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Datemi un punto d’appoggio, e vi solleverò il mondo.

Archimede


UN PUNTO D’APPOGGIO

La voce di Bruce assunse un tono distaccato. Egli guardò in alto, alla propria sinistra, verso il Vuoto, e disse: — Non vi siete mai chiesti il vero motivo per cui le due fazioni di questa guerra sono chiamate Ragni e Serpenti? “Serpenti” può essere abbastanza chiaro… si dà sempre al nemico un nome odioso… ma “Ragni”, il nome che diamo a noi stessi? Scusami, Ilhilihis; so che nessun essere vivente è creato osceno o malvagio dalla Natura, ma ora sono in ballo sentimenti e tradizioni di noi antropoidi. E quanto a te, Marcus, so che molte vostre legioni hanno soprannomi come i Leoni Ubriachi o le Lumache, ma questi non sono insulti: è come quando si chiamano Vecchi Disprezzabili i membri del corpo di spedizione inglese.

“No: per trovare l’abitudine di dare al proprio gruppo dei nomi simili occorre andare a esaminare le bande di delinquenti minorili delle metropoli, ma anch’esse cercano di darsi soprattutto nomi pittoreschi. Noi, invece, semplicemente: Ragni. E Serpenti, poiché, come ben sappiamo, questo è anche il nome che i nostri nemici danno a se stessi. Ragni e Serpenti. Chi sono i nostri padroni, per avere nomi simili?”

Queste considerazioni mi fecero correre un brivido lungo la spina dorsale, e la mia mente si mise a rincorrere dieci tracce di pensiero diverse. Non riuscivo a fermare le mie illazioni, anche se ogni nuova ipotesi mi faceva rabbrividire sempre di più.

Illy, per esempio, che mi stava accanto… Non l’avevo mai considerato sotto questo aspetto, ma aveva effettivamente otto zampe, e la sua figura mi aveva sempre richiamato alla mente quella di una scimmietta, le cosiddette “scimmie ragno”. E i Lunari avevano avuto a disposizione l’intelligenza, l’energia atomica e nientemeno che un miliardo di anni per organizzare la Guerra del Cambio…

Oppure — altra ipotesi — nel remoto futuro i ragni della Terra avevano sviluppato un’intelligenza e si erano dati una crudele società di cannibali. Forse erano riusciti a tener segreta la loro esistenza. Non avevo idea di chi potesse abitare la Terra all’epoca di Sevensee, ma rientrava perfettamente nella mentalità pelosa e venefica dei ragni l’intessere segretamente una ragnatela che avvolgeva tutto l’universo e l’intero spaziotempo.

E Beau: non c’era forse un certo non so che, da serpente, in tutta la sua personalità, nel suo modo di muoversi e di comportarsi?

Ragni e Serpenti. Spinne und Schlange, come li chiamava Erich. S S. Ma SS era l’abbreviazione del termine nazista Schutzstaffel, le Camicie Nere: forse qualcuno di quei tedeschi folli e crudeli aveva scoperto il viaggio nel tempo e… a questo punto mi scossi e mi dissi: “Greta, ma che sciocchezze riesci a immaginare?”.


Dal punto del pavimento dov’era disteso, e con il bar come cassa armonica, Doc gridò a Bruce, come potrebbe gridare uno dei dannati del pozzo infernale: — Non parlar male dei Ragni! Non bestemmiare! I Ragni possono ascoltare i bisbigli dei Nascituri. Gli altri ti frustano soltanto la pelle, ma i Ragni ti frustano il cuore e la mente nudi — ed Erich a sua volta gridò: — Ora basta, Bruce!

Bruce non lo degnò neppure di un’occhiata, e continuò: — Ma qualunque cosa siano i Ragni, e indipendentemente dalle armi che mettono in campo, è chiaro come la luce del nostro Mantenitore che la Guerra del Cambio va contro i loro piani: essa si allontana da loro, sempre più. Pensate un istante all’attuale ondata di colpi alla cieca e di anacronismi nati dal panico. Ciascuno di noi sa che sono proprio gli anacronismi a far soffiare i Venti del Cambio nel modo più incontrollabile. E l’insistere sulla lotta tra Creta e i Dori, come se fosse l’unica battaglia mai combattuta, l’unico modo per modificare il corso delle cose! Trasportare Costantino dalla Britannia al Bosforo con un razzo, inviare un sottomarino tascabile e navigare con l’Armada spagnola contro le navi a vela di Drake… scommetto che queste non le conoscevate! E adesso, per salvare Roma, addirittura una bomba atomica.

“Santo Cielo, avrebbero potuto usare la pece greca, o magari la dinamite; ma un’arma a fissione nucleare… Lascio immaginare a voi i buchi, le cicatrici che lascerà in quel poco che resta ancora della storia: la sconfitta della Grecia, la scomparsa della Provenza e dei trovatori; l’esilio di Avignone non ci sarà più!”

Il taglio sulla guancia si era riaperto, adesso sanguinava un poco, ma egli non vi prestò attenzione (né, del resto, ne prestammo noi). Le sue labbra si piegarono ironicamente, ed egli seguitò: — Comunque, dimentico che questa è una guerra che copre tutto l’universo; i Ragni stanno conducendo operazioni belliche su miliardi, trilioni di pianeti e di nebulose di gas abitate, in milioni di epoche storiche. Il nostro è soltanto un minuscolo mondo… anzi, un minuscolo sistema solare, Sevensee… e non possiamo certo aspettarci che i nostri imperscrutabili padroni, con tutte le loro preoccupazioni e le loro immense responsabilità, si mostrino particolarmente teneri o comprensivi nei riguardi dei secoli e dei libri che ci sono cari, dei profeti e dei periodi storici che sono i nostri beniamini, o si preoccupino più del necessario di preservare certe bazzecole che per noi hanno valore affettivo.

“Forse c’è qualche sentimentale che preferirebbe morire piuttosto di vivere in un mondo privo della Summa, delle equazioni di campo, Processo e realtà, Amleto, Matteo, Keats e l’Odissea, ma i nostri padroni sono delle creature pratiche, e scelgono come metro le anime ruvide che desiderano unicamente continuare a vivere, senza badare al modo.”


La protesta di Erich (“Bruce, ti ordino di smetterla!”) si perse nel flusso delle parole del Ragazzo, sempre più rapido. — Non voglio ricordare certi piccoli segni che rivelano la nostra sconfitta… l’abolizione delle licenze nel cosmo, i rifornimenti che non arrivano, la perdita della Camera Espresso, l’uso delle Stazioni di Recupero nel corso delle operazioni, e tutti i rimpiazzi dell’ultimo minuto: per la scorsa operazione ci hanno rifilato tre Soldati provenienti dall’esterno della Galassia, che, senza averne colpa, certo, non erano assolutamente adatti a un’operazione terrestre. Sono piccoli disguidi che possono capitare nel corso di una guerra, in periodi di grande tensione, e forse sono soltanto episodi circoscritti. Ma c’è anche qualcosa di molto più importante.

Fece nuovamente una pausa, per aumentare l’effetto delle sue parole, credo. Maud doveva essersi avvicinata a me, perché mi sentii toccare sul braccio dalla sua mano sottile e asciutta. Parlando dall’angolo della bocca, mi bisbigliò: — Che cosa facciamo, ora?

— Continuiamo ad ascoltare — le risposi, anch’io dall’angolo della bocca. Mi dava un po’ fastidio quel suo eterno desiderio di fare qualcosa.

Sbatté verso di me le ciglia cariche di polverina dorata e mormorò: — Anche tu?

Non feci a tempo a chiederle: “Anch’io, cosa? Dovrei farlo tacere? Sciocchezze!…” perché proprio in quell’istante si levò di nuovo la voce di Bruce.

— Non vi siete mai chiesti quante operazioni possa sopportare il tessuto della storia prima di lacerarsi? Non vi siete mai chiesti se una dose eccessiva di Cambio non rischi un giorno o l’altro di consumare la trama del passato? E anche del presente e del futuro: tutta la maledetta faccenda. Quella che viene chiamata Legge di Conservazione della Realtà non è altro che un’esile speranza alla quale è stato dato un nome complicato: è soltanto una preghiera dei teorici. La Morte per Cambio è altrettanto certa quanto la Morte per Ustione, ed è infinitamente più rapida.

“Dopo ogni operazione, la realtà risulta leggermente più squallida, più sgraziata, più rabberciaticcia, ed è assai meno ricca di certi dettagli e sentimenti che costituiscono la nostra eredità; è come il rozzo abbozzo a carboncino che rimane sulla tela dopo avere strappato la pittura.

“E se la cosa dovesse continuare, il cosmo non finirebbe per ridursi a un semplice schizzo di se stesso, e di qui al nulla? Quanto prelievo può ancora sopportare la realtà, quanti Doppelgänger possiamo ancora staccare da essa? Inoltre, a proposito delle operazioni: ciascuna di esse desta un poco di più gli Zombie, e quando si spengono i Venti del Cambio che essa ha sollevato, gli Zombie sono un po’ più turbati di prima, più indeboliti, agitati da nuovi incubi. Chi di noi ha compiuto operazioni in qualche area temporale molto frequentata, sa già cosa intendo dire: lo sguardo che ci rivolgono dalla coda dell’occhio, come per dirci: ‘Ancora voi? Per l’amor di Dio, toglietevi dai piedi. Noi siamo i morti. Siamo coloro che non vogliono svegliarsi, che non vogliono diventare Demoni e non desiderano essere Fantasmi. Smettete di tormentarci’.”

Lanciai un’occhiata verso le ragazze Fantasma; non potei farne a meno. Chissà come, si erano riunite tra loro, sul divano di comando, di fronte a noi, e giravano la schiena ai Mantenitori. La Contessa aveva con sé la bottiglia di vino che Erich le aveva procurato, e le due ragazze Fantasma facevano a turno a bere. La Contessa aveva una grossa macchia rosata sulla pettorina di pizzo della camicetta.

Bruce continuò: — Verrà il giorno in cui tutti gli Zombie e tutti i Nascituri si desteranno furibondi, tutti insieme, e marceranno contro di noi in orde sterminate, gridando: Ne abbiamo abbastanza!

(Io, però, non avevo ancora distolto lo sguardo dalle nostre ragazze Fantasma. Il chitone era scivolato giù da una spalla di Frine, e tanto lei quanto la Contessa erano sedute sull’orlo del divano, chine in avanti, con i gomiti appoggiati alle ginocchia, le gambe larghe (almeno, nel caso della Contessa, quel tanto che le era concesso dalla gonna stretta in fondo) e ciascuna si appoggiava un po’ all’altra. Erano ancora sorprendentemente solide, sebbene da più di mezz’ora non fossero state oggetto di attenzioni personali, e guardavano verso l’alto, pressappoco nella mia direzione, con gli occhi semichiusi; pareva che, santo Dio, stessero ascoltando il discorso di Bruce, e magari ne capissero anche qualche parte.)

— Noi facciamo una sottile distinzione tra Zombie e Nascituri, tra coloro che disturbiamo con le nostre operazioni e le cui linee di vita giacciono nel passato e coloro le cui linee di vita giacciono nel futuro. Ma vi pare che ci possa essere davvero una differenza? Possiamo fare distinzione tra il passato e il futuro? Siamo ancora capaci di determinare la posizione dell’“adesso”, del vero “ora” del cosmo? I Locali hanno il loro presente, il presente del Grande Tempo in cui siamo, ma si tratta di un presente molto particolare, che non è fatto per la vita reale.

“I Ragni ci dicono che il vero presente si trova in qualche punto della seconda metà del secolo ventesimo, la qual cosa significa che alcuni di noi, ora come ora, sono vivi anche nel cosmo, hanno linee di vita su cui si muove ancora il presente. Ma voi due, Ilhilihis e Sevensee, potete accettare questa notizia altrettanto facilmente? E cosa ne dicono i servitori della Triplice Dea? E i Ragni della Roma di Ottaviano? I Demoni della regina Elisabetta la Grande? I gentiluomini Zombie del Grande Sud? Sono forse soltanto dei Nascituri, Maud, dei non nati, coloro che pilotano le astronavi?

“Inoltre, i Ragni ci dicono che, sebbene la foschia della battaglia impedisca di determinare con esattezza la posizione dell’’oggi’, il presente ritornerà al suo posto con la resa senza condizioni dei Serpenti e l’instaurazione della pace cosmica, e continuerà a procedere maestosamente verso il futuro come ha sempre fatto, irrobustendo il continuum con il proprio passaggio. Ma voi lo credete davvero? Oppure credete, come io credo, che ormai abbiamo consumato ogni futuro e ogni passato, li abbiamo sprecati in esperienze premature, e che il vero presente è stato soffocato, ci è stato rubato per sempre: il prezioso presente della vera crescita, l’istante in cui giace ogni vita, il momento che, come un bambino appena nato, è l’unico rifugio della speranza?”

Tacque un istante per permettere al suo preambolo di fare presa su di noi, poi fece due passi e continuò, soffocando con la propria voce la protesta di Erich (“Bruce, per l’ultima volta…”) e traendo una nota di speranza dalle parole stesse che stava pronunciando: — Ma anche se ogni cosa ci appare spaventosamente nera, resta pur sempre una possibilità… possibilità minima, infinitesima, ma reale… di salvare il cosmo dalla Morte per Cambio e di ridare alla realtà la sua ricchezza, di ridare un sonno tranquillo ai Fantasmi, e forse perfino di riottenere il vero presente. I mezzi per ottenerlo sono in mano nostra. Basterebbe che il potere del viaggio nel tempo venisse usato non per la guerra e la distruzione, ma per guarire, per mutuamente arricchire le varie epoche, per la comunicazione e la crescita armoniosa; in poche parole, per trasmettere un messaggio di pace…

Anche il mio piccolo comandante è un attore che conosce l’arte di rubare la scena a un collega: Erich non era disposto a farsi azzittire da Bruce come una qualsiasi comparsa scritturata per fare la Voce dalla Folla. Ci passò di corsa davanti, nel corridoio tra noi e il bar, poi saltò e atterrò con un rumore sordo su quel maledetto baule dell’atomica.

Un istante più tardi, Maud mi mostrava con aria d’accusa la chiazza bianca sul braccio, poco al di sopra del gomito, dove l’avevo afferrata convulsamente, e Illy, ritirando dall’altra mia mano un fascio di tentacoli, mi rimproverava: — Piccola Greta, non permetterti di farlo una seconda volta.

Erich era in piedi sul baule. Evitava di schiacciare con gli stivali il cerchio di teschietti (comunque, non credo che il modo migliore per schiacciarli nel giusto ordine fosse quello di saltarci sopra con i piedi), e puntava la mano contro Bruce e gridava: — …la qual cosa si chiama ammutinamento, giovanotto. Um Gottes willen, Bruce, dammi retta e salta giù da quel bancone, prima di dire altro che peggiori la tua situazione. Sono più vecchio di te, Bruce, e così pure Marcus. Da’ retta ai tuoi Kameraden. Lasciati guidare dalla loro esperienza.

Erich era riuscito ad attirare la mia attenzione, certo, ma avrei preferito un pugno in un occhio.

— Più vecchio di me? — Bruce rise. — Perché hai passato i dodici anni di differenza ad assorbire le idee di una razza di sognatori sadici colpiti dalla paranoia, in un mondo in cui i pensieri erano già stati infangati da una guerra totale? Marcus più vecchio di me? Perché tutte le sue idee e i suoi princìpi sono quelli di un branco di lupi, di una squadra di picchiatori senza immaginazione, risalenti a duemila anni prima della mia nascita? O voi due siete più vecchi di me perché è più grande il vostro cinismo omicida, che è la sola saggezza che il Mondo del Cambio vi possa dare? Non fatemi ridere!

“Io sono inglese, e provengo da un’epoca in cui la guerra totale era ancora un sacrilegio e in cui i fiori e i germogli del pensiero non erano stati ancora calpestati. E io sono un poeta, e i poeti sono più saggi di ogni altra persona, perché sono gli unici che abbiano il coraggio di pensare e di sentire nello stesso tempo. Vero, Sid? Quando vi parlo di un messaggio di pace, desidero che pensiate concretamente alla mia proposta: usare i Locali per portare aiuto dove esso occorre veramente, al di là delle montagne del tempo, e non per portare aiuto non meritato o conoscenze premature o contaminanti; usarli a volte per non portare nulla di nulla, ma soltanto per controllare con infinita tenerezza e sollecitudine che tutto sia in ordine e che le glorie dell’universo si dispieghino così come fu originariamente inteso…”

— Sì, Bruce, l’abbiamo capito, sei un poeta — lo interruppe Erich. — Suoni con tutta l’anima il tuo flauto di canne, e ci fai venire le lacrime agli occhi. Sai mettere la nota giusta nelle canne dell’organo, e ci fai tremare come se fossero l’orma dei passi di Geova. Da venti minuti ci stai dando una dimostrazione molto charmante della forza della tua poesia… ma tu cosa sei? Un Intrattenitore, oppure un Soldato?


Proprio in quel momento (non saprei con esattezza cosa fosse stato: forse Sid, schiarendosi la gola) mi accorsi che cominciavamo a non dare più retta a Bruce. Ebbi la curiosa sensazione che la realtà ci avesse riafferrato, come una morsa, trasformando in tinte scialbe ogni bel colore vivace, e facendo svanire ogni sogno. Soltanto allora compresi fino a che punto le parole di Bruce ci avessero soggiogato: fino al punto di spingere alcuni di noi al limite della rivolta, forse. Ero irritatissima con Erich perché lo aveva interrotto, ma del resto non potevo disconoscere la sua abilità.

Subivo ancora l’effetto delle parole di Bruce e delle realtà su cui si basavano, ma Erich si mosse e sfiorò col tacco uno di quei pulsanti a testa di morto; provai il desiderio di montare coi tacchi a spillo sulle teste di morto dei bottoni della sua uniforme. Non sapevo in verità per chi parteggiassi.

— Sì, sono un Soldato — gli rispondeva intanto Bruce — e spero tu non abbia preoccupazioni sul mio coraggio, perché occorrerà più coraggio di quanto ne abbiamo mai dovuto dimostrare in un’azione, più di quanto abbiamo mai immaginato di doverne avere, per portare il messaggio di pace agli altri Locali e ai punti dolenti del cosmo. Forse si tratterà soltanto di una corsa contro il tempo, e saremo spazzati via prima di avere segnato un solo punto a nostro vantaggio, ma che importa? Potremo almeno vedere i nostri veri padroni, quando verranno a schiacciarci: questa sarà già una grossa soddisfazione. E forse anche noi potremo spazzare via qualcosa, chissà.

— Allora, sei un Soldato — disse Erich, mostrando tutti i denti in un largo sorriso. — Bruce, ammetto che le cinque o sei operazioni in cui siamo stati insieme sono state più dure di qualsiasi cosa che mi sia apparsa nei primi cento sonni. E a questo riguardo ti assicuro tutta la mia comprensione. Ma che quelle operazioni ti abbiano ridotto al punto che basta l’amore di una ragazza per sconvolgerti e spingerti a parlare di messaggi di pace…

— Sì, per Dio, l’amore di una ragazza mi ha cambiato! — gli gridò Bruce, e io lanciai un’occhiata verso Lili e ricordai le ultime parole di Dave: “Sì, ho deciso di andare a combattere in Spagna”. Non credevo di poter arrossire a quel modo. — O, meglio — continuava Bruce — mi ha fatto insorgere a difesa di ciò in cui ho sempre creduto. Mi ha fatto…

Wunderbar - esclamò Erich, e cominciò a muovere certi passettini effemminati sul coperchio del baule (cosa che mi tolse il fiato). Piegò polsi e gomiti ad angoli esagerati, si mise in posa, ancheggiò e piegò di lato la testa, battendo rapidamente le palpebre. — E mi inviterai al matrimonio, Bruce? Dovrai trovarti un altro testimone, ma io ti aiuterò facendo la ragazza dei fiori e gettando mazzolini a tutti i distintissimi ospiti. Ecco a te, Marcus; e a te, Kaby. Uno anche per te, Greta. Danke schön. Ach, zwei Herzen in dreivierteltakt… tata… ta-ta… ta-ta-ta-ta-ta…

Ma cosa diavolo è, per te, una donna? — gli gridò Bruce, furibondo. — Una cosa per divertirti nel tempo libero?

Erich continuò a canticchiare Due cuori a tempo di valzer - e ad accennarne i passi, maledetto lui! — ma riuscì a infilarci anche un cenno d’assenso, all’indirizzo di Bruce, e un: “Esattamente”. Fu così che appresi cosa significassi in realtà per lui, ma la cosa non era certo una novità.

— Benissimo — disse Bruce — lasciamo che questa Camicia a Fiori si diverta per conto suo, e noi torniamo alle cose importanti. Vi ho fatto una proposta, e non c’è bisogno che vi dica che si tratta di una proposta assai seria, e che io e Lili affrontiamo tutto l’argomento con la massima serietà. Non soltanto dobbiamo infiltrarci a scopo di sovversione in altri Locali (i quali, fortunatamente, sono fatti apposta per essere infiltrati): dobbiamo anche entrare in contatto con i Serpenti e istituire rapporti operativi con i loro Demoni di rango uguale al nostro, come primo passo.

Queste parole fecero immobilizzare immediatamente Erich, e fecero trarre ad alcuni di noi un respiro così profondo da dare l’impressione che fossimo rimasti tutti a bocca aperta. Erich approfittò dell’istante di silenzio per inserirsi nel monologo.

— Bruce! ti abbiamo permesso di continuare questa buffoneria troppo a lungo. Mi pare che tu creda che per il fatto che molte cose sono permesse nel Locale… duellare, ubriacarsi und so weiter… tu possa dire quello che ti pare, perché noi lo dimenticheremo subito, una volta cessata l’ebbrezza. Ebbene, non è così, anche se in un gruppo come il nostro, di persone strampalate e di spiriti liberi, che per di più lavorano come agenti segreti, non ci può essere la rigorosa disciplina militare di un normale esercito della Terra.

“Ma lasciati dire, Bruce, e ficcatelo bene nella testa… Sid, Kaby e Marcus potranno confermarlo, in quanto ufficiali di pari grado… che il dominio dei Ragni si estende fino a questo Locale e oltre, così come la parola di der Führer comanda fino a Chicago. E, cosa che non spetterebbe a me farti notare, Bruce, i Ragni hanno punizioni che farebbero… be’, impallidire i miei connazionali di Belsen e Buchenwald. Perciò, finché resta ancora un’ombra di possibilità, per noi, di giustificare le tue parole considerandole come una buffonata priva del minimo buon gusto…”

— Continua pure a blaterare — disse Bruce, senza neppure guardarlo e facendo con la mano il gesto di allontanarlo. — Vi ho fatto una proposta. — Fece una pausa. — Con chi stai, Sidney Lessingham?

Mi sentii le ginocchia molli, e Sid tardò a rispondere. Il mio amichetto trangugiò a vuoto, poi fece come per guardarsi intorno, per osservare gli altri. Il senso della realtà, già sceso su di noi, ora divenne qualcosa di spaventoso; Sid non si guardò affatto intorno, e si limitò a raddrizzare la schiena. Proprio in quel momento, Marcus si intromise per dire: — Questo mi addolora, Bruce, ma credo che tu sia invasato. Erich, dobbiamo confinarlo.

Kaby annuì quasi distrattamente. — Confinate o uccidete il codardo, quello che si fa prima; frustate la donna, poi proseguiremo subito per la battaglia egiziaca.

— Certo — disse Marcus. — Io sono morto in quella battaglia. Ma ora forse non vi morirò più.

Kaby lo guardò e gli disse: — Romano, mi piaci.

Bruce aveva ancora sulle labbra un sorriso forzato; i suoi occhi si fissarono su un altro di noi: — Tu, Ilhilihis?

La scatola fonica di Illy non aveva mai avuto un suono metallico, almeno alle mie orecchie, ma ora lo ebbe quando egli rispose: — Io vivo, molto più di voi, di tempo rubato al tempo, tra-la-la, ma al vecchio Illy piace ancora vivere. Lasciami fuori da queste cose, Bruce caro.

— Miss Davies?

Al mio fianco, Maud replicò subito, in tono molto sgarbato: — Mi credi pazza?

Dietro a Maud, scorsi Lili e pensai: Santo Cielo, forse sarei altrettanto orgogliosa, se fossi nei suoi panni; ma accidenti, non avrei un’aria tanto spavalda.

Lo sguardo di Bruce non era ancora giunto su Beau, ma il piccolo giocatore lo prevenne: — Non ho nessuna particolare ragione per trovarvi simpatico, signore, anzi, direi proprio il contrario. Tuttavia questo Locale comincia ad annoiarmi più ancora di quanto non mi avesse annoiato Boston a suo tempo, e inoltre mi è sempre risultato difficile resistere a un bel discorso. Anche se era un discorso assai prolisso. Sono con voi, signore.

Provai un tuffo al cuore e mi sentii ronzare le orecchie. Mi parve di sentire borbottare Sevensee: — Le ho piene, di questi Ragni puzzosi. Mettimi nella banda.

Nello stesso momento, Doc sorse da dove era scivolato, ai piedi del bar; era senza cappello, e i suoi capelli erano tutti arruffati. Afferrò la bottiglia per il collo e ne spezzò il fondo contro il bancone. Poi la brandì, gridando:

Ubivaytye Pauki… i Nyemetzi!

Subito Beau tradusse: — Morte ai Ragni… e ai tedeschi!

Doc non scivolò a terra come si potrebbe pensare (con l’altra mano si afferrava al bancone, saldamente). Il Locale divenne silenzioso, dentro e fuori, come non lo era mai stato, e nel silenzio gli occhi di Bruce si mossero per incontrare quelli di Sid.

Prima di fissarsi su Sid, tuttavia, quegli occhi si arrestarono ancora una volta. Udii la voce di Bruce: — Miss Forzane?… — e pensai: È proprio una cosa ridicola. Feci per darmi un’occhiata intorno, cercando la Contessa, ma mi sentii guardata da tutti e compresi: Ehi, sono io! Ma è impossibile che mi stia succedendo una cosa come questa. Agli altri può succedere, certo, ma non a me. Io lavoro qui, e basta. Non può succedere a Greta, no, no, no!

Ma invece stava succedendo proprio a me, inequivocabilmente, e gli occhi di tutti continuavano a essere puntati su di me. Il silenzio, il greve senso di realtà sceso su di noi erano spaventosi. Pensai: Greta, devi dire qualcosa, magari soltanto una parolaccia adatta alla situazione. Poi, d’improvviso, capii che tipo di silenzio fosse quello che ci avvolgeva.

Era il silenzio di una grande metropoli, se si potessero cancellare in un istante tutti i suoi rumori. Era la canzone di Erich dopo che il piano aveva smesso di accompagnarlo. Era come se i Venti del Cambio potessero spegnersi completamente… e quando distolsi lo sguardo dagli altri, già sapevo cosa fosse accaduto.

Le due ragazze Fantasma erano sparite. Il Mantenitore Maggiore non era stato semplicemente Introvertito. Era scomparso.

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