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Il cielo era nuvoloso, quella mattina a Bartlesville, e poco prima di mezzogiorno cominciò a piovere. Willie Chandler guardò fuori dalla vetrina del suo negozio di riparazioni per radio e televisori e pensò che era stata una fortuna essersi portato la colazione, così non avrebbe dovuto uscire per andare al ristorante. Questa era la sua unica fortuna, perché il resto… Gli affari andavano alquanto male, e lui era indebitato fino al collo. Bartlesville era un centro troppo piccolo per dar da vivere a un negozio come il suo.

Willie Chandler aveva trentadue anni, era alto e magro, e portava gli occhiali. Riusciva simpatico alla gente, ma questo non bastava a far vivere lui e la madre inferma. Il giovanotto era nato e cresciuto a Bartlesville, dove il padre aveva un negozio di generi commestibili. Willie aveva lavorato col padre fino alla sua morte, ma non gli piaceva quel lavoro. Le radio invece l’avevano sempre interessato, perciò aveva venduto l’altro negozio per comprare questo, ma non gli era andata bene.

Si allontanò dalla vetrina e tornò al banco di lavoro, spostò alcuni pezzi di apparecchio per far posto al pacchetto della colazione e cominciò a mangiare.

Stava finendo il caffè quando sentì uno strano raschiare e si guardò attorno per capire da dove provenisse.

Sul davanzale della finestra laterale, un gatto stava grattando il vetro con la zampa. Era un grosso gatto nero, bagnato fradicio. Willie si avvicinò alla finestra per osservarlo da vicino. Gli sembrò di non averlo mai visto da quelle parti.

— Be’, che cosa vuoi, gatto? — disse Willie. Gli piacevano i gatti.

Quello che gli stava davanti aveva un aspetto sparuto. Forse era affamato, o forse era effetto della pioggia che gli aveva incollato il pelo al corpo. Come per rispondere alla sua domanda il gatto aprì la bocca e con tutta probabilità miagolò. Ma lui non poté sentirlo dato che si trovava dietro il vetro.

— Vuoi entrare? — Willie aprì la finestra, e il gatto saltò agilmente a terra.

Poi Willie richiuse la finestra e osservò l’animale.

— Hai fame? — chiese. — Mi dispiace, ma ti posso offrire solo un po’ di pane e marmellata. Non è l’ideale per un gatto, ma se hai fame…

Si mise a sedere al banco e spezzò a piccoli pezzi un panino imbottito di marmellata. Il gatto annusò, perplesso, poi mangiò.

— Hai anche sete? — disse Willie. Frugò in mezzo agli attrezzi che teneva sul banco, e scoprì un piccolo coperchio che avrebbe potuto contenere dell’acqua. Andò al lavandino del retro e dopo aver riempito il coperchio lo mise davanti al gatto.

— Mi spiace che non sia latte — disse. — Ma se hai veramente sete…

Il gatto bevve alcuni sorsi. Willie guardò i due asciugamani appesi vicino al lavandino. Uno era da lavare. Lo prese.

— L’unica cosa che posso fare è asciugarti. Non credo di poterlo fare completamente, ma almeno sarai meno bagnato di adesso.

Il gatto rimase tranquillo e parve felice di venir strofinato. Willie aveva appena finito quando il telefono squillò. Andò a rispondere.

— Willie Chandler, riparazioni radio-TV.

— Sono Cap Hayden, Willie. — Cap Hayden era il direttore dei magazzini generali e dell’ufficio postale del paese. — Mi avevi detto di telefonarti non appena arrivava un pacchetto da Chicago. È qui.

— Ottimo, Cap. Vengo subito.

— Un momento, Willie. Metti un po’ di soldi in tasca. È un pacchetto contro assegnò. Sei dollari e ottanta. Non posso metterteli in conto perché questi sono soldi del Ministero delle Poste e devo fare immediatamente il versamento.

— Accidenti — esclamò Willie. — Senti, il motivo per cui mi serve di premura quel pacchetto è che contiene una valvola che in negozio non avevo. È per la TV di Dolf Marsch. Ho già messo a posto l’apparecchio, ma senza quella valvola, non posso finire il lavoro. Dolf mi deve dare venti dollari, ed è un tipo che paga subito. Io adesso ho solo tre dollari e qualche centesimo. Se mi puoi prestare la differenza ti restituirò i soldi appena Dolf salda il conto…

— Per questa volta… Però me li dovrai restituire il momento stesso in cui Dolf ti paga.

— Grazie, Cap. Vengo subito.

Willie prese l’impermeabile e andò alla porta. Poi si girò.

— Gatto, ti affido il negozio. Non chiudo neanche perché qui non c’è niente che valga la pena di rubare. Se viene qualcuno… cosa di cui dubito, tu di’ che torno subito.

Aprì la porta, poi tornò a girarsi.

— Gatto, sia ben chiara una cosa. Puoi stare qui finché non cessa di piovere. Ma non ti posso tenere. Mi vergogno di doverlo dire, ma non mi posso permettere di mantenere un gatto, né qui né a casa. Se hai ascoltato la conversazione che ho fatta al telefono, avrai capito in che acque navigo. Spero comunque che tu possa trovare una casa… con tanto latte.

Il gatto non rispose, naturalmente, e Willie uscì. Raggiunse di corsa l’ufficio postale, e dopo aver ritirato il pacchetto, rifece di corsa la strada. Si tenne vicino ai muri, e quando raggiunse il negozio non si poteva dire che fosse molto bagnato. Appese l’impermeabile e andò subito al banco per disfare il pacchetto.

Il gatto, appena lo aveva visto entrare, era saltato giù dal banco. E ora Willie poteva vedere le impronte lasciate dalla bestiola in mezzo ai suoi attrezzi. A quanto sembrava era andato ad annusare due apparecchi televisivi in riparazione: quello per cui gli serviva la valvola, e un altro dal quale Willie aveva smontato il tubo catodico.

E c’era anche un’impronta sul libro dei circuiti. Era aperto a una pagina differente da quella che lui aveva consultato.

— Gatto, stai studiando elettronica? — disse Willie, ridendo. Era certo di aver lasciato il libro aperto alla pagina dei circuiti dell’apparecchio di Dolf Marsh, ma evidentemente si sbagliava.

Tolse la valvola dal pacchetto e avvicinò lo chassis dell’apparecchio televisivo di Dolf. Poi si girò verso il gatto e batté una mano sul banco.

— Su, vieni a vedermi lavorare. Non ti voglio insegnare elettronica, perché anch’io non ne so molta. Non la teoria, a ogni modo. Ho fatto soltanto un corso di quattro mesi. Posso seguire un circuito, ma non so come funzioni. Proprio come te. Salta sul banco.

Batté ancora una volta con la mano sul banco, e il gatto saltò, poi si mise seduto di fronte a lui e rimase a osservarlo attentamente.

Mentre lavorava, Willie cominciò a parlare col gatto. E gli parve di sentirsi compreso quando, messa a posto la valvola, si accorse che l’apparecchio continuava a non funzionare. Allora cominciò a spiegare al gatto tutte le nuove operazioni che stava facendo, controllo delle resistenze, dei condensatori e la ricerca di corti circuiti.

Poi, avendo trovato nel gatto un ascoltatore perfetto, cominciò a raccontargli i suoi problemi personali, le sue preoccupazioni per il negozio e la madre e tutti i suoi dubbi sul futuro. Trovò che era un sollievo poter dire a un gatto cose che non avrebbe mai avuto il coraggio di dire a un essere umano.

Il gatto rimase ad ascoltare fino alla fine. Poi saltò giù dal banco. Raggiunse la porta e si fermò a miagolare e a raschiare il vetro con la zampa. Willie si alzò con riluttanza e lo fece uscire.

— Gatto — disse — torna pure quando vuoi. Stessa finestra e stesso segnale. Sarò felice di poter dividere con te la mia colazione.

Non pioveva più. Dai vetri Willie rimase a osservare il gatto che attraversava di corsa la strada per sparire in una via traversale.

Evidentemente aveva già una casa. Willie pensò che forse un giorno avrebbe avuto un gatto tutto per sé. Non doveva poi costare molto, nutrirlo. E sarebbe stata la prima stravaganza che si permetteva.

Ma non avrebbe mai saputo, mai sospettato, di essere stato sotto giudizio e trovato «interessante» e di aver passato un’esperienza che l’aveva portato vicino alla morte.

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