La mente li osservò con attenzione. Non per lascivia, una parola di cui non avrebbe potuto comprendere il significato. La mente non aveva sesso. Il pronome femminile veniva usato per comodità di discorso dato che non la si poteva definire con un pronome neutro. La sua specie si riproduceva per scissione. Una creatura si divideva e diventavano due. Come facevano solo le forme inferiori di vita. I batteri della Terra, ad esempio.
Ma guardava con attenzione perché aveva capito ciò che i due giovani stavano facendo, e le era venuta una improvvisa speranza. Quella di avere in suo potere un ospite-schiavo adatto. Sapeva, per aver visitato migliaia di mondi su cui vivevano creature di due sessi, che dopo l’atto sessuale, compiuto in maniere più o meno simili, le due creature avevano la tendenza ad addormentarsi. Non perché fossero esauste fisicamente ma perché le specie intelligenti si trovavano emotivamente sfinite.
Se una delle due creature si addormentava, la mente avrebbe avuto uno schiavo. Se si fossero addormentate tutte e due, così decise, avrebbe scelto il maschio dato che era più grande e certamente più forte.
Dopo un po’ li vide rilassarsi e rimanere immobili per alcuni istanti. Cominciò a sperare. Tornarono a muoversi, si baciarono, parlarono. Poi, dopo essersi distesi in una posizione leggermente diversa, rimasero immobili.
La femmina si addormentò per prima. Avrebbe potuto entrare nella mente di lei, ma il maschio aveva gli occhi chiusi e il respiro lento e regolare. Evidentemente era anche lui prossimo ad addormentarsi. Perciò la mente decise di aspettare.
E il maschio si addormentò. E la mente penetrò nel suo cervello. Ci fu una breve ma terribile lotta per ricacciare l’ego, l’essenza, quella parte di mente che apparteneva a Tommy Hoffman. C’erano sempre simili scontri quando doveva prendere possesso di creature intelligenti. Poco meno di un’ora prima era bastato un millesimo di secondo per impossessarsi del quattro-zampe. Invece, più intelligenti erano le specie, più duro risultava lo scontro. Variava inoltre secondo il grado di intelligenza dei vari individui di una specie.
In questo caso bastò un secondo, il che indicava una creatura di intelligenza modesta. Ora aveva il possesso della mente di Tommy Hoffman, e attraverso questa poteva controllare anche il corpo di Tommy. Comunque si poteva dire che Tommy Hoffman era sempre lì, ma che si trovava assoggettato senza possibilità di scampo, e incapace di usare il suo corpo o i suoi sensi. La mente ne aveva preso possesso. La liberazione poteva avvenire solo al momento della morte. La morte di Tommy, o quella della mente.
La mente adesso possedeva tutti i ricordi di Tommy, e di conseguenza il suo sapere Ma sarebbe occorso tempo per assimilare ogni nozione, capirla e poterla sfruttare. Ogni cosa a suo tempo.
Prima di tutto doveva mettere il suo corpo, il guscio, in un nascondiglio sicuro, per evitare che qualche altro uomo, o parecchi uomini (ora poteva pensare con il vocabolario di Tommy) venissero per ferirlo o distruggerlo.
Lasciò perdere tutto e frugò nei pensieri di Tommy per trovare un buon nascondiglio. E riuscì a scovarne uno. Nel bosco, mezzo chilometro più avanti, c’era una grotta, aperta nel fianco della collina. Era piccola, ma ben nascosta. Tommy l’aveva scoperta molto tempo prima, quando aveva solo nove anni. L’aveva sempre considerata «sua», e non ne aveva mai parlato né l’aveva mai mostrata a nessuno. Per ciò che sapeva, nessun altro ne conosceva l’esistenza. Inoltre la grotta aveva il fondo sabbioso.
In silenzio, per non svegliare la ragazza (avrebbe potuto farla uccidere, ma sarebbe stata una complicazione non necessaria; d’altra parte non voleva uccidere solo per capriccio), si alzò avviandosi verso il sentiero. Dato che il fattore tempo poteva essere importante — altre persone avrebbero potuto percorrere il sentiero — non si fermò a far indossare al suo ospite-schiavo la giacca e le scarpe, che restarono sull’erba accanto all’altra creatura.
Quando giunse vicino agli alberi, nell’attimo di lasciare la piccola radura nascosta, si girò per assicurarsi che la ragazza stesse ancora dormendo. Era distesa in mezzo all’erba immobile.
Arrivato sul sentiero partì di corsa verso la grotta scoperta nella mente di Tommy. Quello sarebbe stato il suo nascondiglio. Per un po’, almeno.
Frugando nella mente di Tommy scoprì la risposta a una questione che l’aveva lasciata perplessa. Perché Tommy e la ragazza, quando avevano visto il guscio, non si erano fermati a osservare meglio. Dalla forma, visto dall’alto, il corpo della mente somigliava a una creatura della Terra (aveva scoperto il nome di quel pianeta nella mente del suo prigioniero) chiamata tartaruga. Per chi la guardava di sfuggita, lei era una tartaruga di circa venti centimetri, con le zampe e la testa ritirate nel guscio. Le tartarughe erano animali lenti e senza intelligenza. Non molestavano gli esseri umani, e a volte invece erano proprio gli esseri umani a molestare le tartarughe. Vero che erano commestibili: le venne alla mente il concetto del sapore di una zuppa di tartarughe, ma gli umani, a meno che non stessero cacciando tartarughe, raramente ne avrebbero raccolta una di quella grandezza per portarla a casa. Una tartaruga di quelle dimensioni avrebbe potuto pesare circa tre chili, quasi il suo stesso peso, ma si sarebbe ridotta a pochi etti di carne commestibile. Non sarebbe valsa la pena, tranne forse per un uomo affamato, di perdere tempo a ucciderla e pulirla.
Quella fortuita somiglianza la aveva salvata. La somiglianza e il comportamento del topo di campo in quei pochi minuti in cui la mente lo aveva tenuto prigioniero. Con il topo di campo aveva fatto senza volerlo le mosse più adatte. Un’altra fortunata combinazione. Non avevano avuto paura né si sarebbero messi a inseguirlo fuori dal sentiero. Però, mordendo la ragazza quando lei lo aveva raccolto e assalendo il ragazzo quando la ragazza lo aveva lasciato cascare, aveva fatto nascere in loro il sospetto che fosse portatore di qualcosa che sulla Terra chiamano rabbia, e che il morso avesse infettato la ragazza. La paura aveva fatto sì che Tommy obbligasse la ragazza a correre verso la radura nascosta per vedere se fosse stata veramente morsicata, in caso contrario essi avrebbero continuato a procedere lentamente e si sarebbero forse fermati quando la ragazza aveva detto: «Guarda, una tartaruga». Un più attento esame avrebbe loro mostrato che… be’, guardandola dal di sopra potevano dire che era una specie di tartaruga che non avevano mai vista prima di allora. E questo sarebbe stato un vero guaio, perché i due umani si sarebbero accorti che non era affatto una tartaruga. Invece di avere lo scudo, lei era un guscio continuo, senza aperture né per la testa né per le zampe. Poi loro, o la persona a cui l’avessero portata, avrebbe potuto decidere di aprirla per vedere come era fatta internamente. Sarebbe stata la fine, per la mente. Anche se nel frattempo avesse trovato uno schiavo, lei sarebbe morta sia nel suo ospite che nel suo stesso corpo. L’estensione mentale che controllava un ospite-schiavo non poteva avere esistenza indipendente.
Fece correre Tommy finché il sentiero non fu scomparso alla vista, poi, sapendo che la creatura terrestre non avrebbe potuto procedere di quel passo per più di mezzo chilometro, lo fece rallentate.
L’ingresso alla caverna era molto piccolo. La mente notò con soddisfazione che per entrare ci si doveva piegare sulle ginocchia. Oltre tutto l’ingresso era ben mascherato dalle piante.
All’interno era buio, ma la mente poteva vedere attraverso gli occhi di Tommy. E per mezzo della memoria di Tommy, alla stessa maniera con cui poteva vedere con gli occhi, aveva l’intera immagine del posto. (Il suo senso di percezione, indipendente dalla luce o dalla oscurità, funzionava solo quando era completamente nel proprio corpo. Quando si trovava nel cervello di un ospite, dipendeva soltanto dagli organi sensori del suo prigioniero.) La caverna non era grande. Si spingeva nel fianco della collina per circa sei metri, e nel punto più largo, a circa metà, misurava due metri d’altezza. L’unico punto in cui un uomo potesse stare eretto.
In quel punto la mente si fece deporre a terra poi obbligò Tommy a scavare un buco nella sabbia. A circa venti centimetri di profondità le mani di Tommy trovarono la roccia. Si fece deporre sul fondo e ricoprire. Poi Tommy lisciò accuratamente la sabbia. Alla fine strisciò all’indietro verso la imboccatura della grotta e cancellò le orme lasciate nell’entrare.
Fece sedere Tommy sulla soglia della grotta, nascosto dagli stessi cespugli che celavano l’ingresso, e rimase lì.
Adesso non c’era premura. Era nascosta in luogo sicuro e poteva perdere un po’ di tempo per assimilare tutte quelle conoscenze che Tommy aveva nel suo cervello, catalogarle e usarle come base per i suoi piani futuri.
E decidere che cosa fare del suo ospite-schiavo.
Si era già accorta che la mente di Tommy non era esattamente quella che le interessava controllare. Ma il ragazzo poteva servire per un po’ di tempo. Aveva una intelligenza media (questo era almeno ciò che Tommy pensava di se stesso), ma la sua istruzione era incompleta, e le sue cognizioni scientifiche non andavano oltre pochi principi elementari.
Ma Tommy poteva essere utile… per un po’ di tempo.