D’onde ei venisse, qual grembo il partorì,
Se di fiera lo ignoro, o della terra.
Ma di lupi e tigli il latte certo lo nutrì.
Credo che nel momento in cui viene schiacciato il pulsante, girata la chiavetta, fatta scattare la botola, concentrato il raggio o quel che volete, non si svenga, non si impazzisca, non si faccia nessuna delle cose che tornerebbero utili. Nel mio caso, almeno, io non ne feci nessuna. Ogni oggetto, ogni persona, ogni movimento, ogni parola risultavano penosissimamente reali per me, come se una mano invisibile mi torcesse il profondo dell’animo, e ogni dettaglio mi sembrò ingrandito e posto sotto i riflettori, come già mi era successo con i sette teschietti.
Erich era fermo dietro il baule della bomba, e un lieve sorriso gli increspava le labbra. Non l’avevo mai visto così eccitato. Illy gli stava al fianco, leggermente distanziato. Marcus, Sevensee e Beau erano davanti al baule, dirimpetto a Erich. Beau aveva piegato un ginocchio ed esaminava accuratamente il coperchio; il timore, benché abilmente controllato, gli faceva avvicinare un po’ più del necessario la testa, ed egli teneva le mani unite, dietro la schiena, forse per non farsi prendere dall’impulso di schiacciare tutto ciò che potesse sia pur lontanamente sembrare un pulsante di disarmo.
Doc era steso a faccia in giù sul divano più vicino; spento come una lampadina, immagino.
Noi ragazze eravamo ancora sedute sul divano di controllo, e con noi c’era Kaby, la cui espressione mi stupiva: invece di parere atterrita, spaventata o simili, aveva un’aria altrettanto eccitata quanto quella di Erich.
Sid, che, come ho detto, si era tenuto lontano dal parapiglia, tendeva una mano verso il Mantenitore Minore, senza toccarlo. Il suo volto barbuto pareva voler invocare dal Cielo morte e distruzione su un certo vagabondo stordito che, in vita sua, era passato da King’s Lynn a Cambridge e poi a Londra, e la ragione era abbastanza chiara: se gli fosse venuto in mente di ricorrere al Mantenitore un istante prima, avrebbe potuto inchiodare a terra Erich con l’alta gravità, e impedirgli di raggiungere i pulsanti.
Bruce, con una mano appoggiata allo schienale del divano di controllo, guardava le persone accanto al baule: in particolare Erich, credo, e lo guardava come se il mio piccolo comandante gli avesse fatto un inatteso favore, sebbene io non riesca a immaginare che soddisfazione si possa provare nel venire invitati con la forza a un party di amanti del suicidio. In verità, Bruce pareva un po’ troppo trasognato, che Brahma lo fulmini, per una persona tormentata dallo stesso chiodo che, come sapevo maledettamente bene, ci assillava tutti: il pensiero che tra ventinove minuti, istante più, istante meno, il Locale sarebbe diventato un sole in miniatura.
Erich, come avrei potuto scommettere, fu il primo a riprendersi. Godeva di un vantaggio psicologico su di noi, e non intendeva perderlo.
— Allora, quando vi deciderete a prendere Lili per farle confessare dove ha nascosto il Mantenitore? Dev’essere stata lei… era troppo sicura della sua sparizione, quando ha parlato. Bruce, dal bar, deve avere visto chi ha preso il Mantenitore, e chi volete che protegga, se non la sua ragazza?
Era un vero e proprio plagio delle mie idee, ma ero pronta a regalargli tutti i diritti d’autore se fosse riuscito a procurarci l’estintore adatto a quella bomba a orologeria.
Lanciò uno sguardo verso il proprio polso: — Secondo il mio Comunicatore, avete ventinove minuti e mezzo, compreso il tempo occorrente per formare una Porta o entrare in contatto con il Quartier Generale. Quando comincerete a occuparvi della ragazza?
Bruce fece una risatina — di deprecazione, vi assicuro — e si diresse verso di lui.
— Aspetta, amico — disse. — Non c’è bisogno di far male a Lili o andare a scocciare il Quartier Generale, anche se si potesse farlo. Davvero, non ce n’è bisogno. Oltre al fatto che i tuoi sospetti non hanno alcun fondamento, vecchio mio, e che sono assai sorpreso che tu li abbia espressi. Comunque, non c’è nulla di cui preoccuparsi, poiché io, per fortuna, sono un tecnico atomico, e ho perfino collaborato alla preparazione di questa bomba. Per disinnescarla, basta soltanto armeggiare un poco con le croci ansate, quei disegni in rilievo sul fianco. Ecco, lascia che ti faccia vedere…
Allah il Allah, queste parole dovettero parere a tutti quello che parvero a me: un’affermazione assolutamente incredibile, un bluff spudorato e di marca tipicamente britannica, poiché, senza che Erich dovesse dire una sola parola, Marcus e Sevensee afferrarono Bruce per le braccia, uno per parte; e in modo abbastanza brutale, impedendogli di toccare il baule di bronzo.
Poi Erich parlò.
— Oh, no, Bruce. È molto cavalieresco da parte tua voler proteggere la tua amichetta, ma noi non abbiamo intenzione di saltare in aria ventotto minuti prima del tempo, mentre tu pasticci con quei pulsanti… cioè proprio la cosa che Benson-Carter ci ha avvisato di non fare… e preghi che accada qualcosa di miracoloso. Le tue parole non stanno in piedi, Bruce, dato che provieni dal 1917 e non hai passato neppure cento sonni nel Grande Tempo, e dato che tu stesso cercavi l’aiuto di un tecnico atomico, poco fa. Bruce, sta per accadere una cosa che non ti piacerà, temo, ma dovrai rassegnarti. Vale a dire, accadrà se Miss Foster non decide di collaborare.
— Ehi, dico, lasciatemi andare — protestò Bruce, provando a divincolarsi. — So che non è facile credermi, e in effetti vi ho dato l’impressione sbagliata, chiedendo se c’era un tecnico atomico, ma in quel momento desideravo unicamente richiamare la vostra attenzione: avrei preferito evitare di toccare la bomba. Ragiona, Erich: credi che avrebbero ordinato a Benson-Carter di venirci a prendere, se uno di noi non fosse stato un tecnico atomico? Era necessario che un tecnico atomico prendesse parte all’operazione.
— Ma non hai detto tu stesso che nelle operazioni domina la massima improvvisazione da parte dell’Alto Comando? — gli rinfacciò Erich, con un sorriso crudele.
Dal mio fianco, Kaby disse: — Benson-Carter era un mago che conosceva il mondo materiale, e doveva prendere parte all’operazione travestito da vecchia. Abbiamo qui il mantello e il cappuccio, con gli altri abiti — e io mi chiesi come facesse, questa ufficialessa fredda come il ghiaccio, a essere la stessa persona che stava scambiando, meno di dieci minuti fa, sguardi languidi con Marcus.
— Allora, vi decidete? — chiese Erich, guardando nuovamente il proprio Comunicatore e poi fissandoci a uno a uno, come per cercare un po’ del vecchio acciaio della Wehrmacht tra noi. Tutti guardammo Lili, la quale aveva due occhi talmente accesi, e pareva così pronta a scattare, così allarmata, che non mi occorse altro per convincermi dell’esattezza delle supposizioni di Erich sulla sparizione del Mantenitore.
Bruce doveva essersi reso conto della direzione dei nostri pensieri, poiché cominciò a divincolarsi con maggiore forza, gridando: — Per l’amor di Dio, non fate niente a Lili! Lasciatemi andare, idioti! Vi ho detto la verità… posso salvarvi da quella bomba. Sevensee, lasciami: tu hai preso le mie parti contro i Ragni, non hai nulla da temere. Sid, sei inglese come me. Beau, sei un gentiluomo e anche tu la ami… per l’amor di Dio, fermateli!
Beau, ancora inginocchiato accanto al baule, alzò lo sguardo verso Bruce e poi osservò gli altri, che gli erano vicini; il suo viso aveva l’espressione assolutamente impenetrabile del giocatore professionista. Sid, a quanto vedevo, si era nuovamente perso nel Purgatorio del dover prendere una decisione. Il primo a raggiungere la decisione fu Beau, e devo dire che agì con rapidità e intelligenza. Dalla sua posizione accanto al baule, e senza neppure avere voltato completamente la testa, si gettò contro Erich.
Ma nell’universo ci sono altre cose, e non soltanto l’uomo, capaci di prendere decisioni e agire rapidamente. Illy atterrò su Beau prima che questi raggiungesse Erich, lo avvolse strettamente nei tentacoli, ed entrambi cominciarono a girare su se stessi, come un’insegna luminosa da barbieri, a strisce elicoidali bianche e argentate. Beau serrò le mani sui tentacoli, ma nello stesso tempo cominciò a diventare paonazzo, e io trasalii al pensiero di quel che dovevano provare tutt’e due.
Ma forse anche Sevensee aveva avuto uno zoccolo nel Purgatorio dell’indecisione, poiché Bruce riuscì a liberarsi dalla stretta del satiro e cercò di colpire Marcus con un pugno; tuttavia il romano gli torse il braccio, e il pugno andò a vuoto.
Erich non fece alcun movimento per partecipare alla zuffa, e questo è perfettamente in carattere col mio piccolo comandante. Lui non si degnerebbe di dar pugni a nessuno, all’infuori di me.
Poi Sid giunse finalmente a una decisione, ma io non saprei quale fosse, poiché, quando allungò il braccio per prendere il Mantenitore Minore. Kaby glielo strappò di mano, con aria sprezzante, e gli sferrò una ginocchiata al basso ventre che mozzò il fiato perfino a me, per solidarietà, e che lo fece cadere a terra in ginocchio, accanto a Bruce e a coloro che lo tenevano fermo. Poi, riacquistando l’equilibrio dopo aver colpito Sid. Kaby appioppò con somma noncuranza a Lili, che cercava di rubarle il Mantenitore, un violento manrovescio che la sbatté lunga e distesa sul divano.
Erich si rischiarò in volto come un’insegna luminosa, e fissò Kaby. in attesa.
Lei si piegò leggermente in avanti, dondolò un paio di volte sui talloni, reggendo il Mantenitore sul braccio sinistro, come un giocatore di basket che medita un canestro. Poi fece un gesto brusco, verso destra, con la mano libera. Io, sul momento, non capii, ma gli altri capirono perfettamente, poiché Erich fece un balzo verso la zona Ristoratore, e Marcus lasciò il braccio di Bruce e seguì Erich, chinandosi per evitare un pugno a vuoto di Sevensee (il satiro si accingeva a gettarsi nuovamente nella mischia, non so a favore di chi). Illy srotolò da Beau i tentacoli, e imitò Erich e Marcus con un grande balzo.
A questo punto, Kaby toccò una monopola e la ruotò fino al massimo, e Beau, Bruce, Sevensee e il povero Sid caddero a terra, inchiodati da circa otto gravità.
La gravità, suppongo, era forse un po’ minore nei pressi del nostro divano, ma nessuno lo avrebbe potuto dire dalla figura di Sid: cadde a terra di schianto, bocconi, con le braccia larghe; una mano era abbastanza vicina a me, tanto che avrei potuto toccarla (ma poi non avrei più potuto lasciarla!); la sua bocca aperta toccava il pavimento; respirava affannosamente da un angolo delle labbra; la spina dorsale pareva volergli sprofondare nella schiena fino a raggiungere la pancia. Bruce riuscì a sollevare di pochi centimetri la testa e una spalla, e tutta la scena mi richiamò alla mente un’incisione di Doré per l’Inferno, in cui i dannati di maggior prestigio sono immersi nel ghiaccio fino al collo, nell’ultimo cerchio.
La gravità non mi ghermì, sebbene la potessi sentire sul braccio sinistro. Mi trovavo quasi completamente nella zona Ristoratore, ma anch’io mi lasciai cadere al suolo, un po’ per una sorta di irrazionale solidarietà, ma soprattutto per non correre il rischio che Kaby mi colpisse.
Erich, Marcus e Illy si erano tolti dalla zona pericolosa e si dirigevano verso di noi. Maud scelse questo istante per sferrare il proprio attacco: non aveva molta scelta, se davvero voleva sferrarne uno. Adesso pareva una donna, e non l’eterna adolescente di prima: credo che il pensiero del miracolo che le era successo le fosse rimasto nella mente, nonostante la paura dell’esplosione, e che per lei si trattasse di una cosa molto importante. Si lanciò avanti di scatto, tesa al duplice scopo di sospingere, con un braccio, Kaby nella zona di alta gravità, e di afferrare il Mantenitore Minore con l’altro.