18

Dopo aver attraversato un labirinto di stanze, Tchaka arrivò al suo alloggio privato. Aprì la porta, accese la luce, e si arrestò stupito. — Nicobar!

— Chiudi la porta — disse Lane, restando sdraiato nella comoda poltrona.

— Non ci vediamo da anni! Hai finalmente ucciso il tuo mostro?

— Non ancora.

— Non mi aspettavo di rivederti prima che tu l’avessi eliminato. A cosa devo l’onore della tua visita?

— Tu sei un ricettatore, Tchaka — disse Lane. L’altro aprì la bocca per protestare ma Lane lo tacitò con un gesto. — Non negare, non sono venuto per arrestarti. Ho una barcata di roba di cui liberarmi.

Tchaka si chiuse la porta alle spalle.

— Credevo che fossi al verde, Nicobar — disse. — Cos’hai da vendere?

Lane sollevò una grossa sacca che aveva deposto dietro la poltrona, andò a un tavolo e ne rovesciò il contenuto.

C’erano anelli di svariate forme e valore, collane, orologi, e perfino alcuni denti di platino.

— Dove hai preso tutta questa roba, Nicobar? — chiese Tchaka esamindando un grosso braccialetto.

— È morto uno zio ricco.

— Tuo zio? — sogghignò Tchaka.

— Che differenza fa?

— Ho sentito che un branco di fanatici religiosi, come si chiamavano… ah sì, la Colonia Roanoke, sono stati derubati e uccisi. La stampa dice che sono stati fatti fuori con uno stridente. E i minatori del Bastione…

— Non sprecare il fiato — lo interruppe freddamente Lane. — Non seguo mai i mezzi d’informazione. Non mi interessano.

— Li hai uccisi tu, Nicobar?

— E tu ti sei impadronito del tuo locale ammazzando Horatio Constantine? — ribatté Lane.

— Così imparo a far domande personali — disse ridendo Tchaka. — L’argomento è chiuso.

— Bene.

— Però mi permetterai di chiederti come mai sei qui se la Bestia dei Sogni è ancora in circolazione.

— Ho bisogno di denaro.

— Credevo che ne avessi a sufficienza per fabbricare la tua arma, anni fa — obiettò Tchaka.

— L’arma è pronta. Ho bisogno di carburante.

— Quanto?

— Per mezzo milione di crediti.

— Non tratto in crediti, lo sai.

— Il loro equivalente, se preferisci.

Tchaka guardò gli oggetti che Lane gli aveva portato. — Trecentomila, non un soldo di più — disse poi.

— Chi vuoi prendere in giro, Tchaka? Questa roba vale almeno tre milioni, anche al mercato nero.

Tchaka scrollò la testa. — Chiunque ha fatto fuori i minatori sul Bastione ha eliminato anche due membri del Ministero dei Minerali della Democrazia. I loro agenti sono già venuti due volte da me. Dovrò tener nascosta per anni questa roba prima di venderla. Brutto lavoro quello del Bastione, da dilettante.

— Quattrocentomila — ripeté Lane. — Non posso per meno.

— No, Nicobar. Trecento.

Lane estrasse fulmineamente lo stridente e glielo puntò contro.

— Non scherzo, Tchaka — disse. — Ho bisogno di quei soldi. Tu ci guadagnerai il seicento per cento, non rischiare la vita per troppa avidità.

— Pare che tu abbia proprio intenzione di sparare, Nicobar — disse Tchaka restando immobile.

— Farò quel che sarà necessario fare. Devo rifornire di carburante la Deathmaker.

— Trecentomila, quattrocentomila, che differenza fa? In un caso o nell’altro nuoterai nel carburante.

— Stavolta non torno finché non l’avrò uccisa — disse Lane. — Ci riuscirò, dovunque vada la creatura, qualunque cosa faccia, anche se mi ci vorrà un’infinità di tempo.

— Non mi va l’effetto che ha avuto su di te, Nicobar. Credevo che fossimo amici.

— Non piace neanche a me — ammise Lane. — Per questo deve morire.

— Basta che ti ricordi che è il mostro che devi uccidere, non me. Metti via quell’arma, Nicobar.

— Sei d’accordo per quattrocentomila?

— Sì.

Lane infilò lo stridente nella cintura, e Tchaka si versò un bicchiere di assenzio di Aldebaran. — Sempre astemio?

Lane annuì.

— E da quanto tempo non vai con donne, Nicobar?

— Non ricominciare, Tchaka.

— E va bene! — Tchaka si strinse nelle spalle. — Ti darò il denaro domattina, in contanti perché non voglio che restino prove scritte di trattative finanziarie fra noi. Uno che è stato così pazzo da uccidere due funzionali del governo ha certo lasciato un sacco di tracce.

Lane ignorò il commento. — Verrò a prenderlo all’alba.

— Quando vuoi — disse Tchaka. — À proposito come mai sei tanto sicuro di trovare il mostro, questa volta? Gli stai dando la caccia da anni.

— Lo troverò! — asserì con calore Lane.

— L’hai aetto anche l’altra volta.

— Sbagliavo. Stavolta non sbaglio. Avrò carburante sufficiente a mantenere la Deathmaker nello spazio per tutto il resto della mia vita, se sarà necessario. E voglio ucciderlo più di quanto chiunque abbia voluto qualcosa.

— Uccidiamo sempre quello che amiamo.

Lane lo fulminò con lo sguardo e Tchaka temette per un attimo che tornasse a estrarre lo stridente, invece, poco per volta e con evidente sforzo, il cacciatore riuscì a dominare l’ira. — Non dir mai più una cosa simile — disse, così piano che Tchaka lo udì appena. — Hai capito?

— Come vuoi, Nicobar. Ma ti renderai conto che è molto difficile parlare con te.

— Non dovrai preoccupartene ancora per molto. Partirò appena sarà pronta la mia nave.

— Ho la sensazione che questa sia l’ultima volta che ci vediamo.

— Sopravviverai — disse Lane.

— Già, ma tu? Io sono nato su Abilla III. Non siamo proprio dei mutanti, ma nel corso dei millenni abbiamo subito diversi cambiamenti. Per esempio, ho buone ragioni di credere che la mia vitalità e la mia virilità resteranno intatte ancora per quaranta o cinquant’anni. E tu invece? Sembra che abbia già un piede nella tomba. Sei vecchio. Cosa ti fa pensare che vivrai abbastanza da uccidere la tua Bestia dei Sogni?

— Perché la odio troppo per morire prima di lei. In un modo o nell’altro, resterò vivo finché non ci sarò riuscito.

Tchaka scosse la testa. — L’odio è una cosa troppo fragile perché possa servirci come unico incentivo, specialmente un odio così cervellotico come il tuo. Al tuo posto non sprecherei gli anni che mi restano odiando. Mi lascerei dominare dal desiderio, dall’amore forse anche dall’avidità… ma l’odio? No, mai. Non ne vale la pena.

— Nessuno te l’ha chiesto — disse Lane.

— È vero — convenne Tchaka. — Ma neanche a te l’ha chiesto nessuno.

— Devo farlo — dichiarò piano Lane. — Non si può permettere che faccia a un altro quello che ha fatto a me.

— Mi fa piacere sapere che hai sentimenti così altruisti, ma dal tono si direbbe che sei ispirato da un senso di gelosia o di proprietà per qualcosa che non vuoi condividere con nessuno.

Lane portò la mano allo stridente ma Tchaka fu più svelto e gli afferrò il braccio prima che riuscisse a impugnare l’arma, gli mollò un tremendo manrovescio e poi tornò al posto di prima.

— È stato molto stupido da parte tua, Nicobar — disse con disgusto. — Proprio stupido. Se mi uccidi, chi ti darà il denaro che ti serve?

Lane lo fissò ostilmente stringendo le mascelle.

— Senti — continuò Tchaka, — se credi che ti potrà giovare, ti auguro di uccidere quella maledetta bestia. Spero che tu la faccia a pezzettini e faccia soffrire a ciascun brandello l’agonia della perdizione eterna. Lo spero proprio. Ma soprattutto spero che tu la smetta di cercare di ammazzarmi tutte le volte che nomino quel dannato mostro. Qualsiasi cosa possa averti fatto, non devi dimenticarti che la colpa è sua, non mia. Ti ha ridotto proprio male, sai. Un momento sei calmo e ragionevole come sei sempre stato, ma appena si parla di quella maledetta bestia diventi un pazzo omicida. Avresti dovuto contentarti dei liquori e delle donne, Nicobar, sono piacevoli in tutti i sensi e non ti guastano il cervello. Guarda me: in questo momento io desidero pazzamente una donna come tu desideri ammazzare la Bestia dei Sogni, e forse di più, ma non per questo divento furioso.

— Dammi i soldi e lasciami andare — disse Lane.

— Fino a domattina non posso. Sai bene che non tengo mai somme così grosse a portata di mano. L’avrai, il tuo denaro, non aver paura.

Lane si alzò e andò alla porta.

— Un’ultima cosa, Nicobar — disse Tchaka.

— Cosa?

— Da quanto tempo dai la caccia alla Bestia dei Sogni?

— Da un pezzo.

— E cos’hai intenzione di fare quando l’avrai trovata?

— Te l’ho detto — rispose Lane. — Ho ordinato un’arma basata sul principio dell’entropia. Quando l’avrò sotto mira quell’arma la dissiperà. Si scioglierà come nebbia al sole.

— Non hai capito — disse Tchaka. — Ho detto: cosa farai dopo?

— Di cosa diavolo parli?

— Hai consumato tutti i tuoi soldi e i tuoi anni migliori. Probabilmente sei ricercato per omicidio. Hai annullato talmente tanti contratti che probabilmente non potrai mai più fare il cacciatore. Quindi ripeto. Cosa farai, dopo?

Lane lo guardò a lungo come se non avesse capito, poi si voltò e uscì.

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