Ajao lottò per riprendere conoscenza e al tempo stesso cercò, senza riuscirci, di scacciare le mani che lo tenevano per le spalle. Tutt’intorno a lui imperversavano tuoni e altri rumori che assomigliavano terribilmente al crepitio delle armi da fuoco. Si impose di aprire gli occhi e fissò con le pupille annebbiate la faccia in ombra sopra di lui.
La voce del conte risultò appena udibile al di sopra di tutto quel fragore. — Fulmini e saette, buon witling! Incominciavo proprio a pensare che niente ti avrebbe rimesso in sesto… Lan, è sveglio! — Urlò la notizia voltandosi appena, e poi tornò a guardare il Novamerikano. — Dobbiamo andarcene di qui al più presto. Riesci a camminare?
Bjault si alzò in piedi con cautela, ma il dolore era diminuito rispetto a prima. Solo allora si rese conto delle dimensioni del disastro che si stava abbattendo su di loro. Dall’altra parte della stanza, Pelio e Mileru aiutavano i soldati del conte ad adagiare Yoninne su una lettiga. A meno di tre metri dai suoi piedi, la spessa parete di legno era stata frantumata in mille pezzi. Nel paesaggio esterno, illuminato dalla luna, echeggiavano i suoni della distruzione in atto.
— Che cosa succede? — gridò a Dzeda, ma un boato sovrastò le sue parole. Ajao si lasciò spingere dal conte nella polla di transito della stanza, insieme agli altri witling e a Samadhom.
Un attimo più tardi emersero nella sala riunioni della residenza nobiliare. La sala si trovava a parecchi chilometri di distanza dalle camere da letto e il rumore della battaglia vi giungeva attutito. Una delle lune splendeva oltre le finestre di cristallo della grande stanza e i soldati in piedi attorno all’acqua, sembravano pallidi e preoccupati.
Ajao ripeté la domanda, e questa volta Dzeda rispose.
— …volevano prenderci di sorpresa. Si servono di alcuni Uomini del Deserto che hanno compiuto il pellegrinaggio fino al lago di Transito di Tsarangalang, impiegandoli per rengare l’esercito del Re delle Nevi in città. Scommetto che l’intenzione di Tru’ud era quella di colpirci abbastanza forte da arrivare a catturarvi o a uccidervi prima che noi potessimo reagire. É c’è quasi riuscito.
Un soldato lo interruppe. — I messaggeri dicono che ci sono blocchi stradali su quasi tutti i laghi nel raggio di tre leghe, signore.
Il conte si accigliò. — Che cosa senghi? - chiese a Lan Mileru.
— Suppongo che abbia ragione, Dzeda. Sui laghi ci sono grosse turbolenze.
— Molto bene. Ci ritiriamo. Se il Popolo delle Nevi persiste nel suo attacco, richiederò l’aiuto della Corporazione.
— L’avrai — assicurò Lan.
Il conte impartì istruzioni a un drappello di messaggeri, poi si girò verso Pelio e Ajao. — Per tutti i mostri dell’oceano! Tru’ud sta rischiando tutto, pur di mettere le mani su di voi. E finché rimanete nella contea continuerà ad avere buone speranze di riuscirci. Ajao… credi di essere in grado di mettere subito in atto il tuo progetto?
Bjault guardò la sagoma immobile di Yoninne sulla lettiga. — Non è peggiorata, Adgao — disse Pelio. Fuori, il fragoroso ribollire del combattimento si intensificò. Lui guardò il conte e annuì. Il dolore alle viscere sembrava essersi temporaneamente placato, anche senza scomparire del tutto come a Grechper. Non sarebbe più capitato un momento migliore per tentare.
— Bene. Lan?
— Sono pronto, Dzeru. — Attraversarono la sala per raggiungere la scialuppa di ablazione e; con l’aiuto del conte, Ajao ottenne che i soldati girassero il veicolo nella precisa posizione che lui e Yoninne avevano studiato quando si trovavano ancora nel Palazzo d’Estate. Era assolutamente vitale che il centro di gravità della scialuppa puntasse nella direzione di volo al momento in cui sarebbero emersi sopra l’isola di Draere. In caso contrario, l’ingresso a velocità supersonica avrebbe provocato un movimento rotatorio capace di sganciare le zavorre dai cavi che le tenevano legate e di scaraventarle in giro riducendo tutti loro in poltiglia. La scialuppa era così piccola e compatta che i soldati faticarono a sistemare le leve, e aumentando l’inclinazione rischiarono più volte di capovolgerla.
La posizione ottimale era appena stata raggiunta e fissata mediante appositi cunei, quando il crepitio di un’esplosione simile a quella delle armi automatiche rimbalzò contro la parte superiore delle finestre della sala. Tutt’attorno, i soldati si buttarono a terra. — Giù! — gridò Dzeda nelle orecchie di Ajao. — Ci stanno rengando contro le rocce.
Si stesero sul pavimento e strisciarono a ovest della scialuppa per cercare riparo. — Uno dei vantaggi di vivere all’equatore — commentò il conte — è che i proiettili devono arrivare per forza da est.
Sotto il chiaro di luna si udirono delle grida, interrotte da un rapido susseguirsi di scoppi. Un soldato arrivò strisciando fino a loro. — Dzeda! Gli squadroni del Re delle Nevi muovono dal lago nella nostra direzione.
Una detonazione. Dalle colline provenne il suono di un immenso schianto.
— Dubito che sappiano con precisione dove si trovano i witling — osservò Mileruma se le squadre di ricognizione lo scoprono…
— … rengheranno qui intere compagnie di soldati, e saremo sopraffatti — continuò Dzeda al suo posto. — Ascolta, Lan, ho dato ordine di evacuare la zona attorno al lago. Voglio l’assistenza della Corporazione per spazzare via da là tutte le forze nemiche. Così, avremo modo di portare a termine quello che dobbiamo fare qui.
Il fragile e attempato Mileru rimase in silenzio per un lunghissimo istante, poi si dichiarò d’accordo… su qualcosa che Ajao scoprì solo un paio di secondi più tardi.
Una luce perlacea brillò attraverso le finestre occidentali, mettendo in risalto il profilo del crinale che li separava dal lago di transito. Per un attimo la sala risultò illuminata a giorno e persino la luna impallidì.’Mentre la luce incominciava ad assumere toni scarlatti, il suolo sotto di loro sussultò e si mosse. La scialuppa ondeggiò dolcemente, ma i tiranti non si spezzarono.
— Ho rengato un blocco di roccia dalla luna più lontana — spiegò Lan in tono laconico. — Pesava forse un centinaio di tonnellate, e l’ho spedita direttamente sul lago di transito. — Ajao guardò il Corporato, ma non scorse alcun segno di trionfo sul suo vecchio viso rugoso.
Lo spostamento d’aria, infranto e attenuato dal passaggio sopra il crinale, si abbatté contro la sala delle riunioni. La parete occidentale si curvò in dentro come una tenda artritica, poi si schiantò sul pavimento di marmo. Il tetto sopra di loro dapprima si sollevò e poi ricadde in posizione obliqua.
Bjault rimase a bocca aperta. Un centinaio di tonnellate, aveva detto il Corporato. Un centinaio di tonnellate, rengate da una distanza di circa duecentomila chilometri. L’energia potenziale liberata non poteva essere molto diversa da quella di una piccola bomba a fissione. E quel vecchio paralitico poteva scatenare una simile rovina su un punto qualsiasi del pianeta. Tru’ud doveva essere davvero furioso per rischiare una simile ritorsione.
Dzeda era già scattato in piedi. — Presto. Lan ha annientato le forze vicino al lago, ma ci sono ancora delle avanguardie nemiche qui intorno, e se nel lago è rimasta un po’ d’acqua…
— No, non ce n’è — disse Lan in tono triste, quasi parlando tra sé.
— …Potrebbero cercare di ristabilire una testa di ponte.
Nel silenzio quasi irreale, Ajao e Pelio aprirono il boccaporto della scialuppa e aiutarono i soldati a mettere Yoninne su uno dei sedili, prima di assicurarla con la membrana di protezione. Era strano vedere il suo viso così sereno e disteso, mentre intorno a loro succedeva di tutto. Sotto il chiaro di luna, una cortina di polvere si alzava scintillando dalla parete crollata, offuscando l’immagine degli edifici distrutti sul fianco della collina. La scena avrebbe potuto essere tratta direttamente dall’Ultima Guerra di Interregno sul Mondo Natale. L’esito di un intenso bombardamento aereo non sarebbe stato molto diverso. Unica differenza, non c’era traccia di fumo o di fiamme. Grazie ai poteri di Lan, l’opera di distruzione era stata compiuta unicamente dal vento e dalla gelida pietra lunare.
Bjault si arrampicò a bordo della scialuppa e agganciò le cinture. Il dolore incominciava di nuovo a pulsargli nel ventre, segnalando che la ripresa sarebbe stata breve. Diresse lo sguardo oltre il boccaporto e vide che Pelio aveva finito proprio in quel momento di salutare Dzeda e Lan.
— Qui, Samadhom — ordinò il principe. L’orso obbedì al richiamo del padrone, facendosi goffamente strada sul pavimento ingombro di detriti. Pelio si inginocchiò, prese la grossa testa dell’animale tra le braccia e se la strinse al petto. — Addio, Samadhom — disse con dolcezza, e la voce tradì un tremito.
L’orso non poteva affrontare il viaggio con loro. Le membrane anti-accelerazione della scialuppa erano in grado di proteggere due o, al massimo, tre passeggeri. La cosa non aveva creato grossi problemi durante il volo relativamente tranquillo sopra le montagne in compagnia di Bre’en, ma questa volta i witling sarebbero sbucati con grande violenza nell’aria sopra l’isola di Draere, e la decelerazione iniziale sarebbe stata pari a venti volte la forza di gravità. Su una cosa, Dzeda aveva ragione. Quando si colpisce l’aria a velocità supersoniche, è davvero come andare a sbattere contro un muro di roccia. Samadhom sarebbe morto, se lo avessero portato con loro.
Ma l’orso non era in grado di capirlo. Quando Pelio salì nella scialuppa, il povero animale arrancò freneticamente per raggiungerlo. Dzeda lo prese per la collottola e lo tirò indietro. Per quanto fioco, il meep di Samadhom assunse toni disperati. Pelio si protese fuori dal boccaporto. — Per favore, buon Dzeru, vi prenderete cura di lui?
Per una volta, il viso del conte rimase perfettamente serio. — Lo prometto. — Allungò il collo per guardare Bjault. — Lo terrò in buona salute… in attesa del vostro ritorno — aggiunse con un’occhiata significativa.
Dzeda si scostò dalla scialuppa e Bjault conferì per l’ultima volta con Lan Mileru. Poi il portello venne chiuso, sigillato… e loro rimasero soli. Dai finestrini, Ajao guardò gli altri allontanarsi. Nessuno voleva rischiare di trovarsi nei paraggi nel momento in cui la scialuppa avrebbe spiccato il salto. Come Bjault e Mileru avevano, programmato, il veicolo sarebbe riemerso a circa cento metri di altezza sopra la stazione di Draere, e cioè trecento metri sul livello del mare. Le leggi di conservazione dell’energia non sarebbero state violate, dato che Tsarangalang si trovava a quattrocento metri di altitudine, ma l’aria che loro avrebbero rimosso sopra l’isola sarebbe stata rengata lì, e sarebbe riemersa alla velocità di un chilometro al secondo. Tanto peggio per chi ci si trovava di mezzo.
Il silenzio sembrò dilatarsi. Ajao aveva sperato che in quegli ultimi secondi non ci fosse più tempo per le riflessioni, o per la paura. Nei giorni passati, finché quel momento era stato lontano, lui era riuscito a considerare il progetto come un semplice problema di aerodinamica, una questione risolvibile con la matematica e il buon senso. Ma ora, sulla soluzione fornita al problema, erano in gioco tutte le loro vite e i rischi che aveva considerato insieme a Yoninne non potevano più essere ignorati. Era come se si proponessero di attraversare l’oceano su un canotto di gomma bucato o di affrontare una cascata aggrappati a un tronco di legno. Certo, la scialuppa era stata progettata per sopportare velocità molto superiori ai mille metri al secondo, ma solo al di sopra della stratosfera, dove l’aria era dieci volte più rarefatta di quella presente al livello del mare. Anche con tutta la zavorra che avevano a bordo, la parte più bassa e più densa dell’atmosfera avrebbe generato una resistenza pari a venti volte la forza di gravità. Lo scafo e le cinghie di contenzione della zavorra avrebbero retto? Dopotutto, la scialuppa era stata costruita per sopportare un forte sbalzo termico, non grossi carichi gravitazionali.
Uno scricchiolio. Un altro scricchiolio. La scialuppa cigolò sui cunei che la mantenevano in posizione. Nella cabina buia, Ajao lanciò un’occhiata a Pelio.
— Qualcuno ha ricominciato a rengare pietre — disse il principe. Dall’alto giunse il rumore attutito di un’esplosione e il tetto già traballante ondeggiò minacciosamente sopra di loro. Attraverso i finestrini si videro dei soldati correre sotto il chiaro di luna. Soldati che indossavano gambali pesanti al posto dei gonnellini di Tutt’Estate.
Lan, rengaci via di qui!, pregò Bjault.
La preghiera fu esaudita. Ajao ebbe un attimo di tempo per prendere agevolmente fiato all’interno della membrana protettiva e poi si ritrovò di colpo schiacciato contro il sedile, con la pelle del viso e delle braccia che minacciava di staccarsi dalle ossa. La pressione gli svuotò i polmoni e non fu più possibile inspirare. La nebbia tremula di una temporanea perdita di coscienza si chiuse su di lui…
Ma prima riuscì a vedere, attraverso i finestrini, un orizzonte illuminato dal sole che si allontanava sopra di loro.