Lasciando la sancta sanctorum, mi imbattei in Blondie che entrava. Mi sentivo incazzata e mi limitai ad annuire. Non ce l’avevo con Blondie. Con Boss! Accidenti a lui. Voyeur spocchioso e arrogante! Rientrai nella mia stanza e mi misi al lavoro, per smetterla con la rabbia.
Dapprima chiesi i nomi e gli indirizzi di tutte le società della Shipstone. Mentre il computer le stampava, richiesi le storie del complesso industriale. Il computer ne citò due: una storia ufficiale della società mescolata a una biografia di Daniel Shipstone, e una storia non ufficiale etichettata "spazzatura". Poi la macchina suggerì svariate altre fonti.
Dissi al terminale di stampare i due libri e chiesi gli stampati di altre fonti che non superassero le ventimila battute; se le superavano, bastava un riassunto. Poi guardai l’elenco delle società.
Eredi Daniel Shipstone, Inc.
Muriel Shipstone Memorial-Laboratorio di Ricerche
Shipstone Tempe
Shipstone Gobi
Shipstone Sahara
Shipstone Mai-Mai
Shipstone Elle-Quattro
Shipstone Elle-Cinque
Shipstone Stazionaria
Shipstone Tycho
Shipstone Ares
Shipstone Abissi
Sears-Montgomery, Inc.
Shipstone Aden
Shipstone Africa
Shipstone Valle della Morte
Shipstone Karoo
Coca-Cola
Interworld Viaggi
Società Colonie
Sistemi Esterni
Riserva Naturale
Wolf Creek Pass
Shipstone Unlim., Ltd.
Fondazione Prometeo
Scuola Billy Shipstone per Bambini Handicap.
Piantadifagiolo Inc.
Morgan Associates
Riserva Naturale
Ano Nuevo
Museo Scuola
Shipstone di Arti Visive
Scrutando la lista, non ebbi problemi a frenare l’entusiasmo. Sapevo che il complesso Shipstone doveva essere grande: chi non ha a portata di mano cinque o sei Shipstone, per non parlare dei più grossi in cantina o nel seminterrato? Ma adesso mi pareva che studiare quel mostro avrebbe richiesto una vita di lavoro. E l’argomento non mi interessava troppo.
Mi stavo aggirando ai margini della faccenda quando Blondie fece un salto da me e mi disse che era l’ora della biada. — E ho l’ordine di controllare che tu non passi più di otto ore al giorno davanti al terminale, e per di più ogni settimana devi prenderti un intero weekend.
— Ah. Vecchio tiranno bastardo.
Ci avviammo in mensa. — Friday…
— Sì, Blondie?
— Tu trovi il Padrone bisbetico e a volte difficile.
— Correzione. È sempre difficile.
— Mmm, sì. Ma quello che forse non sai è che soffre di continuo. — Aggiunse: — Non può più prendere farmaci per controllare il Colore.
Camminammo in silenzio, mentre io masticavo e inghiottivo l’informazione. — Blondie, cosa ha?
— Niente, in effetti. Direi che è in buona salute… Per la sua età.
— Quanti anni ha?
— Non lo so. Da quello che ho sentito so che ha più di cento anni. Quanti di più non saprei immaginarlo.
— Oh, no! Blondie, quando ho cominciato a lavorare per lui non poteva averne più di settanta. Sì, usava già i bastoni, ma era molto agile. Svelto come tutti gli altri.
— Be’, non è una cosa importante. Però cerca di ricordarti che soffre. Se ti tratta male, è il suo dolore che parla. Ha un’opinione altissima di te.
— Cosa te lo fa pensare?
— Ah… Ho parlato troppo del mio paziente. Mangiamo.
Studiando il complesso industriale Shipstone non tentai di studiare gli Shipstone. Il modo, l’unico modo per studiarli sarebbe stato tornare a scuola, prendere una laurea in fisica, aggiungere un intenso dottorato di ricerca sullo stato solido e sul plasma, trovare un impiego in una delle aziende Shipstone e fare talmente colpo con la mia lealtà e il mio ingegno da essere ammessa, dopo chissà quanto, nei circoli esclusivi che controllano produzione e standard qualitativi.
Siccome tutto ciò significava una ventina d’anni, e visto che non avevo intrapreso quella carriera da ragazzina, partii dal presupposto che Boss non avesse in mente per me quella rotta.
Quindi, permettetemi di citare dalla storia ufficiale, ovvero dalla propaganda:
Prometeus, Breve Biografia e Sommario Resoconto dellie Incomparabili Scoperte di Daniel Thomas Shipstone, B.S., MA.; Ph.D., LL.D., L.H.D., e del Benevolo Sistema da Lui fondato.
…E così il giovane Daniel Shipstone vide immediatamente che il problema non era la scarsezza d’energia, ma stava nel trasporto dell’energia. L’energia è in ogni dove: nella luce del sole, nel vento, nei fiumi di montagna, nei gradienti di temperatura di ogni tipo ovunque essi siano, nel carbone, nel petrolio, nei giacimenti radioattivi, nelle cose verdi che crescono. Soprattutto negli abissi oceanici e nello spazio esterno l’energia è liberamente disponibile in quantità che vanno oltre ogni comprensione umana.
Chi parlava di "scarsezza dell’energia" e di "risparmiare energia" semplicemente non capiva la situazione. Dal cielo "pioveva manna"; occorreva soltanto un secchio per raccoglierla.
Con l’incoraggiamento della devota moglie Muriel (nata Greentree), che tornò a lavorare per non far mancare il cibo sulla tavola, il giovane Shipstone diede le dimissioni dalla General Atomics e divenne il più americano degli eroi mitici, l’inventore che fa tutto in cantina. Sette faticosi e frustranti anni più tardi aveva fabbricato di propria mano il primo Shipstone. Aveva trovato…
Quello che aveva trovato era il modo per immagazzinare più kilowatt-ora in uno spazio più piccolo e in una massa più piccola di quelli mai sognati da ogni altro ricercatore. Definirlo una "batteria migliorata" (qualcuno lo aveva fatto, i primi tempi) è come definire una bomba H un "fuoco d’artificio migliorato". Ciò che Shipstone aveva realizzato era la distruzione totale della maggiore industria (a parte la religione organizzata) del mondo occidentale.
Per ciò che accadde dopo devo attingere dalla "spazzatura" e da altre fonti indipendenti, perché non credo alla versione dolce e smielata offerta dalla società. Eccovi un discorso ipotetico attribuito a Muriel Shipstone:
— Ragazzo mio, tu non lo brevetterai. Cosa otterresti? Diciassette anni d’esclusiva al massimo… e nemmeno un anno nei tre quarti del globo. Se lo brevettassi o cercassi di farlo, la Edison, la P.G. and E., la Standard ti legherebbero le mani con ingiunzioni e cause e sosterrebbero che hai infranto i loro brevetti e non so che altro. Ma hai detto tu stesso che potresti mettere uno dei tuoi aggeggi in una stanza col miglior gruppo di ricercatori che la G.A. possa mettere assieme, e al massimo potrebbero fonderlo e nel peggiore dei casi finirebbero per saltare in aria. Lo hai detto tu. Parlavi sul serio?
— Certo. Se non sanno in che modo inserisco il…
— Zitto! Non voglio saperlo. E i muri hanno orecchie. Non faremo nessuna strombazzata d’annuncio. Cominceremo semplicemente a produrre. Nel posto dove oggi l’energia costa meno. Qual è questo posto?
L’autore della spazzatura se la prendeva in continuazione col "monopolio crudele e spietato" esercitato dal complesso Shipstone a danno delle necessità basilari della "povera gente di ogni luogo". Io non riuscivo a vederla così. La Shipstone e le sue industrie avevano solo reso abbondante ed economico ciò che prima era scarso e caro; questo sarebbe "crudele" e "spietato"?
Le industrie Shipstone non hanno il monopolio dell’energia. Non posseggono carbone o petrolio o uranio o acqua. Hanno in affitto molti, molti acri di terreno deserto… Ma esistono ancora parecchi deserti che la Shipstone non sfrutta e dove nessuno raccoglie la luce del sole. In quanto allo spazio, è impossibile intercettare anche solo l’uno per cento di tutta la luce solare che va sprecata all’interno dell’orbita lunare, impossibile per un fattore di molti milioni. Fate i conti voi stessi, se no non crederete mai alla risposta.
Allora qual è il loro delitto?
È un duplice delitto.
a) Le aziende Shipstone sono colpevoli di fornire energia alla razza umana a prezzi inferiori a quelli dei loro concorrenti.
b) In modo malvagio e antidemocratico, si rifiutano di divulgare il segreto industriale sullo stadio finale d’assemblaggio di uno Shipstone.
Quest’ultimo, agli occhi di molta gente, è un delitto capitale. Il mio terminale scavò fuori parecchi editoriali sul "diritto di tutti di sapere", altri sulla "insolenza dei monopoli giganti", e ulteriori manifestazioni di sacrosanta indignazione.
Il complesso Shipstone è un mammut, vero, perché fornisce energia economica a miliardi di persone che vogliono energia economica e ne vogliono sempre di più ogni anno. Ma non è un monopolio perché non possiede l’esclusiva sull’energia; si limita a impacchettarla e a spedirla ovunque sia richiesta. Quei miliardi di clienti potrebbero mandare in bancarotta il complesso Shipstone praticamente da un giorno all’altro, se tornassero alle vecchie tecniche: "bruciare" uranio, distribuire energia lungo canali in rame e alluminio lunghi interi continenti e/o lunghi treni e lunghe carovane di camion cariche di carbone.
Però nessuno, a quanto accertò il mio terminale, vuole tornare ai brutti vecchi giorni quando il paesaggio era sfigurato in un’infinità di modi e l’aria stessa era carica di fetori e agenti cancerogeni e depositi, e gli ignoranti avevano una fifa matta dell’energia nucleare, e tutta l’energia era scarsa e costosa. No, nessuno vuole i vecchi brutti metodi; anche i critici più radicali vogliono un’energia economica e facilmente disponibile… Solo vorrebbero che le aziende Shipstone togliessero il disturbo e andassero a farsi friggere.
"Il diritto di tutti di sapere": il diritto di sapere cosa? Daniel Shipstone, armatosi di robuste conoscenze di matematica superiore e fisica, si è infilato in cantina e ha sopportato pazientemente sette anni di vacche magre e difficoltà, e così ha imparato ad applicare nella pratica un aspetto delle leggi naturali che gli ha permesso di costruire uno Shipstone.
Chiunque, ovunque e sempre, è libero di fare come lui; Daniel Shipstone non chiese nemmeno un brevetto. Le leggi naturali sono liberamente disponibili a tutti quanti, compresi i Neanderthal mangiati vivi dalle pulci che si accoccolavano assieme per vincere il freddo.
In questo caso, il guaio del "diritto di tutti di sapere" è che somiglia moltissimo al "diritto" di chi vuole diventare un virtuoso del piano senza fare gli esercizi.
Però io nutro pregiudizi: non sono umana e non ho mai avuto diritti.
Che preferiate la versione alla saccarina della società o la versione al vetriolo della spazzatura, le realtà basilari su Daniel Shipstone e sul complesso Shipstone sono ben note e al di là di ogni discussione. Ciò che mi sorprese (anzi, che mi scioccò) fu quello che scoprii quando iniziai a scavare fra proprietà, consigli d’amministrazione e direzioni.
Il primo vero sospetto mi venne da quello stampato iniziale, quando vidi quali aziende facevano parte del gruppo Shipstone senza avere la dizione "Shipstone" nel proprio nome. Se fai una pausa per una Coca… è la Shipstone che te la vende!
Ian mi aveva detto che era stata la Interworld a ordinare la distruzione di Acapulco: il che significa che sono stati gli amministratori del patrimonio di Daniel Shipstone a ordinare l’omicidio di un quarto di milione di persone innocenti? Possono essere gli stessi individui che dirigono il miglior ospedale/scuola per bambini handicappati del mondo? E la Sears-Montgomery… Campane dell’inferno, io stessa posseggo qualche azione della Sears-Montgomery. Allora divido, per concatenazione, una parte di responsabilità nella strage di Acapulco?
Programmai la macchina per indicarmi quali rapporti esistessero fra le varie direzioni del complesso Shipstone, e poi quali direzioni di altre compagnie fossero in mano ai dirigenti delle compagnie Shipstone; e i risultati furono così incredibili che chiesi al computer di elencarmi tutti i proprietari dell’uno per cento o più di azioni con diritto di voto di tutte le compagnie Shipstone.
Trascorsi i tre giorni successivi ad affrontare e risistemare la grande massa di dati che giunse in risposta a quelle due domande, e a cercare modi migliori per riorganizzarla.
Alla fine del periodo scrissi le mie conclusioni.
a) Il complesso Shipstone è un’unica compagnia. Si limita a sembrare ventotto compagnie diverse.
b) I dirigenti e/o azionisti della Shipstone posseggono o controllano tutto ciò che ha maggiore importanza in tutte le maggiori azioni territoriali del sistema solare.
c) La Shipstone è potenzialmente un governo a livello planetario (a livello di sistema solare?). In base ai dati non sapevo dire se agisse come tale o meno, perché il controllo (ammesso che esistesse) sarebbe stato esercitato da enti che nominalmente non facevano parte dell’impero Shipstone.
d) Mi faceva una paura matta.
Qualcosa che avevo notato nella Morgan Associates, una delle compagnie Shipstone, mi spinse a una ricerca sulle aziende di credito e sulle banche. Non mi sorprese (ma mi depresse) scoprire che l’azienda che al momento mi concedeva credito, la MasterCard della California, era in effetti la stessa azienda che garantiva i miei pagamenti, la Ceres South Africa Acceptances; e questo si ripeteva sempre, si trattasse della Maple Leaf, della Visa, del Crédit Québec, o di che altro. Non è una cosa nuova; i teorici fiscali l’hanno predicata da tempi immemorabili. Ma mi centrò in pieno quando la vidi esemplificata in termini di direzioni coincidenti e comproprietà multiple.
D’impulso, chiesi improvvisamente al computer: — Chi ti possiede?
Ottenni in risposta: — Programma nullo.
Diedi un’altra forma alla frase, seguendo con estrema cura la lingua della macchina. Il computer rappresentato da quel terminale era molto indulgente e intelligente; di solito non sottilizzava su programmi non troppo formali. Però esistono limiti a quello che ci si può aspettare dalla comprensione che una macchina ha del linguaggio verbale; una domanda impegnativa come quella richiedeva forse esattezza semantica.
Di nuovo: — Programma nullo.
Decisi di girare attorno all’idea. Posi la domanda che segue procedendo passo per passo in perfetto accordo col linguaggio del computer, la grammatica del computer, il protocollo del computer: — Di chi è la proprietà della rete di informazioni ed elaborazione dati che ha terminali in tutto il Canada Britannico?
La risposta apparve e lampeggiò diverse volte prima di sparire; e sparì senza un mio ordine. — I dati richiesti non sono presenti nelle banche della memoria.
Questo mi spaventò. Per quel giorno smisi e andai a nuotare e mi cercai un amico che venisse a letto con me quella notte, senza aspettare che qualcuno me lo chiedesse. Non ero ipereccitata, ero ipersola, e desideravo ardentemente un corpo caldo e vivo vicino al mio che mi "proteggesse" da una macchina intelligente che si rifiutava di dirmi chi (cosa) fosse in realtà.
Il giorno dopo, a colazione, Boss mi mandò a dire che voleva vedermi alle dieci e zero zero. Mi presentai, leggermente perplessa, perché a mio giudizio non avevo avuto abbastanza tempo per portare a termine i due incarichi: la Shipstone, e i tratti distintivi di una cultura malata.
Ma quando entrai, lui mi tese una lettera, una lettera di vecchio tipo, chiusa in una busta e consegnata manualmente, come la spazzatura pubblicitaria.
La riconobbi, perché l’avevo inviata io a Janet e Ian. Ma mi sorprese vederla in mano a Boss: l’indirizzo del mittente era falso. Guardai e vidi che era stata reindirizzata a uno studio legale di San José, quello che mi era servito da contatto per ritrovare Boss. — Capperi.
— Puoi restituirmela e io la spedirò al capitano Tormey… Appena saprò dov’è.
— Quando saprai dove sono i Tormey, scriverò una lettera molto diversa. Questa è una specie di sparo nel buio.
— Uno sparo pregevole.
— L’hai letta? — (Accidenti a te, Boss!)
— Leggo tutto quello che deve essere inoltrato al capitano e alla signora Tormey, e al dottor Perreault. Dietro loro richiesta.
— Vedo. — (Nessuno mi dice mai un accidenti di niente!)
— L’ho scritta a quel modo, con l’indirizzo falso e tutto il resto, perché poteva aprirla la polizia di Winnipeg.
— Lo avrà fatto senz’altro. Ritengo che tu abbia coperto la realtà in modo accettabile. Mi spiace di non averti informata che tutta la posta spedita al loro indirizzo sarebbe stata inviata a me. Ammesso che la polizia rispedisca davvero tutto. Friday, non so dove siano i Tormey, però ho un contatto che potrei usare… Una volta sola. Il piano è di usarlo quando la polizia lascerà cadere ogni accusa contro di loro. Mi aspettavo che succedesse settimane fa. Non è accaduto. Dal che concludo che la polizia di Winnipeg nutre intenzioni molto serie di addebitare la scomparsa del tenente Dickey ai Tormey, accusandoli di omicidio. Lascia che te lo chieda un’altra volta. Quel corpo si può ritrovare?
Mi concentrai, cercando di applicare l’ottica del "peggiore dei casi". Se la polizia avesse fatto irruzione nella casa, cosa avrebbe trovato? — Boss, la polizia è già entrata in casa?
— Certo. L’hanno perquisita il giorno dopo la scomparsa dei proprietari.
— In questo caso, la polizia non ha trovato il cadavere il mattino del giorno che mi sono presentata qui. Se lo avessero trovato allora o in seguito, tu lo sapresti?
— Lo ritengo probabile. Le mie linee di comunicazione con la centrale di polizia sono meno che perfette, ma pago parecchio per informazioni fresche.
— Sai che fine hanno fatto gli animali? Quattro cavalli, una gatta e cinque micini, un maiale, forse altre bestie?
— Friday, a cosa ti sta portando la tua intuizione?
— Boss, non so esattamente in che modo sia nascosto il cadavere. Però Janet, la signora Tormey, è un architetto specializzato in sistemi di difesa attivi a doppio livello. Ciò che ha fatto degli animali mi direbbe se secondo lei esiste o no la minima probabilità che qualcuno possa scoprire il cadavere.
Boss prese un appunto. — Ne discuteremo in seguito. Quali sono i tratti distintivi di una cultura malata?
— Boss’, santo cielo! Sto ancora imparando le reali dimensioni del complesso Shipstone.
— Non ne imparerai mai le reali dimensioni. Ti ho affidato due incarichi in un colpo solo perché potessi riposarti la mente cambiando argomento. Non dirmi che non hai nemmeno pensato al secondo incarico.
— Ci ho pensato, ma poco di più. Ho letto Gibbon e studiato la rivoluzione francese. E poi Dallo Yalu al precipizio di Smith.
— Un saggio molto erudito. Leggiti anche Gli ultimi giorni della dolce terra della libertà di Penn.
— Sì, signore. Ho cominciato a prendere note. È un brutto segno quando gli abitanti di una nazione smettono di identificarsi con la nazione e iniziano a identificarsi con un gruppo. Un gruppo razziale. O una religione. O una lingua. Qualunque cosa, se non tocca l’intera popolazione.
— Un pessimo segno. Particolarismo. Un tempo era considerato un vizio spagnolo, ma qualunque paese se ne può ammalare.
— Non conosco la Spagna. La predominanza dei maschi sulle femmine dovrebbe essere uno dei sintomi. Immagino che sarebbe vero anche il contrario, ma in tutta la storia che ho consultato non mi sono mai imbattuta nel caso opposto. Perché, Boss?
— Dimmelo tu. Continua.
— Da quanto ho sentito finora, prima che una rivoluzione possa verificarsi, la popolazione deve perdere fiducia sia nella polizia sia nei tribunali.
— Elementare. Procedi.
— Be’… L’alto livello di tassazione è importante, come l’inflazione monetaria e il rapporto numerico fra individui produttivi e dipendenti pubblici. Ma questa è aria fritta. Lo sanno tutti che un paese è conciato male quando entrate e uscite non sono in pareggio e non ti tornano più, anche se si compie sempre un’infinità di tentativi per pareggiare i conti a furia di leggi. Però ho cominciato a cercare piccoli segni, segni insignificanti. Per esempio, lo sapevi che qui è contro la legge starsene nudi al di fuori di casa propria? Anche in casa, se c’è qualcuno che può vederti.
— Una norma piuttosto difficile da far rispettare, suppongo. Che significato ci vedi?
— Oh, non viene fatta rispettare. Ma non si può nemmeno abrogare. La Confederazione è piena di leggi simili. Secondo me, ogni norma legale che non venga fatta rispettare e non si possa far rispettare indebolisce tutte le altre. Boss, lo sapevi che la Confederazione Californiana sovvenziona le prostitute?
— Non me n’ero accorto. A che pro? Per le forze armate? Per la popolazione di carcerati? O come servizio pubblico? Confesso una certa sorpresa.
— Oh, no, non è affatto così! Il governo le paga perché tengano le gambe chiuse. Per toglierle dalla piazza. Vengono addestrate, diplomate, esaminate, e immagazzinate. Solo che non funziona. Le artiste dell’arte amatoria che hanno diritto al sussidio incassano l’assegno, e poi tornano a battere. Invece non dovrebbero farlo nemmeno per proprio piacere, perché danneggiano il mercato delle prostitute non sovvenzionate. Così il sindacato delle prostitute, che inizialmente aveva portato avanti la legge per acquistare peso, adesso sta cercando di creare un sistema di controlli per tappare i buchi della legislazione. E non funzionerà nemmeno questo.
— Perché non funzionerà, Friday?
— Boss, le leggi che vogliono far tornare indietro la marea che sale non funzionano mai. È quello che diceva re Canuto. Lo saprai, no?
— Volevo accertarmi che lo sapessi tu.
— Penso di essere stata insultata. Ho trovato una ciliegina. Nella Confederazione Californiana è contro la legge rifiutare credito a una persona solo perché la persona ha subito una bancarotta. Il credito è un diritto civile.
— Immagino che nemmeno questo funzioni, ma cosa succede se qualcuno non osserva la legge?
— Non ho ancora indagato, Boss. Però penso che uno straccione che voglia corrompere un giudice si trovi in svantaggio. Voglio menzionare uno dei sintomi ovvi: la violenza. Le rapine. I cecchini. Gli incendi dolosi. Le bombe. Il terrorismo di ogni tipo. Le sommosse, ovviamente; ma sospetto che i piccoli episodi di violenza, quelli che colpiscono i cittadini giorno dopo giorno, danneggino una cultura ancora più delle sommosse popolari che divampano all’improvviso e poi si spengono. Per il momento è tutto. Oh, coscrizioni e schiavitù e atti di forza di ogni tipo da parte del governo e incarcerazione senza cauzione e senza processi veloci… Ma queste cose sono ovvie. Tutti i testi di storia ne parlano.
— Friday, credo ti sia sfuggito il sintomo più allarmante in assoluto.
— Davvero? Me lo dici tu? Oppure dovrò brancolare nel buio per cercarlo?
— Mmm. Per questa volta te lo dirò. Però poi devi essere tu a cercarlo. Studialo. Le culture malate mostrano lo stesso complesso di sintomi che tu hai descritto… ma una cultura moribonda mostra sempre la cattiveria a livello personale. Le cattive maniere. La mancanza di rispetto per gli altri persino nelle piccole cose. La scomparsa della cortesia, delle buone maniere, è più significativa di una sommossa.
— Sul serio?
— Puah! Dovevo costringerti a scavarlo fuori da sola, così lo sapresti. Il sintomo è serio soprattutto perché l’individuo che lo sfoggia non lo considera mai un segno di cattiva salute, ma anzi un indice della propria forza. Cercalo. Studialo. Friday, è troppo tardi per salvare questa cultura. La cultura di tutto questo mondo, non solo il carrozzone balordo della California.
"Quindi dobbiamo preparare i monasteri per l’Era Oscura che si avvicina. Le registrazioni elettroniche sono troppo fragili. Dobbiamo avere di nuovo libri, con inchiostri stabili e carta resistente. Ma questo potrebbe non bastare. Forse il serbatoio da cui attingerà il prossimo rinascimento dovrà venire da oltre il cielo." Boss s’interruppe, respirò affannosamente. — Friday…
— Sì, signore?
— Memorizza questo nome e indirizzo. — Le sue mani si mossero sulla consolle; la risposta apparve su uno schermo in alto. Io memorizzai.
— Fatto?
— Sì, signore.
— Devo ripetere per controllare?
— No, signore.
— Sei sicura?
— Se vuoi, ripeti.
— Mmm. Friday, saresti così gentile da versarmi una tazza di tè prima di andartene? Vedo che oggi le mie mani non sono troppo salde.
— Sarà un piacere, signore.