7

— Impossibile! — disse Tchaka.

— Perché? — chiese Lane. — Perché non ne hai mai visto uno?

— Perché nessuno l’ha mai visto.

Sedevano, con un bicchiere in mano, nel negozio di carte e mappe di Tchaka, che aveva le pareti coperte da mappe di Punto Nord e del suo sistema solare, della galassia, di molti mondi, alcuni noti altri in parte ancora sconosciuti, la cui descrizione era affidata alla fantasia del cartografo. Uno scaffale diviso in riquadri era pieno, fila su fila, di mappe e carte arrotolate, e inoltre c’erano capaci librerie e antiche mappe incorniciate. Dal soffitto pendeva un enorme, elaboratissimo lampadario con centinaia di riproduzioni topografiche di località terrestri e di altri pianeti abitati dall’uomo. Qua e là, infine, erano disposti artisticamente globi di svariate dimensioni, alcuni di metallo, altri piccoli e scintillanti come l’occhio di Tchaka, e alcuni fatti di materiali sconosciuti che Lane non aveva mai visto.

— Be’, noi adesso sappiamo che l’empatia esiste — disse Lane.

— Nessuno ha mai saputo che si potesse trasmettere — obiettò Tchaka. — Le razze a noi note che ne sono dotate possono solo ricevere.

— Be’ allora forse empatia non è il termine giusto. Ma ti assicuro, Tchaka, che quella maledetta cosa emette i suoi impulsi emotivi. Tutte le volte che mi ci sono avvicinato troppo avevo tanta paura che tremavo.

— Anch’io avrei avuto paura — disse Tchaka. — E con questo?

— Accidenti, ma non vuoi proprio capire! Ti dico che non avevo mai provato quella sensazione in vita mia.

— Se è per questo, non avevi neanche mai visto prima la Bestia dei Sogni.

— Questo non c’entra per niente. Diavolo, quando dò la caccia ai Finti Tuffatori mi servo di me stesso come esca in un oceano dove la visibilità è pressoché nulla. E non provo paura. Più di una volta sono stato assalito da animali su mondi sconosciuti, senza che nessuno mi potesse aiutare, e neanche allora ho avuto paura. E invece ero spaventato a morte pur trovandomi al sicuro a bordo, con armi a disposizione. Tremavo come una foglia.

— Non tutti si spaventano per le stesse cose — sentenziò Tchaka.

— Non ero io in realtà ad aver paura — spiegò Lane, — ma ero io a spaventare quell’essere che mi trasmise la sua paura, capisci? Quando si allontanava, la tensione si allentava, sia da parte sua sia, di riflesso, da parte mia.

— Secondo me, Nicobar — disse Tchaka grattandosi distrattamente l’occhio finto, — questa è la spiegazione più complicata per giustificare la propria paura che abbia mai sentito.

— Grazie — commentò asciutto Lane.

— Non c’è di che, sempre a disposizione di un cliente che paga… Ma, a proposito, non hai provato dolore quando gli hai sparato? Perché gli hai sparato, vero?

— Con un vibratore.

— E allora come mai sei qui? -esclamò trionfante Tchaka. — Se la tua teoria è giusta avresti dovuto morire nello stesso istante in cui il raggio ha colpito la bestia.

— La mia teoria regge — insisté Lane. — Non credo che lo Spazzastelle o Mortifero o come diavolo vuoi chiamarlo provi dolore, almeno non come lo proviamo io e te. Ripensandoci, credo che non ci sia poi da meravigliarsi. Perché un essere fatto di pura energia dovrebbe provare la sensazione del dolore?

— Dunque non lo si può uccidere?

— Non ho detto questo. Ci si può riuscire con un vibratore.

— Ma mi pareva che avessi detto…

— Che non ha provato dolore, il che è ben diverso dal dire che non lo si può uccidere.

— A me non pare.

— Gli ho sparato col cannone laser e con l’implosore molecolare, senza ottenere alcun effetto. Invece col vibratore ho ottenuto una reazione.

— Ma non di dolore.

— No.

— E allora che tipo di reazione era?

— Complessa, strana da capirsi e troppo vaga, ma l’impressione predominante che ne ho riportato è di rimpianto, un profondo rimpianto misto a paura dell’ignoto.

— Piuttosto generico — osservò Tchaka.

— No, era una sensazione specifica. Paura dell’ignoto inteso come morte.

— Ma non l’avevi ucciso.

— Devo averne distrutto una minuscola parte, un frammento dell’insieme sufficiente però perché quell’essere mi trasmettesse il senso della morte.

— Se lo dici tu… Ma come mai ha ucciso solo il Marinaio e non te?

— È semplice — rispose Lane. — Il Marinaio era vecchio, e forse voleva morire, dopo aver finalmente visto lo Spazzastelle. Io sono più giovane e più forte, e non voglio ancora morire. Molto probabilmente ci vuol qualcosa di più del senso della morte per uccidermi.

— Be’, dà un’opportunità al mio liquore — disse Tchaka andando al piccolo bar nascosto dietro lo scaffale delle carte. — Ti ucciderà prima che tu possa rivedere la Bestia dei Sogni. E poi, continuo a sostenere che non esiste una cosa capace di trasmettere emozioni.

— Forse no — ammise Lane, — però forse riceve anche le mie emozioni. Non c’è modo di saperlo. Ma so quello che ho provato, e so che cosa ha ucciso il vecchio. Non ho mai avuto un incubo in vita mia, ma ne ho tutte le notti da quando ho visto quella creatura.

— Dev’essere una bestia eccezionale se è capace di procurare incubi a Nicobar Lane — osservò Tchaka versandosi da bere.

— Lo è. Dispone di un sistema protettivo maledettamente efficace. Più è minacciato, più il suo assalitore ha paura.

— Ma a parte te, Nicobar, chi o cosa, nell’universo potrebbe assalirlo?

— Qualcosa ci sarà pure — opinò Lane stringendosi indifferente nelle spalle, — altrimenti non avrebbe sviluppato un meccanismo difensivo…

— Questo è il guaio con te, Nicobar — dichiarò Tchaka concedendosi un sorriso che fece scintillare i denti d’oro alla luce del lampadario. — Tu vedi tutto con gli occhi del cacciatore. Forse esiste qualcos’altro oltre alla carne e a chi la mangia, nell’universo.

— E sarebbe?

— Forse Dio non è un cacciatore, forse Lui ama.

— Non ho la minima idea di cosa tu stia parlando.

— Quel meccanismo se esiste, è davvero una cosa interessante. Io mi chiedo: tu cosa ne faresti, Tchaka? E dal momento che Tchaka è gentile, altruista, generoso, penso che farei provare alle donne quello che provo io guardandole, quando le tocco e le abbraccio. Ecco come me ne servirei io, Nicobar, e chi dice che tu non sia più simile all’idea che la Bestia dei Sogni si fa di Dio di quanto non lo sia io? Forse è un meccanismo di riproduzione, forse ridesta il desiderio di attirare altre Bestie.

— Tu parti dal presupposto che ne esistano altre, mentre io non ne sono sicuro — ribatté Lane.

— Forse hai ragione tu, però non ha nemmeno nemici naturali. Perché dovresti pensare che quel meccanismo è stato creato per uno scopo e non invece per un altro?

— Se si tratta di un meccanismo per la riproduzione, perché trasmetterebbe anche terrore o morte?

— Non ti piacerebbe che una donna ti dicesse che la fai morire di piacere? — sogghignò Tchaka. — Ma forse sbaglio. Forse, solo Tchaka è capace di mandarle in paradiso in quel modo.

— Credevo che tutte le tue donne andassero all’inferno.

— Non ho prove empiriche del contrario — disse seccamente Tchaka.

— Sai — riprese Lane, — una volta sono stato sulla Terra e ho visto uomini e bestie su parecchi altri mondi, ma tu sei senza dubbio l’unico essere vivente che io abbia mai visto che sia fatto solo di appetiti.

— Serve a tener lontana la morte — disse ridendo Tchaka. — Se me lo chiedi, ti dico subito che scelgo sempre e comunque la vita.

— Qualcuno potrebbe non essere d’accordo con te nel tuo modo di concepire la vita.

— Cosa ne sanno quelli? La gente che sa vivere capisce la vita, Nicobar. Chi non sa vivere si limita a definirla.

— Hai mai pensato di scrivere un libro di filosofia spicciola, Tchaka?

— Spesso. Ma disprezzo quelli che avrebbero il tempo di leggerlo.

— È comprensibile — disse ridendo Lane.

— Certo. Io sono un uomo sensibile, profondo e anche lussurioso. Scendiamo, Nicobar.

— No, grazie, avevo un motivo per venir qui.

— Non sei venuto solo per parlare con me? Il mio amor proprio si sente ferito.

— Un po’ d’oppio e una bionda basteranno a farlo guarire. Devo confessarti, Tchaka, che mi è difficile provare comprensione per te.

Tchaka si strinse nelle spalle. — E allora cosa ti ha spinto a venire qui?

— Mi pare evidente: per guardare le mappe.

— Ma sono antiche e sorpassate.

— Lo so.

— E allora perché vuoi perder tempo a consultarle? Se una ti segnala che un pianeta ha un’atmosfera respirabile, e magari si tratta di un gigante gassoso.

— Non mi interessano i pianeti — disse Lane andando allo scaffale a prendere qualche mappa a caso.

— Le stelle, allora? Cosa puoi cacciare, su una stella?

— Non mi interessano neanche le stelle.

— E allora cosa…? — Tchaka s’interruppe scoppiando in una fragorosa risata. — Cerchi la Bestia dei Sogni. Deve averti sconvolto il cervello, Nicobar. Non la troverai sulle mappe.

Lane si voltò a guardarlo: — Qualcuno che non sapeva cosa fosse potrebbe averla segnata su una carta come stella. Nei primi tempi delle esplorazioni spaziali non erano dotati di sensori sofisticati come quelli di oggi. Vista da un oblò o su uno schermo e parzialmente oscurata dalla nube di polvere potrebbe esser stata scambiata per una stella lontana. Se riesco a scoprire avvistamenti di questo genere, riuscirò a tracciare il percorso che segue per nutrirsi.

— Ma perché? Tanto non hai intenzione di darle la caccia.

— Chiamala curiosità — disse Lane riponendo la prima mappa dopo averle dato un’occhiata.

— Io la chiamerei idiozia — lo corresse Tchaka mentre Lane srotolava un’altra mappa.

— Che male c’è a volerne sapere un po’ di più?

— È quel che dicono tutti quelli che frequentano la fumeria. Quella bestia è morte, Nicobar. Scendi da basso con me e goditi la vita.

— Dopo — rispose Lane esaminando una terza mappa.

— Bah! — esclamò Tchaka. — Perché me la prendo tanto? Non ho mai trovato nessuno con cui abbia così poco in comune come con te. Perché dovrebbe importarmi quel che fai?

— Infatti non ti devi preoccupare.

— Cosa faresti se ti prendessi su di peso per portarti da basso?

— Probabilmente cercherei di ucciderti.

— Non ci riusciresti.

— Già. Perché, vuoi provarci?

— Se lo facessi non saremmo più amici, vero?

— L’hai detto.

— Perché Tchaka dovrebbe curarsi se gli sei amico.

— I contrarii si attirano — disse sorridendo Lane.

— Per questo forse ti interessa tanto la Bestia dei Sogni. Non potresti esserle più diverso.

— Fra attrazione e interesse c’è una differenza che ti sfugge. Le tue puttane ti attraggono, quella creatura mi interessa.

— Ma mi sembra un’inutile perdita di tempo. Quel maledetto coso non ha più alcun valore, adesso che sai di cosa è fatto.

— Quella creatura non ha mai avuto alcun valore, e le tue ragazze valevano qualcosa prima che tu ne abusassi.

— Vuoi offendere le mie puttane?

— Non sia mai detto! Solo la tua integrità.

— Se è così ti perdono — disse ridendo Tchaka avviandosi alla porta. — Ti manderò su una ragazza con una bottiglia.

— Non subito — disse Lane srotolando una mappa su un prezioso tappeto. — E invece di una bottiglia, mandami un bricco di caffè.

— Mi fai compassione, Nicobar.

— A me fa compassione chiunque verrà a letto con te stanotte — ritorse Lane.

— Devo mandarti su la ragazza con un certificato di buona condotta, domattina? — chiese Tchaka, ma Lane, chino su un’antica mappa stellare, non rispose.

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