte opposta.

Una volta che le navi degli uomini erano entrate in possesso dell’iperpropulsione, gli Kzin avevano cessato di costituire una minaccia per loro e per i burattinai.

Non oserebbero, si disse Louis Wu. Ma si sentiva sgomento.

Se per caso Speaker… Ma quella era una possibilità ancora peggiore.

— Un esperimento di procreazione selettiva — disse Louis a voce alta. — Procreazione selettiva. Che ingiustizia. Però si sono serviti di noi! Di noi!

— Sì — disse Speaker-agli-Animali.

Per un attimo Louis pensò di sognare. Poi scorse la minuscola immagine di Speaker sul suo cruscotto.

— Che ti venga un colpo! Stavi ascoltando!

— Non l’ho fatto apposta, Louis. Hai dimenticato di chiudere l’interfono.

Era troppo tardi per ricordarsi come Speaker aveva digrignato i denti quando Nessus aveva descritto l’esca per attirare i semi stellari. Gli venne in mente che gli orecchi del Kzin erano quelli di un carnivoro cacciatore e che il rictus che poteva sembrare un sorriso non era che un ringhio di battaglia.

— I burattinai — disse Speaker, — hanno aizzato le nostre due razze l’una contro l’altra per contenere l’espansione degli Kzin. Posseggono un’esca per i semi stellari, Louis. Se ne sono serviti per guidare una nave Outsider entro il vostro spazio, e assicurare la vittoria agli uomini. Un esperimento di procreazione selettiva, hai detto.

— Stai a sentire, si tratta solo di supposizioni arrischiate. Se tu solo ti calmassi un po’…

— Ero in dubbio se accennare la cosa a Nessus o attendere finché non avevamo raggiunto il nostro obbiettivo, cioè andarcene dal Mondo ad Anello. Ora che tu conosci la situazione non ho scelta.

— Ma… — Louis chiuse la bocca. La sirena d’allarme avrebbe soffocato la sua voce in ogni caso. Speaker aveva dato il segnale di emergenza.

Sembrava l’urlo di un maniaco, un suono subsonico e ipersonico, stridente e lancinante. Nessus fece la sua comparsa sul cruscotto gridando: — Sì?

Speaker rispose con un ruggito. — Vi siete immischiati in una guerra a favore dei nostri nemici! La vostra azione equivale a una dichiarazione di guerra contro il Patriarcato!

Teela si era inserita in tempo per sentire l’ultima parte del discorso. Louis captò il suo sguardo e scosse la testa. Non immischiarti.

Il burattinaio sollevò le teste di serpente per mostrare lo sbalordimento. La sua voce era priva di inflessioni, come sempre. — Di che cosa stai parlando?

— Della Prima Guerra con gli Uomini. Delle esche per i semi stellari. Della guida a iperpropulsione Outsider.

Una testa triangolare si abbassò, scomparendo. Louis vide un volociclo argenteo deviare dalla formazione. Era quello di Nessus.

Non era eccessivamente spaventato. Sembravano due moscerini d’argento. Se la lotta si fosse svolta a terra qualcuno si poteva ferire seriamente. Ma lassù, che cosa poteva capitare? Il volociclo di Nessus doveva avere la certezza di poter battere in velocità lo kzin, in caso di necessità.

Solo che il burattinaio non se la stava filando. Volava in cerchio attorno al volociclo di Speaker.

— Non voglio ucciderti — disse Speaker-agli-Animali. — Tu vuoi attaccarmi in aria? Attento che il raggio del tuo tasp può essere inferiore a quello del mio laser. GRRR!

L’urlo omicida degli Kzin gelava il sangue. Louis sentì che i muscoli gli si irrigidivano. Era solo vagamente consapevole del puntolino d’argento che eseguiva il cerchio della morte intorno al ciclo di Speaker.

Non si accorse dell’aria ammirata di Teela, che se ne stava a bocca aperta.

— Non ho intenzione di farti fuori — ripeté in tono più calmo Speaker-agli-Animali. — Però esigo una risposta, Nessus. Sappiamo che la tua specie è capace di guidare i semi delle stelle.

— Sì — ammise Nessus. Il suo volociclo stava retrocedendo verso Port a una velocità inverosimile. La calma brutale dell’alien non era che un’illusione.

Nessus stava fuggendo per salvarsi la vita. Lo kzin non aveva abbandonato il suo posto nella formazione. Si limitò a dire: — Avrò quella risposta, Nessus.

— Le tue ipotesi sono giuste — replicò Nessus. — I nostri studi ci hanno rivelato che la vostra specie possiede un potenziale che ci potrebbe essere di grande utilità. Abbiamo fatto dei passi affinché vi evolveste al punto di trattare pacificamente con le razze a voi alien. Erano mezzi indiretti, i nostri, e molto sicuri.

— Molto. Nessus, non sono soddisfatto.

— Neanch’io — disse Louis.

Non gli era sfuggito il fatto che tutti e due gli alien stavano parlando in lingua universale. Potevano parlarsi in privato usando la Lingua dell’Eroe. Preferivano renderne partecipi anche gli umani… e con ragione, perché anche Louis aveva da dire la sua.

— Vi siete serviti di noi — disse. — Di noi e degli Kzin.

— A scapito nostro, però — obiettò lo kzin.

— Molti uomini sono morti nelle guerre.

— Louis, lascialo stare! — disse Teela Brown. — Accidenti, se non fosse stato per i burattinai, saremmo tutti schiavi degli Kzin! Hanno impedito loro di distruggere la nostra civilità!

Speaker sorrise. — Anche noi avevamo una civiltà — disse. L’immagine del burattinaio sembrava quella di un fantasma silenzioso, un pitone con un solo occhio a mezz’aria pronto a colpire. Probabilmente l’altra bocca era alla guida del veicolo.

— Loro si sono serviti di noi — disse Louis Wu, — come di un arnese per evolvere gli Kzin.

— Però ha funzionato — insisté Teela.

Nessuno poteva prendere il sogghigno di Speaker per un sorriso. Sembrava che russasse, emettendo un brontolio sommesso ma sinistro.

— Ha funzionato — ripeté Teela inquietandosi. — Oggi la tua è una razza pacifica, Speaker. Potete aver successo con…

— Zitto, uomo!

— Con i vostri simili — terminò lei con generosità. — Non avete assalito un’altra specie in…

Lo kzin tirò fuori la scavatrice Slaver modificata tenendola di fronte all’interfono affinché Teela potesse vederla. Lei troncò immediatamente le sue chiacchiere.

— Poteva succedere a noi — fece Louis riuscendo così ad attirare la loro attenzione. — A noi — ripeté. — Se i burattinai sentivano la necessità di far nascere degli umani con determinate caratteristiche… — e si arrestò.

— Oh — disse Teela. — Certo.

Il burattinaio non reagì.

Teela si dimenò sotto lo sguardo fisso di Louis. — Che cosa… Louis!

— Mi dispiace. Mi è venuta in mente una cosa, Nessus. Sentiamo, parlaci un po’ delle Leggi della Fertilità.

Il volociclo del burattinaio era un bruscolino d’argento che continuava a rimpicciolirsi in direzione Port. Si stava quasi perdendo. L’immagine di Nessus sull’interfono conservava l’immutabile espressione stupita, con quella testa piatta e triangolare e quelle labbra prensili e molli. Non aveva certo un’aria pericolosa.

— Voi avete interferito nelle Leggi della Fertilità sulla Terra.

— Sì.

— Perché?

— A noi piacciono gli umani. Abbiamo fiducia in loro. Con gli umani abbiamo sempre fatto affari vantaggiosi. Incoraggiarli è nostro interesse, perché essi raggiungeranno certamente la Nebulosa di Magellano prima di noi.

— Magnifico. Vi piacciamo. E allora?

— Abbiamo cercato di perfezionarvi, dal punto di vista genetico. Ma in che cosa? Non certo la vostra intelligenza che non costituisce la vostra maggiore forza. E nemmeno l’istinto di conservazione, né la vostra durabilità o il talento per la lotta.

— Così avete deciso di renderci fortunati.

Teela capì. I suoi occhi si arrotondarono, inorriditi. Cercò di dire qualcosa, ma le uscì solo uno squittio.

— Naturalmente — disse Nessus. — La nostra decisione era saggia. La tua specie è stata incredibilmente fortunata. La vostra storia è tutta un’evasione: da una guerra atomica, dall’inquinamento del vostro pianeta, dai disordini ecologici, dagli asteroidi, dai ghiribizzi del vostro Sole mutevole e persino dall’esplosione del nucleo, che avete scoperto per caso. Louis, perché continui a ridere?

Louis stava osservando Teela. Era arrossita violentemente. Non era simpatico sapere di essere il prodotto di un esperiemento genetico.

— Abbiamo cambiato le Leggi della Fertilità sulla Terra. Era facile. La nostra ritirata dallo spazio conosciuto ha provocato il crollo del mercato finanziario. Gli intrighi economici hanno rovinato molti membri del Ministero della Fertilità. Abbiamo corrotto alcuni di loro e ricattato altri con la minaccia di farli finire in galera per debiti. Abbiamo sfruttato la corruzione del Ministero della Fertilità per forzarlo a cambiare le cose. Un’impresa costosa, ma sicura e destinata al successo. Siamo riusciti a istituire le Lotterie per il Diritto alla Procreazione. Speravamo di creare una stirpe di uomini dotati di una fortuna eccezionale.

— Mostro! — urlò Teela. — Mostro!

Speaker aveva deposto la sua scavatrice Slave. — Teela — disse, — non ti sei certo lamentata quando hai saputo che i burattinai hanno manipolato l’eredità della mia razza per produrre un tipo di kzin docile. Ci hanno allevato come fa un biologo con le cavie, uccidendo le più deboli e tenendo le altre. Prima eri contenta che questo crimine fosse stato commesso a vantaggio della tua specie. Si può sapere adesso di che cosa ti stai lamentando?

Teela si disinserì dall’interfono, piangendo di rabbia.

— Uno kzin docile — ripeté Speaker. — Volevate produrre uno kzin docile! Nessus, se credete di esserci riusciti, prova ad avvicinarti.

Il burattinaio non rispose. Ormai lontano dalla flottiglia, il punto argenteo si era tanto rimpicciolito da diventare invisibile.

— Non vuoi riunirti a noi! Come posso proteggerti da questa terra sconosciuta, se non ritorni qui? Certo non ti biasimo. Fai bene a essere prudente — disse lo kzin. Aveva messo in mostra le unghie affilate come aghi e leggermente incurvate. — Anche il vostro tentativo di produrre uomini fortunati è stato un fallimento.

— No — rispose Nessus. — Ci siamo riusciti. Per questo non ho potuto mettermi in contatto con loro. Erano troppo fortunati.

— Avete giocato bene con tutte e due le nostre razze. Non provarci neanche a ritornare con noi.

— Rimarrò in contatto per mezzo dell’interfono.

L’immagine di Speaker sparì.

— Louis, Speaker mi ha tagliato fuori — disse Nessus. — Se ho da dirgli qualcosa sono costretto a farlo a mezzo tuo.

— Va bene — disse Louis e lo escluse dal circuito. Quasi subito si riaccese una minuscola luce nel punto in cui prima si vedeva la testa fantomatica del burattinaio. Nessus voleva parlare.


Gli venisse un colpo.

Incrociarono un mare vasto quanto il Mediterraneo. Louis abbassò di colpo la quota per indagare e si accorse che gli altri veicoli si stavano abbassando per tenergli dietro. Il che significava che la flottiglia era ancora al suo comando, a dispetto del fatto che nessuno voleva parlare con lui.

Lungo la linea costiera si estendeva un’unica megalopoli in rovina. A parte i bacini, non era dissimile da Zignamuclickclick. Louis non atterrò. Non c’era niente di nuovo, laggiù. Si abbassò a poco a poco fino a che non gli si sturarono le orecchie e gli indicatori della pressione non diminuirono. La terra verde si trasformò in una boscaglia scura, poi in una tundra desolata, e miglia e miglia di roccia.

Una catena di picchi montagnosi si allungava per cinquecento miglia. I venti avevano distrutto la boscaglia scrostando suolo e rocce e lasciando allo scoperto il basamento dell’Anello, grigio e trasparente.

Che manutenzione trascurata! Nessun costruttore del Mondo ad Anello avrebbe permesso una cosa del genere. Era evidente che la civiltà dell’Anello aveva incominciato a morire molto tempo prima. Il processo era iniziato qui, dove le chiazze nude facevano capolino all’esterno, nei luoghi che nessuno frequentava…

Molto più avanti si intravedeva nel panorama una macchia scintillante, a trenta o cinquantamila miglia. Aveva le dimensioni dell’Australia.

Era un altro tratto di pavimento messo a nudo, ancora più grande del precedente? Grandi zone del materiale di base dell’Anello risplendevano spuntando dagli squarci del suolo, una volta fertile e che adesso veniva trascinato via dai fiumi in piena. La caduta di Zignamuclickclick, e la cessazione di energia, dovevano rappresentare l’ultimo stadio dello sfacelo.

Quanto era durato? Diecimila anni? Di più?

— Maledizione! Vorrei discuterne con qualcuno. Può essere importante. — Louis lanciò un’occhiata al paesaggio. Quando il sole era alto lo scorrere del tempo era diverso. Qualunque decisione sembrava meno importante, e la realtà irreale. Era, pensò Louis, come l’istante di passaggio tra una cabina-transfert e l’altra.

Volarono in direzione Port, immersi nel tempo immutabile.

Da quanto non scambiavano una parola tra di loro? Aveva chiamato Speaker. Le spie luminose erano rimaste accese sui cruscotti, e ignorate, allo stesso modo in cui Louis ignorava quella accesa sul suo.

— Ne ho abbastanza — disse Louis tutto a un tratto e inserì l’interfono.

Colse uno scoppio incredibile d’orchestra prima che il burattinaio si accorgesse di lui. — Dobbiamo fare in modo che i membri della spedizione si riuniscano senza spargimento di sangue — disse Nessus. — Hai qualche suggerimento da dare?

— Sì. Non sta bene iniziare una conversazione a metà.

— Scusami Louis. Grazie per aver risposto alla mia chiamata. Come stai?

— Solo e irritato. E tutto per colpa tua. Nessuno vuole più parlare con me.

— Posso fare qualcosa? — domandò il burattinaio.

— Può darsi. Hai avuto a che fare con le Leggi sulla Fertilità?

— Io mi sono opposto al progetto.

Louis sbuffò. — Questa è la risposta sbagliata. Potresti essere proprio tu la prima vittima del controllo della nascita retroattiva. Teela non mi rivolgerà più la parola.

— Non dovevi prenderla in giro.

— Lo so. Sai che cosa mi ferisce di più? Non tanto la tua arroganza da vittima offesa, quanto il fatto che tu puoi prendere decisioni grandiose, e poi fare delle cose assolutamente stupide come, come…

— Teela ci può sentire?

— No. Che tu sia maledetto! Sai cosa le hai fatto?

— Se sapevi che il suo Ego ne sarebbe rimasto scosso…

Louis emise un gemito. Aveva risolto un problema di concetto e lo aveva rivelato subito. Non gli era neanche saltato in mente di tenerlo segreto. Non rientrava nel suo ordine di idee.

— Hai pensato alla maniera di riunire la spedizione? — gli domandò il burattinaio.

— Sì — rispose Louis e chiuse l’interfono.

Lasciò che il burattinaio ci pensasse un po’ su.


La terra si allontanò ricolorandosi di verde.

Superarono un altro mare a forma trangolare. Le variazioni delle correnti dovevano averne completamente prosciugato le sorgenti. Risultò evidente che i canali serpeggianti che avevano formato il delta erano stati scavati dentro il terreno. Gli artefici del Mondo ad Anello non si erano limitati a lasciare che il fiume scavasse da sé i suoi letti. E avevano ragione, perché il suolo dell’Anello non era abbastanza profondo. Ci voleva l’artificio.

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