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La caccia continuò implacabile per altri cinquantatré giorni. Le scorte di viveri e carburante erano sempre abbondanti, ma Lane calcolò che fra un mese sarebbe finita l’acqua, e siccome non aveva idea di quando sarebbe riuscito a uccidere il Mangiatore d’Anime, incaricò Vostuvian di costruire un sistema di riciclaggio di fortuna.

E poi, cinquantaquattro giorni dopo aver lasciato la Rachel trascinarsi alla deriva e perire nelle sconfinate lande dello spazio, raggiunsero il nucleo della galassia.

E vi trovarono l’archetipo di tutti i buchi neri.

Si teorizzava da secoli che tutte le galassie a spirale avessero al centro un enorme buco nero, ed ora ecco che davanti agli occhi di Lane se ne stendeva uno di almeno trecentotrenta milioni di chilometri di diametro, quasi quanto l’orbita di Marte. Naturalmente non poteva vederlo, perché per sua natura assorbiva tutta la luce senza che gliene sfuggisse un solo raggio, ma gli strumenti della Deathmaker ne rilevarono il campo gravitazionale e ne registrarono i limiti del suo orizzonte apparente.

— Preparati — disse Lane prendendo i comandi manuali. — Adesso cambierà direzione da un momento all’altro.

Invece, il Mangiatore d’Anime continuò la sua corsa senza deviare.

— L’ho già visto fare questo giochetto — disse Lane. — Devierà proprio all’ultimo momento.

— Dovrà decidersi molto presto — osservò Vostuvian. — Altrimenti fra pochi istanti ci cascherà dentro.

Lane azzerò i congegni di sicurezza dell’arma a entropia cercando di prendere la mira, ma il Mangiatore d’Anime era troppo lontano.

— Sarà meglio rallentare — disse il Dorne, — altrimenti non riusciremo a sfuggire al suo campo gravitazionale.

— In primo luogo — ribatté Lane, — sono convinto che un buco così grosso non deve avere un campo molto potente al bordo come ne ha uno più piccolo, e secondariamente questa volta non voglio lasciarmi sfuggire il Mangiatore d’Anime.

— Stai sragionando — disse Vostuvian. — Il suo campo dev’essere potentissimo. Ha già assorbito quasi tutte le stelle dei nucleo.

— Sei vissuto troppo a lungo su un pianeta — gli rispose Lane senza togliere gli occhi dal pannello. — Non è l’orizzonte apparente a provocare il campo; ma il fatto che tutta la materia ne sia attirata, ne è la causa. E l’orizzonte apparente di un buco di queste dimensioni è molto meno potente di quello di un buco più piccolo, perché la singolarità, cioè la facoltà di attrarre tutto è immensamente forte al centro ma s’indebolisce via via che si avvicina al bordo, capisci? Quindi continuiamo.

Il Dorne non rispose, e la caccia continuò. Li precedeva da lontano il Mangiatore d’Anime, diretto verso il buco nero, e anche Lane si chiese quanto ancora avrebbe potuto resistere prima di deviare allontanandosi da quella voragine spalancata.

— Ci sta andando dentro! — gridò Vostuvian. — Cambia direzione, Lane, prima che sia troppo tardi!

Lane non rispose e il Dorne lo scostò con uno spintone e si mise ai comandi.

— Allontanati, Vostuvian — gli disse Lane. — Non fartelo ripetere un’altra volta.

Il Dorne non gli badò, e lui estrasse lo stridente e sparò. Vostuvian, emise un grido, s’irrigidì, poi cadde afflosciandosi senza vita sul ponte.

Lane scostò il cadavere con un calcio e si precipitò al pannello per assicurarsi che la nave continuava a filare alla stessa velocità del Mangiatore d’Anime. Poi pensò a come doveva comportarsi per riuscire a colpirlo: se riusciva a indovinare in quale direzione avrebbe deviato, sarebbe stato in grado di colpirlo, altrimenti avrebbe perso altri settecentomila chilometri prima di riuscire a far virare la nave e a prendere la mira.

Ma in quel momento con suo enorme stupore, capì che Vostuvian aveva avuto ragione. Il Mangiatore d’Anime non aveva intenzione di allontanarsi dal buco nero. E se anche l’avesse voluto, ormai era troppo tardi. Fra cinque secondi sarebbe scomparso al di là dell’orizzonte apparente, inghiottito dall’enorme nulla che aveva frantumato i detriti cosmici, i pianeti, e perfino le stelle giganti, trascinandoli in un luogo senza dimensioni.

A Lane restavano solo pochi secondi per stabilire cosa fare, e capì che quella decisione era già stata presa da tempo. Senza esitare un attimo, puntò la Deathmaker verso l’abisso spalancato del nulla che aveva appena trascinato il Mangiatore d’Anime nell’ignoto delle sue profondità.

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