20

Non accadde più nulla.

E i minuti trascorrevano lenti come ore. Per la maggior parte del tempo, Staunton si spostò da una finestra all’altra per guardare fuori… Niente. Le gambe gli dolevano. Avrebbe dato mille dollari per mettersi a sedere e riposare. Ma sarebbe stato troppo pericoloso.

La mattina passò. Certo fra poco sarebbero arrivati lo sceriffo e la polizia di Stato. La signorina Talley doveva averli avvisati. Doveva aver detto che era mancato a un appuntamento e che doveva trovarsi in difficoltà o in pericolo.

Non avrebbe potuto stare sveglio ancora per molto. Considerando la notte che aveva trascorsa quasi insonne, erano quasi ventiquattro ore che non dormiva. Cominciava persino a diventare pericoloso sedersi sul bracciolo della poltrona.

Era quasi mezzogiorno. Era vicino alla finestra e considerava la possibilità di appoggiare la testa allo stipite. Ma non ne aveva il coraggio. Poi sentì il rumore di una macchina.

Prese il fucile e aprì la porta. Ma rimase dentro la casa, pronto a difendere lo sceriffo, o chiunque altro fosse, da un attacco diretto.

Una macchina girò dalla strada dirigendosi verso la fattoria. Una piccola Volkswagen con a bordo la signorina Talley… Sola.

Le fece freneticamente cenno di andarsene, e sperò di vedere la macchina girare.

Ma la signorina Talley non gli stava facendo caso. La sua attenzione era rivolta alla macchina di Staunton e alla carcassa del cervo su cui i nibbi stavano banchettando. Spense il motore, e solo in quel momento vide il dottore sulla porta.

— Signorina Talley — gridò Staunton. — Tornate in paese, presto. Avvisate la polizia di Stato e…

Ma ormai era troppo tardi. Un toro era comparso alla curva della strada e stava correndo verso di loro a testa bassa. Si trovava a una trentina di metri. Staunton vide subito una possibilità di vincere, anche se era pericolosa. Se avesse potuto fermare il toro senza ucciderlo, magari ferendolo alle gambe in modo che non potesse più uccidersi da solo, il nemico non avrebbe avuto più la possibilità di impadronirsi di un altro schiavo…

Gridò alla signorina Talley di rimanere in macchina, fece pochi passi e sollevò il fucile.

Mirò giusto, ma nell’eccitazione sparò un attimo troppo presto. I pallini ferirono il toro, ma non riuscirono a fermarlo. Infuriato il toro cambiò direzione, e caricò Staunton. Il momento in cui partì il secondo colpo il toro era ormai troppo vicino. «Doveva» essere un colpo mortale, e lo fu. Il toro cadde a terra di fianco all’uomo.

Staunton si avvicinò di corsa alla macchina.

— Correte in casa. Non abbiamo un minuto di tregua. Non c’è da perdere tempo.

Si avviarono di corsa verso la fattoria. Il fucile era scarico, e le cartucce erano rimaste sul divano. Quando raggiunsero la porta, Staunton si girò per guardarsi alle spalle e nell’aria. Un grosso uccello stava volando sopra la casa, ma se aveva intenzione di attaccare, ormai era troppo tardi. Entrò e chiuse la porta.

In poche parole, mentre caricava il fucile, raccontò alla signorina Talley tutto ciò che era accaduto il giorno precedente e quella mattina.

— Se solo avessi insistito! — esclamò la Talley. — Ieri pomeriggio ho telefonato allo sceriffo dicendo che secondo me eravate in pericolo. Lui è rimasto incredulo, poi ha promesso che si sarebbe fatto vedere. Questa mattina gli ho ancora telefonato, ma ha detto di avere parecchie cose da fare e che fino a domani non avrebbe potuto venire a Bartlesville. Deve aver pensato che sono una vecchia zitella isterica!

— Domani! Non ce la faccio a stare sveglio fino a domani. Vorrei che non foste venuta. Ora anche voi siete nei guai.

— Non pensate ci sia la possibilità di raggiungere la città con la mia macchina? Io guido e voi tenete il fucile.

— C’è una possibilità su mille, signorina. Lungo la strada ci devono essere molte mucche al pascolo, e il bosco probabilmente pullula di cervi. E anche gli uccelli possono costituire un vero pericolo. Fra quanto tempo si accorgeranno che mancate? Se non doveste andare a casa questa sera, i vicini se ne accorgerebbero?

— No di certo. Di tanto in tanto vado al cinema a Green Bay, poi mi fermo a dormire da una mia parente. No, se non mi vedono, i miei vicini non se ne preoccupano. Se solo avessi pensato di telefonare alla polizia di Stato…

— Sono stato io a fare il primo… i primi due errori. Dopo la morte del gatto non avrei più dovuto dormire in questa fattoria, e ieri mattina, dopo aver saputo della morte di Jim Kramer, non avrei dovuto tornare a prendere le valigie. È stato l’errore più grande, quello che mi ha perso. — Sospirò. — Voglio fare un caffè — disse alla fine. — Ora che ho qualcuno con cui parlare posso anche rischiare di berlo stando seduto. E parlando può darsi che si venga a capo di qualcosa.

Mentre preparava il caffè, Staunton parlò per quasi tutto il tempo.

— È un extraterrestre — disse la signorina Talley, quando lui tacque. — Dottore, perché non volete ammettere che state combattendo contro una intelligenza extraterrestre? Chi altro potrebbe essere?

— Un essere umano mutante.

— Ci credete veramente?

— No. Ma non voglio perdermi in congetture. Fino a quando non potrò chiamarlo con un altro nome, per me sarà il «nemico». È inutile andare alla ricerca di un nome. Abbiamo già troppe cose cui pensare. Prima di tutto, quali possibilità di salvezza abbiamo? Naturalmente posso sbagliarmi pensando che il nemico ci tenga chiusi in questa casa aspettando che io mi addormenti.

— Avete qualche idea?

Le disse di aver pensato di ferire un animale controllato dal nemico in modo d’avere il tempo di giungere fino al paese.

— Però — soggiunse — è molto difficile ferire un grosso animale in modo che non possa più attaccare o tentare di uccidersi. Bisognerebbe ferirlo alle gambe, in modo da immobilizzarlo.

— Non avete una carabina?

— Solo una calibro 22. Ma è rimasta in macchina, ed è inutile tentare di andarla a prendere. Ho una pistola, ma non sono molto pratico a maneggiarla. Potrei uccidere un animale, ma non tentare di ferirlo. — Scosse la testa. — Penso però che ormai il nemico abbia capito il pericolo di essere ferito, e che userà quindi soltanto uccelli. Anche riuscissi a ferirne uno, morrebbe poi subito nella caduta.

— Non posso fare niente, io?

— Soltanto parlare e ascoltare. Non credo che succederà qualcosa. È una gara di attesa… a meno che uno di noi due non cerchi di uscire.

Le ore passarono. Pensarono a dozzine di modi d’uscire da quella situazione. Ma per una ragione o per l’altra risultavano sempre poco pratici o troppo pericolosi. A un certo punto Staunton prese il fucile e uscì sulla soglia per vedere se l’assedio continuava. Immediatamente vide un grosso uccello lanciarsi verso di lui.

Sparò senza aspettare che fosse troppo vicino, poi sparò il secondo colpo, e un grosso falco cadde proprio ai suoi piedi.

Il sangue era schizzato sulle scarpe e sui pantaloni. Andò in camera sua per cambiarsi e ne approfittò per fare un bagno freddo. Ma non gli fu di molto aiuto. Per poco non si addormentò nella vasca da bagno. Ormai era giunto al limite delle sue capacità di resistenza.

Quando scese al piano terreno pregò la signorina Talley di stargli vicino con un secchio d’acqua gelata e di lanciargli un bicchiere d’acqua in faccia ogni volta in cui gli avesse visto chiudere gli occhi.

Nell’ora seguente il sistema del bicchier d’acqua fu adottato due volte: stava parlando e aveva interrotto a mezzo una frase. Verso le sei accadde una terza volta. Fra poco si sarebbe fatto scuro, e Staunton dubitava di poter resistere ancora per molto tempo.

Asciugandosi la faccia, si alzò.

— Signorina Talley, è inutile continuare in questa maniera. Possiamo tentare due cose. Il pericolo esiste per tutti e due, per voi come per me. Così lascio decidere a voi ciò che dobbiamo fare.

«Prima cosa. Io cerco di raggiungere a piedi il paese, o almeno la più vicina fattoria provvista di telefono. Prendo il fucile e lascio a voi la pistola. Forse riesco a farcela. Forse abbiamo esagerato nel calcolare il pericolo e la distanza a cui il nemico può operare. A ogni modo, nel caso dovessi raggiungere il paese o la fattoria, disporrò che veniate subito liberata da diverse macchine della polizia con uomini armati di armi pesanti. Nel caso non riuscissi…».

— No — interruppe la signorina Talley con fermezza. — Se voi andate vengo anch’io. Anche a piedi, se avete deciso così. Ma c’è veramente un vantaggio?

— Per prima cosa rimarrei sveglio. In secondo luogo potrei guardare in alto e cercare di non farmi assalire dagli uccelli. Comunque, la mia seconda alternativa non era quella di farvi venire con me. E forse potrebbe risultare troppo pericolosa.

«Si tratta semplicemente di mettermi a dormire, qui, in questa stanza, ma dopo aver preso la precauzione di farmi legare al divano. In cucina ci sono quindici metri di corda. Potreste legarmi in modo da non permettermi alcun movimento. O la nostra idea su ciò che mi può accadere quando mi sarò addormentato è solo una deduzione e risulta sbagliata, o il nemico prende possesso di me. Ma io sono legato, non mi posso muovere, non vi posso fare del male, e non mi posso uccidere in modo che il nemico entri in un altro ospite. In questo caso potete benissimo andare in paese e tornare con gli aiuti.»

— Ma… che tipo di aiuto, se voi…

— Non possiamo saperlo finché non vediamo cosa mi capita. Dovrete andare in città con le mie relazioni e cercare di mettervi in contatto con l’autorità più alta che vi è possibile raggiungere. Dovrete anche mettervi in contatto con l’F.B.I. Chiedete di Roger Price o Bill Kellerman, sono amici miei e vi ascolteranno. Volete che vi scriva i nomi?

— Roger Price e Bill Kellerman. Li ricorderò. Ma… come farò a sapere quando sarà il momento di andare in paese? A meno che non vi svegliate agendo in modo strano, cerchiate di rompere i legami… o altre cose del genere.

— Se agirò così lo capirete immediatamente. Ma se mi comportassi in modo normale, allora dovrete correre il rischio di uscire sulla soglia, come ho fatto poco fa. Non occorre far altro che aprire la porta, è guardare se qualche animale attacca. Oppure… un momento, non dovete neppure correre il rischio di andare in paese. Una volta che sono legato, voi potrete aspettare fintanto che lo sceriffo non si faccia vedere. È molto più sicuro. E avrei dovuto pensarci subito. Ho tanto sonno che non riesco neppure a pensare!

— Bene — disse la signorina Talley. — Piuttosto che lasciarvi andare solo in città, preferisco questa seconda soluzione.

— Vado a prendere la corda.

La signorina Talley lo seguì in cucina e mentre Staunton prendeva la corda, lei prese un coltello per tagliarla.

Poi ritornarono in soggiorno. Staunton si tolse la pistola di tasca e la mise assieme alle munizioni, in cima al camino. Poi andò ad appoggiare il fucile accanto alla porta.

— Tenete tutte queste cose lontane da me — raccomandò. — Quando avrete finito di legarmi portate via anche il coltello. Per prima cosa legatemi le mani dietro la schiena, poi mi metterò sdraiato, e voi potrete legarmi ai fianchi. — Girò le spalle alla signorina e tese le mani in modo che lei le potesse legare. — Sentite, se dovessi cercare di liberarmi dalle corde, datemi un colpo in testa col calcio della pistola… ma non mi uccidete! Con la mia morte il nemico sarebbe nuovamente libero di impadronirsi di un altro ospite, e tutto tornerebbe come prima. Potrebbe anche prendere voi, nel caso non riusciste a stare sveglia fino all’arrivo dello sceriffo.

La signorina Talley stava legandolo saldamente.

— Siete sicuro che tutto questo non sia più pericoloso che tentare di raggiungere il paese?

— Non so. Ma sono sicuro che per voi c’è molto meno pericolo. Per me invece non può essere molto maggiore.

— Speriamo che sia così. È stretto abbastanza?

— Perfetto. Fate i nodi in punti in cui io non possa arrivare con le dita. Benissimo. Ora mi sdraio. Spero di stare sveglio fino al momento in cui non sarò legato anche ai fianchi.

Ci riuscì a malapena. Appena approvato il sistema di legatura, Staunton chiuse gli occhi e si trovò immediatamente addormentato.

La signorina Talley rimase a fissarlo per alcuni minuti. Poi, dato che voleva sapere se il nemico era già entrato nella mente del dottor Staunton, se lui dormiva veramente o se fingeva di dormire, prese il fucile e aprì la porta. Guardò in alto. Un’ombra nera calò verso di lei, ma la donna, anziché alzare il fucile e sparare, preferì fare un passo indietro e chiudere la porta. Quasi nello stesso istante udì il tonfo dell’uccello che si spiaccicava al suolo.

L’uccello caduto davanti alla porta era uno dei grossi nibbi che avevano partecipato al festino sulla carcassa del cervo, e che poi si erano ritirati sulle piante vicine per riposare.

La mente era rimasta seccata per l’improvviso arrivo della signorina Talley. Aveva visto arrivare la Volkswagen e il suo primo pensiero era stato quello di farla fracassare dal più vicino toro di cui poteva impadronirsi. Ma vedendo che Staunton aveva sparato basso, con l’evidente intenzione di ferire e immobilizzare l’animale, aveva caricato Staunton per costringerlo a uccidere.

Per un po’ era rimasta ad ascoltare la conversazione tra l’uomo e la donna e aveva capito che consideravano inutile ogni tentativo di tornare in paese, o anche al più vicino telefono. Poi la signorina Talley aveva detto di aver chiesto allo sceriffo di venire lì. Vero che lui sarebbe venuto solo il giorno seguente, ma avrebbe potuto anche cambiare idea. Oppure mandare un incaricato.

Doveva assolutamente impedire che qualche macchina giungesse fino alla fattoria. Per fare questo non aveva che da prendere di tanto in tanto uno schiavo da far volare lungo la strada e poi ucciderlo ogni volta che qualcuno tentava di uscire dalla porta della fattoria.

Quando il dottor Staunton aveva detto che non gli sarebbe stato possibile rimanere sveglio ancora per molto tempo, aveva cominciato appunto uno di questi voli di ispezione. Forse sarebbe stato l’ultimo. Proprio per questo aveva voluto controllare la strada il più lontano possibile. Così non aveva potuto sentire l’ultima parte della conversazione della signorina Talley con Staunton.

E così rimase sorpresa vedendo la signorina Talley uscire sola dalla porta. Immediatamente aveva lanciato il nibbio contro di lei, e un attimo dopo si era ritrovata nel suo corpo.

Ancora più sorpresa fu di vedere che il suo potenziale ospite, Staunton, era addormentato e saldamente legato. Che fosse addormentato, se lo aspettava. Ma che fosse legato!

Erano stati abilissimi! Nessuno dei due, nell’ultima parte della conversazione che lei aveva ascoltata, aveva accennato a questa possibilità. Forse era stato un pensiero improvviso di uno dei due, e subito realizzato.

Se entrava nella mente di Staunton non avrebbe potuto far niente finché il suo ospite rimaneva legato. Esitò a lungo. Poi decise che non ci sarebbe stato nessun pericolo. La donna non avrebbe potuto tenere Staunton legato per sempre. Se fosse entrata nella mente di Staunton lasciando che il corpo continuasse a dormire, avrebbe potuto cominciare a leggere nei pensieri del suo nuovo ospite e farlo agire nel suo modo naturale quando si fosse svegliato. La signorina Talley non avrebbe sospettato niente e lo avrebbe slegato.

Poi… ma il resto dei suoi piani avrebbe potuto farli soltanto nel cervello del suo ospite addormentato.

Entrò.

Incontrò qualcosa di nuovo… non nella forma, ma nella intensità.

In tutte le menti in cui era entrata c’era stato uno scontro della durata di un secondo. Una lotta ancora minore quando si era trattato di menti di animali.

Questa lotta non era differente dalle altre, tranne che in intensità. Durò parecchi secondi. E durante lo scontro Staunton continuò a rimanere parzialmente padrone del suo corpo. Combatté con forza e cercò di mettersi a sedere.

— Sotto i gradini. Assomiglia…

Poi fu sopraffatto. La mente era riuscita ad averlo sotto il suo controllo.

Il dottor Staunton era ancora coricato sul divano. Respirò due o tre volte profondamente, poi aprì gli occhi. Incontrò quelli della signorina Talley che lo stava fissando.

— Penso di aver avuto un incubo — diss,e con voce normale e tranquilla. — Forse ero troppo stanco. Ho parlato nel sonno?

La signorina Talley lo fissò alcuni istanti senza parlare.

— Avete parlato, dottore… se poi siete il dottor Staunton. Avete detto: «Sotto i gradini. Assomiglia…» e basta. Che genere di incubo era?

— Mio Dio, signorina Talley! Come posso ricordare? C’era un toro che caricava e… oh, sì, ho cercato di nascondermi sotto i gradini davanti alla casa… non avevo fucile. Ora penso di potermi riaddormentare… e speriamo di non avere incubi.

Chiuse gli occhi.

— Dottor Staunton, mi avete detto che il «nemico», come voi lo avete chiamato, deve essere vicino e che poteva essere anche nascosto in casa. Voi avete ispezionato ogni stanza compresa la zona sotto la scala. Adesso voi non avete detto «scala», avete detto «sotto i gradini». Ci sono tre gradini davanti alla porta anteriore e altri tre davanti alla porta posteriore. Vado a vedere, intanto che c’è ancora luce.

— Signorina Talley, è ridicolo. Un incubo…

Ma stava parlando all’aria: la signorina Talley era già davanti alla porta anteriore. Aveva portato il fucile e la pistola. E anche la pila. Per quanto fosse ancora chiaro poteva aver bisogno di far luce sotto i gradini.

Guardò attentamente, ma non vide niente di sospetto. Per la verità non si aspettava di trovare qualcosa, ma per essere sicura accese la pila e guardò anche sotto il primo gradino. Niente. Comunque decise di tornare più tardi e scavare anche il terreno. Andò ai gradini della scala posteriore.

Alla prima occhiata non vide niente. Poi, alla luce della pila, vide un punto in cui la polvere sembrava essere stata tolta e poi rimessa. Sì, c’era anche l’impronta di una mano. Una mano umana!

Senza curarsi di sporcare i vestiti, la signorina Talley si sdraiò con la testa e un braccio sotto i gradini. Smosse la terra nel punto in cui aveva visto l’impronta della mano. Sentì… qualcosa. Sembrava una tartaruga… solo che le tartarughe non si nascondono sotto terra. Specialmente in un terreno asciutto. Uscì da sotto la scala stringendo in mano ciò che aveva trovato. Sembrava proprio una tartaruga, tranne che non aveva i buchi per la testa, per le zampe e per la coda.

Guardando meglio si accorse che quel guscio era qualcosa di completamente sconosciuto.

Lasciò cadere la creatura con repulsione, puntò la pistola al centro del guscio e sparò.

In casa, il dottor Staunton gridò come se fosse in agonia.

La porta posteriore era sprangata dall’interno, e la signorina Talley fu costretta a fare il giro della casa, per entrare.

Il dottor Staunton era caduto a terra. Ma non si muoveva, e sulle labbra aveva un sorriso tranquillo.

— Ce l’avete fatta, signorina. Era lei… Gli scienziati si divertiranno a sezionarla. La prima forma extraterrestre che sia mai capitata nelle loro mani. Un cervello in un guscio. E senza apparati digestivi. Assorbiva il cibo per osmosi. Non slegatemi! Sto bene, ma non possiamo ancora esserne sicuri. Lasciatemi parlare. Dio, quante cose ho da dire! Così importanti che credo non riuscirò a prendere sonno.

Sospirò.

— Povero extraterrestre. Voleva semplicemente tornare a casa. Ma non sarebbe stato un vantaggio per la razza umana. Quando ho cercato di dire quelle poche parole, e vi devo ringraziare per averle interpretate nel modo esatto, quella creatura era già nella mia mente… ma anch’io ero nella sua. So tutto ciò che sapeva lei. Compreso il modo con cui sceglieva i suoi schiavi umani e animali, e l’impiego per cui li aveva usati.

— Di dov’era? Di un pianeta del nostro sistema solare?

— No. Veniva da un pianeta di una stella molto lontana. Una stella da cui noi staremo lontani ancora per molto, molto tempo. Volete sapere cos’altro ho scoperto?

Non ebbe neppure bisogno di rispondere. L’espressione della donna diceva chiaramente quanto le interessasse sapere.

Staunton riprese a parlare.

— Una scienza completamente nuova per noi. Una scienza che non avevamo mai sospettata. Viaggi nello spazio senza pericolo. Possiamo distruggere tutti i nostri razzi: sono superati! Con ciò che ho imparato potremo essere nello spazio tra un anno, colonizzare tutto ciò che si può colonizzare in due anni, e non solo nel nostro sistema solare ma in qualsiasi posto. La distanza non conta! Potremo raggiungere un pianeta di Alpha Centauri, o di qualsiasi altra stella, con la stessa facilità con cui potremo raggiungere la Luna. Signorina Talley, volete diventare la mia segretaria e aiutarmi in questo nuovo lavoro? E… diciamo fra tre anni, volete venire con me a fare un giro sui pianeti? Un salto su Marte, e poi su Venere, sono i più comodi perché non sarà neppure necessario indossare la tuta spaziale, e poi in qualsiasi punto dell’universo… Dove preferireste andare, signorina Talley?

La signorina Talley gli credeva. Probabilmente lo avrebbe slegato anche se avesse avuto qualche dubbio. Gli slegò prima i fianchi e poi i polsi.

Staunton si mise a sedere sul divano. E ripeté la domanda alla quale lei non aveva ancora risposto.

Non doveva dire che un semplice sì, e lei lo disse con grande fervore.

Ma Staunton non riuscì a sentirlo. Dopo aver fatto la domanda, e prima che giungesse la rapida risposta della signorina Talley, si era profondamente addormentato.

La signorina Talley rimase a fissarlo per alcuni istanti. Poi andò alla porta e l’aprì. Sapeva che non c’era più pericolo.

Guardò verso il cielo. Non era ancora uel tutto buio, ma alcune stelle erano già visibili. Presto ce ne sarebbero state migliaia dei tanti miliardi che ne esistevano…

La sua vita era stata stupida, ma non vana. Sarebbe stata ancora viva quando la razza umana avrebbe cominciato…

E lei non avrebbe più avuto bisogno di leggere libri di fantascienza. La realtà le sarebbe bastata!

Ora si vedevano molte più stelle. Una delle più visibili era Sirio. Più lucente di ogni altra. Rimase a fissarla finché la vide confondersi in mezzo alle altre, e poi diventare invisibile. Aveva gli occhi pieni di lacrime.


FINE
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