17

Scegliemmo tutti e due i posti e finimmo a Vicksburg.

Il confine tra Texas e Chicago era chiuso su entrambi i lati in ogni punto, così decisi di tentare per prima la carta del fiume. Ovviamente Vicksburg è ancora Texas, ma per i miei scopi quello che contava era la sua posizione di maggior porto fluviale all’esterno dell’Impero; soprattutto la sua posizione di porto di partenza per i contrabbandieri in tutte e due le direzioni.

Come l’antica Gallia, Vicksburg è divisa in tre parti. C’è la città bassa, il porto, a livello dell’acqua e talora allagata, e c’è la città alta che Sorge su un ripido di un centinaio di metri d’altitudine e che a sua volta si divide in città vecchia e città nuova. La città vecchia è circondata dai campi di battaglia di una guerra dimenticata da secoli (ma non da Vicksburg!). I campi di battaglia sono sacri; sopra non ci si può costruire nulla. Così la città nuova sorge all’esterno di questi terreni sacri, e sopravvive perché è collegata alla città vecchia, e a se stessa, da un sistema di tunnel e sotterranee. La città alta è collegata alla bassa da scale mobili e funivie che arrivano fino alle mura esterne.

Per me, la città alta era solo un buco per dormire. Scendemmo al Vicksburg Hilton (gemello del Bellingham Hilton fino al Breakfast Bar nel seminterrato), ma i miei affari mi portavano al fiume. Furono momenti felici e tristi: Georges sapeva che non gli avrei permesso di seguirmi oltre, e avevamo smesso di discuterne. Anzi, non gli permisi nemmeno di seguirmi alla città bassa; e lo avvertii che forse non sarei più tornata da un giorno all’altro, che magari non mi sarei nemmeno fermata a registrare un messaggio per il nostro terminale. Appena fosse giunto il momento di partire, sarei partita.

Vicksburg bassa è un posto maligno e gagliardo, pieno di vita strisciante come un letamaio. Di giorno i poliziotti lo pattugliano in coppia; di notte scompaiono. È una città di vagabondi, prostitute, contrabbandieri, spacciatori, spacciatori all’ingrosso, spie, travestiti, killer, mercenari, reclutatori, ricettatori, maestri del crimine, barboni, medici clandestini, ricattatori, scassinatori, rapinatori, imbroglioni di alto e di basso rango, falsari, femminielli. Scegliete quello che preferite, a Vicksburg bassa si vende di tutto. È un posto meraviglioso, e non scordatevi di farvi fare l’esame del sangue dopo esserci stati.

È l’unico posto che io conosca dove una creatura sintetica, perfettamente identificabile per la struttura fisica (quattro braccia, niente gambe, occhi sulla nuca, quello che volete), possa entrare (o strisciare) in un bar, ordinare una birra e berla senza che qualcuno presti la minima attenzione a lei o ai suoi lati strani. In quanto a me, il fatto di essere artificiale non significava nulla; non in una comunità dove il novantacinque per cento degli abitanti non osava salire su una scala mobile per la città alta.

Ero tentata di fermarmi lì. C’era qualcosa di molto caldo e amichevole in quei reietti, nessuno dei quali avrebbe mai puntato un indice accusatore. Non fosse stato per Boss da una parte e per Georges e il ricordo di luoghi che avevano un odore migliore dall’altra, avrei potuto restare a Vicksburg (bassa) e trovarmi un’occupazione consona ai miei talenti.

"Ma ho promesse da mantenere, e miglia da percorrere prima di dormire." Robert Frost, il maestro, sapeva bene perché una persona continua ad andare avanti quando preferirebbe fermarsi. Vestita da soldato disoccupato in cerca dell’ingaggio più favorevole, frequentai la città del fiume a caccia di un contrabbandiere pronto a prendere un carico umano. Dall’Impero non arrivavano notizie e non c’erano barche che scendessero il fiume, per cui ben pochi contrabbandieri erano disposti a rischiare di risalirlo.

Così sedetti nei bar della città del fiume, a bere birra e a far circolare la notizia che ero pronta a pagare una bella somma per un biglietto di andata.

Considerai la possibilità di un’inserzione. Seguivo da un po’ i piccoli annunci, che erano notevolmente più franchi di quelli letti in California; sembrava che lì tutto fosse tollerato, purché si limitasse alla città bassa.


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Ovviamente tutti questi servizi erano disponibili in qualunque grande città, ma era raro che venissero pubblicizzati. In quanto alla garanzia, semplicemente non ci credevo.

Decisi di non mettere nessun annuncio perché dubitavo che una prassi tanto pubblica potesse in qualche misura aiutarmi in una faccenda essenzialmente clandestina; continuai ad affidarmi a fornitori navali e baristi e tenutarie di bordelli.

Ma continuai anche a seguire la piccola pubblicità, nella speranza di trovare qualcosa di utile; e incontrai qualcosa che probabilmente era inutile, ma senz’altro interessante. Richiamai l’annuncio e lo sottoposi all’attenzione di Georges.


W.K. — Prepara il testamento.

Hai solo dieci giorni di vita.

Acb


— Che ne pensi, Georges?

— Il primo che abbiamo visto lasciava a W.K. una sola settimana. È passata più di una settimana e adesso ha dieci giorni. Se continua così. W.K. morirà di vecchiaia.

— Non credi al messaggio.

— No, amore mio. Non ci credo. È un codice.

— Che tipo di codice?

— Il più semplice, impossibile da decifrare. Il primo annuncio ha detto alla persona o alle persone interessate di eseguire il numero sette o di aspettarsi il numero sette, o comunque ha detto qualcosa su qualcosa indicato dal numero sette. Questo ripete il concetto riferendosi al numero dieci del codice. Però è impossibile dedurre il significato dei numeri tramite l’analisi statistica perché il codice può essere cambiato molto prima che si giunga a un universo statistico significativo. È un codice idiota, Friday, e un codice idiota non si può mai decifrare, se chi lo usa ha il buonsenso di non attingere al pozzo troppo spesso.

— Georges, sembra che tu ti sia occupato di codici militari e/o di lavoro di cifraggio.

— L’ho fatto, ma non è lì che ho imparato queste cose. La più difficile analisi di codici mai tentata, un’analisi che continua ancora oggi e non sarà mai completa, è l’interpretazione dei geni viventi. Un altro codice idiota… ma ripetuto così tanti milioni di volte che col tempo assegneremo un significato anche alle sillabe che ne sono prive. Scusa se mi sono messo a parlare di lavoro a tavola.

— Un corno, ho cominciato io. Non c’è modo di ipotizzare cosa significhi Acb?

— Nessuno.

Quella sera gli assassini colpirono per la seconda volta, in perfetto orario. Non dico che le due cose fossero correlate.


Colpirono dieci giorni dopo il primo attacco, quasi alla stessa ora. Il che non ci disse nulla sull’identità del gruppo responsabile, perché corrispondeva sia alle previsioni del cosiddetto Consiglio per la Sopravvivenza che a quelle degli Stimolatori loro rivali, mentre gli Angeli del Signore non avevano offerto predizioni su una seconda offensiva.

Esistevano differenze fra la prima ondata di terrore e la seconda, differenze che forse mi (ci) dicevano qualcosa. Georges e io ne discutemmo man mano che arrivavano le notizie.


a) Nessuna notizia dall’Impero di Chicago. Qui nessun cambiamento, perché dall’Impero non era più filtrato nulla dopo i rapporti iniziali sul massacro dei democratici. Era trascorsa un’intera settimana nel silenzio più totale, cosa che mi rendeva sempre più ansiosa.

b) Nessuna notizia dalla Confederazione Californiana circa un secondo attacco; solo informazioni di routine. N.B.: poche ore dopo la prima segnalazione di una seconda ondata di omicidi in altre zone, dalla Confederazione Californiana arrivò una notizia "di routine". Il Capo "Warhoop" Tumbril, consigliato dai suoi medici, aveva nominato un comitato reggente di tre persone, con poteri plenipotenziari. Avrebbero governato la nazione mentre lui si sottoponeva a cure mediche rimandate da tempo. Allo scopo si era trasferito nel suo rifugio, l’Eagle’s Nest, nei pressi di Tahoe. I bollettini sarebbero stati emessi da San José, non da Tahoe.

c) Georges e io convenimmo sul significato più probabile, quasi certo, della cosa. Le cure mediche che necessitavano a quel pallone gonfiato erano l’imbalsamazione, e il suo "comitato reggente", impegnato a definire la lotta per il potere, avrebbe dato al pubblico solo notizie fasulle.

d) Questa seconda volta non giunsero rapporti dal di fuori della Terra.

e) Canton e la Manciuria non segnalarono attacchi. Correzione: a Vicksburg, Texas, non giunsero segnalazioni in tal senso.

f) Da quanto mi risultava dai controlli su un mio elenco, i terroristi avevano colpito tutte le altre nazioni. Ma la mia teoria aveva qualche buco. Delle circa quattrocento "nazioni" dell’Onu, alcune fanno notizia solo quando c’è una eclissi totale di sole. Non so cosa sia successo nel Galles o nelle Isole del Canale o in Swaziland o in Nepal o nell’Isola di Principe Edward, e non vedo perché la cosa dovrebbe interessare a qualcuno (a parte gli abitanti di questi posti sperduti nel nulla). Almeno trecento dei cosiddetti stati sovrani che hanno diritto di voto all’Onu, sono nullità, e fanno parte dell’Organizzazione solo per papparsi cibarie e rifornimenti vari gratis; sono importanti per se stessi, senza dubbio, ma del tutto insignificanti a livello geopolitico. Ma i terroristi colpirono in tutte le nazioni maggiori, a parte le eccezioni riportate più sopra, e i loro attacchi vennero regolarmente segnalati, tranne in caso di pesanti censure.

g) La maggior parte degli attacchi fallì. Fu questa la differenza più macroscopica tra la prima ondata e la seconda. Dieci giorni prima, la maggioranza degli assassini aveva centrato i bersagli e si era dileguata. Adesso la situazione si era capovolta: la maggioranza dei bersagli era sopravvissuta, la maggioranza degli assassini era morta. Qualcuno era stato catturato, pochissimi erano sfuggiti.


Quest’ultimo aspetto della seconda ondata di omicidi pose fine a un’idea che mi tormentava: non era Boss l’organizzazione di quegli sconvolgimenti.

Perché lo dico? Perché la seconda ondata fu un disastro per chi ne reggeva le fila.

Gli agenti operativi, anche i semplici soldati, costano; nessuna organizzazione li spreca. Un assassino ben addestrato costa per lo meno dieci volte un normale soldato, e non è previsto che si faccia ammazzare; santo cielo, no! È previsto che uccida e fugga, libero come l’aria.

Ma chiunque fosse ad avere messo in piedi quello show, aveva fatto bancarotta in una sola notte.

Indegno di un professionista.

Quindi non si trattava di Boss.

Però ancora non riuscivo a capire chi fosse dietro quella gimcana idiota perché non capivo chi ne traesse vantaggio. La mia idea precedente, e cioè che fosse una delle multinazionali a reggere il gioco, non mi sembrava più troppo esatta: impossibile concepire che una grande multinazionale (la Interworld, per esempio) non assumesse i migliori professionisti.

Ma era ancora più difficile immaginare che fosse una nazione territoriale ad aver avviato quel grottesco tentativo di conquista del mondo.

In quanto ai gruppi di fanatici, gente come gli Angeli del Signore o gli Stimolatori, era un lavoro troppo grosso per loro. Indubbiamente, però, l’intera faccenda aveva un sapore di fanatismo: niente razionalità, niente pragmatismo.

Non sta scritto fra le stelle che io debba capire sempre quello che succede: un’ovvia verità che spesso trovo maledettamente irritante.


Il mattino dopo quel secondo attacco, Vicksburg bassa fremeva d’eccitazione. Ero appena entrata in un saloon per conferire col barista capo, quando mi raggiunse una staffetta. — Buone notizie — mi disse il ragazzino, in un sussurro da galera. — La Predatori Rachel sta arruolando. Rachel mi ha detto di informare in particolare te.

— Baggianate sacrosante — ribattei, cortese. — Rachel non mi conosce e io non conosco lei.

— Parola di scout!

— Tu non sei mai stato scout e non sai nemmeno cosa sia una parola.

— Senti, capo — insistette lui — oggi non ho ancora mangiato un boccone. Tu vieni con me. Non sei mica costretta a firmare. È dall’altra parte della strada.

Era scheletrico, ma probabilmente solo perché era appena arrivato alle soglie dell’adolescenza, alla fase di crescita improvvisa; la città bassa non è un posto dove si muoia di fame. Però il barista scelse proprio quel momento per abbaiare: — Dacci un taglio, Bassotto! Piantala di disturbare i clienti. Vuoi un pollice rotto?

— Tutto okay, Fred — intervenni io. — Mi rifaccio viva più tardi. — Gettai un dollaro sul banco e non chiesi il resto. — Andiamo, Bassotto.

L’ufficio di reclutamento di Rachel si rivelò una massa di fango più giù sulla strada, e altre due staffette cercarono di strapparmi a Bassotto prima che ci arrivassimo. Niente da fare; il mio unico obiettivo era far avere a quel povero ragazzo il suo compenso.

Il sergente reclutatore, una donna, mi ricordò la tizia che vendeva profumi e affini nella toilette del palazzo di San José. Mi guardò e disse: — Niente puttane da campo, tette di zucchero. Ma se ti fai rivedere in giro ti offro da bere.

— Paga la tua staffetta — dissi io.

— Pagarlo per cosa? — rispose quella. — Leonard, te l’avevo detto. Niente perditempo, ti avevo detto. Adesso torna fuori e alza il culo.

Tesi una mano e le afferrai il polso sinistro. Liscio come l’olio, un coltello apparve nella sua mano destra. Riaggiustai le cose: le presi il coltello e lo piantai nella scrivania di fronte a lei, e contemporaneamente provvidi a rendere molto più dolorosa la stretta alla mano sinistra. — Riesci a pagarlo con una mano sola? — chiesi. — O devo romperti il dito?

— Vacci piano — rispose lei, senza fare resistenza. — Piglia, Leonard. — Aprì il cassetto, tirò fuori una moneta texana da due cent. Il ragazzo arraffò i soldi e scomparve. Allentai la pressione sul dito. — Non gli dai altro? Oggi che tutti i reclutatori stanno battendo la piazza?

— Avrà la vera commissione quando firmerai — rispose lei. — Perché nemmeno io vengo pagata se non consegno un corpo caldo. E mi buttano a mare se non vale una cicca. Adesso ti spiace lasciarmi andare il dito? Mi serve per compilare le tue carte.

Mollai il dito. All’improvviso, il coltello fu di nuovo nella sua mano, diretto verso di me. Questa volta spezzai la lama prima di restituirglielo. — Non rifarlo — le dissi. — Per favore. E dovresti usare un acciaio migliore. Quello non era Solingen.

— Dedurrò il costo della lama dal tuo premio di arruolamento, dolcezza — rispose lei, imperturbabile. — C’è un raggio puntato su di te da che hai varcato la porta. Devo premere il grilletto? O la piantiamo coi giochini?

Non le credetti, ma le sue intenzioni mi stavano bene. — Basta coi giochini, serge’. Cosa mi proponi? La tua staffetta mi ha detto un accidenti di niente.

— Caffè e gallette e tariffe sindacali. Premio di arruolamento sindacale. Novanta giorni, con un’opzione per la ditta di raffermarti per altri novanta. Diritti di bottino fifty fifty, metà te e metà la ditta.

— Gli altri reclutatori offrono le tariffe sindacali più il cinquanta per cento. — (Un colpo alla cieca; l’atmosfera era molto tesa.)

Lei scrollò le spalle. — Se è vero, ci adegueremo. Che armi conosci? Non arruoliamo pivellini. Non questa volta.

— Posso insegnarti a usare tutte le armi che pensi di conoscere. Dove si va? Chi è il primo?

— Mmm, un tipo duro. Per caso stai cercando di arruolarti come sergente istruttore? Non ci casco.

Chiesi: — Dove si va? Risaliamo il fiume?

— Non hai ancora firmato e mi chiedi già informazioni classificate.

— Sono pronta a pagare. — Tirai fuori cinquanta dollari della Stella Solitaria, in pezzi da dieci, e glieli misi davanti. — Dove si va, serge’? Ti comprerò un buon coltello al posto di quell’acciaio da due soldi che ho dovuto rompere.

— Sei una Pa.

— Piantiamola con gli indovinelli. Voglio solo sapere se risaliremo o no il fiume. Fino a Saint Louis, per esempio.

— Hai intenzione di firmare come sergente istruttore?

— Cosa? Al diavolo, no! Come ufficiale comandante. — Non avrei dovuto dirlo; o per lo meno, non così presto. Nell’agenzia di Boss i ranghi tendono a essere vaghi, ma io ero senz’altro un ufficiale superiore, visto che facevo rapporto solo a (e ricevevo ordini solo da) Boss; il che era confermato dal fatto che per tutti, a parte Boss, ero la signorina Friday, a meno che e finché io non instaurassi un clima meno formale. Nemmeno il dottor Krasny mi si era rivolto en tutoyant finché non glielo avevo chiesto. Ma non avevo mai riflettuto troppo sul mio vero grado perché, pur non avendo alcun superiore a parte Boss, non avevo neanche qualcuno che lavorasse sotto di me. Su un’organigramma formale (non ne avevo mai visto uno dell’agenzia di Boss) sarei stata una di quei rettangolini che partono in orizzontale dalla base per arrivare fino al comandante in capo; cioè uno specialista anziano, se vi piace il burocratese.

— Arcicorbezzoli fritti! Se vuoi portare avanti la richiesta, lo farai col colonnello Rachel, non con me. La aspetto verso le tredici. — Quasi soprappensiero, tese una mano per raccogliere i soldi.

Invece li presi io. Li sistemai in bell’ordine e li rimisi giù davanti a lei, ma più vicino a me. — Allora chiacchieriamo un po’ prima che arrivi. Oggi in città stanno reclutando tutti quanti. Io voglio un buon motivo per arruolarmi con una compagnia piuttosto che con un’altra. Si presume di risalire il fiume o no? E fino a che punto? Combatteremo contro veri professionisti? O contro indigeni buzzurri? O magari con pagliacci di città? Una battaglia come si deve? O un’incursione alla mordi e fuggi? O tutte e due? Chiacchieriamo, serge’.

Lei non rispose, non si mosse. Non staccò gli occhi dal denaro.

Dopo un po’ tirai fuori un altro biglietto da dieci, lo ammucchiai sui cinquanta dollari, e aspettai.

Il sergente dilatò le narici, ma non prese il grano. Dopo diversi momenti aggiunsi il settimo pezzo da dieci.

Lei disse, roca: — O metti via quella roba o me la dai. Potrebbe entrare qualcuno.

Presi tutto e glielo passai. Lei disse: — Grazie sorella — e fece svanire il malloppo. — Penso che risaliremo il fiume come minimo fino a Saint Louis.

— Contro chi combattiamo?

— Be’… Tu prova a ripetere quello che dirò, e io non solo negherò. Ti strapperò il cuore e lo darò in pasto ai gatti marini. Può darsi che non si combatta. Probabilmente ci sarà da menare le mani, ma non in una vera battaglia. Noi, tutti noi, faremo da guardie del corpo al nuovo Presidente. Il nuovissimo Presidente, per meglio dire. È nuovo di zecca.

(Centro secco!) — Interessante. E perché anche le altre compagnie della città stanno reclutando? Il nuovo Presidente assume tutti? Come guardie del palazzo?

— Tesoro, vorrei saperlo. Vorrei proprio saperlo.

— Forse è meglio che cerchi di scoprirlo. Quanto tempo ho? Quando salpiamo? — Corressi subito in: — Oppure non salpiamo? Il colonnello Rachel ha per caso dei Vma a disposizione?

— Porca miseria, quante informazioni classificate ti aspetti per settanta schifosi dollari della Stella?

Ci pensai. Spendere non mi preoccupava, ma dovevo essere certa della merce. Se c’erano truppe a risalire il fiume, i contrabbandieri non si sarebbero mossi, almeno per quella settimana. Quindi dovevo adottare i mezzi disponibili.

Ma non come ufficiale! Avevo parlato troppo. Tirai fuori altri due biglietti da dieci, ci giocherellai. — Serge’, risalirai il fiume anche tu?

Lei scrutò le banconote. Ne lasciai cadere una di fronte al sergente. Svanì. — Non me lo perderei mai, tesoruccio. Appena avrò chiuso l’ufficio, mi metterò al comando di un plotone.

La seconda banconota cadde sul banco, raggiunse la sorella. Io dissi: — Serge’, se aspetto a parlare col tuo colonnello, se mi arruola, sarà come ufficiale addetto al personale, oppure alla logistica o ai rifornimenti, o qualche altro incarico mostruoso del genere. I soldi non mi servono e non voglio le preoccupazioni. Io voglio una vacanza. Ti sta bene un soldato semplice addestrato a dovere? Un soldato che potresti promuovere caporale o addirittura sergente quando avrai scremato le tue reclute e scoperto quanti buchi devi riempire?

Lei fece la faccia scura. — Quello che mi ci vuole. Una milionaria nel mio plotone!

Provai simpatia. Nessun sergente vuole avere ai suoi ordini un tizio pieno di soldi. — Non farò la milionaria. Voglio solo essere una della truppa. Se non ti fidi, sbattimi in un altro plotone.

Lei sospirò. — Dovrei farmi dare una guardata alla testa. No, ti metterò dove potrò tenerti d’occhio. — Da un cassetto prese un modulo con l’intestazione ARRUOLAMENTO PROVVISORIO. — Leggi. Firma. Poi ti farò giurare. Domande?

Diedi un’occhiata. Per la maggior parte erano le solite sciocchezze sulla dotazione personale e sui bottini e sull’assistenza medica e sullo stipendio sindacale e sul premio d’arruolamento; ma c’era anche una clausola che rimandava il pagamento del premio al decimo giorno dopo l’arruolamento.

Comprensibile. Per me era una garanzia che quelli avevano davvero intenzione di mettersi subito sul piede di guerra, cioè di risalire il fiume. L’incubo che turba i sonni di chiunque arruoli mercenari sono le persone che arraffano il premio e tagliano la corda. Quel giorno, con tutte le agenzie di reclutamento in attività, un veterano avrebbe potuto firmare cinque o sei contratti, raccogliere altrettanti premi di arruolamento, e dileguarsi in qualche stato delle banane; a meno che non ci fosse una clausola a fermarlo.

L’impegno veniva preso personalmente col colonnello Rachel Danvers, o con un erede legittimo in caso di sua morte o incapacità ad agire, e impegnava il firmatario a eseguire i suoi ordini o gli ordini di qualunque ufficiale superiore, fosse la carica legittimata o meno dalla scala gerarchica. Accettai di combattere da soldato leale e di non chiedere grazia al nemico, in base alle leggi internazionali e agli usi bellici.

La formulazione del contratto era tanto vaga che sarebbe occorsa una squadra di avvocati di Philadelphia per definire le zone grigie… Il che non aveva la minima importanza, perché una divergenza d’opinioni su questioni serie avrebbe procurato, al firmatario, una raffica alla schiena.

Il periodo d’arruolamento, come aveva detto il sergente, era di novanta giorni, con un’opzione per il colonnello di estenderlo di altri novanta, dietro pagamento di un secondo premio. Non erano previste ulteriori proroghe, e questo mi diede da pensare. Com’era possibile che il contratto per le guardie del corpo di un uomo politico durasse sei mesi e si fermasse poi di colpo?

O il mio sergente stava mentendo, oppure qualcuno aveva mentito a lei, e lei non aveva cervello a sufficienza per vedere l’illogicità. Inutile insistere; stringere l’interrogatorio non aveva senso. Presi una penna. — Vado subito dall’ufficiale medico?

— Scherzi?

— Ovvio. — Firmai, poi dissi: — Lo giuro — quando lei mi lesse, in fretta, un giuramento che più o meno seguiva il contratto.

Il sergente scrutò la mia firma. — Jones, per cosa sta questa F?

— Friday.

— Un nome idiota. In servizio sarai Jones. Fuori servizio, Jonesie.

— Come vuoi tu, sergente. Adesso sono in servizio o no?

— Sarai fuori servizio tra un attimo. Prima gli ordini. All’imboccatura di Shrimp Alley c’è un palazzo. L’insegna dice WOO FONG AND LEVY BROTHERS, INK. Trovati lì alle quattordici, pronta a partire. Usa la porta sul retro. Da adesso alle quattordici, sei libera di sistemare le tue questioni personali. Sei autorizzata a raccontare a chiunque dell’arruolamento, ma ti è proibito, pena severe misure disciplinari, fare illazioni circa la natura dell’azione militare che stai per intraprendere. — Recitò quest’ultima clausola in fretta, come un disco accelerato. — Ti servono soldi per il pranzo? No, sono certa di no. Tutto qui, Jonesie. Lieta di averti a bordo. Sarà un viaggetto divertente. — Mi fece cenno di avvicinarmi.

Mi accostai. Lei mi passò un braccio attorno ai fianchi, sorrise. Io scrollai mentalmente le spalle: non era il momento di far arrabbiare il mio comandante di plotone. Risposi al sorriso, piegai la testa all’indietro e la baciai. Niente male. Aveva l’alito dolce.

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