L’AUTORE

Continuano le interviste che Michael Brennan ha realizzato, in esclusiva per i lettori di URANIA, con alcuni dei migliori autori della SF contemporanea. Vernor Vinge è l’autore del romanzo che avete appena letto, Naufragio su Giri.


Michael Brennan: Signor Vinge, vuol dirci la sua opinione sulla situazione della fantascienza oggi?

Vernor Vinge: Se prendiamo in considerazione un lasso di tempo relativamente lungo penso che, in questi tempi, la fantascienza sia diventata un terreno estremamente competitivo per uno scrittore. L’enorme numero di buoni e ottimi nuovi autori presenti sul mercato dimostra che esiste una competitività a un livello che era assente durante la cosiddetta “Epoca d’oro” del genere, voglio dire la fantascienza degli anni Quaranta e Cinquanta. In realtà oggigiorno ci sono tanti, tantissimi scrittori veramente dotati. Ora, non voglio dire che i grandi dell’Epoca d’oro non fossero altrettanto bravi, solamente che non c’erano tanti talenti in grado di competere tra di loro. Penso che, al giorno d’oggi, ci siano molte più difficoltà visto che negli anni Quaranta e Cinquanta sono state scritte talmente tante cose eccellenti in termini di originalità che il numero delle nuove idee, ai nostri tempi, può essere diminuito proprio per questa ragione. Direi che oggi ci troviamo davanti a un mercato veramente difficile.


M.B.: Con questa affermazione vuol dire che, per uno scrittore di fantascienza, oggi è più difficile trovare un’idea originale?

V.V.: Questo è sicuramente vero.


M.B.: Lei crede che il fiorire delle distinzioni di genere nella stessa fantascienza abbia aiutato i nuovi scrittori o piuttosto li abbia messi in difficoltà?

V.V.: In effetti oggi ci sono tante divisioni e talmente tanti scrittori con un diverso background culturale che lo scrivere romanzi di fantascienza va visto sotto una diversa luce.


M.B.: Pensa che i romanzi di fantascienza scritti dalle donne abbiano una differente ispirazione, temi diversi e soprattutto un’anima differente da quella scritta da lei e dai suoi colleghi uomini?

V.V.: Può darsi che in media ci siano delle differenze ma per quanto si mettano a confronto scrittori diversi penso sia difficile distinguere lo stile e l’ispirazione di ognuno in base al sesso. Così se prende scrittrici come Linda Snodgrass o altre come lei, e comincia a metterle a confronto una per una, non penso che le differenze siano significative. Se invece raggruppa tutto insieme penso che troverà sempre delle differenze.


M.B.: Ci parli della genesi di Naufragio su Giri. Come le è venuta l’idea originale e come l’ha sviluppata?

V.V.: In realtà l’idea di base di Naufragio su Giri è stata un sogno. Mi ricordo di aver sognato una storia che vagamente aveva a che fare con il teletrasporto, così c’era già un primo elemento. L’altro elemento era il mio interesse a scrivere una storia che riguardasse il teletrasporto dove potessi utilizzare meno nozioni scientifiche possibile. Voglio dire, noi non abbiamo su scala macroscopica il teletrasporto nella vita reale nel nostro mondo, almeno apparentemente.

Forse potrebbe esserci una invenzione del genere ma io volevo ipotizzare un procedimento che non sconvolgesse le cose che già conosciamo o che fosse basato su un cambiamento molto piccolo. Questo significa che non volevo toccare argomenti come la conservazione dell’energia e il continuum temporale. L’idea si trasformò, come accade sovente per le faccende che hanno a che fare con la creatività. Se metti troppe restrizioni a quello che sei autorizzato a fare, molto spesso la fantasia ti darà una soluzione molto più carina di quella che troveresti mettendoti a tavolino e dicendo “bene oggi facciamo così”.


M.B.: Così vuol dire che se lei isola i gradi della creazione questo rende la sua scrittura più facile?

V.V.: Di certo migliora la creazione dell’intera opera. In questo caso le restrizioni che erano molto naturali venivano dal desiderio di non andare contro la scienza conosciuta o meglio di non contraddirla oltre quello che era assolutamente necessario. Questo significava che c’erano molte cose che riguardavano lo scenario della storia che erano esattamente quello che ci si aspettava che fossero. Infatti, in questo caso, buona parte del plot era quello che avrebbe dovuto essere. C’era una cartina nel libro e c’erano cose che riguardavano sia quella carta sia il mosaico dei personaggi del romanzo che rendevano la storia credibile, e molte di queste cose venivano dal mio desiderio di mantenere intatto il concetto della conservazione dell’energia e momentum lineare.


M.B.: Quali sono le sue abitudini quando scrive?

V.V.: Prima di tutto svolgo un lavoro a tempo pieno come insegnante. Questo significa che non sono nella posizione di lavorare molto continuativamente salvo che nei week-end, durante l’estate e le vacanze. Sfortunatamente non sono realmente un tipo che può lavorare a piccoli intervalli. Così le mie idee di base vengono sviluppate durante l’estate. Lavoro a blocchi di otto giorni circa. Pianifico di scrivere cinque di quegli otto giorni e produrre circa 1.500 parole per volta.


M.B.: Per quello che riguarda la creazione dell’intero lavoro con cartine e chiaramente la creazione del manoscritto stesso come organizza il suo lavoro?

V.V.: Di solito le immagini e le parole nascono nello stesso momento. Non possiedo una grande abilità artistica e neppure un computer con programmi grafici e spesso mi trovo veramente nella situazione di aver scritto una scena con tutti i particolari e mi chiedo “funziona davvero?”, poi torno indietro e comincio a disegnare degli schizzi, è una cosa che mi crea qualche problema ma in verità è proprio così che lavoro.


M.B.: Quali sono i progetti che ha in cantiere?

V.V.: Proprio in questo periodo sto lavorando a un lungo romanzo che sarà il seguito di un racconto intitolato “The Lather” che era già stato pubblicato dalla Bean Books in una antologia dal titolo Threats and Other Promises. Si tratta di un’avventura interstellare sulla scena galattica ma è anche una sorta di corsa tra raggruppamenti di cervelli ed è veramente molto divertente.


Traduzione di Stefano Di Marino

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