Il volto di Kerrel apparve sul piccolo schermo. Non vi era bisogno ora di ultraonde, bastava la comunicazione per mezzo di un normale videofono. Edri e Joris gli risposero. Trehearne rimase sulla soglia in ascolto. Alle sue spalle c’erano gli esuli liberati, e un senso di nera disperazione gravava su di loro.
Kerrel fissava Edri e Joris con un’espressione di stanchezza e di odio insieme. Pareva avesse imparato che essere agente del Consiglio ha i suoi lati brutti. Ma non vi era il minimo segno di umanità nel tono della sua voce.
«I cannonieri hanno l’ordine di aprire il fuoco esattamente entro quindici minuti» disse. «In questo frattempo dovete sgomberare la nave senza portare con voi né armi né oggetti personali di alcun genere.» Ripeté: «Quindici minuti esatti.»
Joris lo guardò con occhi profondi e infossati. Negli ultimi minuti era invecchiato di vent’anni. Pareva gli fosse difficile parlare. Le mani di Edri erano serrate con tanta forza che le dita avevano un biancore d’ossa. Si agitavano convulsamente cercando qualcosa contro cui avventarsi senza trovarlo. Anch’egli pareva un vecchio.
«Quattordici minuti» annunciò Kerrel senza emozione. «State perdendo tempo.»
Edri si voltò bruscamente e si lanciò alla cieca oltrepassando Trehearne che lo afferrò e lo trattenne sulla soglia.
«Lasciami andare» gridò Edri imprecando. «Quel burrone è profondo. Tanto vale che mi getti ora. Non voglio che mi riprendano.»
«Un momento» disse Trehearne. Una improvvisa selvaggia speranza lo aveva invaso. Alzò la voce: «Kerrel! Kerrel, mi senti?» Era fuori dal raggio visivo dello schermo.
«Sì, Trehearne, ti sento.»
«Allora ascolta! Di’ ai tuoi uomini di aspettare a far fuoco. Abbiamo Shairn a bordo!»
Joris alzò il capo vivamente. Edri smise di divincolarsi. E sul volto di Kerrel riflesso nello schermo, passarono tutte le sfumature della sorpresa e dello sgomento, poi l’intuizione e un bieco compiacimento.
«Sei furbo, Trehearne» disse. «Ma non me la fai. Tredici minuti.»
«Vai a prenderla, Edri» ordinò Trehearne. Aveva la bocca arida, il corpo molle di sudore freddo.
Edri si precipitò nel corridoio. Trehearne si mise in una posizione da cui Kerrel lo potesse vedere. Sorrideva e si chiedeva se Kerrel potesse udire il battere del suo cuore contro le costole. Joris rimase immobile in attesa. Kerrel contava i minuti, e a ogni numero la sua voce diveniva meno ferma e i suoi occhi più incerti.
Rimanevano sei minuti quando Edri ritornò con Shairn e la spinse davanti allo schermo.
«Vedi?» disse Trehearne. «Non mentivo.»
Kerrel si dimenticò di contare. Fissava attonito la ragazza, i forti lineamenti sconvolti dall’indecisione. Pronunciò il suo nome una volta. Si volse bruscamente e scomparve dallo schermo. Lo udirono urlare in lontananza: «Non fate fuoco! Non fate fuoco! Hanno un prigioniero a bordo.»
Trehearne seppe allora di non essersi ingannato sulla profondità della passione dell’altro e stranamente questa consapevolezza gli fu amara.
Kerrel riapparve, e Shairn gridò: «Kerrel, il loro obiettivo non è solo di liberare questi esuli orthisti! Penso che…»
Trehearne le tappò la bocca con la mano. «Non importa che cosa pensa. La cosa importante è la sua vita. Quanto vale per te, Kerrel?»
Kerrel si passò nervosamente la mano sul viso e non rispose subito. Trehearne non mosse il palmo dalla bocca di Shairn.
Kerrel scosse il capo. «Tu non saresti capace di ucciderla, Trehearne.»
«Io, no» rispose Trehearne. «Ma io sono uno soltanto e ci sono tanti altri a bordo. Undici uomini di Thuvis per i quali la vita di una sola persona è ben piccolo prezzo per pagare la fuga da questo buco d’inferno. Su, Kerrel, quanto vale per te Shairn? Puoi averla libera; sana e salva.»
Kerrel chiese: «Che cosa volete?»
«Un vantaggio sulla partenza.»
«Non vi servirà a nulla. Non potete battere un caccia.»
Joris disse: «Vogliamo tentare!»
Kerrel esitò di nuovo: «Quali condizioni fissate?»
Trehearne rispose: «Ci lascerete partire e noi vi garantiamo di deporre Shairn al sicuro sull’altra faccia di questo pianeta. Voi rimarrete qui con la vostra astronave finché non riceverete da noi il messaggio che la cosa è stata fatta. Potremo controllare a vicenda le nostre azioni per mezzo del radar e se i vostri generatori si metteranno in moto prima della nostra seconda partenza, lo sapremo.»
Kerrel rifletté e poi chiese cupo: «Che sicurezza posso avere io che la lascerete realmente a Thuvis?»
«La mia parola» rispose Trehearne. «O ti fidi o falla saltare in aria subito con tutti noi.»
Ci fu un altro lungo, intenso momento di silenzio. E poi Kerrel disse: «Benissimo.» Pronunciò la parola come se acquistasse sulla sua lingua un sapore di vetriolo.
Joris uscì dalla cabina di trasmissione con un solo lungo passo. Kerrel guardò Shairn e gridò: «Aspettate, dovete trasmetterci la vostra posizione quando la lascerete a terra.»
«Va bene.»
Trehearne chiuse l’interruttore. Lo schermo rimase vuoto. I generatori frementi sollevarono l’astronave in un turbine e dal caccia non giunsero colpi di cannone. Trehearne allentò la stretta su Shairn. La reazione e il sollievo gli facevano tremare le ginocchia così che gli era difficile resistere ai sobbalzi dell’astronave.
Shairn si volse a guardarlo: «Sei un idiota, Michael» sibilò. «Ma te lo concedo: non sei un vigliacco.»
La richiuse nella cabina e ritornò sul ponte. Joris osservava attentamente la proiezione in microfilm della carta del pianeta.
«Qui» decise, indicando un vasto deserto. «Qui starà al sicuro finché non la raccoglieranno; in queste solitudini non ci sono animali da preda.» Gettò un’occhiata a Trehearne. «Sei in gamba» disse. «Io ero finito.»
Trehearne abbozzò un sorriso. «Io ho soltanto tentato un bluff. D’ora in poi, Joris, tutto ricade sulle tue spalle. Dov’è Edri?»
«Chiuso nella sua cabina con Arrin. Conoscono la vasta zona che si stende agli estremi confini della Galassia. Ora stanno tentando insieme di tracciare la rotta esatta.» Joris sbuffò. «Rotta! Se riesco a tenermi avanti di stretta misura a quel caccia, sarò soddisfatto.»
La Mirzim sorvolò il tenebroso pianeta di Thuvis lanciandosi nella notte senza stelle. Trehearne sedeva immerso in profonda riflessione: pensava a Shairn, pensava ai due uomini curvi sui calcoli definitivi di un sogno che da mille anni deludeva l’uomo. Pensava a quel che un sogno può essere per un uomo, a come lo può portare lontano dalla tranquilla vita del senso comune negli abissi ultimi della creazione. Sperava che egli e Arrin potessero trovare quanto volevano. Sperava che potessero vivere tanto da trovarlo.
«Scendiamo» disse Joris. «Meglio dare a Shairn una coperta. Fa freddo laggiù,»
Trehearne trovò una morbida coperta nel guardaroba e la portò nella cabina di Shairn. Ella se la mise addosso ed egli vide quanto il suo viso fosse oscurato dalla stanchezza e dalla tensione.
Shairn chiese pianamente: «Mi ami ancora, Michael?»
La domanda lo colse di sorpresa e la risposta venne da sé. «Sì» rispose. «Ti amo.»
«Allora dobbiamo smetterla di comportarci come due bambini stizziti e non gettar via la vita che possiamo vivere insieme.»
Egli chinò il capo. «Mi dispiace che tu sia immischiata in tutto questo.»
«È colpa mia quanto tua. Sono stata troppo impulsiva. Avrei dovuto trattenermi riflettendo che il mondo dei Vardda era così nuovo per te che avevi pochi elementi in base ai quali giudicarlo.»
In quel momento non era più la Shairn beffarda di un tempo. La sua voce era piena di una oscura passione, di una supplica che egli avrebbe dovuto intendere.
«Michael, avevi i tuoi buoni motivi; fedeltà a un amico, reazione a quanto ti pareva un’ingiustizia. Ma certamente ora tu vedi di che impresa disperata si tratti. So che cercate l’astronave di Orthis. Non la raggiungerete mai. Kerrel vi abbatterà. Tutto questo sarà avvenuto per nulla.»
Parve a Trehearne che quanto ella diceva fosse assai vicino al vero. Ma rispose soltanto: «È troppo tardi per pensarci ora.»
«No, Michael! Puoi ancora salvarti.» Lo afferrò per le spalle, premendogli le mani ansiose sulla carne. «Scendi dalla nave con me! Lascia che Kerrel ci raccolga entrambi!»
Trehearne sorrise tristemente. «A Kerrel piacerebbe ricondurmi a Llirdis per gettarmi in prigione.»
«Ma non sarebbe necessariamente prigione!» esclamò Shairn. «Potresti dire di aver finto di unirti a Joris e a Edri solo per salvare me. Io ti appoggerei e né Kerrel né nessun altro potrebbe portare prove contrarie. Sbarcheresti libero a Llirdis.»
Gli balenò per la mente che era cosa fattibile. Tutto quadrava alla perfezione. Era una via d’uscita.
«E non sarebbe neppure un tradimento verso i tuoi amici» insistette Shairn. «Andranno avanti senza di te. Tu hai fatto per loro tutto quanto era in tuo potere.»
Si aggrappò a lui. La sua bocca lo invocò con un suo silenzioso linguaggio. Egli si liberò lentamente dalle sue braccia e la respinse, ed ella trattenne il respiro.
«No» disse. E di nuovo. «No, Shairn»
Ella rimase immobile e lo guardò fermamente. «Potresti tornare con me alla Torre d’argento, ma non ci tornerai, e perché? Perché gente che non hai mai conosciuto, di pianeti che non hai mai visto possano un giorno volare tra le stelle?»
«C’era una volta sul pianeta Terra un uomo chiamato Trehearne che sfidò la sorte per volare tra le stelle» disse. «Ho pensato che anche altri dovrebbero tentare quest’avventura. È una questione che voglio risolvere ora.»
Ella non parlò e poi la diminuzione di velocità dell’astronave li avvertì che tutto stava per finire. Trehearne la condusse alla camera di compressione. Rimasero insieme, senza trovar null’altro da dire e tutto quel che era stato tra loro tornò nel silenzio a beffarli con la malinconia dei giorni perduti.
La Mirzim strisciò dolcemente con la chiglia su una superficie cedevole e si arrestò. Trehearne aprì il portello, sporgendosi a guardare il buio deserto battuto dal vento.
Allora Shairn parlò. «Strano inizio tra noi, Michael, e ora una fine anche più strana.»
Stese la mano per aiutarla a scendere e fu come se la pressione delle dita di lei gli lacerasse il cuore. Ella alzò gli occhi a lui, ed era ormai una piccola figura sperduta nella vasta oscurità. Parve a Trehearne che le sue labbra si muovessero, ma il vento passò tra loro disperdendo le parole ed egli non seppe che rispondere.
Il campanello d’allarme squillò acuto. Chiuse il portello, e lei se ne era andata.
La voce di Joris tuonò dal ponte di comando attraverso l’altoparlante: «Acquattatevi, tutti! Questa partenza è l’unico vantaggio che ci possiamo prendere su Kerrel. E devo sfruttarla a dovere!»
La mano crudele dell’accelerazione schiacciò Trehearne contro il piancito. Giacque sulle logore tavole del ponte e quell’ultima visione del pallido viso di Shairn restò in lui a ricordargli tutto quanto aveva avuto e perduto. Ripeté il suo nome più volte nel silenzio della camera di compressione deserta. E la bocca gli si riempì di un amaro sapore di polvere. La Mirzim balzava attraverso gli spazi come una creatura selvaggia dirigendosi verso la zona che era l’obiettivo di millenarie speranze e ricerche, verso i confini della Galassia e le sponde della notte infinita.