Erano passati due giorni, e Gendibal si sentiva non tanto depresso quanto esasperato. Non c’era motivo perché non si potesse fissare subito un’udienza: se lui fosse stato impreparato, se avesse avuto bisogno di tempo per organizzare la propria difesa, senza dubbio l’udienza l’avrebbero già fissata da tempo.
Invece, proprio adesso che si prospettava la crisi più grande che si fosse mai vista dall’epoca del Mulo, perdevano tempo, ed al solo scopo di irritarlo.
A dire la verità riuscivano in pieno nel loro intento, rifletté. Bene, il suo contrattacco sarebbe stato più pesante; su questo era ben deciso.
Si guardò intorno. L’anticamera era vuota, lo era da due giorni, ormai. Gendibal era un uomo segnato, un Oratore che presto avrebbe perso la sua carica in seguito ad un’azione di cui non si erano visti precedenti nei cinque secoli di storia della Seconda Fondazione. Tutti erano convinti che sarebbe stato retrocesso, che sarebbe diventato un membro anonimo della Seconda Fondazione, uno fra i tanti.
Era però sempre qualcosa essere dei semplici membri della Seconda Fondazione, specie se si possedesse un titolo come quello di Oratore, che Gendibal non avrebbe perso nemmeno dopo l’incriminazione. Sarebbe stato tuttavia assai diverso vivere con quel titolo in mezzo alla folla grigia, non essere più Oratori di fatto.
Ma non sarebbe successo, pensò con furia, anche se la situazione non prometteva niente di buono. In quei due giorni soltanto Sura Novi l’aveva trattato come prima, essendo troppo ingenua per comprendere cosa stesse accadendo. Ai suoi occhi lui restava sempre Mastro Tedioso.
Gendibal doveva riconoscere che trovava un certo conforto nella cosa, e ne era seccato. Provo vergogna rendendosi conto che il suo morale migliorava quando lei lo guardava con quell’aria di adorazione: era dunque talmente mal ridotto da giudicare gratificanti soddisfazioni così piccole?
Dalla Camera uscì un impiegato che gli comunicò che la Tavola era pronta.
Gendibal lo conosceva bene; era uno che sapeva perfettamente quale grado di attenzioni formali meritasse ciascun Oratore ed al momento quello destinato a lui era spaventosamente basso. Persino l’impiegato dava per scontata una condanna.
Gendibal entrò. Erano tutti quanti seduti intorno alla Tavola; indossavano l’abito bianco che si portava quando ci fosse da giudicare qualcuno ed avevano un’espressione grave. Il Primo Oratore Shandess appariva piuttosto a disagio, ma il suo viso non lasciò trasparire neanche il più piccolo segno di benevolenza. Delora Delarmi (le donne Oratore erano tre in tutto) non alzò nemmeno gli occhi.
Shandess disse: — Oratore Stor Gendibal, siete stato incriminato per esservi comportato in maniera non confacente ad un Oratore. Davanti a noi tutti avete accusato la Tavola di tradimento e tentato omicidio, tenendovi sul vago e senza portare alcuna prova. Avete insinuato che tutti i membri della Seconda Fondazione, compresi gli Oratori, abbiano bisogno di un’analisi mentale completa, che servirebbe a stabilire chi di loro sia ancora degno di fiducia e chi no. Un simile comportamento distrugge i vincoli della solidarietà interna, senza i quali la Seconda Fondazione non può controllare una Galassia complessa e potenzialmente ostile, né può procedere all’edificazione sicura di un Secondo Impero realmente vitale.
«Poiché noi tutti siamo stati testimoni di queste offese, ci asterremo dal presentare la richiesta formale di giudizio e passeremo direttamente alla fase successiva. Oratore Stor Gendibal, avete una linea di difesa?
Delora Delarmi, senza mai alzare gli occhi a guardare Gendibal, si concesse un sorrisetto astuto.
— Se la verità può essere considerata una linea di difesa — disse Gendibal, — allora la mia risposta è sì. C’è veramente motivo di sospettare che sia stata aperta una breccia nella cortina della nostra sicurezza. Tale breccia può significare il controllo mentale da parte esterna di uno o più membri della Seconda Fondazione, non esclusi quelli presenti. Se questa ipotesi è plausibile, come io credo, la Seconda Fondazione si troverà a dover fronteggiare una crisi terribile. Se voi avete anticipato la data di questo processo perché sentite di non poter perdere tempo inutilmente, forse allora riconoscete, anche se in modo vago, la gravità della crisi; in questo caso, però, mi chiedo come mai abbiate sprecato due giorni dopo che io avevo richiesto formalmente un processo immediato...
«Suppongo che sia stata la prospettiva di questa crisi terribile a indurmi a dire ciò che ho detto. Mi sarei comportato in maniera che non si confà ad un Oratore se non avessi parlato come ho parlato".
— Non fa altro che ribadire l’offesa, Primo Oratore — disse la Delarmi, pacata.
La sedia di Gendibal era più lontana delle altre dalla Tavola; già un chiaro segno di retrocessione. Lui la spostò ancora più in là, come se la faccenda non gl’importasse affatto, e si alzò.
Disse: — Intendete giudicarmi adesso, su due piedi, in barba alla legge, o posso presentare una difesa articolata?
— Questa non è una riunione illegale, Oratore — disse Shandess. — Non essendoci molta letteratura giuridica a guidarci in questo caso, abbiamo deciso di venire incontro all’imputato; riconosciamo infatti che, davanti al rischio che la giuria, soggetta purtroppo a sbagliare come tutte quelle composte da uomini, condanni un innocente, è preferibile scegliere il rischio meno grave di prosciogliere un colpevole.
Perciò, benché l’imputazione di cui si tratta qui sia così seria da non permetterci di prosciogliere il colpevole a cuor leggero, vi permetteremo di difendervi nel modo che preferiate e quanto a lungo vorrete, salvo interrompervi quando, con voto unanime, compreso il mio — e qui, per sottolineare la frase, Shandess alzò la voce, — decideremo che si è ascoltato abbastanza.
Gendibal disse: — Permettete allora che cominci dicendo che Golan Trevize, il Consigliere della Prima Fondazione ritenuto dal Primo Oratore e da me l’elemento-chiave della crisi incombente, ha scelto per il suo viaggio una meta imprevista.
— Richiesta d’informazione — intervenne la Delarmi. — Come fa l’oratore — (dall’intonazione si capiva chiaramente che la parola non avesse la maiuscola) — a saperlo?
— L’ho saputo dal Primo Oratore — disse Gendibal, — ma mi è stato confermato da una fonte d’informazioni che mi concederete di tenere segreta considerato il pericolo che incombe al momento sulla nostra sicurezza.
Shandess disse: — Sono disposto a sospendere il giudizio su questo punto ed a procedere senza conoscere la vostra fonte, ma se la Tavola ritiene che dobbiate renderla nota, dovrete farlo, Oratore Gendibal.
— Se l’oratore non ci rivela adesso la sua fonte — disse la Delarmi. — mi pare più che logico dedurne che ha al suo servizio un agente privato che non sia tenuto a rendere conto di ciò che fa a noi. Non possiamo essere certi che un tale agente obbedisca alle regole di comportamento che i membri della Seconda Fondazione sono tenuti a osservare.
— Afferro tutte le implicazioni, Oratore Delarmi — disse Shandess, con un’ombra di disapprovazione. — Non c’è nessun bisogno che me lo spieghiate.
— Le ho menzionate perché siano verbalizzate, Primo Oratore, costituiscono infatti un punto che aggrava l’offesa e che non appare nell’atto di incriminazione, atto che, tengo a sottolineare, non è stato letto per esteso. Avanzo quindi formale richiesta perché ad esso sia aggiunto il punto in questione.
— Il cancelliere lo aggiunga — disse il Primo Oratore. — L’esatta formulazione verrà inserita a tempo debito. Quanto a voi, Oratore Gendibal, — (lui, se non altro, la maiuscola la faceva sentire) — la vostra difesa ha fatto indubbiamente un passo indietro. Proseguite.
— Non solo Trevize ha scelto una rotta inaspettata, ma l’ha anche percorsa ad una velocità che non ha precedenti — disse Gendibal. — Secondo le mie informazioni, informazioni che il Primo Oratore non ha ancora avuto, avrebbe coperto la distanza di diecimila parsec in molto meno di un’ora.
— Con un unico Balzo? — chiese incredulo uno degli Oratori.
— Con più di venti Balzi, compiuti uno dietro l’altro e quasi senza intervallo — disse Gendibal. — Una cosa ancora più difficile da concepire del Balzo singolo.
Anche se adesso si sappia quale sia la posizione di Trevize, ci vorrà tempo per inseguirlo, e se dovesse individuarci ed intendesse seminarci non riusciremmo mai a raggiungerlo. E voi ingannate il tempo con questo giochetto dell’incriminazione e lasciate trascorrere due giorni al solo scopo di gustarlo di più...
Il Primo Oratore, mascherando l’angoscia, disse: — Vi prego di dire quale ritenete sia il significato di tutto ciò, Oratore Gendibal.
— Il significato è che la Prima Fondazione ha fatto enormi progressi dal punto di vista tecnologico, e che è assai più potente di quanto non fosse all’epoca di Preem Palver. Se venissimo scoperti, e se la Prima Fondazione fosse in grado di agire liberamente, non potremmo mai tenerle testa.
Delora Delarmi si alzò. — Primo Oratore — disse, — stiamo perdendo tempo in quisquilie. Non siamo bambini che si facciano spaventare dalle storie di Nonna Spaziotempo. Che importanza ha se la Prima Fondazione disponga di una tecnologia avanzata quando, in occasione di qualsiasi crisi, le menti dei suoi membri siano sotto il nostro controllo?
— Che cosa avete da opporre a queste considerazioni, Oratore Gendibal? — disse Shandess.
— Del controllo delle menti parlerò a tempo debito. Per il momento desidero porre l’accento sulla notevole potenza tecnologica della Prima Fondazione.
— Passate al punto successivo, Oratore Gendibal — disse Shandess. — Devo dire che il primo punto non mi sembra molto pertinente alla materia di cui si tratti nell’atto di incriminazione.
Ci fu un chiaro segno di approvazione da parte di tutta la Tavola.
— Passerò al secondo punto, allora — disse Gendibal. — Trevize ha un compagno di viaggio, un certo... — (fece una pausa momentanea per riflettere sulla pronuncia giusta) — Janov Pelorat, uno studioso non molto noto, il quale per tutta la vita non ha fatto altro che raccogliere miti e leggende riguardanti la Terra.
— Quante cose sapete sul suo conto! Sempre la vostra fonte segreta, immagino?
— disse la Delarmi, che si sentiva perfettamente a suo agio nel ruolo di accusatore.
— Sì, so abbastanza cose sul suo conto — disse Gendibal, impassibile. — Alcuni mesi fa il sindaco di Terminus, una donna abile ed energica, ha cominciato, apparentemente senza motivo, ad interessarsi a Pelorat, ed io non ho potuto fare a meno di interessarmi a lui a mia volta. Né, d’altra parte, ho tenuto la cosa per me; tutte le informazioni che ho raccolto le ho messe a disposizione del Primo Oratore.
— Confermo che l’Oratore Gendibal dice il vero — sussurrò Shandess.
— Cos’è la Terra? — disse un Oratore anziano. — È il pianeta d’origine di cui si parla nelle favole? Quello che interessava tanto a tutti ai tempi dell’Impero?
Gendibal annuì. — Quello di cui si parla nelle storie di Nonna Spaziotempo, come direbbe l’Oratore Delarmi. Credo che il sogno di Pelorat fosse di venire su Trantor a consultare la Biblioteca Galattica, dove sperava di trovare le informazioni sulla Terra che non è riuscito ad avere tramite il servizio bibliotecario interstellare di Terminus.
— Quando è partito assieme a Trevize, penso che fosse convinto di essere sul punto di realizzare il suo sogno. In ogni caso noi ritenevamo che i due venissero qui e contavamo di esaminarli per i nostri scopi. È successo invece, come tutti ora sapete, che Trevize ha scelto una destinazione che non ci è ancora nota, e per una ragione che tuttora ignoriamo.
Con un’espressione assolutamente serafica sul viso tondo, la Delarmi disse: — E perché mai questo fatto dovrebbe turbarci? La loro assenza non peggiora certo la nostra situazione. Anzi, poiché hanno rinunciato così facilmente all’idea di dirigersi qui, viene spontaneo pensare che la Prima Fondazione ignori la vera natura di Trantor. Del che dobbiamo ringraziare Preem Palver e la sua opera.
— Chi non si fermi a riflettere più attentamente può in effetti giungere ad una conclusione così confortante — disse Gendibal. — Il cambiamento di meta potrebbe tuttavia non dipendere dall’ignoranza ma, al contrario, da un’eccessiva consapevolezza, dalla paura che Trantor, esaminando Trevize e Pelorat, capisca l’importanza della Terra.
Tra gli Oratori si creò un certo scompiglio, a quel discorso.
— È facile dire frasi altisonanti, che facciano effetto — disse la Delarmi — Ma a ben guardare, queste frasi hanno poi un senso? Io direi di no. Perché dovrebbe importare a qualcuno se noi pensiamo o meno alla Terra? Che sia il vero pianeta d’origine o che sia un mito, dovrebbe in ogni caso essere oggetto d’interesse soltanto per gli storici, gli antropologi e i maniaci che collezionano leggende, come quel Pelorat. Non certo per noi.
— Già, non per noi — disse Gendibal. — Come mai allora, se siamo così neutrali nei confronti della Terra, nella Biblioteca manca qualsiasi riferimento ad essa?
Per la prima volta si respirò nella sala un’atmosfera non di ostilità.
— Ne siete certo? — disse la Delarmi.
Gendibal disse, calmissimo: — Quando ho saputo che Trevize e Pelorat sarebbero venuti qui a cercare informazioni riguardanti la Terra, ho ordinato al computer della Biblioteca di fare un elenco dei documenti contenenti tali informazioni. Dapprima non mi sono meravigliato molto quando è risultato che i dati mancavano del tutto, che non c’era nulla, assolutamente nulla. Poi però, appena ho saputo che Trevize e Pelorat non sarebbero venuti, la mia curiosità si è risvegliata, e poiché avete indugiato due giorni prima di fissare quest’udienza, ho pensato di occupare il mio tempo in modo proficuo. Così, mentre voi, come si suol dire, sorseggiavate vino senza accorgervi dell’imminente crollo della casa, ho consultato alcuni libri di storia in mio possesso. Mi sono imbattuto in passi dove si parlava specificamente di alcune ricerche compiute sulla questione delle origini all’epoca tardo-imperiale. Si faceva riferimento a particolari documenti, sia stampati sia filmati, e vi si citava addirittura qualche brano. Sono tornato alla Biblioteca ed ho cercato personalmente quei documenti: vi assicuro che non c’è proprio nulla.
— Anche ammesso che non vi sbagliate — disse la Delarmi, — non c’è da sorprendersi: se la Terra è in realtà solo un mito...
— Allora si troverebbero tracce della sua immaginaria esistenza nei libri di mitologia. Se quella della Terra fosse una storia di Nonna Spaziotempo, la si troverebbe nelle antologie di racconti di Nonna Spaziotempo. Se fosse invece la fantasia di una mente malata, se ne troverebbe testimonianza nei volumi di psicopatologia. Qualcosa che parli della Terra deve esistere, altrimenti come potremmo conoscere il suo nome e sapere che sia quello del supposto pianeta d’origine della specie umana? Come mai di tale nome non c’è traccia nella Biblioteca, da nessuna parte?
La Delarmi rimase un attimo in silenzio, e a intervenire fu un altro Oratore, Leonis Cheng, un ometto che conosceva il Piano Seldon in ogni più piccolo particolare e che però tendeva ad essere piuttosto manchevole nella conoscenza della situazione reale della Galassia. Quando parlava, aveva l’abitudine di battere le palpebre in continuazione.
Disse: — È noto a tutti che l’Impero, quando fu prossimo alla fine, tentò di creare una mistica imperiale attenuando ogni interesse per l’epoca pre-imperiale.
Gendibal annuì. — “Attenuando” è il termine esatto, Oratore Cheng. Siamo ben lontani dalla totale distruzione di ogni testimonianza. Come voi dovreste sapere meglio di chiunque altro, un’altra caratteristica della decadenza dell’Impero fu l’improvviso interesse per epoche antiche che si presumevano migliori. Ho appena fatto riferimento all’interesse per la questione delle origini tipico dell’èra di Hari Seldon.
Cheng interruppe Gendibal schiarendosi rumorosamente la voce. — So benissimo tutto questo, giovanotto, e conosco i problemi sociali della decadenza imperiale molto meglio di quanto non sembriate pensare. Il processo di imperializzazione assorbì le disquisizioni dilettantesche riguardanti la Terra. Sotto Cleon II, durante l’ultima fase di ripresa dell’Impero, ovvero due secoli dopo Seldon, l’imperializzazione giunse al massimo e tutte le speculazioni concernenti la questione della Terra terminarono.
Risale all’epoca di Cleon un ammonimento ufficiale dove questo genere di cose viene definito, e credo che la mia citazione sia corretta, «vana e improduttiva disquisizione che tende ad indebolire l’amore del popolo per il trono imperiale».
Gendibal sorrise. — Allora è all’epoca di Cleon che ritenete risalga la distruzione di ogni riferimento alla Terra, Oratore Cheng?
— Non traggo conclusioni: ho semplicemente fatto un’affermazione,
— È saggio da parte vostra non trarre conclusioni. All’epoca di Cleon l’Impero sarà anche stato in fase di ripresa, ma l’Università e la Biblioteca erano in mano nostra, o meglio in mano dei nostri predecessori. Sarebbe stato impossibile togliere materiale dalla Biblioteca all’insaputa degli Oratori della Seconda Fondazione. Anzi, se uno avesse voluto fare questo avrebbe dovuto assegnare agli Oratori stessi il compito di rimuovere il materiale, e l’Impero non ne avrebbe saputo nulla.
Gendibal fece una pausa, ma Cheng rimase in silenzio a fissare un punto indefinito sopra la testa del giovane.
Gendibal continuò: — È logico pensare che la documentazione riguardante la Terra non abbia potuto essere tolta dalla Biblioteca all’epoca di Seldon, visto che a quel tempo era assai vivo l’interesse per la questione delle origini. Tuttavia è altrettanto logico credere che non abbia potuto essere tolta dopo, visto che tutto era sotto il controllo della Seconda Fondazione. Eppure i documenti mancano: come mai?
— Va bene, Gendibal, abbiamo afferrato la portata del dilemma, non c’è bisogno che la facciate tanto lunga — intervenne la Delarmi in tono spazientito. — Quale pensate sia la possibile soluzione? Che siete stato voi stesso a sottrarli?
— Come al solito, Delarmi voi mirate al cuore di ogni questione — disse Gendibal, chinando la testa in segno di ironico rispetto (al che la Delarmi sollevò lievemente le labbra).
— Una possibile soluzione è che a sottrarre i documenti sia stato un Oratore della Seconda Fondazione, uno che sapeva come servirsi dei conservatori della Biblioteca senza lasciare alcun ricordo in loro e come servirsi dei computer senza lasciare traccia del suo operato.
Shandess arrossì. — È ridicolo, Oratore Gendibal. Non posso immaginare che un Oratore possa fare questo: che motivo avrebbe? Ed anche se per qualche ragione ritenesse giusto sottrarre la documentazione riguardante la Terra, perché mai eviterebbe di rendere nota tale ragione al resto della Tavola? Perché correre il rischio di veder distrutta la propria carriera quando le probabilità di essere scoperti siano tanto forti? E poi, credo che nemmeno il più abile degli Oratori potrebbe portare a termine un’impresa del genere senza lasciare tracce.
— Allora immagino che dissentiate dall’Oratore Delarmi, che ha insinuato che il responsabile potrei essere io.
— Certamente — disse Shandess. — A volte mi pare che non mostriate troppo discernimento, tuttavia sono ancora lontano dal considerarvi pazzo.
— Allora come può essere successo quello che è successo, Primo Oratore? I documenti devono trovarsi ancora nella Biblioteca, dato che a quanto sembra abbiamo giudicato improbabili tutte le vostre ipotesi... Eppure non ci sono.
Ostentando insofferenza, la Delarmi disse: — Va bene, va bene, concludiamo. Vi ripeto ancora, Gendibal: quale soluzione suggerite al dilemma? Sono sicura che ne abbiate una.
— Se ne siete sicura voi, ne possiamo essere sicuri tutti, Oratore. Secondo me, i documenti sono stati sottratti da un membro della Seconda Fondazione che era sotto il controllo di una misteriosa entità esterna alla Fondazione stessa. Il fatto non è stato notato perché la medesima entità ha provveduto a che nessuno lo notasse.
Delora Delarmi rise. — Finché un giorno non siete arrivato voi. Voi, l’incontrollato ed incontrollabile. Se questa misteriosa entità esistesse veramente, come avreste potuto scoprire che il materiale è scomparso? Perché mai non sareste controllato?
Gendibal disse, con aria grave: — Non è questione su cui si possa fare dell’ironia, Oratore. Le persone di cui ipotizzo l’esistenza possono pensare che le interferenze vadano ridotte al minimo, come del resto pensiamo anche noi in qualità di membri della Seconda Fondazione: Quando ho corso il rischio di morire, pochi giorni fa, ero più ansioso di evitare ogni intervento indebito su una mente hamiana che di proteggere me stesso. Identica cosa può essere accaduta a questi ignoti controllori, appena hanno creduto che la situazione fosse ormai priva di incognite, hanno smesso di interferire. E se così è, ci troviamo davanti a un pericolo terribile. Il fatto che abbia potuto scoprire cosa sia successo può significare che a loro non interessa più essere scoperti o meno, il che vuol dire che ritengono di avere già vinto. E noi stiamo qui a giocare al processo!
— Ma che scopo mai potrebbero avere? — disse la Delarmi muovendo i piedi nervosamente e mordendosi le labbra. Sentiva di stare perdendo il suo potere, adesso che gli Oratori erano sempre più interessati al discorso di Gendibal, e sempre più preoccupati.
— Riflettete — disse Gendibal. — La Prima Fondazione, con la sua eccezionale potenza tecnologica, sta cercando la Terra. Vuol farci credere che in cerca della Terra siano andati due semplici esuli, ma se fossero veramente tali sarebbero stati messi a bordo di un’astronave capace di percorrere diecimila parsec in meno di un’ora? Non credo proprio. Quanto a noi, la Seconda Fondazione, non abbiamo cercato affatto la Terra e qualcuno, a nostra insaputa, ha provveduto chiaramente a fare in modo che non disponessimo di alcun dato informativo sul supposto pianeta d’origine. Ed adesso la Prima Fondazione è lì lì per trovarlo, mentre noi siamo così lontani dal farlo che...
Gendibal s’interruppe e la Delarmi disse: — Allora? Concludete la vostra storiella puerile: sapete qualcosa o no?
— Non so tutto, Oratore. Non sono andato fino in fondo alla ragnatela che ci circonda, ma so che c’è. Non so quale significato si celi dietro questa ricerca della Terra, ma sono sicuro che la Seconda Fondazione sia in grande pericolo e che con essa lo siano il Piano Seldon ed il futuro di tutta l’umanità.
La Delarmi si alzò: non sorrideva più, e parlò con voce tesa, anche se perfettamente controllata. — Che sciocchezze! Primo Oratore, ponete termine a questa farsa! Qui si deve discutere del comportamento dell’accusato. Ciò che dice non è solo puerile, ma anche non pertinente. Non può cercare attenuanti al suo comportamento costruendo una ragnatela di ipotesi che ha un senso soltanto nella sua mente. Chiedo che si voti adesso sulla materia che siamo chiamati a giudicare. Che si voti all’unanimità per la condanna.
— Un attimo — disse Gendibal. secco. — Mi è stato detto che avrei avuto l’opportunità di difendermi e resta ancora un punto della mia linea di difesa da discutere. Permettetemi di esporlo, e dopo potrete liberamente votare, senza incontrare alcuna obiezione da parte mia.
Shandess si sfregò gli occhi con aria stanca. — Continuate pure, Oratore Gendibal. Vorrei far presente alla Tavola che quello di condannare un Oratore è un atto così grave e così privo di precedenti, che non possiamo non concedere all’imputato di difendersi liberamente. Ricordatevi anche che per quanto il verdetto possa lasciare soddisfatti noi, potrebbe non lasciare altrettanto soddisfatti i nostri successori, e non posso credere che un membro della Fondazione, di qualsiasi livello sia, e più che mai un Oratore, non comprenda fino in fondo quanto sia importante la prospettiva storica. Agiamo dunque in modo da essere sicuri dell’approvazione degli Oratori che ci succederanno nei secoli a venire.
La Delarmi disse, aspra: — Corriamo il rischio di farci deridere dalla Posterità per aver discusso all’infinito su questioni più che ovvie, Primo Oratore. La decisione di permettere all’accusato di procedere con la sua difesa è solo vostra.
Gendibal trasse un profondo respiro. — In linea con la vostra decisione allora, Primo Oratore, vorrei chiamare a deporre un testimone, una giovane donna che ho conosciuto tre giorni fa e senza la quale invece di arrivare in ritardo alla riunione della Tavola sarei potuto non arrivare affatto.
— La donna di cui parlate è conosciuta da noi? — chiese Shandess.
— No, Primo Oratore: è nativa del pianeta.
La Delarmi sgranò gli occhi. — Una hamiana?
— Sì, proprio così.
— Che cosa abbiamo a che vedere noi con quelli? — disse la Delarmi. — Niente di ciò che dicono può avere la benché minima importanza. Non esistono!
Gendibal scoprì i denti in una smorfia che non avrebbe mai potuto essere scambiata per un sorriso e disse, brusco: — Tutti gli hamiani esistono, fisicamente.
Sono esseri umani ed hanno il loro ruolo nel Piano Seldon. Anzi, proteggendo indirettamente la Seconda Fondazione, svolgono un ruolo decisivo. Desidero dissociarmi dai sentimenti razzisti espressi dall’Oratore Delarmi e spero che la sua osservazione verrà messa a verbale e considerata in futuro una dimostrazione di come la carica di Primo Oratore possa esserle poco confacente. Il resto della Tavola approva forse questa osservazione inaudita ed intende privarmi della mia testimone?
— Chiamate la vostra testimone, Oratore — disse Shandess.
Il viso di Gendibal tornò ad assumere l’espressione indifferente che gli Oratori avevano quando si trovavano sotto pressione; la smorfia scomparve dal viso e la mente, dietro la barriera protettiva da cui era recinta, avvertì che il pericolo era passato e che la vittoria era sicura.
Sura Novi appariva tesa. Aveva gli occhi sgranati, ed il labbro inferiore le tremava leggermente. Si tormentava le mani e ansimava un poco. I capelli erano tirati indietro e raccolti a crocchia; il viso abbronzato era scosso a tratti da un leggero tic.
Stropicciando con le mani le pieghe della lunga sottana, Novi si guardò rapidamente intorno. Osservò i vari Oratori ed i suoi occhi si riempirono di soggezione.
Loro ricambiarono con sguardi che esprimevano, in grado diverso secondo la persona, sia disprezzo, sia disagio. Delora Delarmi fissò un punto indefinito sopra la testa della hamiana, ostentando di ignorare la sua presenza.
Gendibal sfiorò con cautela la superficie della sua mente primitiva calmandola e tranquillizzandola. Avrebbe ottenuto lo stesso effetto stringendo piano la mano della donna o carezzandole la guancia, ma in quelle circostanze era naturalmente una cosa impossibile.
— Primo Oratore — disse, — sto attenuando lievemente la consapevolezza di questa donna in modo che la sua testimonianza non sia alterata dalla paura. Invito voi e tutti gli altri Oratori ad osservare ciò che faccio e a constatare che non mi accingo in alcun modo ad influenzare la sua mente.
Novi trasalì terrorizzata quando udì la voce di Gendibal; lui non se ne stupì affatto, ma capì che non aveva mai sentito parlare tra loro i membri della Seconda Fondazione di alto rango. Non conosceva la combinazione rapida e singolare di suoni, intonazioni, espressioni e pensieri. Il terrore però scomparve subito appena Gendibal calmò la mente della hamiana, che di colpo assunse un’aria serena.
— C’è una sedia dietro di voi, Novi — disse Gendibal. — Accomodatevi, prego.
Novi fece una buffa riverenza e si sedette, rigida. Parlò con molta chiarezza, però Gendibal le fece ripetere le frasi ogni volta che il suo accento diventava troppo pesantemente hamiano. E poiché era costretto a mantenersi formale nel linguaggio per deferenza verso la Tavola, ogni tanto dovette ripeterle le domande.
Con calma e con dovizia di particolari, Novi raccontò dello scontro fra Gendibal e Rufirant.
— Tutte queste cose le avete viste di persona, Novi? — chiese Gendibal alla fine.
— No, Mastro, altrimenti l’avrei fermato prima, Rufirant. Sta buono, ma non troppo sveglio nella testa.
— Però le avete descritte. Com’è possibile ciò, se non le avete viste tutte di persona?
— Me ne ha parlato Rufirant, quando interrogato: sta vergognoso.
— Vergognoso? Avete mai notato che si sia comportato in modo analogo, in passato?
— Rufirant? No, Mastro. Anche se grande e grosso non sta cattivo, non sta combattente, e ha paura dei tediosi. Dice spesso che stanno forti e pieni di poteri.
— Come mai non la pensava così quando mi ha affrontato?
— Sta strano, da non capirsi. — Scosse la testa. — Non stava in sé. Io ci ho detto:
«Testone, cosa ti salta in mente di assalire un tedioso?» E lui dice: «Non so perché l’ho fatto. Stavo come da una parte a guardare un non-me che assaliva il tedioso».
— Primo Oratore — disse l’Oratore Cheng, interrompendo Novi, — che senso ha che questa donna ripeta ciò che le ha detto un uomo? Non si può interrogare direttamente quest’uomo?
— Certo — disse Gendibal. — Se quando questa donna avrà finito la sua testimonianza la Tavola vorrà ulteriori prove, chiamerò a deporre Karoll Rufirant, colui che mi ha aggredito. Se invece la Tavola non richiederà di sentirlo, potrà emettere il suo verdetto appena avrò terminato di interrogare la testimone.
— Benissimo — disse Shandess. — procedete pure.
— E che dite di voi stessa, Novi? — disse Gendibal. — È normale per voi intervenire a separare due uomini che stanno per venire alle mani?
Novi rimase in silenzio un attimo. Corrugò la fronte, poi tornò serena e disse: — Non lo so. Non desidero che i tediosi provano danni. Qualcosa mi ha spinto a intervenire, e d’istinto l’ho fatto. — Fece una breve pausa, poi aggiunse: — Lo starei a fare ancora, se c’è bisogno.
— Ora cercate di dormire, Novi — disse Gendibal. — Non pensate a niente: vi riposerete e non farete sogni.
Novi borbottò qualcosa, poi i suoi occhi si chiusero e la testa le ciondolò indietro, contro la spalliera.
Gendibal aspettò un momento, poi disse: — Primo Oratore, vi invito con tutto il rispetto a seguirmi nella mente di questa donna. La troverete straordinariamente semplice e simmetrica, il che è una fortuna, perché se fosse stato altrimenti vi sarebbe forse riuscito impossibile scorgere quello che scorgerete ora. Ecco, vedete qui? Avete notato? Pregherei anche tutti gli altri Oratori di entrare... Sarà più facile se lo farete uno alla volta. — Tra i membri della Tavola sorse un brusio concitato. — C’è qualcuno che abbia ancora dei dubbi? — disse Gendibal.
La Delarmi disse: — Io ne ho, perché... — S’interruppe di colpo, avendo individuato anche lei qualcosa di indefinibile.
Gendibal continuò il discorso al posto suo. — Perché ritenete che abbia interferito in questa mente apposta per fornirvi prove false? Pensate dunque che sia capace di un intervento così complesso e difficile? Una fibra mentale chiaramente fuori posto e niente intorno a essa che sia stato minimamente modificato... Se sapessi fare una cosa del genere che bisogno avrei di esprimermi con voi al vostro stesso livello? Perché mai accetterei l’insulto rappresentato da questo processo? Perché mai mi affannerei a cercare di convincervi? Se sapessi compiere un intervento come quello che risulta visibile dall’analisi di questa mente, voi tutti sareste inermi davanti a me, a meno di non esservi preparati con cura ad affrontarmi. La verità nuda e cruda è che né voi né io siamo in grado di manipolare una mente nel modo in cui è stata manipolata quella di questa donna. Eppure qualcuno l’ha fatto.
Gendibal fece una pausa, guardando uno alla volta tutti gli Oratori e fissando poi gli occhi sulla Delarmi. — Ora — disse, parlando lentamente, — se desiderate altre prove chiamerò a deporre l’agricoltore hamiano Karoll Rufirant, che ho esaminato e nel quale pure ho riscontrato tracce di un intervento esterno.
— Non è necessario — disse Shandess, che appariva sgomento.
— Quello che abbiamo visto è già abbastanza sconvolgente.
— In tal caso — disse Gendibal, — posso svegliare questa hamiana e lasciarla andare? Le persone che si occuperanno di farla riprendere senza traumi aspettano fuori...
Quando Novi se ne fu andata, sorretta da Gendibal che la teneva per il braccio, il giovane Oratore disse: — Permettetemi di riassumere rapidamente la situazione.
Abbiamo appena visto che la mente può essere alterata in modi che nemmeno ci sogniamo; visto che qualcuno è in grado di farlo, gli stessi conservatori della Biblioteca potrebbero essere stati indotti da un intervento esterno di questo tipo a sottrarre il materiale riguardante la Terra. Quindi il fatto si sarebbe per forza verificato a nostra insaputa, e ad insaputa degli stessi conservatori. Abbiamo visto che si è fatto in modo che arrivassi in ritardo alla riunione della Tavola. Sono stato minacciato, sono stato salvato: come conseguenza, sono stato incriminato. A causa di questa concatenazione di eventi che sembrano naturali ma non lo sono, potrei essere destituito dalla mia carica, e la linea d’azione per cui mi batto e che minaccia gli ignoti controllori potrebbe così non venire mai adottata.
La Delarmi si protese in avanti. Era chiaramente scossa. — Se la misteriosa organizzazione segreta è così abile, come mai siete riuscito a scoprire queste cose?
Gendibal adesso si sentì libero di sorridere. — Il merito non è mio — disse. — Non pretendo certo di avere facoltà superiori a quelle degli altri Oratori, meno che mai superiori a quelle del Primo Oratore. Però nemmeno questi Anti-Mulo, come li ha definiti efficacemente il Primo Oratore, sono del tutto infallibili, o così forti da non essere condizionati neanche un po’ dalle circostanze e dal caso. Forse hanno scelto come loro strumento proprio quella particolare hamiana perché hanno visto che aveva bisogno di un intervento di poco conto, essendo già per carattere portata a simpatizzare con quelli che definisce “studiosi”.
«Tuttavia, quando l’episodio dell’aggressione si è concluso, la hamiana, essendo entrata per un attimo in contatto con me, si è messa a fantasticare di poter divenire una studiosa lei stessa. È venuta da me il giorno dopo con quell’idea in testa.
Incuriosito da questo suo strano desiderio ho studiato la sua mente, cosa che in altre circostanze non avrei mai fatto, e più per caso che per altro, ho notato la lieve correzione operata dall’esterno, afferrandone subito il significato. Se gli Anti-Mulo avessero scelto una donna meno incline ad apprezzare gli studiosi, avrebbero forse dovuto faticare di più per compiere il loro intervento, ma avrebbero evitato le conseguenze che ci sono state nel caso di Sura Novi, ed io non avrei mai saputo di tutta questa operazione. Gli Anti-Mulo hanno fatto male i loro calcoli, o non hanno tenuto sufficientemente conto dell’imprevisto: il fatto che possano commettere errori come questo è consolante.
— Il Primo Oratore e voi — disse la Delarmi — definite Anti-Mulo gli ignoti controllori perché, immagino, vi sembra che si adoperino a mantenere la Galassia sul sentiero stabilito dal Piano Seldon, mentre il Mulo si proponeva di distruggerlo. Se dunque gli Anti-Mulo fanno questo, perché li considerate pericolosi?
— Perché hanno indubbiamente uno scopo, anche se non sappiamo quale. Un cinico potrebbe pensare che intendano intervenire in futuro per deviare il corso della storia in una direzione che piaccia a loro molto più che a noi. Ritengo in effetti che questa sia l’ipotesi più probabile, anche se non sono particolarmente cinico. Ma forse l’Oratore Delarmi, data l’indole bonaria e fiduciosa che la caratterizza, ritiene che ci troviamo davanti ad altruisti cosmici, che si sobbarcano di un lavoro che toccherebbe a noi senza sognarsi la minima ricompensa...
A questa frase la sala si riempì di risate sommesse e Gendibal capì di avere vinto.
E la Delarmi capì di avere perso; un flusso di rabbia superò infatti la barriera del rigido controllo mentalico come il raggio di un sole rossastro che penetrasse per un attimo attraverso un baldacchino di foglie.
Gendibal disse: — Dopo essere stato attaccato dal contadino hamiano, ho pensato che di quell’episodio fosse responsabile un Oratore. Quando ho notato che la mente di Sura Novi era stata modificata da un intervento esterno, ho capito di aver avuto ragione a immaginare l’esistenza di una trama segreta, ma ho capito anche che chi tramava non era affatto un Oratore. Mi scuso per questa interpretazione errata e chiedo che le circostanze particolari siano considerate un’attenuante.
— Immagino che queste si possano considerare scuse ufficiali... — cominciò Shandess, ma fu interrotto da Delora Delarmi, che adesso era di nuovo calmissima e trasudava benevolenza.
— Con tutto il rispetto, Primo Oratore — disse con voce mielata, — vorrei, se mi è concesso, proporre di lasciar perdere la faccenda dell’incriminazione. In questo momento non voterei mai per una condanna e lo stesso immagino valga per gli altri.
Anzi, suggerirei che dal curriculum senza macchia dell’Oratore Gendibal venga cancellata la nota riguardante l’incriminazione. L’Oratore si è discolpato abilmente: mi congratulo con lui per questo e per il fatto di aver messo in luce una situazione di pericolo che, se fosse rimasta ignorata per lungo tempo, avrebbe provocato probabilmente conseguenze gravissime. Mi scuso quindi di cuore per l’ostilità che gli ho dimostrato in precedenza.
Guardò Gendibal con espressione raggiante e il giovane, suo malgrado, ammirò il modo in cui aveva immediatamente cambiato politica per ridurre gli svantaggi della sconfitta. Gendibal capì anche che quell’atteggiamento preludeva a un altro attacco.
Un attacco che sarebbe stato sferrato da una nuova direzione e che non sarebbe stato sicuramente piacevole.
Quando si sforzava di essere affascinante, Delora Delarmi riusciva a catturare completamente l’attenzione della Tavola. La voce le si faceva dolce, il sorriso era accattivante, gli occhi scintillavano, da tutta la persona emanava cordialità. Nessuno provava la tentazione di interromperla e tutti attendevano di vederla sferrare l’immancabile offensiva.
— Grazie all’Oratore Gendibal — disse la Delarmi. — penso che adesso sappiamo tutti cosa occorra fare. Non sappiamo nulla sugli Anti-Muli; sappiamo soltanto che hanno compiuto qui e là interventi sulla mente di persone che vivono nella roccaforte della Seconda Fondazione. Ignoriamo anche quali siano i piani di chi governa la Prima Fondazione. Potremmo un giorno trovarci di fronte ad un’alleanza Anti-Mulo-Prima Fondazione. Non si sa mai.
«Sappiamo invece con certezza che quel tale Golan Trevize e il suo compagno, di cui al momento mi sfugge il nome, stanno andando verso qualche ignota meta e che il Primo Oratore e Gendibal ritengono che proprio Trevize sia l’elemento-chiave della situazione. Che cosa dobbiamo fare, allora? È chiaro che occorra scoprire tutto quello che si possa sul conto di Trevize: dove sia diretto, che cosa pensi, quali scopi si proponga, e se effettivamente abbia una meta, uno scopo, e pensieri suoi. Potrebbe infatti essere soltanto uno strumento nelle mani di un potere più grande di lui.
— È tenuto sotto osservazione — disse Gendibal.
La Delarmi increspò le labbra in un sorriso indulgente. — E da chi è tenuto sotto osservazione? Da uno dei nostri agenti esterni? Ci aspettiamo forse che tali agenti tengano testa a persone dotate di poteri di cui ci è stata data testimonianza poco fa?
Direi proprio di no. All’epoca del Mulo, ed anche dopo, la Seconda Fondazione non esitò a mandare avanti, ed addirittura a sacrificare, diversi volontari scelti fra gli elementi migliori. Non c’era infatti altro modo di affrontare la situazione. Quando fu il momento di rimettere in funzione il Piano Seldon, lo stesso Preem Palver, travestito da commerciante trantoriano, percorse in lungo e in largo la Galassia per riportare indietro quella ragazza, Arkady. Non possiamo starcene qui seduti con le mani in mano quando ci troviamo in una circostanza che può essere più critica delle due che ho citato. Non possiamo fare affidamento su elementi di importanza limitata, su semplici osservatori e fattorini spaziali.
— Non starete certo suggerendo che il Primo Oratore lasci Trantor in un momento come questo, vero? — disse Gendibal.
— No, naturalmente — disse la Delarmi. — Abbiamo estremo bisogno di lui qui.
Tuttavia ci siete voi, Oratore Gendibal. Siete stato voi ad avere individuato e valutato nella sua gravità il momento di crisi. Siete stato voi a scoprire le sottili interferenze esterne alle quali si devono la rimozione di una parte dei documenti della Biblioteca e la modificazione di menti hamiane. Siete stato voi a sostenere a spada tratta le vostre opinioni contro l’opposizione unanime di tutta la Tavola, opposizione che siete riuscito a vincere. Nessuno dei presenti ha compreso la situazione con la chiarezza che avete mostrato voi e nessuno meglio di voi può continuare a comprenderla con chiarezza. Secondo me è a voi che tocca andare ad affrontare il nemico. Posso sentire il giudizio della Tavola?
Non occorreva nessun voto formale per comunicare quel giudizio; ciascun Oratore saggiava la mente degli altri. E Gendibal, sgomento, capì subito che, proprio nel momento in cui aveva sconfitto la Delarmi, quella donna terribile aveva già organizzato la riscossa. Si preparava a spedirlo in esilio con l’incarico di svolgere una missione che l’avrebbe tenuto lontano per un periodo indefinito, mentre lei sarebbe rimasta lì a controllare la Tavola e, quindi, la Seconda Fondazione e la Galassia, mandandole forse tutt’e due verso la rovina.
E se Gendibal fosse riuscito in qualche modo a raccogliere le informazioni che avrebbero permesso alla Seconda Fondazione di evitare la crisi, la Delarmi sarebbe stata lodata per avere progettato l’operazione, sicché il successo di lui avrebbe accresciuto il potere di lei. Più rapido ed abile fosse stato Gendibal, più la Delarmi avrebbe consolidato il proprio potere: era una bella manovra. Delora Delarmi dimostrava un’eccezionale capacità di ripresa, ed aveva una tale capacità di dominare la Tavola, che anche in quel momento stava praticamente usurpando il ruolo del Primo Oratore.
Gendibal stava facendo quelle riflessioni, quando avvertì un flusso di rabbia provenire dal Primo Oratore. Si voltò: Shandess non si sforzava affatto di nascondere la sua collera e presto fu chiaro che al posto della crisi interna appena risolta ne era già nata un’altra.
Quindor Shandess, venticinquesimo Primo Oratore, non si faceva grandi illusioni su se stesso.
Sapeva di non essere uno di quei Primi Oratori dinamici che avessero attraversato come comete la storia semimillenaria della Seconda Fondazione; d’altra parte non c’era bisogno che lo fosse. Si trovava a governare la Tavola in un periodo tranquillo per la Galassia, un periodo di prosperità in cui non era tanto necessario il dinamismo, quanto la capacità di conservare ciò che ci fosse. E lui era l’uomo adatto per un ruolo del genere: il suo predecessore l’aveva scelto proprio per quel motivo.
— Voi non siete un avventuriero, ma uno studioso — aveva detto il ventiquattresimo Primo Oratore. — Guarderete che il Piano segua la sua strada, mentre un avventuriero potrebbe farlo deviare dal suo tracciato. Conservare: questa dev’essere la parola-chiave per la vostra Tavola.
Shandess si era sforzato di adempiere al suo compito, ma così facendo si era guadagnato la fama di persona passiva e, per molti, debole. Erano circolate voci su sue possibili dimissioni e c’era chi aveva brigato apertamente per destituirlo e nominare al suo posto un altro.
Shandess era sicuro che a tirare le fila dell’intrigo fosse stata Delora Delarmi. Era la personalità più forte della Tavola e persino Gendibal, con tutto il fuoco e l’avventatezza della sua gioventù, era costretto a cedere davanti a lei, come stava facendo ora.
Ma per quanto passivo od addirittura debole Shandess fosse, aveva sempre, in qualità di Primo Oratore, un privilegio cui nessuno dei suoi predecessori aveva mai rinunciato ed al quale, per Seldon, non avrebbe rinunciato nemmeno lui.
Si alzò per parlare, e di colpo tutti zittirono. Quando il Primo Oratore si alzava per parlare, nessuno poteva interromperlo: non avrebbero osato farlo nemmeno la Delarmi o Gendibal.
— Oratori — disse, — convengo che ci troviamo a dover fronteggiare una crisi pericolosa e che dobbiamo prendere misure drastiche. Dovrei essere io a partire, io ad affrontare il nemico. L’Oratore Delarmi, con la delicatezza d’animo che la contraddistingue, mi esenta da un simile compito affermando che ci sia bisogno di me qui. La verità però è che non c’è bisogno di me né qui, né là. Sto invecchiando e sono sempre più stanco. Da tempo c’è chi pensa che dovrei rassegnare le dimissioni, e forse sarebbe veramente il caso che lo facessi. Quando avremo superato felicemente la crisi attuale, le rassegnerò sul serio.
«Naturalmente è mio privilegio nominare il mio successore, ed intendo farlo ora.
C’è un Oratore che da tempo domina la Tavola, un Oratore che, con la forza della sua personalità, ha spesso manifestato le doti di leader che a me a volte fanno difetto.
Sapete tutti che sto parlando dell’Oratore Delarmi.
S’interruppe, poi aggiunse: — Solo voi, Oratore Gendibal, date segno di disapprovazione. Posso chiedervi perché? — Si sedette, così che Gendibal avesse il diritto di rispondere.
— Non disapprovo, Primo Oratore — disse il giovane a bassa voce. — Sta a voi scegliere il vostro successore.
— E lo farò, infatti. Quando tornerete, si spera dopo aver dato inizio al processo che risolverà la crisi, per me sarà giunto il momento di dimettermi. Al mio successore spetterà quindi il compito di portare avanti il processo da voi iniziato, e di concluderlo. Avete niente da obiettare?
Gendibal disse, calmo: — Quando nominerete l’Oratore Delarmi vostro successore, spero che riterrete giusto consigliarle di...
Shandess lo interruppe bruscamente. — Ho parlato dell’Oratore Delarmi, ma non ho dichiarato che sarà il mio successore. Che mi dite, adesso?
— Vi porgo le mie scuse, Primo Oratore. Mi esprimerò diversamente. Nel caso in cui nominaste l’Oratore Delarmi vostro successore al mio ritorno dalla missione che mi è stata affidata, sarebbe meglio le consigliaste di...
— Non nominerò mai l’Oratore Delarmi mio successore, né ora, né in futuro — disse Shandess. — Che mi dite, adesso? — Il Primo Oratore non riuscì a non provare un brivido di soddisfazione per il colpo che aveva appena inferto alla Delarmi: aveva sferrato il suo attacco nel modo più umiliante possibile.
— Allora, Oratore Gendibal — disse, — che cosa mi dite?
— Che sono confuso.
Shandess si alzò di nuovo. — L’Oratore Delarmi ha dominato e influenzato autorevolmente la Tavola, ma questo non basta a conquistarsi il diritto alla carica di Primo Oratore. L’Oratore Gendibal ha saputo vedere ciò che noi non eravamo riusciti a vedere. Ha affrontato tutti gli altri membri della Tavola uniti contro di lui, li ha costretti a ricredersi e li ha indotti ad approvare il suo punto di vista. Ho il sospetto che l’oratore Delarmi non abbia proposto disinteressatamente di affidare a lui il compito di inseguire Golan Trevize, tuttavia è senza dubbio a lui che spetta tale compito. So che ce la farà, me lo dice la mia intuizione, della quale mi fido. E quando tornerà, l’Oratore Gendibal diventerà il ventiseiesimo Primo Oratore della Seconda Fondazione.
Si sedette di colpo, e tutti i membri della Tavola cominciarono a esprimere la loro opinione in un bailamme di suoni, tonalità, pensieri ed espressioni. Shandess non prestò attenzione a quella cacofonia e fissò con noncuranza un punto indefinito davanti a sé. Adesso che aveva compiuto quel passo si accorgeva di quanto fosse confortante scaricarsi di dosso il fardello delle responsabilità. Avrebbe dovuto decidersi prima; ma anche se avesse voluto, non avrebbe potuto farlo: soltanto adesso, infatti, aveva trovato il suo successore naturale.
Fu allora che captò in qualche modo la presenza mentale della Delarmi. Alzò gli occhi a guardare la donna e si stupì di vederla calma e sorridente. Non c’era traccia di delusione o di disperazione, in lei: evidentemente non si era data per vinta. Shandess si chiese se non avesse involontariamente fatto una mossa che le avesse portato qualche vantaggio. Ma che cos’altro poteva fare la Delarmi, a quel punto?
Delora Delarmi avrebbe mostrato liberamente la propria disperazione e la propria delusione se questo le fosse potuto servire in qualche modo.
Le avrebbe procurato grande soddisfazione dare una lezione a quello stupido arteriosclerotico del Primo Oratore e a quel ragazzino idiota con cui la Fortuna aveva cospirato, ma non era alla soddisfazione che lei anelava: voleva qualcosa di più.
Anelava a diventare Primo Oratore. E finché le fosse rimasta una carta da giocare, l’avrebbe giocata.
Sorrise benevolmente, alzò una mano per prendere la parola, poi restò in quella posizione abbastanza a lungo assicurandosi che, appena avesse cominciato a parlare, la sala fosse stata immersa nel più assoluto silenzio.
— Primo Oratore — esordì, — anch’io come già l’Oratore Gendibal, mi guardo bene dal disapprovare quelle che sono le vostre scelte: tocca a voi ed a nessun altro nominare il vostro successore. Se ho preso la parola adesso è perché spero di poter contribuire al successo della missione dell’Oratore Gendibal. Posso spiegare il mio punto di vista?
— Spiegatelo — disse Shandess, brusco. Gli pareva che la Delarmi fosse troppo conciliante, troppo arrendevole.
Chinando la testa con aria grave e facendosi di colpo molto seria, la Delarmi disse:
— Abbiamo astronavi. Non saranno così perfette come quelle della Prima Fondazione, ma saranno pur sempre in grado di trasportare l’Oratore Gendibal. Al pari di tutti noi anche lui, credo, è capace di pilotarne una. Abbiamo i nostri rappresentanti su tutti i maggiori pianeti della Galassia, e l’Oratore sarà accolto bene dappertutto. Inoltre può difendersi anche dagli Anti-Mulo, adesso che è pienamente consapevole del pericolo. Del resto ho l’impressione che persino prima, quando non ci rendevamo conto della situazione, questi Anti-Mulo preferissero intervenire sulle classi inferiori od addirittura sui contadini hamiani. Naturalmente analizzeremo la mente di tutti i membri della Seconda Fondazione, Oratori compresi, ma sono sicura che non avremo sorprese: penso che i nostri avversari non abbiano osato intervenire su di noi.
«Tuttavia non ha senso che l’Oratore Gendibal corra più rischi del dovuto e che si butti in imprese temerarie. È molto meglio che la sua missione sia mascherata in qualche modo, così che loro vengano colti di sorpresa. Sarebbe forse bene se partisse travestito da commerciante hamiano, come fece Preem Palver a suo tempo.
— Preem Palver aveva uno scopo specifico, quando andò in giro travestito — disse Shandess. — Non è invece il caso dell’Oratore Gendibal. Se si rivelerà necessario un qualche travestimento, sono certo che saprà essere abbastanza ingegnoso da adottarne uno.
— Con tutto il rispetto, Primo Oratore, vorrei proporre un modo abbastanza sottile di passare inosservati. Vi ricorderete che Preem Palver, portò con sé nei suoi viaggi la moglie, sua compagna per molti anni. Niente lo definiva rozzo più del fatto che viaggiasse assieme alla moglie: questo allontanò decisamente tutti i sospetti.
— Io non sono sposato — disse Gendibal. — Ho avuto alcune compagne, ma nessuna di esse si offrirebbe di assumere ora il ruolo di moglie.
— Lo sappiamo bene, Oratore Gendibal — disse la Delarmi, — ma qualunque donna sarà con voi, la gente la riterrà vostra moglie, se darete a intendere che così sia.
Si può certo trovare qualche volontaria. E se vi sentiste più tranquillo sapendo di poter mostrare un documento, il documento si può procurare facilmente. Credo che sarebbe vantaggioso che una donna venisse con voi.
Gendibal rimase per un attimo col fiato sospeso: era mai possibile che la Delarmi intendesse...
Forse era un piano per condividere il successo con lui: che aspirasse a diventare Primo Oratore assieme a lui, oppure ad alternarsi a lui nell’esercizio del potere?
Disse, torvo: — Sono lusingato dal fatto che l’Oratore Delarmi pensi di...
Delora Delarmi scoppiò senza ritegno in una risata e guardò Gendibal quasi con tenerezza; era caduto nella trappola e stava facendo la figura dello stupido. La Tavola non si sarebbe dimenticata facilmente delle cosa.
— Oratore Gendibal — disse, — non avrei mai l’impertinenza di cercare di dividere con voi questo compito. È un compito vostro e soltanto vostro, come vostra e soltanto vostra sarà la carica di Primo Oratore. Non avrei mai pensato che mi voleste con voi: a dire la verità, alla mia età non mi vedo nelle vesti dell’ammaliatrice...
Tutti i membri della Tavola sorrisero. Persino Shandess stentò a nascondere un ghigno.
Gendibal accusò il colpo e cercò di non peggiorare la sconfitta mostrando la propria collera. I suoi sforzi però non ebbero molto effetto.
Disse, più calmo che poté: — Allora, cosa suggerite? Vi assicuro che non ho mai pensato un momento che aveste desiderato accompagnarmi. Voi rendete al massimo qui, non nel trambusto delle faccende galattiche, credo.
— Certo, Oratore Gendibal, certo — disse la Delarmi. — Il mio suggerimento si riferiva al travestimento da commerciante che avevo proposto poco fa. Per renderlo indiscutibilmente autentico, non sarebbe soluzione migliore che prendere come compagna una donna hamiana...
— Una hamiana? — Gendibal fu colto di sorpresa per la seconda volta di seguito, ed il fatto divertì gli Oratori.
— La hamiana — continuò la Delarmi. — Quella che vi ha salvato dalla furia di Rufirant; quella che vi guarda sempre con aria di adorazione; quella la cui mente avete saggiato, e che senza rendersene conto vi ha salvato una seconda volta, e da qualcosa di molto peggio delle botte: suggerisco che prendiate come compagna lei.
Gendibal lì per lì pensò di rifiutare, tuttavia sapeva che la Delarmi si aspettava proprio quello. Gli Oratori si sarebbero divertiti ancora di più, avrebbero pensato che Shandess, nel suo desiderio di dare una lezione alla Delarmi, avesse commesso uno sbaglio nominando Gendibal suo successore, o per lo meno che la Delarmi avesse saputo trasformare in fretta la sua scelta in un errore.
Gendibal era il più giovane degli Oratori; aveva irritato i membri della Tavola, poi aveva evitato abilmente di farsi condannare; in una parola, era andato molto vicino ad umiliarli: nessuno poteva considerare senza risentimento la sua nomina a futuro Primo Oratore.
Era un boccone difficile da ingoiare, ma adesso gli altri si sarebbero ricordati di come si fossero divertiti a vedere la Delarmi coprirlo di ridicolo. Lei avrebbe approfittato di quell’episodio per convincerli che a Gendibal mancassero l’età e l’esperienza richieste dal ruolo di Primo Oratore. Coalizzati tra loro, i membri della Tavola avrebbero indotto Shandess a tornare sulla sua decisione mentre Gendibal era lontano, impegnato nella sua missione. Oppure se Shandess avesse tenuto duro, Gendibal alla fine si sarebbe trovato ad essere un Primo Oratore solo di nome e non di fatto, ostacolato in tutto dall’opposizione del resto della Tavola.
Gendibal capì tutte queste cose in un istante e riuscì a rispondere senza mostrare alcuna esitazione.
— Oratore Delarmi — disse, — ammiro la vostra intuizione. Avevo pensato di prendere tutti di sorpresa, con il mio annuncio. In effetti avevo già deciso di portare con me la hamiana, anche se non per la stessa ottima ragione che avete addotto voi. È per via della sua mente che desidero prenderla con me. Voi tutti avete esaminato quella mente, avete constatato come sia: eccezionalmente intelligente, ma, ancora più di questo, semplice, chiara, completamente aliena da furberie. Nessun intervento esterno su di essa potrebbe passare inosservato: sono certo che su questo convenite tutti quanti.
«Mi chiedo se vi sia venuto in mente, Oratore Delarmi, che la hamiana potrebbe fungere da perfetto sistema di allarme. Credo che potrei individuare prima in lei che in me i primi eventuali sintomi di interferenze mentali esterne.
A quel discorso seguì un silenzio attonito e Gendibal disse, allegramente: — Ah, vedo che nessuno di voi ci aveva pensato. Comunque, non importa. Ora bisogna che mi congedi da voi: non c’è tempo da perdere.
— Un attimo — disse la Delarmi, sconfitta per la terza volta. — Che cosa intendete fare?
— Perché entrare in dettagli? — disse Gendibal con una lieve scrollata di spalle.
— Meno la Tavola sa, meno è probabile che gli Anti-Muli tentino di darle noia.
Lo disse con lo spirito di uno cui stesse a cuore innanzitutto l’incolumità degli Oratori. Riempì la propria mente di quella nobile preoccupazione e lasciò che tutti la leggessero: sarebbe servita a lusingarli. E, soprattutto, la soddisfazione che ne avrebbero tratto avrebbe forse impedito loro di chiedersi se sapesse in effetti cosa intendesse fare…
Quella sera, il Primo Oratore parlò da solo con Gendibal.
— Avevate ragione — gli disse. — Non ho potuto fare a meno di penetrare un attimo sotto la superficie della vostra mente ed ho visto che avete giudicato il mio annuncio un errore: lo è stato. È che non vedevo l’ora di cancellarle dalla faccia quel sorriso sempre uguale e di darle una lezione per il modo in cui, facendo finta di niente, usurpa sempre il mio ruolo.
Gendibal disse, con garbo: — Sarebbe forse stato meglio se mi aveste parlato in privato della cosa ed aveste aspettato il mio ritorno, prima di dare l’annuncio.
— Così non avrei potuto dare una lezione alla Delarmi — disse Shandess. — Certo, è una motivazione un po’ misera per un Primo Oratore, lo so.
— Il vostro annuncio non la fermerà, siatene certo. Continuerà a brigare per ottenere quella carica, e forse con qualche ragione. Sono sicuro che alcuni Oratori sarebbero pronti a sostenere che avrei dovuto rifiutare l’onore che mi avete reso. Non sarebbe difficile sostenere anche che la Delarmi sia la mente più brillante della Tavola e che meriti di essere Primo Oratore.
— La mente più brillante della Tavola finché si tratta di battere in astuzia gli altri membri — borbottò Shandess. — Per lei gli unici, veri nemici sono i suoi colleghi.
Non avrebbe mai dovuto essere nominata Oratore. Sentite, devo proibirvi di prendere con voi la hamiana? È stata la Delarmi, con le sue manovre, a costringervi a questa scelta.
— No, no, quello che ho detto davanti alla Tavola è vero: la hamiana sarà effettivamente un ottimo sistema di allarme per me, e sono grato alla Delarmi per avermi indotto ad accorgermene. Sono convinto che Suri Novi si rivelerà di grande aiuto.
— Va bene, allora. A proposito, nemmeno io ho mentito: sono certissimo che riuscirete a risolvere in qualche modo il problema. Sempre che vi fidiate della mia intuizione...
— Credo di potermene fidare, perché anch’io la penso come voi. Vi prometto che qualunque cosa succederà, restituirò più di quello che abbia ricevuto: qualunque cosa gli Anti-Muli o la Delarmi possano fare, al mio ritorno meriterò la carica di Primo Oratore.
Già mentre parlava Gendibal studiava il proprio senso di soddisfazione. Come mai era così compiaciuto, così ansioso di iniziare quell’avventura nello spazio? Per ambizione, naturalmente. Una volta Preem Palver aveva intrapreso un’avventura del genere ed adesso Stor Gendibal avrebbe dimostrato che anche lui ne sarebbe stato capace. Ma che ci fosse anche qualcos’altro, oltre all’ambizione? L’attrazione per la lotta? Il desiderio in genere di qualcosa di eccitante per uno che, come lui, era stato costretto a vivere tutta la sua vita di adulto in un angolo dimenticato di un pianeta retrogrado? Non sapeva rispondersi esattamente, ma sapeva senz’ombra di dubbio che non vedeva l’ora di partire.