3

Charlotte Garner si svegliò, di scatto come fanno i gatti e del tutto presente a se stessa ancora prima di aver aperto gli occhi. Aveva una strana sensazione di freddo. Tremò, e aprendo gli occhi comprese il perché di quel freddo. Si era addormentata sotto i raggi del sole, e ora si trovava in piena ombra. Il che significava che il sole si era molto abbassato dietro la cortina di alberi che cingeva lo spiazzo. Meravigliata, guardò l’orologio che portava al polso.

Aveva dormito tre ore. Anche partendo subito sarebbero arrivati alle loro rispettive case, per la cena, con mezz’ora di ritardo. Forse i loro genitori, i suoi senz’altro, cominciavano già a preoccuparsi.

Rapidamente sì girò per svegliare Tommy. Ma non lo vide. La sua giacca però era ancora lì, nel punto esatto in cui l’aveva lasciata, e anche le scarpe. Dopo un breve attimo di smarrimento pensò che Tommy si fosse svegliato un minuto o due prima di lei. Prima di svegliarla doveva essersi inoltrato nel bosco, appena fuori della radura, per qualche suo motivo. Sarebbe stato di ritorno fra un minuto. Dato che non portava l’orologio, con tutta probabilità non si era accorto che fosse così tardi.

Charlotte si alzò, si scosse di dosso i fili d’erba, e risistemò con cura gonna e camicetta. Poi tornò a sedere e calzò i sandali.

Tommy non si vedeva ancora, e la ragazza cominciò a impazientirsi. Lo chiamò ma non ottenne risposta. Non poteva essere andato a una distanza tale da non sentire. Forse stava già tornando indietro e per questo non si era preoccupato di rispondere. Si accorse di avere alcuni fili d’erba fra i capelli. Si chinò a prendere il pettine nella giacca di Tommy, si pettinò, poi lo rimise a posto.

Tommy non compariva, e ora lei cominciava a preoccuparsi. Chiamò ancora, molto più forte questa volta.

Rimase in ascolto, ma sentì solò il lieve frusciare delle foglie nel vento. Stava forse cercando di farle prender paura? No, Tommy non avrebbe mai fatto una cosa del genere!

Ma cosa poteva essergli accaduto? Possibile che se ne fosse andato senza giacca né scarpe? E senza avvertirla? Poteva aver inciampato in qualche radice sporgente ed essersi magari slogato una caviglia! Ma in questo caso l’avrebbe chiamata. Lei aveva il sonno molto leggero e lo avrebbe certamente sentito. Soprattutto, avrebbe risposto quando aveva chiamato lei!

Adesso era preoccupata seriamente. Lasciò la radura e si addentrò tra gli alberi guardando dietro ogni cespuglio. Controllò anche dalla parte che dava sul sentiero.

Di tanto in tanto chiamava Tommy, gridando. Compì un ampio giro a spirale, e mezz’ora dopo si accorse di essere a circa un centinaio di metri dal punto di partenza. Aveva controllato attentamente tutta la zona senza trovare alcuna traccia di Tommy. Era spaventata.

E si rese conto di aver bisogno di aiuto. Raggiunse velocemente il sentiero e s’avviò verso casa, un po’ camminando un po’ correndo.

Avrebbe dovuto dire la verità, pensò, ma non aveva importanza ciò che avrebbero fatto o pensato i suoi genitori all’idea che lei e Tommy avessero anticipato il matrimonio. L’avrebbero capito anche se non l’avesse detto apertamente, ma non aveva importanza. Ciò che importava era ritrovare Tommy.

Quando irruppe nella sala da pranzo di casa sua, era stanca, affamata e scarmigliata. I suoi stavano ascoltando la radio, ma quando la sentirono entrare il padre si girò di scatto e la fissò.

— Era ora! Stavo per… — Poi notò la faccia stravolta della figlia. — Che cos’è successo, Charl?

Raccontò tutto. Fu interrotta solo una volta dalla voce sconvolta della madre.

— Vuoi dire che tu e Tommy siete stati…

Il padre la fermò con un cenno.

— Ti preoccuperai di questo più tardi. Lasciala finire.

Poi Jed Garner si alzò.

— Telefono a Gus — disse. — Dobbiamo andare immediatamente a cercarlo. Lui può portare Buck.

Andò al telefono e chiamò Gus Hoffman, la cui fattoria confinava con loro.

All’altro capo del filo, il padre di Tommy ascoltò attentamente. Quando Garner ebbe finito di parlare disse semplicemente: — Vengo subito.

Appese il ricevitore e rimase un attimo a pensare. Poi andò in bagno, prese una calza di Tommy nella cesta dei panni sporchi e la mise in tasca. Ne aveva bisogno per mettere Buck sulle tracce del ragazzo. Non che Buck non conoscesse l’odore di Tommy, ma così sarebbe stato meglio.

In cucina prese il guinzaglio di Buck.

Era un ottimo cane, ma aveva un difetto: una volta messo sulla pista lo si doveva legare al guinzaglio e tenerlo vicino, altrimenti non avrebbe più risposto a nessun comando e sarebbe andato a finire così lontano da non poterlo più ritrovare. Quando una pista è fresca i cani riescono quasi sempre ad andare molto più veloci degli uomini.

Si accertò di avere dei fiammiferi in tasca, prese una lanterna, controllò che ci fosse abbastanza combustibile, e alla fine uscì dalla porta della cucina.

Buck stava dormendo davanti alla cuccia che Tommy gli aveva costruita. Era un grosso cane a chiazze bianche e marrone. Non di pura razza, tuttavia si era sempre dimostrato un ottimo cane da caccia. Aveva sette anni, non più giovane quindi, ma era ancora pieno di vitalità.

— Vieni, Buck — disse Hoffman, e il cane lo seguì attorno alla casa e attraverso i campi che lo dividevano dalla fattoria dei Garner.

I vicini lo videro arrivare e uscirono dalla casa. Tutti e tre.

Anche Jed Garner aveva preso una lanterna, e sotto il braccio stringeva un fucile.

Non persero tempo a salutarsi, e Hoffman domandò subito a Charlotte: — Il sentiero è quello che si stacca dalla strada subito dopo il ponte?

— Sì, signor Hoffman. Ma vengo anch’io. Devo mostrarvi il posto dove… dove ci siamo fermati. Dove c’è la sua giacca, e le scarpe.

— Tu resti a casa, Charl — ordinò il padre seccamente. — Sei sfinita, dopo quei tre chilometri fatti di corsa!

— Buck troverà i vestiti — disse Hoffman. — Dunque… dobbiamo girare intorno al bosco e prendere il sentiero. Tre chilometri… Da qui all’inizio del sentiero c’è un chilometro. Quindi due chilometri dentro al bosco. Esatto?

Charlotte fece un cenno affermativo.

— Andiamo — disse Hoffman rivolgendosi a Garner.

— Aspetta, Gus. Perché non facciamo il primo chilometro in macchina? Risparmieremmo tempo.

— Ti dimentichi di Buck — rispose Hoffman. — Non ha paura dei fucili, ma le macchine lo terrorizzano. Diventerebbe nervoso da non esserci più di nessuna utilità. Meglio andare a piedi.

I due uomini raggiunsero la strada e s’incamminarono verso il bosco.

C’era un magnifico chiaro di luna e non ebbero bisogno di accendere le lanterne finché non si trovarono tra gli alberi. Ma anche lì non c’era buio completo.

— Perché hai portato il fucile, Jed? — chiese Hoffman. — Pensi di andare a caccia?

— Accidenti, no. Solo che nel bosco mi sento più tranquillo con il fucile, anche se so perfettamente che non ci sono animali che possono saltarmi addosso. — Rimase un attimo in silenzio, poi soggiunse: — Stavo pensando… Se troviamo Tommy…

— Lo troveremo.

— D’accordo. Quando lo avremo trovato, se sta bene, non penso che sia il caso di fare aspettare i nostri figli per altri sei mesi. Se vogliono giocare a marito e moglie, accidenti, facciamoglielo fare legalmente!

— Hai ragione — rispose Hoffman.

Camminarono per un po’ in silenzio. Poi videro i fari di una macchina venire verso di loro lungo la strada. Hoffman si girò rapidamente, prese Buck per il collare e lo tirò sul ciglio della strada.

— Aspettiamo che sia passata — disse a Garner. — Non voglio che Buck mi scappi.

Quando la macchina fu lontana ripresero il cammino.

Raggiunsero l’inizio del sentiero. Ormai si era fatto buio completo. Si fermarono un attimo per accendere le lanterne. Da lì in avanti dovevano procedere sotto gli alberi e avevano bisogno di luce.

S’incamminarono. Ad un tratto Garner domandò: — Ma dove diavolo può essere andato Tommy? E perché senza scarpe?

— Non perdiamo tempo a domandarlo — brontolò Hoffman. — Lo scopriremo.

Continuarono a camminare in silenzio.

— Immagino che abbiamo percorso un chilometro dall’inizio del sentiero — disse Hoffman a un tratto. — Tu che ne dici?

— Penso di sì — rispose Garner. — Forse anche qualcosa di più.

— Allora è meglio affidarsi a Buck. Tua figlia può essersi sbagliata sulla distanza, ed è meglio non andare oltre il punto in cui sono arrivati loro.

Mise a terra la lanterna e agganciò il guinzaglio al collare di Buck. Poi mise la calza di Tommy sotto il naso dell’animale.

— Avanti, trovalo.

Il cane annusò il sentiero, e partì immediatamente. Lo seguirono. Hoffman teneva il guinzaglio in una mano e la lanterna nell’altra. Garner stava a qualche passo di distanza. Buck continuò ad avanzare senza esitazioni, ma senza correre, e senza mai tirare il guinzaglio.

A un certo punto Buck uscì dal sentiero e cominciò ad annusare in mezzo all’erba.

Hoffman si chinò per guidare.

— Un topo di campo morto. Schiacciato. Forza, Buck, torna al lavoro — disse, trascinando di nuovo il cane sul sentiero.

— Mentre ti stavamo aspettando, Charlotte me ne ha parlato — disse Garner. — Non mi sembrava importante, così mi sono dimenticato di dirtelo. A ogni modo significa che siamo vicini al posto. Voglio dire al posto in cui si sono fermati a… a dormire.

— Cos’è la storia del topo di campo?

Garner raccontò quel che gli aveva detto la figlia.

— Strano — disse alla fine — un topo di campo che attacca. Di’, e se avesse avuto la rabbia? Non ha morso Charl, ma Tommy gli ha dato una manata per toglierselo dai pantaloni. Se un suo dito avesse colpito un dente dell’animale e se si fosse graffiato senza accorgersene, pensi che…

— Al diavolo, Jed. Sai meglio di me come sia la rabbia. Se Tommy è rimasto infetto, il male non si sarebbe manifestato immediatamente. Ci sarebbero voluti diversi giorni. — Si grattò il mento. — A ogni modo, quando avremo trovato Tommy, voglio subito controllargli le mani. Se c’è un solo graffio, al ritorno prenderemo il topo e lo faremo esaminare. Forza, Buck, vai avanti.

Dopo circa una trentina di passi Buck uscì ancora dal sentiero. Ma non si fermò ad annusare in mezzo all’erba. Continuò il cammino. Raggiunse dei cespugli che sembravano formare una fitta parete e s’infilò in mezzo ai rami. Hoffman sollevò la lanterna cercando di scostare la vegetazione.

— Ci siamo — disse. — La giacca è ancora qui. — Passò attraverso i cespugli e Garner gli tenne dietro. Poi si fermarono a guardare l’indumento. A mezzo metro dalla giacca c’erano le scarpe del ragazzo.

— Accidenti! — esclamò Hoffman. — Speravo… — Ma non finì la frase. Aveva sperato che Tommy fosse tornato lì dopo che Charlotte se ne era andata. Non sapeva cosa avrebbe potuto significare, dato che Tommy non era ritornato a casa, ma gli sembrava che così sarebbe stato meglio. A ogni modo era molto più terrorizzato adesso che non quando aveva sentito la storia dalla ragazza. Quella giacca sembrava così… vuota. Fino a quel moménto gli era sembrato un brutto segno. Ora stava diventando un incubo.

Buck stava annusando gli indumenti e il punto in cui Tommy si era coricato. Poi fece un giro e tornò a infilarsi nei cespugli. Ma in un punto differente questa volta.

Hoffman si lasciò guidare.

— Vieni, Jed — disse. — Ha ritrovato la pista. Quella da cui Tommy se n’è andato.

— Devo prendere la giacca e le scarpe? — domandò Garner.

— Sì — rispose Hoffman dopo un attimo di esitazione. — Così, quando lo avremo trovato non sarà più necessario tornare fin qui.

Trattenne Buck e rimase in attesa finché Garner non lo raggiunse con la giacca e le scarpe di Tommy sotto il braccio.

Poi partirono seguendo l’animale. Tornarono al sentiero, poi subito lo lasciarono per dirigersi verso nord-ovest.

Ora Buck tirava con forza. Non solo la traccia era più fresca, ma un uomo che indossa solo le calze lascia un odore più forte di quello che calza anche un paio di scarpe. Sul sentiero poi c’erano altri odori più deboli, di persone che erano transitate nel bosco. Lì invece c’era solo quello di Tommy.

— Calma, Buck — disse Hoffman, mentre lui e Garner lo seguivano quasi di corsa.

Загрузка...