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Il Cacciatore desiderava che Bob si addormentasse in fretta. Aveva tante cose da fare, e da fare alla svelta. Il ragazzo aveva gli occhi chiusi, ma il battito del cuore e il ritmo del respiro rivelavano chiaramente che non dormiva.

A un certo punto il poliziotto sentì le voci dei signori Kinnaird e il rumore dei loro passi su per le scale. Tacquero entrambi mentre si avvicinavano alla porta di Bob: o stavano parlando di lui, o più semplicemente non volevano disturbarlo. Dall’improvviso immobilizzarsi di Bob, il Cacciatore capì che la signora Kinnaird si era affacciata alla porta per vedere se il figlio dormiva. Parve soddisfatta, e si allontanò. Poco dopo si sentì aprire e chiudere un’altra porta.

E finalmente Bob s’addormentò. Istantaneamente il Cacciatore entrò in azione. La sua massa gelatinosa cominciò a fluire dai pori della pelle di Bob, uscite comode e larghe per l’extraterrestre come i cancelli di uno stadio per la folla dei tifosi, e in un paio di minuti tutta la massa del suo corpo fu radunata in un mucchietto sotto il letto del ragazzo. Lì il Cacciatore si fermò un attimo in ascolto, poi cominciò a scivolare verso la porta, da dove mandò fuori uno pseudopodo fornito di occhio facendolo passare sotto il battente.

Il Cacciatore stava preparandosi a fare un controllo personale del suo sospetto, per quanto moralmente fosse sicuro di essere nel giusto.

Nel corridoio c’era accesa una luce, ma non tanto forte da preoccuparlo. Avanzò fino alla porta della stanza dove dormivano i signori Kinnaird e si fermò per ascoltarne il respiro, poi, certo che marito e moglie erano addormentati, entrò. La porta era chiusa, ma questo non significava niente per lui, e anche se il battente non avesse offerto fessure, ci sarebbe sempre stato il buco della serratura. Ormai conosceva bene la profondità e il ritmo della respirazione che distingueva i due coniugi, e andò senza esitazioni sotto il letto giusto. Una sottile colonna di carne gelatinosa si sollevò fino a incontrare il materasso e cominciò ad attraversarlo. Il resto del corpo informe seguì il primo filamento, e si raggruppò dentro lo stesso materasso. Da qui, cautamente, il Cacciatore localizzò i piedi della persona addormentata, poi un tentacolo partì in esplorazione diretta.

Non dovette andare molto lontano.

Le cellule non umane che sentirono il contatto del suo tentacolo lo riconobbero. Per un attimo ci fu un movimento disorganizzato, in quelle cellule, come se l’altro extraterrestre cercasse di sfuggire il contatto, poi la preda capì l’inutilità del tentativo e tornò tranquilla.

La carne del Cacciatore si chiuse su quelle cellule che servivano da nervi e muscoli, e il poliziotto inviò un messaggio all’altra creatura. Non si trattava di un linguaggio, o di suoni o di immagini, o di qualsiasi altro mezzo che interessasse un senso comprensibile agli esseri umani. E non era nemmeno telepatia. Nei linguaggi terrestri non esiste un termine per definire quel mezzo di comunicazione. Fu una specie di fusione dei due sistemi nervosi, un ponte attraverso il quale le sensazioni dell’uno arrivavano all’altro.

Il messaggio muto ebbe lo stesso una sua chiara eloquenza.

Felice di incontrarti, Assassino. Scusami per averci messo tanto a trovarti.

Ti aspettavo, Cacciatore. Ma non ti devi scusare, perché mi ha immensamente divertito che tu abbia impiegato sei mesi del tempo di questo pianeta per rintracciarmi! Non sapevo più cosa pensare! Ti immaginavo intento a sgusciare su e giù per quest’isola, mese dopo mese, entrando in tutte le case… chissà perché poi, dal momento che anche adesso che mi hai trovato non puoi fare niente contro di me. Come vedi ti devo ringraziare per avermi procurato questo divertimento!

Spero che ti divertirà anche sapere che io ti sto cercando su quest’isola solo da sette giorni, e che il tuo ospite è il primo essere umano che controllo di persona. Il Cacciatore era tanto sicuro di sé da essere vanitoso e da diventare imprudente per prendersi una soddisfazione. Solo in seguito gli venne in mente che le parole dell’altro avevano dimostrato chiaro che fino a quel momento Bob non era sospettato, e che la sua risposta aveva fornito tali informazioni da compromettere la sicurezza del ragazzo.

Non ti credo, rispose l’altro. Non esiste un sistema per controllare un individuo da lontano, e il mio ospite non ha avuto malattie né ha subito ferite gravi da quando sono arrivato io. Se fosse successo qualcosa di simile, avrei cambiato ospite piuttosto che tradire la mia presenza intervenendo.

Ne sono convinto, ribatté il Cacciatore, e attraverso il sistema nervoso venne trasmesso tutto il suo disgusto per l’atteggiamento dell’altro. Ma io non ho parlato di ferite gravi.

E allora le altre sono state troppo lievi perché qualcuno notasse la mia opera. Del resto sono intervenuto soltanto quando non c’era vicino nessuno in grado di accorgersi di graffi o tagli o roba del genere. Evitavo persino di impedire agli insetti di succhiare il sangue del mio ospite, quando c’era gente attorno.

Lo so.

Ah, sì? Non ti va di ammettere che sei stato battuto da me, vero, Cacciatore? Ma credi forse di riuscire a imbrogliarmi?

Ti sei imbrogliato da solo. Sapevo che permettevi alle zanzare di pungere il tuo ospite quando c’erano altre persone presenti e gli risparmiavi le punture quando era solo. Sapevo che avevi preso l’abitudine di rimediare a insignificanti guai fisici. Probabilmente lo facevi per non affogare nella noia. Nessuna creatura intelligente può starsene eternamente inattiva! Ammetto che sei stato abbastanza astuto a occuparti solo di piccole cose, però c’era una persona in grado di notare i tuoi interventi, magari senza conoscere la verità. Il tuo stesso ospite! Ho avuto modo di sentire due conversazioni… a proposito, non ti sei preoccupato di imparare la lingua di questi terrestri? Due conversazioni, dicevo, dalle quali è emerso che il tuo ospite è una persona estremamente cauta, attenta, poco propensa a correre rischi e farli correre alla sua famiglia. Questo giudizio è dato da due uomini diversi e che conoscono entrambi il tuo ospite da anni e anni. Ciononostante, io l’ho visto frugare alla cieca in una scatola piena di attrezzi a punta, l’ho visto trasportare pezzi di legno dai quali spuntavano chiodi mettendoseli sotto il braccio, vicino alla pelle nuda, l’ho visto portare una pesante ruota a lama seghettata tenendola all’esterno, quando persino un ragazzo notoriamente poco prudente si è preoccupato invece di portarla infilando la mano nell’apposito foro centrale. Sei riuscito a non far notare la tua presenza ad altri esseri umani, ma il tuo ospite sapeva, per quanto inconsciamente, che tu c’eri! Deve essersi accorto che non gli succedeva mai niente anche se non prendeva precauzioni, e a poco a poco è diventato sempre meno cauto. Ho anche avuto occasione di sentire il tuo ospite dire che doveva esserci gente che si divertiva a spargere attorno zanzare apposta perché pungessero lui. Evidentemente aveva notato che le zanzare non lo pungevano quando era solo! Come vedi, amico mio, non sei riuscito a passare inosservato. Potevi fare solo tre cose: o dominare il tuo ospite come avevi fatto con il precedente, e tradire così la tua presenza, o ridurre al minimo i tuoi interventi, e tradire la tua presenza, oppure non fare niente nel modo più assoluto per tutto il resto della tua vita, e allora sarebbe stato meglio per te arrenderti. Sei stato un pazzo a scappare. Sul nostro mondo saresti stato semplicemente ammonito e tenuto d’occhio. Qui invece sarò costretto a distruggerti.

L’altro era rimasto colpito dal discorso del Cacciatore, ma le ultime parole lo divertirono.

E come pensi di distruggermi? Non possiedi sostanze selettive per costringermi a lasciare questo corpo, e non hai il modo di procurartene. Essendo quello che sei, non sacrificherai il mio ospite per aver ragione di me. Ma ti assicuro che io non avrò tanti scrupoli nei confronti del tuo. A me sembra che avermi fatto sapere che mi avevi trovato sia stato un errore colossale da parte tua. Prima non sapevo che anche tu fossi su questo pianeta. Adesso so che sei qui, e senza possibilità di ricevere aiuti. Io sono al sicuro, ma bada a te!

Non potendo fare niente per toglierti questa tua idea di sicurezza, me ne vado, rispose il Cacciatore.

Pochi minuti dopo rientrava nella stanza di Bob, furioso con se stesso. Una volta convinto che l’ospite della sua preda non poteva essere altri che il signor Kinnaird, si era sentito certo che l’incidente al dock fosse stato voluto dall’extraterrestre, il quale poteva aver influito sulla vista e sui muscoli dell’uomo. Di conseguenza aveva pensato che l’altro avesse ormai scoperto il segreto di Bob, e che quindi non valesse più la pena di prendere in considerazione il consiglio del dottor Seever secondo il quale bisognava avere già pronto un piano di difesa nel momento in cui si sarebbe scoperto il nascondiglio del fuggitivo. E invece si era sbagliato. L’altro ignorava tutto su di lui, e adesso gli aveva fornito elementi tali da rendere evidente la personalità del suo ospite. Lasciare Bob non sarebbe servito a niente, bisognava invece vegliare il più possibile sul ragazzo.

Restava ancora un problema. Doveva dire la verità al suo ospite, o tacere? Sapere che la persona tanto cercata era suo padre poteva essere un brutto colpo per Bob, non saperlo però poteva rivelarsi peggio. Il Cacciatore decise di dirgli tutto.

Bob la prese abbastanza bene. Fu anche d’accordo sulla necessità di agire in fretta, più per liberare il padre da un pericolo che per adempiere alla missione del Cacciatore, ma questo era naturale, e l’extraterrestre lo capì benissimo. Poi Bob fece notare che non potevano avere la certezza che l’altro non passasse dall’uno all’altro dei suoi genitori.

Di questo non mi preoccuperei, disse il Cacciatore. Si sente troppo sicuro dov’è per voler cambiare. Ma nel caso che lo faccia, ce ne accorgeremmo in fretta perché tuo padre, abituato ormai all’idea che non gli succede mai niente, continuerà ad agire in modo imprudente con conseguenze evidenti.

«Non mi hai ancora detto come hai cominciato a sospettare di lui!»

Ho seguito la stessa linea di ragionamento che ha portato te a sospettare dei tuoi amici. Da quel punto della riva il segno più vicino di civiltà è dato dai serbatoi. Io al suo posto sarei arrivato fin là a nuoto. Ma le sole persone che circolino lì attorno sono gli uomini che caricano i rifiuti sulla chiatta. Entrare in uno di quelli senza farsi notare sarebbe stato impossibile, ma ci si poteva infilare tra i rifiuti. Questi vengono portati all’altro serbatoio sulla collina accanto a quello nuovo. A questo punto dovevo trovare una persona che avesse dormito lì vicino.

Restava sempre la possibilità che il fuggitivo si fosse invece diretto coi suoi mezzi verso le case, non lo nego, e allora avrei dovuto cercarlo tra tutti gli abitanti. Ma l’altra sera tuo padre ha detto una cosa dalla quale ho capito che doveva aver dormito, o almeno riposato qualche volta, sulla cima dell’altura accanto al nuovo serbatoio. Secondo il mio ragionamento il maggior indiziato era lui.

«Adesso pare logico pensarlo» disse Bob, «ma io non ci sarei arrivato. A questo punto bisognerà far lavorare il cervello in fretta. Peccato non aver ancora trovato un antibiotico adatto! Cacciatore, non c’è nient’altro che possa costringere uno della tua razza a lasciare il suo ospite?»

Pensa a quello che potrebbe costringere te a lasciare la tua casa, ribatté il Cacciatore. Mezzi ce ne sono, ma questa volta dovranno essere di natura terrestre.

Bob fece cenno di aver capito e scese per la prima colazione.

Cercò di comportarsi normalmente anche quando comparve suo padre, ma non ebbe modo di sapere fino a che punto c’era riuscito. Gli venne poi in mente che forse l’altro alieno non avrebbe affatto apprezzato che lui stésse aiutando il Cacciatore consapevolmente. Questo però poteva anche essere un punto a loro favore.

Continuò a pensarci mentre si preparava per andare a scuola. Non lo disse al Cacciatore, ma stava cercando di risolvere due problemi contemporaneamente, e per farlo doveva accettare qualche svantaggio.


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