18

Il dottor Seever si fermò un attimo nel sentire la voce eccitata di Bob, poi finì di richiudere la porta e andò alla sua poltrona.

«Ne sono contento» disse. «Anch’io ho qualche notizia. Ma prima sentiamo bene le tue. Il Cacciatore ha fatto personalmente i controlli?»

«No, sono stato io. Voglio dire che si tratta di qualcosa che ho visto. Non mi ero reso conto del vero significato, fino a questo momento. Oggi Charles e Kenny si sono picchiati, su al nuovo serbatoio. Charles ha cominciato a picchiare quando Kenny l’ha preso in giro perché il polinesiano ha detto che domani non parte… Doveva essere venuto da voi poco prima. Comunque se le sono date di santa ragione, e alla fine sanguinavano come due fontane. Kenny ha ereditato un bel paio di occhi neri, e tutt’e due hanno avuto una vera emorragia dal naso.»

«Quindi tu pensi che la presenza di ferite così vistose su entrambi significa che in nessuno dei due era presente un individuo della razza del Cacciatore? Mi pareva che ieri avessimo concluso che il nostro fuggitivo potrebbe anche evitare di intervenire sulle ferite eventuali del suo ospite per non tradire la propria presenza.»

«Forse non mi sono spiegato bene, dottor Seever. So che un taglio o una sbucciatura che sanguina non dimostra niente, ma non capite che c’è differenza tra questo e il sangue dal naso? La gente può picchiarsi, e il sangue dal naso non uscire ugualmente. Non è mica obbligatorio! E non viene fuori da ferite esterne che tutti possono vedere. Vi garantisco che quei due oggi erano vere fontane. Uno della razza del Cacciatore si sarebbe sentito in dovere di fermare l’emorragia!»

«C’è un’obiezione, però» disse il medico, dopo aver riflettuto sulle parole del ragazzo. «Il nostro amico sapeva che si può ricevere un colpo sul naso senza che questo sanguini?»

«Ci ho pensato» ribatté Bob. «Dato quello che è, avrebbe dovuto saperlo. Non ho ancora chiesto il parere del Cacciatore, ma lo faccio adesso. Cosa ne pensi, Cacciatore?»

Credo che tu abbia ragione, rispose l’extraterrestre. Sono convinto che il fuggitivo si sarebbe accorto immediatamente che non c’era nessun pericolo per lui a fermare il sangue dal naso in qualsiasi momento. Invece Charles e Rice hanno continuato a perdere sangue per un pezzo, anche dopo che tu e Norman eravate intervenuti con impacchi freddi e altri rimedi. Buona argomentazione la tua, Bob! Possiamo cancellare quei due dalla nostra lista.

Bob riferì al medico la risposta del Cacciatore, e il dottor Seever approvò con un sorriso. «Ho anch’io un candidato da eliminare» disse poi. «Ieri tu, Bob, se non mi sbaglio, hai detto che Malmstrom aveva attirato la tua attenzione, vero?»

«Sì. Mi era sembrato più tranquillo del solito e non lavorava con entusiasmo alla barca, ma ho pensato che potesse dipendere dal dispiacere per la prossima partenza di Charles.»

«E oggi che impressione ne hai avuto?»

«Nessuna, perché dopo la scuola non l’ho più visto.»

«E non avresti dovuto vederlo nemmeno a scuola! Aveva la febbre a quaranta quando si è deciso finalmente a dire ai suoi che non si sentiva bene.»

«Cosa?»

«Il tuo amico è a letto con la malaria, e mi piacerebbe sapere come diavolo l’ha presa.» Il dottor Seever guardò Bob in modo tale da farlo sentire a disagio.

«Be’… sull’isola ci sono un sacco di zanzare» disse il ragazzo.

«Lo so. Ma dove hanno pescato i germi della malaria? Io tengo nota di tutti quelli che arrivano sull’isola o che se ne vanno, compresi gli equipaggi dei trasporti che qualche volta scendono a terra. Tutta questa gente è fuori causa. Tu sei stato via di casa, ma non hai la malaria, a meno che la tua salute sia dovuta solo all’opera del Cacciatore.»

Questa malattia viene da un virus?, volle sapere l’extraterrestre.

«No, da un flagellato… un protozoo» rispose il medico.

Andò a prendere un libro illustrato con numerose fotografie e lo aprì. «Ecco, guardate qui, Cacciatore. C’è o c’è stato qualcosa di simile nel sangue di Bob?»

Adesso no, rispose prontamente il simbionte, e non riesco a ricordare tutti i tipi di microrganismi che ho distrutto nei mesi scorsi.

«Capisco. Torneremo in seguito su questo argomento. Adesso parliamo di Malmstrom. Tutto quello che è stato detto a proposito dell’emorragia dal naso vale anche per i germi della malaria: voi Cacciatore non potete sospettare di una persona soltanto perché non è ammalata, e il vostro amico lo sa. Quindi l’individuo che cercate non può trovarsi nel corpo di Malmstrom.»

Alla dichiarazione del medico seguì una lunga pausa, che parve destinata a protrarsi all’infinito.

Fu Bob a rompere il silenzio. «Restano Norman e Hugh» disse. «Questo pomeriggio avrei votato per Norman senza esitare, ma adesso non ne sono più molto sicuro.»

«Perché?» chiese il dottor Seever.

Il ragazzo ripeté le parole che il Cacciatore gli aveva detto qualche minuto prima.

«Se avete qualche idea e non ce la comunicate» disse il medico rivolto al Cacciatore, «saremo costretti inevitabilmente a lavorare solo sulle nostre.»

Ed è esattamente quello che voglio, fu la risposta dell’extraterrestre. Voi due avete la tendenza a considerarmi onnisciente, ma non è vero. Io mi trovo sul vostro mondo, tra la gente. Svilupperò e controllerò ogni mia idea, con il vostro aiuto, quando sarà necessario, ma voglio che voi facciate lo stesso con le vostre. Per questo non intendo influenzarvi con le mie opinioni.

«Va bene, allora» disse Seever. «A questo punto devo dirvi che i miei sospetti sono gli stessi di Bob, e ritengo opportuno che voi controlliate personalmente Norman Hay. L’unico altro candidato oltre a Norman, continua a sembrarmi il meno sospettabile. Bob vi può portare vicino alla casa di Norman, secondo il progetto elaborato, e voi questa notte stessa fate il controllo.»

Vi siete dimenticato il vostro stesso consiglio, ribatté il poliziotto. Non avevate detto che dovevo essere pronto a fare qualcosa al momento in cui trovavo il ricercato? Ritengo che sia meglio continuare le prove con le droghe, prima.

«Sì, avete ragione. Proveremo con un nuovo antibiotico, ma non mi venite a dire che il suo sapore vi piace!» Seever cominciò ad armeggiare con fiale e siringhe. «Norman non è uno dei due che si è imbarcato clandestinamente?» chiese a un tratto.

«Infatti» rispose Bob. «Però l’idea era stata di Rice, che a quanto mi risulta all’ultimo momento non ha avuto il coraggio di salire a bordo.»

«Forse l’individuo che cercate è stato per un po’ con Teroa, e poi è passato a Norman. I due ragazzi avranno certo dormito uno accanto all’altro almeno per una notte, mentre si tenevano nascosti sul mercantile.»

«Perché avrebbe dovuto cambiare ospite?»

«Può aver pensato che con Norman aveva migliori probabilità di scendere a terra. Il ragazzo voleva visitare il Museo di Scienze Naturali, no?»

«In questo caso l’improvviso interesse dimostrato da Norman per la biologia sarebbe del tutto innocente, dal momento che gli si è sviluppato prima di diventare l’ospite fuggitivo» fece notare Bob.

«Ammetto che l’ipotesi non regge» riconobbe il dottor Seever. «Tornando alla droga, è un vero peccato che non se ne trovi ancora una efficace. L’attacco di malaria di Malmstrom mi darebbe la scusa valida per iniettarla a tutti… ammesso di averne a sufficienza. Ma temo che non la troveremo mai. La vostra struttura è troppo diversa da quella di qualsiasi creatura terrestre. Perciò sono sempre del parere che sarebbe utile conoscere le vostre idee.»

Le mie idee le ho già discusse con Bob parecchio tempo fa, rispose il Cacciatore. Sfortunatamente portano a un campo talmente vasto di possibilità che la mole del lavoro da fare mi spaventa. Quindi preferisco esaurire prima quelle del vostro campo.

«Maledizione, Bob!» esplose Seever. «Si può sapere che cosa hai discusso col tuo ospite senza mettermi al corrente?»

«Ricordo solo di aver parlato con lui dei vari metodi di ricerche, per poter stabilire i movimenti dell’altro. L’abbiamo fatto, e abbiamo trovato quel pezzo dell’astronave.»

«Ecco, il Cacciatore avrà le sue buone ragioni per non comunicarci le sue idee. L’unica che non mi convince è quella a proposito di un campo troppo vasto. Non mi sembra un motivo sufficiente per non cominciare a esplorarlo!»

Ma io ho cominciato, disse il Cacciatore. Solo che per il momento non ho bisogno di impegnare anche voi distogliendovi dalle vostre ricerche. Per di più sono molto favorevole all’idea di controllare Norman Hay e Hugh Colby. Non ero invece convinto per Rice.

«Per quale motivo?» chiese Bob.

I vostri sospetti poggiavano principalmente sul fatto che il ragazzo era stato indifeso e coi sensi distratti un tempo più che sufficiente perché l’altro lo invadesse. A me sembrava invece che il fuggitivo non avrebbe mai scelto come ospite un individuo in pericolo com’era Rice in quel momento. Un ospite annegato non gli serviva, mi pare.

«Va bene. Cercheremo di sistemare definitivamente anche gli ultimi due ragazzi per il sì o per il no in modo da poter cominciare a lavorare sul serio» disse il medico. «Però mi sembra un atteggiamento illogico.»

Bob era dello stesso parere, ma in tutti quei mesi aveva imparato a fidarsi del Cacciatore… tranne su un particolare.

L’iniezione diede esito negativo.

La bicicletta di Bob era ancora dove il ragazzo l’aveva lasciata, ma le altre non c’erano più. Adesso bisognava indovinare dov’erano andati. Norman aveva detto che sarebbe andato a nuoto all’isoletta. Se gli altri erano andati con lui, le loro biciclette probabilmente si trovavano a casa di Norman. Ci andò. Le biciclette infatti erano là. Adesso bisognava controllare se anche l’altra parte della deduzione era esatta. Bob portò la sua bici accanto a quelle di Colby, Rice e Hay, e cominciò a scendere verso la spiaggia. La percorse tutta, e arrivato all’estremità nord poté vedere le tre figure degli amici sull’isoletta.

Sentendo il suo richiamo i tre ragazzi guardarono verso riva e vedendo che cominciava a spogliarsi gli fecero dei cenni.

«Resta dove sei!» urlò Norman. «Stiamo tornando!» Poco dopo erano tutti e tre accanto a Bob.

«Avete sistemato la rete metallica?» chiese Bob.

«Sì, e abbiamo anche allargato un po’ il buco» rispose Norman. «Poi Hugh ha preso un paio di anemoni. Adesso sono nell’acquario. Ma che io sia dannato se ne tocco uno!»

«Non lo farò nemmeno io, stai tranquillo» disse Colby. «Pensavo che si chiudessero sempre a palla quando vedono avvicinarsi qualcosa di grosso. Be’, uno l’ha fatto, ma l’altro… Accidenti a lui!» Il ragazzo mostrò la mano destra, e Bob lanciò un fischio significativo. L’interno del pollice, indice e medio era picchiettato di punti rossi, e tutta la mano, sino al polso, si stava gonfiando, e doveva far male, a giudicare dalla prudenza con cui Colby la muoveva.

Pareva che quello fosse il giorno delle eliminazioni. Colby aveva preso il primo anemone senza danno, non c’era quindi motivo perché un eventuale ospite extraterrestre non agisse sulle punture del secondo. Anche se era il tipo al quale non importava niente se il suo ospite soffriva, Bob non pensava che gli fosse indifferente il fatto di non poter usufruire per un certo tempo di una mano del terrestre. Quindi restava solo Norman Hay. Bob si riservò di parlarne con il Cacciatore alla prima occasione. Per il momento però tutto doveva sembrare normale.

«Avete sentito di Kenneth?» disse.

«No. Cosa gli è successo? ~ chiese Rice.»

Bob li mise al corrente dell’attacco di malaria di Malmstrom. Rimasero tutti scossi, e Norman sembrò a disagio.

«Chissà se possiamo andare a trovarlo» disse Rice. «Forse bisogna chiederlo al medico.»

«Andiamo a chiederglielo subito.»

«Sentiamo prima che ora è» propose Norman. ~ Deve essere quasi ora di cena.

Il consiglio era buono, e i ragazzi aspettarono fuori, biciclette alla mano, mentre Norman entrava a informarsi. Poco dopo la sua faccia comparve a una finestra del piano terreno. «I miei si stanno mettendo a tavola adesso» gridò. «Ci vediamo più tardi, davanti alla casa di Bob.» E scomparve senza aspettare risposta.

«Se non hanno l’orologio avanti, io sono in ritardo» disse Rice. «È meglio che vada. Non verrò dopo cena» aggiunse, «sapete bene perché!»

Si separarono, affrettandosi ognuno verso la propria casa. Quando uscì dopo aver mangiato, Bob trovò soltanto Hay ad aspettarlo. Rimasero lì fuori per un po’, ma non comparve nessun altro, e i due ragazzi, decisi a non perdere altro tempo, andarono dal dottor Seever. Si erano quasi aspettati di non trovarlo, pensando che forse era dai Malmstrom. Invece c’era.

«Venite avanti, ragazzi, giornata densa di avvenimenti, oggi. Che cosa posso fare per voi?»

«Volevamo sapere se Malmstrom può ricevere visite» disse Norman. «Abbiamo saputo poco prima di cena che è malato, ma prima di andare a casa sua abbiamo preferito venire a chiederlo a voi.»

«Avete fatto bene, ma non si prende la malaria solo respirando la stessa aria. Credo che sarà contento di vedervi. Le iniezioni gli hanno fatto scendere la febbre.»

«Grazie, dottor Seever» disse Bob. Poi si rivolse all’amico: «Se vuoi andare avanti ti raggiungerò. Devo chiedere una cosa al dottore.»

«Oh, posso benissimo aspettare» rispose Norman, e Bob rimase senza parole.

Gli andò in aiuto il medico. «Credo che Bob voglia farsi fare una certa cosa alla gamba. Se non ti dispiace, Norman, preferisco lavorare senza testimoni.»

«Ma… è che… Ecco, anch’io volevo parlarvi di una faccenda» balbettò il ragazzo.

«Aspetterò fuori finché avrai finito» disse subito Bob.

«No, no, resta pure. Può darsi che ci voglia un po’ di tempo. E poi forse è meglio che sappia anche tu, posso averti combinato lo stesso guaio…» Hay si rivolse al medico: «Potete dirmi come viene esattamente la malaria?»

«Di solito c’è un periodo di brividi, accompagnati da febbre che può anche dare il delirio. Questo periodo dura per tutto il ciclo vitale del protozoo che causa la malattia, e si ripete quando si sviluppa un nuovo batterio.»

«Può darsi che una persona abbia i sintomi senza accorgersene?»

Il dottore si accigliò e Bob si irrigidì.

«Qualche volta, chi ha già avuto attacchi di malaria, non sente più niente per anni, poi gli attacchi riprendono» rispose il medico. «Non ho mai sentito però nessuno che avesse la malaria senza mai aver avuto attacchi sensibili.»

Hay pensò un momento prima di parlare. Alla fine disse: «Bob ha detto che non riuscite a capire da dove siano arrivati i germi che hanno infettato Maimstrom. So che la malaria viene trasmessa dalle zanzare che succhiano il sangue di qualcuno che è già stato malato. Ecco… Ho paura di essere io.»

«Ragazzo mio, ti conosco da quando hai dato il primo strillo, e so che non hai mai avuto malaria.»

«Non ne sono mai stato proprio malato. Ma ricordo di avere avuto qualche volta dei brividi, con la febbre, come avete detto voi. Però non tanto forti. Non ne ho mai parlato perché non mi sembrava importante, ma quando oggi Bob ci ha portato la notizia di Maimstrom, mi è venuto in mente tutto quello che avevo letto sui germi eccetera, e ho messo insieme le due cose. Non avete un modo per scoprire se sono davvero io che ho quella malattia?»

«Non sono un grande specialista in materia, ragazzo mio, ma ti assicuro che nessun caso di malaria ha mai presentato aspetti così lievi da passare quasi inosservati. Comunque posso fare una prova, se è per metterti il cuore in pace. Ti preleverò un campione di sangue.»

«Sì, ve ne prego.»

Bob e il dottor Seever non seppero se essere più preoccupati o più sorpresi dalle parole e dal comportamento di Norman. Se in lui tutto era a posto, bisognava cancellare dalla lista dei sospetti anche l’ultimo nome, il suo. Inoltre la coscienza sociale dimostrata da Norman in quel colloquio pareva strana in un ragazzo di appena quattordici anni. Ripensandoci però veniva fatto di pensare se Norman avesse agito in quel modo anche nel caso che l’attacco di malaria non fosse capitato a un suo amico. Comunque fosse, il dottor Seever non perse tempo a prelevare il campione di sangue.

«L’esame richiederà un po’ di tempo» disse il medico «perciò sarà bene che prima veda questa gamba di Bob. Va bene?»

Norman non fece obiezioni, per quanto ardesse d’impazienza, e ricordandosi quello che era stato detto prima, se ne andò. Prima di uscire si volse per dire a Bob: «Non metterci troppo. Io vado avanti adagio.»

Appena la porta si fu richiusa alle sue spalle Bob disse: «Lasciamo perdere la gamba, dottore. Mi interessa sapere di Norman. Se l’esame sarà negativo anche lui non sarà più sospettabile!»

«Ci ho pensato anch’io, per questo ho prelevato più sangue di quanto sarebbe stato necessario per l’esame della malaria.»

Il medico si mise subito al lavoro con il suo microscopio. L’esame durò parecchio tempo, certo più di quanto Norman doveva essere disposto ad aspettare, e a quell’ora il ragazzo probabilmente si era già deciso di andare da solo a trovare Malmstrom.

Finalmente il dottor Seever si raddrizzò sulla sedia e guardò Bob.

«Mi meraviglia sempre la quantità di microorganismi che si trovano nel sangue di un individuo anche sanissimo. Se tutto quello che ho scoperto nel sangue di Norman fosse attivo, il tuo amico sarebbe a letto con il tifo, due o tre diversi tipi di cancrena, una forma encefalitica, e mezza dozzina almeno di infezioni da streptococco. Comunque, ragazzo mio, sono pronto a giurare che tutta quella roba nel suo sangue esclude la presenza di un ospite nel suo corpo. Se potessi avere una buona scusa per prelevare sangue a tutti gli abitanti dell’isola, il nostro problema sarebbe risolto!» Seever si appoggiò allo schienale. «Bene, adesso ci resta un solo sospetto.»

«No, dottore» disse Bob. «Non ci resta più nessuno!» E il ragazzo raccontò al medico la storia di Colby e degli anemoni di mare.

«Ho capito. Però spero che venga a farsi vedere quella mano. Se viene, dovessi mentire come il demonio, gli preleverò un po’ di sangue! Nell’attesa possiamo dichiarare che le nostre idee si sono esaurite, perciò il Cacciatore dovrà cominciare a lavorare sulle sue.»

Sembra proprio che sia così, disse il poliziotto. Lasciatemi questa notte di tempo per elaborare un piano d’azione e domani vi dirò quello che si può fare.

Il Cacciatore sapeva benissimo che la scusa addotta per ritardare l’esposizione delle sue idee era alquanto fragile, ma in compenso aveva un solido motivo per non dire al suo amico dov’era nascosto il Fuggitivo.


Загрузка...